sabato 14 gennaio 2017

Lettere - Argomenti: il vicequestore Rocco Schiavone e il dittatore Fidel Castro

14 gennaio '17 - sabato                  14th January / Saturday                   visione post - 9  

(da 'l'Espresso' - 4 dicembre 2016 - Risponde Stefania Rossini)
SCHIAVONE, il mio Dostoevskij 
Cara Rossini, chiedo scusa se parlo di una mia passione televisiva, cioè di Schiavone,
ma io sono per Rocco, confortato dal fatto che la serie di cui è protagonista viene ap-
prezzata dalla stampa. Schiavone non è edificante, ma nasce dalla penna di uno scrit-
tore che indaga la realtà, che si commuove per i pensionati che truffano sulla pensione
perchè non hanno altro. Rocco non dice che questo è giusto, ma afferma che purtroppo
accade. Prende a pugni lo stupratore di bambine, perchè la legge non riesce a fermarlo.
Perdona la moglie angariata da un marito violento, per far punire il marito. E quando
scopre che non è il consorte l'assassino, distrugge le prove pur di denunciarlo per omi-
cidio. Lui scava nella realtà per la verità, quella realtà che commuove e chiede giustizia.
Anche Simenon è tentato di fare del suo commissario un giudice, che talora ha la simpa-
tia dei suoi criminali. Non amare Schiavone sarebbe come non apprezzare Dostoevskij
perchè ci fa vivere l'animo demoniaco dei suoi assassini.
                                                                                                   Luciano Ferrari

Risposta di Stefania Rossini
La miniserie "Rocco Schiavone", trasmessa su Rai2 e ispirata ai romanzi di Antonio
Manzini, ha avuto certamente il successo che si deve a un prodotto ben fatto e ben in-
terpretato. Ma c'è stato un clamore in più che la dice lunga sull'assuefazione al peggio
dello spettatore delle reti pubbliche.  Schiavone si è fatto largo  tra i tanti Don Matteo
perchè è un poliziotto tormentato e scorretto, perchè fuma spinelli (scandalizzando Ga-
sparri) e perchè è pure colto, dato che cita Hegel. E ha bucato il piccolo schermo come
se lì sopra non avessero lasciato traccia (eppure ci sono passati) non solo i Marlowe in-
terpretati da Bogart e da Mitchum, ma neanche i noir francesi  con Lino Ventura o le
serie americane di base. Motivo di più per proporre, come già annunciato, una secon-
da stagione di questo vicequestore trasteverino  privo di certezze morali  e  di fiducia 
nella giustizia. Con l'augurio però che venga tenuta lontana quella che Riccardo Boc-
ca, nostra guida indiscussa lungo i sentieri televisivi, ci ha prontamente segnalato co-
me un'intrusa non invitata: la noia.

Fidel, un dittatore
E' inutile voler oggi voler far quadrare il cerchio.   Fidel Castro era un dittatore, e
infatti il potere come nelle monarchie è passato al fratello giovane, paradosso della 
storia. Alla sinistra degli anni Sessanta è parso il romantico Davide contro il Golia
imperialista, ma la verità vera era che fu un feroce dittatore, piaccia o non piaccia.
Come Mussolini, Hitler, Hoxha, Mao... Portò scuola e sanità al suo popolo affama-
to dalla dittatura di destra di Fulgencio Batista? Sì, vero, ma a che prezzo?
                                                                                                                 Fabrizio C.

Lucianone