Il grande cantautore si è spento dopo una lunga malattia. Era nato a Milano nel 1935. Molti i suoi indimenticabili successi, come "Quelli che" e "La vita la vita"
30 marzo '13 - sabato 30th March / Saturdayvisioni post- 5
(recuperato da 'la Repubblica' - 19 marzo 2013 - Nadia Urbinati) La democrazia dell'anatema Molti cittadini hanno espresso il loro disappunto per l'anatema lanciato da Beppe Grillo contro i "traditori" che in Senato non se la sono sentita di considerare Schifani e Grasso equivalenti. Quei cittadini hanno messo il dito nella piaga di un movimento che crede che la democrazia implichi una- nimità (salvo poi praticare la regola di maggioranza quando deve espellere i traditori). E hanno messo in luce una verità fondamentale: non ci può es- sere Parlamento senza libertà. Non solo libertà di parola e di associazione dei cittadini che devono poter fare campagna elettorale e tenere libere ele- zioni, ma anche libertà di decisione di chi siede in Parlamento. Come sanno bene i partiti, nemmeno la loro più ferrea disciplina può toglie- re al singolo rappresentante la libertà di decidere e votare secondo il pro- prio giudizio. E le espulsioni dal partito non si traducono in decadenza del mandato parlamentare. La nostra libertà come cittadini dipende da questa intraducibilità, e cioè dalla libertà dei nostri rappresentanti. Nel libero mandato sta la forza della democrazia elettorale. Senza il quale i deputati sarebbero dipendenti al servizio di un padrone che sta al di sopra dell'interesse generale. Ha colto nel segno quel blogger che ha scritto, rivolgendosi a Grillo e alla sua minaccia di espellere chi ha votato Grasso, queste parole: "E voi sare- ste contro la partitocrazia? Ma è proprio questo! Limitare la libertà di scel- ta perchè fa comodo al partito. Siete peggio dei peggiori partiti della prima repubblica. Viva la libertà di pensiero. Viva i cittadini che hanno scelto di dire no al padrone del partito. Così hanno reso un servizio alla gente". La libertà dei rappresentanti si incontra con quella dei cittadini e, se la pri- ma viene meno, anche la seconda è violata. Il mandato libero, ripetiamolo a chi ne ha dato una definizione distorta e sbagliatissima, non seve a dare all'eletto la libertà di saltare i fossi e passare da uno schieramento a un al- tro - se questo avviene, non si deve concludere che la norma è sbagliata. Ad essere "sbagliato" - nel senso di eticamente riprovevole - è il compor- tamento del deputato. Ma meglio rischiare queste violazioni (e, se neces- sario, lasciare che la legge le punisca se il salto è stato pagato con moneta sonante) che volere una violazione fatale: quella che ci sarebbe se non ci fosse mandato libero. La libertà di essere responsabili di fronte ai cittadini significa anche rendersi conto che chi siede in Parlamento è come un pezzettino del popolo sovrano e che, quando si trova a dover decidere su questioni istituzionali, dovrebbe ra- gionare mettendosi dal punto di vista dell'interesse generale, ovvero del "come se" al suo posto ci fosse il popolo tutto. Un processo che potrebbe sembrare astratto, ma non lo è perchè tutti noi siamo capaci di ragionare mettendoci dal punto di vista degli altri, anzi di tutti. Questa visione larga del giudizio politico, che ci consente di pensare a noi come parte di un tutto grande è alla base della nostra capacità di cittadinanza. Il parlamentare si identifica certamente con una bandiera, ma sa che perfino mettendosi dal suo punto di vista può riuscire a vedere il tutto, il generale.