mercoledì 18 gennaio 2017

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20 gennaio '17 - venerdì                     20th January / Friday                   visione post - 11

ABRUZZO - Hotel Rigopiano

Slavina sull'hotel: dieci sopravvissuti, fra cui 4 bambini / Cinque persone ancora da
estrarre / Le ricerche proseguono in condizioni estreme, per il timore di crolli o di 
nuove slavine / Riconosciute le due vittime
Ci sono almeno dieci sopravvissuti al disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola, travolto da una slavina di neve e detriti mercoledì. Lo conferma quando cala il buio, dopo ore in cui le cifre sono state più volte annunciate e smentite, il Capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio: «Giornata complicata ma non priva di elementi positivi. Cinque persone estratte dall’Hotel Rigopiano, una donna e 4 bambini, 5 le altre persone individuate da estrarre». Hanno resistito a freddo e paura per oltre due giorni, protetti da un solaio nella zona dove c’erano il bar e la sala biliardo. Tra i sopravvissuti, ancora in trappola, ci sarebbero Gianpaolo Matrone (33 anni) Vincenzo Forti (25 anni), Giorgia Galassi (22 anni), Francesca Bronzi (25 anni) e Stefano Feniello (28 anni).  


La famiglia salva  

Trasportati all’ospedale di Pescara, Adriana Vranceau e Gianfilippo Parete, moglie e figlio di Giampiero Parete, uno dei due sopravvissuti insieme al tecnico Fabio Salzetta che si trovava nel piazzale al momento del crollo e ha dato l’allarme. Li ha riabbracciati fra le lacrime. Sono stati loro i primi due a essere tirati fuori dai soccorritori. Salva anche l’altra figlia di Parente, Ludovica: i vigili del fuoco hanno annunciato con un tweet di avere recuperato lei e gli altri due bambini che risultavano fra i dispersi, Samuel Di Michelangelo, 7 anni, e Edoardo Di Carlo, 10 anni. «Le condizioni fortunate che hanno permesso ai superstiti di restare vivi sono state l’avere a disposizione abbigliamento pesante e non essere stati a contatto con la neve perché la struttura, seppur parzialmente crollata, li ha protetti» ha detto Tullio Spina, il primario della rianimazione dell’ospedale di Pescara. 


“Salvi grazie agli abiti pesanti”  

«Le condizioni fortunate che hanno permesso ai superstiti di restare vivi sono state l’avere a disposizione abbigliamento pesante, da neve, e il poter restare in zone comunque chiuse nonostante i danni alla struttura, dunque non all’aperto. Ciò ha permesso che non si raffreddassero troppo», hanno detto i medici dell’ospedale di Pescara, in un punto stampa sulle condizioni mediche dei primi superstiti dell’Hotel Rigopiano. «Queste persone sono sotto osservazione - prosegue lo staff medico - e oltre al trattamento medico e ai monitoraggi sono seguite dai nostri psicologi. Il tempo del ricovero ce lo dirà l’andamento dello stato clinico dei pazienti».  
Per trovarli, i soccorritori hanno provato e provato. Hanno urlato. Hanno sguinzagliato i cani, ma la risposta era il silenzio. La neve attutiva suoni e rumori. Secondo Bini, i sopravvissuti sapevano che qualcuno li cercava, ma non riuscivano a farsi sentire. E’ stato anche osservato del fumo, ma non è chiaro se avessero acceso un fuoco o se fosse un principio di incendio, osservato anche in altri settori del Rigopiano. In ogni caso, il vice brigadiere spiega che con le fiamme si rischia di esaurire velocemente l’ossigeno, in una bolla d’aria simile. Difficilmente, poi, questo fuoco avrebbe scaldato. Epperò, continua a spiegare Bini, paradossalmente la neve - con un effetto igloo - aiuta a mantenere un ambiente relativamente caldo, a patto di creare una “sacca d’aria”. “In passato abbiamo salvato persone vittime di una slavina senza macerie, che erano all’interno di una sacca e vi erano rimasti per tre ore”, dice. 

“Un disastro indescrivibile con due scenari diversi: la valanga, che affrontiamo sempre, e una catastrofe naturale come un terremoto”. A descrivere l’orrore è Walter Milan, portavoce del Soccorso alpino e dalle prime ore sul campo per coordinare i soccorsi. Sguardo preoccupato, racconta il tipo di delicato intervento sostenuto dal Cnsas: “Noi come Soccorso alpino interveniamo in questo contesto molto difficile in cui ci vogliono tante persone e tanto tempo per esaminare in maniera metodica la valanga - ha spiegato - Noi dobbiamo controllare centimetro per centimetro, dividiamo la valanga in porzioni molto piccole con spaghi e paletti e sondiamo per essere certi che in quel punto non c’è nessuno”. Lo scenario trovato nei pressi del resort di lusso, d’altronde, era dal punto vista ’fisico’ assai complesso: “La valanga è molto importante e ha un fronte di oltre 30 metri: scivolando verso valle ha creato degli accumuli, con ’onde’ alte fino a 5 metri”.  

(da www.lastampa.it)


 I SOCCORRITORI

Lucianone

STORIE / società >> Olanda - Giovani e anziani: l'ottima integrazione

18 gennaio '17 - mercoledì                18th January / Wednesday                visione post - 6


(da la Repubblica - 11 gennaio '17 - Pietro Del Re / Deventer - Olanda) 
La stanza di Jurrien Mentink è simile a quella di un qualsiasi campus universitario
olandese, salvo che il più giovane dei suoi vicini di corridoio sta per compiere 86 an-
ni. Infatti, sebbene lui ne abbia solo 23 di anni, da quando ha cominciato a studiare 
architettura questo ragazzo di bell'aspetto e con gli occhiali firmati vive in una casa
di riposo per anziani.  Accade a Deventer, cittadina a due ore di treno da Amsterdam,
dove i gestori del centro Humanitas hanno deciso  di offrire un alloggio  a una mezza
dozzina di studenti squattrinati, ai quali in cambio viene chiesto di trascorrere parte 
del loro tempo con gli ospiti del ricovero. "E' un modo per risparmiare i soldi dell'af-
fitto, e con i residenti ho imparato a divertirmi", dice Jurrien, che studia alla Saxion
University di Deventer e che da quasi quattro anni vive circondato da coinquilini che
potrebbero avere l'età dei suoi bisnonni.  "Non mi è stato chiesto di diventare amico
loro, ma di comportarmi come farebbe un buon vicino di casa. E visto che siamo nel-
la libertaria Olanda, posso anche portarmi le ragazze in camera.  Senza contare che
per studiare è il posto ideale perchè tranquillissimo". 
Gli studenti dedicano agli anziani dell'ospizio 30 ore al mese insegnando loro a scri-
vere le mail o a usare Skype, chiacchierando al capezzale di chi non può camminare
o partecipando alla festa di compleanno di chi non ha più nessuno con cui celebrar-
lo.  Per gli anziani, questi giovani sono spesso il solo prezioso legame  con il mondo 
Perciò, quando uno di loro rientra da una lezione, da una festa, da un concerto o da
un viaggio all'estero è ovvio che chi non s'è mosso dal centro gli chieda di condivide-
re le sue esperienze.  Secondo i geriatri che seguono gli ospiti di Deventer, la sola vi-
cinanza con gli studenti può nascondere virtù terapeutiche perchè in grado di conte-
nere l'arteriosclerosi, di allontanare la depressione o di abbassare la pressione arte-
riosa quand'è troppo alta.  La ricerca ha anche dimostrato che esiste un legame tra 
il declino mentale e la morta,lità e che le interazioni sociali con parenti o conoscenti 
sono essenziali per la salute di chi è avanti negli anni: un semplice saluto, una stret-
ta di mano o una battuta scambiata con uno studente del centro può rivelarsi addi-
rittura salvifica. tanto più quando diventa un'abitudine quotidiana.
L'idea di infondere un linfa di gioventù agli anziani di Humanitas è nata nel 2012, 
quando il governo olandese decise di diminuire i fondi per questo tipo di struttre, 
che furono costrette a licenziare parecchio personale. Il taglio del welfare riguarda-
va soprattutto gli ottantenni che erano ancora auto-sufficienti, e per i quali fino al-
l'epoca erano ancora previsti contributi a centri simili a questo. "Volevamo creare  
la più confortevole delle case di riposo, dove tutti avrebbero voluto stare", dice Pe-
ter Daniels, operatore sanitario di Humanitas  con una lunga coda di cavallo  e  lo 
sguardo dolce.  "Direi che ci siamo riusciti, perchè con gli studenti la vita degli an-
ziani è molto migliorata. Oggi, riceviamo richieste da giovani di tutto il mondo ma
possiamo accettare solo gli olandesi, perchè molti anziani non parlano neanche l'in-
glese. I ragazzi rimangono  mediamente 3 anni e siamo già alla seconda generazio-
ne: quelli che si sono appena laureati e ci hanno lasciato, anche se spesso tornano
da volontari".  -  Qui risiedono 160 anziani, i quali hanno tutti più di 85 anni, per-
chè è questa l'età minima per accedere al centro. Il decano ne ha 105. Ma Huma-
nitas è un ospizio modello a prescindere dagli studenti  che ospita.   Lo è  perchè
conta un barbiere , due negozi, una palestra, un pedicure, un centro fisioterapico
e uno per lo yoga, perchè vedi ovunque mensole cariche di libri, comode poltrone
e macchinette per il caffè e perchè vi lavorano 150 persone aiutate da 200 volonta-
ri. "Qui, quello che conta di più è il benessere individuale", aggiunge Daniels.
Per questo mtivo, quello che doveva essere un inedito esperimento intergenerazio-
nale è diventato un caso da manuale, o meglio, un esempio virtuoso che ha già fat-
to emuli:  altre  due strutture analoghe  hanno aperto  in Olanda, una a Lione, in
Francia, e una quarta a Cleveland, Ohio. A sentire il giovane Jurrien, per lui e per
gli altri studenti i benefici trascendono il guadagno economico. Un loro sorriso può
valere oro per un anziano in sedia a rotelle  ma ciò che offrono  gli ospiti del centro
può essere per i ragazzi altrettanto importante.  -  Dice lo studente: "Se non vivessi 
qui non sarei diventato l'uomo che sono. Una volta, quando salivo sull'autobus e ve-
devo un vecchio andavo a sedermi il più lontano possibile. Oggi invece gli vado vici-
no e cerco di attaccarci bottone, perchè so che il più delle volte ha molto da insegnar-
mi".

Lucianone