10 marzo '23 - venerdì 10th March / Friday visione post - 27
(da 'tuttolibri'/La Stampa - 7 gennaio '23 / Federico Taddia)
Il romanzo di Anna Maria Frustaci
Magistrato sottoscorta, l'autrice racconta una storia che
con semplicità smonta la complessità della mafia.
Cos'è la giustizia?
Dare un'opportunità anche a chi sbaglia
Giustizia. Non una parola vuota, non una mera invocazione, non un auspicio retorico e di circostanza.
Troppo facile così, troppo comodo. Forse, troppo inutile. Giustizia è ben altro. E' uno sguardo nuo-
vo, è quotidianità, è l'insieme di mille piccole cose, di mille piccole azioni. E' una grammatica diver-
sa, sovversiva, ribelle, con cui (ri)disegnare il proprio destino e incidere in quello della propria terra.
E' la grammatica con cui Annamaria Frustaci, magistrato sottoscorta del pool antimafia di Catanzaro
costituito dal procuratore Gratteri, ha scritto La ragazza che sognava di sconfiggere la mafia, roman-
zo di formazione - ma anche di informazione - che accompagna i giovani lettori ad aprire gli occhi
su mafia e legalità, 'cosa nostra' e indifferenza, bene comune e responsabilità personali. Omertà e
futuro. Un romanzo sì. Con protagonista Lara, una tredicenne piena di sogni e paure, che desidera
fare la giornalista, che non vuole scappare dalla sua terra - la Calabria - ma nella sua terra vuole
tornare dopo gli studi, dopo aver acquisito risorse e competenze, dopo sver alzato la testa.
Un romanzo che non è una autobiografia, ma che in ogni riga vibra dei vissuti della Frustaci, e
proprio per questo diventa credibile, coinvolgente, aspirazionale. Diventa testimonianza, specchio.
in cui ritrovarsi. Lara - come Annamaria - vive sulla propria pelle il senso dell'ingiustizia, la respi-
ra nelle consuetudini e nelle dinamiche del giorno per giorno.. Lara, come Annamaria - trova un
modello di riferimento in figure come Falcone e Borsellino, trova nella loro morte, e in quella di
chi con loro ha perso la vita, un motivo in più per dire basta. Lara - come Annamaria - si affida
alla scuola per avere una possibilità di riscatto, di cambiamento e di trasformazione; quella scuo-
la in cui un giorno entra il giudice Gherardo Colombo in uno di quegli incontri che ti fanno capi-
re chi vuoi essere da grande. Ma Lara - così cme Annamaria - non si accontenta di stare dalla par-
te dei buoni per combattere i cattivi:non è giustizia questa. Giustizia è dare una opprtunità anche
a chi sbaglia- Ed è qui il segreto di una trama che usa la semplicità per smontare la complessità
della mafia: un piccolo cucciolo randagio trovato per caso in una villetta abbandonata, diventa la
merce di scambio tra Lara e Totò, il bulletto del paese, figlio di un carcerato-adolescente sbruffo-
ne con il coltello sempre pronto in tasca. Entrambi vogliono quel cucciolo: una con la forza del-
l'amore, l'altro con la forza della prepotenza. Lara però sceglie - perchè la giustizia altro non è
che una scelta - di non cedere, di non fingere di non vedere, di non abbassare la testa. Si oppone
alle "non regole" del più forte. E, non solo, propone di stringere un patto con il più forte, offren-
dogli un'occasione di rivalsa, sfruttando la propria debolezza per dare a Totò un pretesto per cre-
dere in sè stesso, nella scuola, nell'amicizia.
Manca il lieto fine in questa storia, perchè Frustaci sa bene che la realtà per essere compresa
non necessità di essere edulcorata. Ma non manca il coraggio di chi non si rassegna, di chi sa -
come dicevano Falcone e Borsellino - che avere paura è normale, ma la giustizia è più forte
perchè, quando c'è, conviene a tutti.
Lucianone