12 aprile '17 - mercoledì 12th April / Wednesday visione post - 13
(da la Repubblica - 19/01/'17 - Al cinema / di Paolo D'Agostini)
LA FANTASCIENZA cinematografica, che però è molto spesso figlia di quella letteraria,
naturalmente non è più quella di una volta. Incrinata l'opposizione bipolare della guerra
fredda e diventata la partita globale (un pò come anche nelle storie spionistiche) multipo-
lare, tramontate le speranze guerrafondaie di vincitori e vinti con la conseguente afferma-
zione della necessità di cooperare sia pur obtorto collo, è cresciuta nel tempo una visione
umanistica e filosofica.
Se due pietre miliari del mutamento restano il 2001 Odissea nello spazio di Kubrick (1968)
e Solaris di Tarkovskij (1972), è con Spielberg, quello di Incontri ravvicinati del terzo tipo e
ET, che il contatto dell'umanità terrestre con l'alieno prende forma all'insegna della spinta
alla comprensione, allo scambio, all'amicizia, alla tenerezza. Senza dimenticare esempi
recenti di umanizzazione dell'esplorazione scientifica di altri mondi con incidente, appun-
to umano malgrado la possente copertura tecnologica, e smarrimento nello spazio: dall'ot-
mo Gravity di Cuaron al non ottimo ma curioso Passengers.
Spielberghiano è il ceppo cui si appella il regista canadese Denis Villeneuve nel suo Arrival
presentato all'ultima Mostra di Venezia nel settembre 2016. Pur senza riuscire ad attingere
alla magica semplicità del grande collega, alla classicità universale del massimo creatore di
fiabe contemporaneo.
TRAMA - Amy Adams, scienziata del linguaggio, si fa subito incontro allo spettatore come
portatrice di un terribile dolore: quello della perdita della giovanissima figlia.
Continua... to be continued
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mercoledì 12 aprile 2017
Riflessioni - L'Appennino terremotato e la rimozione della natura
12 aprile '17 - mercoledì 12th April / Wednesday visione post - 15
"Come mai un luogo che è il baricentro del Paese è sentito dai governanti come
una lontana periferia?", si chiede Paolo Rumiz partendo per il suo viaggio nell'Ap-
pennino terremotato. E' una domanda fondamentale e non riguarda solo i "i go
vernanti", ma l'identità nazionale nel suo complesso; l'idea che abbiamo di Italia,
la sua rappresentazione mediatica, la sua immagine allo specchio.
Uno sguardo aereo sulla penisola fa capire che l'Appennino ne costituisce non solo
la spina dorsale, ma la porzione più grande: l'Italia è il Paese più montuoso d'Euro-
pa. Ma le grandi città sono nelle poche pianure e in riva al mare, e le fabbriche qua-
si tutte nella sola piana estesa, quella del Po, quel triangolo che, nelle immagini sa-
tellitari, è illuminato per intero, come Manhattan; mentre l'Appennino è buio.
L'evo industriale ci ha portati a un processo di inesorabile rimozione della natura
(la zona buia). L'Italia è scesa in pianura e ha abbandonato vallate, crinali e bor-
ghi. Non ne sa più nulla, o quasi nulla. Di qui molti dei dissesti, delle omissioni,
delle catastrofi. Esempio: che sia in corso, nell'Apennino nord-occidentale, una
siccità epocale, con i pozzi secchi e i fiumi vuoti, gli italiani non lo sanno. Se
non i pochissimi rimasti a guardia di pozzi e fiumi, su in montagna.
(da la Repubblica - 2 aprile '17 - L'amaca / Michele Serra)
Lucianone
"Come mai un luogo che è il baricentro del Paese è sentito dai governanti come
una lontana periferia?", si chiede Paolo Rumiz partendo per il suo viaggio nell'Ap-
pennino terremotato. E' una domanda fondamentale e non riguarda solo i "i go
vernanti", ma l'identità nazionale nel suo complesso; l'idea che abbiamo di Italia,
la sua rappresentazione mediatica, la sua immagine allo specchio.
Uno sguardo aereo sulla penisola fa capire che l'Appennino ne costituisce non solo
la spina dorsale, ma la porzione più grande: l'Italia è il Paese più montuoso d'Euro-
pa. Ma le grandi città sono nelle poche pianure e in riva al mare, e le fabbriche qua-
si tutte nella sola piana estesa, quella del Po, quel triangolo che, nelle immagini sa-
tellitari, è illuminato per intero, come Manhattan; mentre l'Appennino è buio.
L'evo industriale ci ha portati a un processo di inesorabile rimozione della natura
(la zona buia). L'Italia è scesa in pianura e ha abbandonato vallate, crinali e bor-
ghi. Non ne sa più nulla, o quasi nulla. Di qui molti dei dissesti, delle omissioni,
delle catastrofi. Esempio: che sia in corso, nell'Apennino nord-occidentale, una
siccità epocale, con i pozzi secchi e i fiumi vuoti, gli italiani non lo sanno. Se
non i pochissimi rimasti a guardia di pozzi e fiumi, su in montagna.
(da la Repubblica - 2 aprile '17 - L'amaca / Michele Serra)
Lucianone
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