23 luglio '15 - giovedì 23rd July / Thursday visione post - 41
Con questo post dedicato a 'L'Opinione del Giovedì' voglio inaugurare una nuova
serie intitolata "A ruota libera..." dove spazierò su vari temi e argomenti,
soprattutto d'attualità, cercando di approfondirli il più possibile.
(Lucianone)
(di Luciano Finesso)
UN MONDO sempre più CAPOVOLTO E FEROCE -
La quotidianità è ormai fatta di mille efferratezze. Le stesse efferratezze compiute
quotidianamente fanno parte della cultura della violenza, addirittura della nega-
zione della vita. Cioè di violenza che si manifesta come cultura di negazione di
vita e come tale contro la libertà delle persone a poter vivere, quindi vivere nel
pericolo costante di essere privati della propria esistenza/come semplice libertà
di esistere da un prossimo non solo estraneo/sconosciuto ma che può anche es-
sere un amico, fidanzato, parente o semplicemente conoscente, vicino di casa
eccetera. I casi recenti della giovane tabaccaia trentenne uccisa con 45 coltel-
late nel proprio negozio, o del giovane d-j che ha provocato la morte della
propria compagna e di un altro automobilista facendo un'inversione improv-
visa per andare contromano in autostrada e a fari spenti, sono i casi più ecla-
tanti di questo periodo; ma poi si possono ricordare i continui casi di pirateria
stradale, di violenze sessuali e soprattutto quelle in forma di stupro commesse
continuamente, nonostante vi siano adesso sanzioni anche pesanti. Solo che
poi tutto si annulla alla luce (opaca, retrograda e maschilista) della sentenza
di alcuni giudici che assolvono sei ragazzi per stupro di gruppo, condannando
invece la ragazza vittima per condotta immorale e addirittura provocatoria nei
confronti dei criminali, che tali al cospetto di quella legge maschilista più non
sono. Ecco il conseguente risultato finale: un Mondo sempre più capovolto e
una parte di Società cinica e quindi più feroce degli stessi stupratori.
LA SOCIETA' LIQUIDA
La complessità aggrovigliata in cui si trovano il mondo e la società di tipo globaliz-
zato, in questa seconda decade del XXI secolo, ha bisogno di essere analizzata nei
suoi tanti differenti aspetti per capire bene dove potrà portare nel prossimo futuro,
e per vedere quali potranno essere i possibili aggiustamenti da apportare in modo
che non si arrivi a qualsiasi tipo di inarrestabile sfacelo.
Ma il grosso, grande problema che complica la strada verso i 'possibili aggiustamenti'
è il fatto che il mondo moderno o post-moderno e le società moderne/post-moderne
sono diventati/e di aspetto liquido, di forma liquida, ossia ogni fatto, avvenimento,
ogni fatto del giorno scivolano via, sfuggono dalla mente e dalla comprensione cri-
tica e con velocità sorprendente volano via come cose a noi non più appartenute e
inoltre ciò che ci fa 'non osservare in profondità' e così 'non riflettere' è uno stato
permanente di assuefazione stabile al fatto ormai diventato 'mediatico' del già visto,
già sentito, già letto e soprattutto osservato per immagini ripetitive all'infinito senza
soluzione di continuità. Altro aspetto della società liquida è quello dei Social media
usati come mezzi di comunicazione immediata/egocentrista in cui l'altro diventa qua-
si lo specchio del 'me stesso' e la vera comunicazione di interscambio di idee rischia
di scomparire e sempre più spesso scompare del tutto e si annulla. Conversazione su
twitter e facebook dove le frasi digitate scivolano via, evaporano nella fissazione di
continuità infinita, come telegiornali che si assomigliano nell'accavvallarsi osmoti-
ca di notizie o servizi già sentite, ripetuti e svuotati perciò di contenuto per esser poi
sottoposti a una critica sbrigativa e non abbastanza approfondita ed efficace. - La
tecnologia avanzata, se ha portato a un progresso notevolissimo in campo scientifico
e quindi a un benessere generale (infatti si vive oggi molto di più), dall'altro lato -
quello che riguarda le relazioni umane e l'aspetto psicologico generale - ha portato
a disfunzioni sociali molto pesanti creando patologie depressive o schizzate tra sempre
più persone. E per quanto riguarda l'aspetto/il campo economico-sociale? Lo affronto
nella disgressione che segue: in futuro, che ormai è già quello dell'oggi, ci sarà sempre
più da affrontare il dualismo 'ordine / disordine' e da trovare soluzioni positive conti-
nue per risollevarsi dalla ripetitività del 'Caos', chiaramente causato dagli umani.
L'ORDINE, IL DISORDINE E IL CAOS
Che cosa c'è dietro alla successione ordine-disordine-caos? C'è la violenza, il bisogno
di usare violenza fisica o anche psicologica. Perchè? Perchè tipico della razza umana.
Ma non innato, in quanto il bimbo appena nato non ha impresso il marchio della vio-
lenza, tutt'altro: è innoquo, ingenuo, e dunque, se vogliamo, pacifico. Con il passare
dell'età, il bambino si può trasformare in persona violenta in quanto assimila il nega-
tivo che lo circonda e che gli viene dato, impresso come modello. Tutto qui, intanto.
Il piccolo/breve libro "VIOLENZA - la violenza è inevitabile?" (della collana 'Le domande
della filosofia' a cura di Maurizio Ferraris) inizia, nell'Introduzione dello stesso M. Ferraris,
con questo racconto: "La notizia che si è letta sui giornali qualche tempo fa, di un bambino
di dieci anni assolto per avere ucciso il padre neonazista che lo aveva educato alla violenza,
sembra il capovolgimento della vicenda biblica di Abramo che, per ubbidire a una ingiunzio-
ne divina, accetta di uccidere suo figlio Isacco. Solo che, nella versione contemporanea, nes-
sun angelo ha fermato la mano dell'omicida, e inoltre la circostanza che a uccidere fosse un
bambino di dieci anni, e la vittima un teorizzatore della violenza (per cui qualcuno avrà sen-
z'altro pensato che la sua uccisione fosse meritata), ci dà l'idea di quanto la violenza sia una
presenza ubiqua e ambigua nell'esperienza umana".
Continua... to be continued...
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giovedì 23 luglio 2015
CIBO/ cucina - Lo chef Bledar Kola e il suo cibo albanese
23 luglio '15 - giovedì 23rd July / Thursday visione post - 3
Cucinare con poco salvando la tradizione:
la scommessa dello chef Bledar Kola
(da 'la Repubblica' - 8 luglio '15 - Expo 2015 / Gli eroi del futuro - Carlo Petrini)
Lo chef Kola, dopo 15 anni all'estero, ha aperto un locale, a Milano,
che celebra il rinascimento del cibo albanese.
... Il giovane astro nascente di questo rinascimento gastronomico albanese che
vi presentiamo oggi è Bledar Kola, trent'anni, di cui quindici passati nelle cuci-
ne. "E' stata mia madre a trasmettermi la passione per il cibo e la cucina; è
proprio con lei che ho iniziato , a casa, preparando la jufka, la tradizionale pasta
fillo albanese che è alla base di olte nostre ricette. Penso che sia in quei pome-
riggi passati con lei che ho imparato a ricercare la perfezione".
E' con la scintilla di questa passione che, appena quindicenne, Bledar inizia la sua
gavetta all'estero con Londra come punto di partenza, un percorso che lo vedrà
partire da una plancia da lavapiatti per arrivare fino al Noma di Copenaghen, e
tornare poi in Albania dove ha aperto il suo ristorante, il Bacchus Bistro.
"Ho lavorato al Noma, con René Redzepi, per tre anni, un'esperienza incredibile
e innovativa. Sono convinto lo scambio culturale sia fondamentale in cucina, e per
questo, dopo aver conosciuto la New Nordic Cuisine, ho deciso di tornare per ap-
plicare quei principi di purezza, semplicità e freschezza della nostra tradizione ga-
stronomica, ricca di ingredienti selvatici sconosciuti ai più, inclusi molti albanesi".
Continua... to be continued...
Cucinare con poco salvando la tradizione:
la scommessa dello chef Bledar Kola
(da 'la Repubblica' - 8 luglio '15 - Expo 2015 / Gli eroi del futuro - Carlo Petrini)
Lo chef Kola, dopo 15 anni all'estero, ha aperto un locale, a Milano,
che celebra il rinascimento del cibo albanese.
... Il giovane astro nascente di questo rinascimento gastronomico albanese che
vi presentiamo oggi è Bledar Kola, trent'anni, di cui quindici passati nelle cuci-
ne. "E' stata mia madre a trasmettermi la passione per il cibo e la cucina; è
proprio con lei che ho iniziato , a casa, preparando la jufka, la tradizionale pasta
fillo albanese che è alla base di olte nostre ricette. Penso che sia in quei pome-
riggi passati con lei che ho imparato a ricercare la perfezione".
E' con la scintilla di questa passione che, appena quindicenne, Bledar inizia la sua
gavetta all'estero con Londra come punto di partenza, un percorso che lo vedrà
partire da una plancia da lavapiatti per arrivare fino al Noma di Copenaghen, e
tornare poi in Albania dove ha aperto il suo ristorante, il Bacchus Bistro.
"Ho lavorato al Noma, con René Redzepi, per tre anni, un'esperienza incredibile
e innovativa. Sono convinto lo scambio culturale sia fondamentale in cucina, e per
questo, dopo aver conosciuto la New Nordic Cuisine, ho deciso di tornare per ap-
plicare quei principi di purezza, semplicità e freschezza della nostra tradizione ga-
stronomica, ricca di ingredienti selvatici sconosciuti ai più, inclusi molti albanesi".
Continua... to be continued...
Personaggi / musica - Breve intervista al pianista iraniano Ramin Bahrami
23 luglio '15 - giovedì 23rd July / Thursday visione post - 48
Berhami: "L'unica salvezza è la bellezza" / "Cultura e musica si stanno
sacrificando al profitto, al dio-denaro. Per fortuna c'è Bach, ci sono le fughe"
(da 'la Repubblica' - 17 /06 /'15 - Spettacoli / di Nicoletta Sguben)
L'elogio delle ossessioni
"La mia ossessione è la bellezza. E' il credere che l'umanità possa farcela".
Ramin Bahrami, il pianista iraniano, giunge alla Milanesiana fiero di perseguire maniacalmente
compiutezza, profondità, armonia, Qualità-àncora che secondo il 38enne artista di Teheran - co-
stretto a rifugiarsi in Italia a 11 anni con l'avvento degli Ayatollah - "permettono di fronteggiare
il degrado della società civile"- Certo, lui la prospettiva la inquadra da musicista, per di più
esperto di Bach, compositore di cui Bahrami è alfiere nel mondo e la cui musica è "espressione
di perfezione, sostanza e bellezza", sostiene il maestro che vive a Stoccarda con la moglie italia-
na e la loro bimba di 16 mesi. Ma il discorso si allarga proprio a partire dalla Milanesiana: "Le
ossessioni che vengono proposte da una rassegna come questa sono una specie di antidoto
contro la superficialità cui stiamo andando incontro sempre più incautamente", dice il pianista il
cui prossimo libro in preparazione per Bompiani (ne ha già scritti due di successo: Come Bach
mi ha salvato la vita e Il suono dell'Occidente, entrambi Mondadori) include anche la sua espe-
rienza al festival e la condivisione di intenti con Elisabetta Sgarbi.
OSSESSIONE PER BELLEZZA E PERFEZIONE: NON E' UN PO' FUORI DAL MONDO?
"Forse, ma se mi guardo attorno e vedo come stanno andando cose importanti tipo la cultura e la
musica, sacrificate al dio danaro, al profitto, allo spread... beh, preferisco di gran lunga pensare allo
'spread' bachiano nelle fughe!".
LA CULTURA E' UN 'OSSESSIONE DA PERSEGUIRE?
E anche da preservare e difendere: è la prova che esiste un'altra via, un altro binario. Peccato che
la banalità più fatua stia contagiando anche una schiera di artisti - per fortuna minoritaria - che si
lasciano abbindolare dall'apparenza e non scrutano dentro loro stessi, alla ricerca della sostanza".
MUSICISTI...
"Non solo: anche scultori, pittori, gente di spettacolo, attori, scrittori. Qualsiasi genere di possibile
arte, suonatori di cornamusa inclusi".
DA QUANDO E' GIUNTO IN ITALIA, 20 ANNI FA, LA SITUAZIONE E' MOLTO PEGGIORATA?
"Io ho avuto la fortuna di mettere le basi musicali al Conservatorio di Milano nella classe di un
grande uomo di cultura, Piero Rattalino, e di proseguire questo cammino all'Accademia di Imola.
Allora si credeva in questa "bellissima signora" che è l'Italia. Oggi il Paese si sta assopendo. E
quando i politici chiudono le orchestre, le accademie d'arte e tagliano i fondi alle società concer-
tistiche umiliando direttori artistici che giustamente nutrono ossessioni per le loro creature, com-
piono un atto di gravissima inciviltà".
Stasera quale aspetto della sua ossessione-Bach indaga al pianoforte?
"Quello della danza: un'altra mania che mi porto fin da bambino. Anche Bach ha un'ossessione
"danzante", lo si sente nella Prima Partita, nella Suite n.5 e nel Concerto Italiano che metto a
confronto nel progetto per Milanesiana".
UN'OSSESSIONE DA UOMO COMUNE CE L'HA?
"Certo, la mia piccolina: il suo sorriso, come per tutti i papà. Giocare con lei vuol dire ritrovare
il bambino Ramin che vivaddio non è ancora cresciuto".
E SE DOVESSE CRESCERE?
"Cioè quando smetterò di capire da mia figlia come sorprendersi di fronte alla bellezza? Vuol dire
che starò avvicinandomi al "viaggio sconociuto", come chiamava la fine Claudio Abbado".
Lucianone
Berhami: "L'unica salvezza è la bellezza" / "Cultura e musica si stanno
sacrificando al profitto, al dio-denaro. Per fortuna c'è Bach, ci sono le fughe"
(da 'la Repubblica' - 17 /06 /'15 - Spettacoli / di Nicoletta Sguben)
L'elogio delle ossessioni
"La mia ossessione è la bellezza. E' il credere che l'umanità possa farcela".
Ramin Bahrami, il pianista iraniano, giunge alla Milanesiana fiero di perseguire maniacalmente
compiutezza, profondità, armonia, Qualità-àncora che secondo il 38enne artista di Teheran - co-
stretto a rifugiarsi in Italia a 11 anni con l'avvento degli Ayatollah - "permettono di fronteggiare
il degrado della società civile"- Certo, lui la prospettiva la inquadra da musicista, per di più
esperto di Bach, compositore di cui Bahrami è alfiere nel mondo e la cui musica è "espressione
di perfezione, sostanza e bellezza", sostiene il maestro che vive a Stoccarda con la moglie italia-
na e la loro bimba di 16 mesi. Ma il discorso si allarga proprio a partire dalla Milanesiana: "Le
ossessioni che vengono proposte da una rassegna come questa sono una specie di antidoto
contro la superficialità cui stiamo andando incontro sempre più incautamente", dice il pianista il
cui prossimo libro in preparazione per Bompiani (ne ha già scritti due di successo: Come Bach
mi ha salvato la vita e Il suono dell'Occidente, entrambi Mondadori) include anche la sua espe-
rienza al festival e la condivisione di intenti con Elisabetta Sgarbi.
OSSESSIONE PER BELLEZZA E PERFEZIONE: NON E' UN PO' FUORI DAL MONDO?
"Forse, ma se mi guardo attorno e vedo come stanno andando cose importanti tipo la cultura e la
musica, sacrificate al dio danaro, al profitto, allo spread... beh, preferisco di gran lunga pensare allo
'spread' bachiano nelle fughe!".
LA CULTURA E' UN 'OSSESSIONE DA PERSEGUIRE?
E anche da preservare e difendere: è la prova che esiste un'altra via, un altro binario. Peccato che
la banalità più fatua stia contagiando anche una schiera di artisti - per fortuna minoritaria - che si
lasciano abbindolare dall'apparenza e non scrutano dentro loro stessi, alla ricerca della sostanza".
MUSICISTI...
"Non solo: anche scultori, pittori, gente di spettacolo, attori, scrittori. Qualsiasi genere di possibile
arte, suonatori di cornamusa inclusi".
DA QUANDO E' GIUNTO IN ITALIA, 20 ANNI FA, LA SITUAZIONE E' MOLTO PEGGIORATA?
"Io ho avuto la fortuna di mettere le basi musicali al Conservatorio di Milano nella classe di un
grande uomo di cultura, Piero Rattalino, e di proseguire questo cammino all'Accademia di Imola.
Allora si credeva in questa "bellissima signora" che è l'Italia. Oggi il Paese si sta assopendo. E
quando i politici chiudono le orchestre, le accademie d'arte e tagliano i fondi alle società concer-
tistiche umiliando direttori artistici che giustamente nutrono ossessioni per le loro creature, com-
piono un atto di gravissima inciviltà".
Stasera quale aspetto della sua ossessione-Bach indaga al pianoforte?
"Quello della danza: un'altra mania che mi porto fin da bambino. Anche Bach ha un'ossessione
"danzante", lo si sente nella Prima Partita, nella Suite n.5 e nel Concerto Italiano che metto a
confronto nel progetto per Milanesiana".
UN'OSSESSIONE DA UOMO COMUNE CE L'HA?
"Certo, la mia piccolina: il suo sorriso, come per tutti i papà. Giocare con lei vuol dire ritrovare
il bambino Ramin che vivaddio non è ancora cresciuto".
E SE DOVESSE CRESCERE?
"Cioè quando smetterò di capire da mia figlia come sorprendersi di fronte alla bellezza? Vuol dire
che starò avvicinandomi al "viaggio sconociuto", come chiamava la fine Claudio Abbado".
Lucianone
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