5 marzo '16 - sabato 5th March / Saturday visione post - 15
In Ungheria, anzi precisamente nell'Ungheria di Orbàn, vengono creati giochi di guerra:
con campi paramilitari per ragazzini. Sarebbe un "modello educativo" fatto per prepa-
rare i futuri cittadini ungheresi (agli antipodi dell'Europa di Bruxelles).
Questa è una notizia che ho letto solo pochi giorni fa in un settimanale datato ancora al
mese di dicembre scorso (12 dicembre 2015). E ho subito, chiaramente, collegato questo
fatto a quello dell'innalzamento ungherese dei muri contro i migranti-profughi. Dunque
le cose (come spesso accade) quadrano in modo completo - la quadratura del cerchio in-
somma - dove uno Stato conservatore/super populista si chiude a riccio, innalzando bar-
riere razziste e allevando una progenie di soldatini pronti a difendersi dagli straccioni
musulmani. - Mi torna molto alla memoria quelle scene dei film sugli Indiani e le trup-
pe dell'esercito americano: chiusi nel fortino, i riservisti dell'esercito a stelle e strisce si
difendevano dagli assalti delle tribù indiane che scorazzavano intorno al forte sui caval-
li, e con archi e frecce (in seguito si sarebbero procurati fucili pure loro).
Solo che questi nuovi Indiani = Profughi/migranti dalle guerre e dalla fame sono senza
cavalli e senza nessun tipo di arma bellica, ma sono per lo più donne e bambini inermi
che chiedono asilo e un pò di pietà. Solo che adesso siamo già, se non erro, nel 2016,
e però ci sono alcuni paesi europei che confondono facilmente la pietà con Spietatezza.
Luciano Finesso
Tra i prossimi post verrà pubblicato un Dossier proprio sui 'Giochi di guerra' concepiti
nello Stato che ha dato inizio alla costruzione e all'innalzamento dei muri in Europa,
l'Ungheria di Orbàn appunto. Giochi di guerra (ma che in realtà non sono proprio gio-
chi) in cui vengono coinvolti come protagonisti bambini con tanto di uniforme, mitra-
gliatrici (kalashnikov) e maschere antigas.
(Lucianone)
Lucianone
DI TUTTO e di PIU Ambiente / Appuntamenti / Arte / / Cibo-cucina / Commenti / Cultura / Curiosità-comicità / Dossier / Economia-Finanza / Fotografia / Inchiesta / Intervista / Istruzione / Lavoro / Lettere / Libri / Medicina / Motori / Musica / Natura / Opinione del Giovedì / Personaggi / Psicologia / Reportage / Riflessioni-Idee / Salute / Scienze / Società-Politica / Spettacoli (cinema/tv) / Sport / Stampa-giornali / Storie / Tecnologia-Internet / Ultime notizie / Viaggi
sabato 5 marzo 2016
Scienze - Le onde gravitazionali esistono: Einstein aveva ragione
5 marzo '16 - sabato 5th March / Saturday visione post - 24
Albert Einstein aveva ragione
e questa scoperta ci serve
Il fisico tedesco le aveva ipotizzate 100 anni fa. Ora la conferma: prodotte
dagli eventi cosmici violenti, le onde gravitazionali esistono.
Un grande salto per le nostre conoscenze. Ma anche per migliorare
i satelliti e la stabilità delle case. Ecco perchè.
(dal settimanale "Oggi" - 24/02/'16 - Attualità / Edoardo Rosati - Milano)
Ci si sente infinitamente piccoli dinanzi alla sconcertante grandiosità di certe scoperte
scientifiche. Come quella che vede protagoniste le onde gravitazionali. E' merito di un
team di studiosi statun itensi ed europei, che lavorano alle tre super- antenne (interfero-
metri, nel gergo tecnico) Ligo e Virgo: i due Ligo che giorno e notte hanno registrato gli
echi provenienti dallo spazio profondo negli Usa (a Livingston, Louisiana, e ad Hanford,
nello Stato di Washington) e Virgo, che "abita" in Italia, nel Comune di Cascina (Pisa) e
che in autunno si unirà ai Ligo nella ricerca (non appena ultimati i lavori per aumentar-
ne la sensibilità).
Una scoperta epocale. Che conferma per l'ennesima volta il "funzionamento" dell'uni-
verso previsto dalla mente inarrivabile di Albert Einstein. - Per afferrare il mistero la
èarola chiave è: gravità. Archiviate per sempre l'idea che questo fenomeno sia dovuto
a una potente "calamita" naturale, a un'impalpabile forza attrattiva che fa cadere le
cose, che la Terra, a sua volta, esercita sulla Luna e grazie vvin-quale il Sole tiene av-
vinghiato attorno a sè il nostro pianeta (e tutti gli altri). No. La visione di Einstein ha
dipinto uno scenario rivoluzionario. Che, per estrema semplicità, deve portarci a im-
maginare lo Spazio come un infinito telo deformabile. Teso e resistente. Avete presen-
te i tappeti elastici su cui saltano a perdifiato i bambini?
"Increspature" decisive
Prendete adesso una palla da bowling e lanciatela su questo lenzuolo di gomma. Il
tessuto cederà sotto la massa della sfera. S'infossa. Si curva verso il basso. Se ades-
so provassimo a tirare una biglia su quella stessa superficie, bè, non potrà sfrecciare
dritta, in linea retta: finirà inevitabilmente per essere deviata dall'avvallamento. E
per girarci attorno. Ecco come funzionano le orbite di un pianeta, di una cometa, di
un satellite artificiale o di un veicolo spaziale: non sono oggetti calamitati da una
"forza" arcana a distanza. Si comportano, invece, proprio come quella biglia: ruota-
no attorno a un corpo celeste (la palla da bowling) che è più massiccio di loro e che
per questo ha abbassato il "telo elastico" dello Spazio. - Einstein ha chiamato "Spa-
zio-Tempo" Quest'invisibile tappeto flessibile (perxhè noi ci muoviamo nel vuoto se-
guendo lunghezze, larghezze e profondità, ma anche con un "prima" e un "dopo"),
Ecco pertanto riformulato il concetto di gravità: è l'effetto della curvatura dello
Un cataclisma spaziale
E' proprio ciò che è successo: due buchi neri, due frementi corpi celesti, si sono esibiti
in una danza vorticosa, prima di scontrarsi a una velocità di circa 150 mila chilometri
al secondo e fondersi in un'unica perla scura, pari a 62 volte la massa solare. E' acca-
duto a una distanza di 1,3 miliardi di anni luce. Un cataclisma che ha prodotto un'on-
da nell'universo. E come un messaggio in bottiglia nell'oceano di stelle, ha conservato
la memoria di quel mirabile evento cosmico. Oggi, finalmente, gli scienziati sono riu-
sciti a "leggere" e a udire quello sconvolgimento lontano: un "bip" di un secondo.
Sufficiente per gridare vittoria. "E' davvero l'alba di una nuova era, per l'astrofisica",
commenta entusiasta Fulvio Ricci, professore a la "Sapienza" - Univeristà di Roma, ri-
cercatore dell'INFN, l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, e coordinatore della colla-
borazione internazionale Virgo, uno dei fanta-macchinari rivelatori di onde che ha for-
nito un ruolo nevralgico nella lettura finale dei dati. "Le onde gravitazionali erano una
saorta di chimera: ne ipotizzavamo l'esistenza, ma adesso le abbiamo osservate in ma-
niera diretta". Più o meno è come aver scoperto la Stele di Rosetta, la pietra di granito
fondamentale nella decifrazione dei geroglifici egizi. "Allo stesso modo, potremo final-
mente sondare i fenomeni dell'universo con nuovi occhi, perchè le onde gravitazionali,
rispetto a quelle elettromagnetiche, hanno una natura del tutto diversa, essendo gene-
rate dal movimento dei corpi celesti e riuscendo a trasportare intatta l'informazione
sul fenomeno che le ha originate". Significa per esempio, spiega Ricci, poter scanda-
gliare lo stato della materia in condizioni straordinariamente compresse, come avvie-
ne nelle stelle di neutroni, che sono corpi celesti pazzescamente densi: immaginate di racchiudere in una sfera col diametro equivalente all'estensione di Roma una volta e
mezza la massa del Sole!
Lucianone
Albert Einstein aveva ragione
e questa scoperta ci serve
Il fisico tedesco le aveva ipotizzate 100 anni fa. Ora la conferma: prodotte
dagli eventi cosmici violenti, le onde gravitazionali esistono.
Un grande salto per le nostre conoscenze. Ma anche per migliorare
i satelliti e la stabilità delle case. Ecco perchè.
(dal settimanale "Oggi" - 24/02/'16 - Attualità / Edoardo Rosati - Milano)
Ci si sente infinitamente piccoli dinanzi alla sconcertante grandiosità di certe scoperte
scientifiche. Come quella che vede protagoniste le onde gravitazionali. E' merito di un
team di studiosi statun itensi ed europei, che lavorano alle tre super- antenne (interfero-
metri, nel gergo tecnico) Ligo e Virgo: i due Ligo che giorno e notte hanno registrato gli
echi provenienti dallo spazio profondo negli Usa (a Livingston, Louisiana, e ad Hanford,
nello Stato di Washington) e Virgo, che "abita" in Italia, nel Comune di Cascina (Pisa) e
che in autunno si unirà ai Ligo nella ricerca (non appena ultimati i lavori per aumentar-
ne la sensibilità).
Una scoperta epocale. Che conferma per l'ennesima volta il "funzionamento" dell'uni-
verso previsto dalla mente inarrivabile di Albert Einstein. - Per afferrare il mistero la
èarola chiave è: gravità. Archiviate per sempre l'idea che questo fenomeno sia dovuto
a una potente "calamita" naturale, a un'impalpabile forza attrattiva che fa cadere le
cose, che la Terra, a sua volta, esercita sulla Luna e grazie vvin-quale il Sole tiene av-
vinghiato attorno a sè il nostro pianeta (e tutti gli altri). No. La visione di Einstein ha
dipinto uno scenario rivoluzionario. Che, per estrema semplicità, deve portarci a im-
maginare lo Spazio come un infinito telo deformabile. Teso e resistente. Avete presen-
te i tappeti elastici su cui saltano a perdifiato i bambini?
"Increspature" decisive
Prendete adesso una palla da bowling e lanciatela su questo lenzuolo di gomma. Il
tessuto cederà sotto la massa della sfera. S'infossa. Si curva verso il basso. Se ades-
so provassimo a tirare una biglia su quella stessa superficie, bè, non potrà sfrecciare
dritta, in linea retta: finirà inevitabilmente per essere deviata dall'avvallamento. E
per girarci attorno. Ecco come funzionano le orbite di un pianeta, di una cometa, di
un satellite artificiale o di un veicolo spaziale: non sono oggetti calamitati da una
"forza" arcana a distanza. Si comportano, invece, proprio come quella biglia: ruota-
no attorno a un corpo celeste (la palla da bowling) che è più massiccio di loro e che
per questo ha abbassato il "telo elastico" dello Spazio. - Einstein ha chiamato "Spa-
zio-Tempo" Quest'invisibile tappeto flessibile (perxhè noi ci muoviamo nel vuoto se-
guendo lunghezze, larghezze e profondità, ma anche con un "prima" e un "dopo"),
Ecco pertanto riformulato il concetto di gravità: è l'effetto della curvatura dello
Un cataclisma spaziale
E' proprio ciò che è successo: due buchi neri, due frementi corpi celesti, si sono esibiti
in una danza vorticosa, prima di scontrarsi a una velocità di circa 150 mila chilometri
al secondo e fondersi in un'unica perla scura, pari a 62 volte la massa solare. E' acca-
duto a una distanza di 1,3 miliardi di anni luce. Un cataclisma che ha prodotto un'on-
da nell'universo. E come un messaggio in bottiglia nell'oceano di stelle, ha conservato
la memoria di quel mirabile evento cosmico. Oggi, finalmente, gli scienziati sono riu-
sciti a "leggere" e a udire quello sconvolgimento lontano: un "bip" di un secondo.
Sufficiente per gridare vittoria. "E' davvero l'alba di una nuova era, per l'astrofisica",
commenta entusiasta Fulvio Ricci, professore a la "Sapienza" - Univeristà di Roma, ri-
cercatore dell'INFN, l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, e coordinatore della colla-
borazione internazionale Virgo, uno dei fanta-macchinari rivelatori di onde che ha for-
nito un ruolo nevralgico nella lettura finale dei dati. "Le onde gravitazionali erano una
saorta di chimera: ne ipotizzavamo l'esistenza, ma adesso le abbiamo osservate in ma-
niera diretta". Più o meno è come aver scoperto la Stele di Rosetta, la pietra di granito
fondamentale nella decifrazione dei geroglifici egizi. "Allo stesso modo, potremo final-
mente sondare i fenomeni dell'universo con nuovi occhi, perchè le onde gravitazionali,
rispetto a quelle elettromagnetiche, hanno una natura del tutto diversa, essendo gene-
rate dal movimento dei corpi celesti e riuscendo a trasportare intatta l'informazione
sul fenomeno che le ha originate". Significa per esempio, spiega Ricci, poter scanda-
gliare lo stato della materia in condizioni straordinariamente compresse, come avvie-
ne nelle stelle di neutroni, che sono corpi celesti pazzescamente densi: immaginate di racchiudere in una sfera col diametro equivalente all'estensione di Roma una volta e
mezza la massa del Sole!
Lucianone
SOCIETA' e politica / Svezia - Diritti e dialogo in difesa dei più deboli
5 marzo '16 - sabato 5th March / Saturday visione post - 28
La ministra degli Esteri svedese, Margot Wallstròm, afferma:
"Dalla lotta per il disarmo ai no a Riad: ecco la mia sfida per
una diplomazia in nome dei più deboli".
(la Repubblica - 19/10/2015 - L'intervista / Andrea Tarquini - Stoccolma)
"Diritti e dialogo, così in Svezia
il femminismo etico è andato al potere"
"Io sono pragmatica, punto ai risultati nella diplomazia internazionale. Ma credo in un
nuovo approccio, etico e neofemminista. Condizioni e diritti della donna sono barometro
e tornasole dei singoli paesi e del mondo, difenderli secondo me è nell'interesse strategi-
co svedese europeo e globale. Non temo chi sfido, anzi sfido per dialogare". Così Margot
Wallstròm, socialdemocratica, la coraggiosa, potentissima ministra degli Esteri svedese,
spiega il suo credo. Sfida tutti: riconosce la Palestina, blocca contratti di miliardi per ar-
mi svedesi a Riad in nome dei diritti umani e delle donne, annuncia il riconoscimento
del Sahara Occidentale, si batte per il disarmo e denuncia le provocazioni armate di Pu-
tin contro il pacifico regno. Elegantissima in abito pantalone nero e camicetta caffelatte,
parla nel suo studio stile Luigi XIV al ministero degli Esteri reale, leader segreta della
potenza del nord, insieme a un team di donne che ha in pugno i dicasteri-chiave.
Nuova etica, femminismo in politica. Cosa significa?
"Insisto, prima di tutto pragmatismo: orientarsi a risultati efficaci. Ma senza mai tradire valori
e principi: in questo senso sono bifronte. Difendo gli interessi svedesi pensando che sono an-
che quelli del mondo globale. Siamo qui al governo per cambiare la realtà, da superpotenza
del cuore, non per far carriera. Me lo dissi subito: dove voglio arrivare? Così lavorai alla Com-
missione europea e all'Onu: dandomi valori-guida. E imparando ad ascoltare tutti prima di de-
cidere: partiti, ong, sindacati, aziende, ogni voce dei paesi reali. Le priorità ascoltate dagli altri
fanno governare meglio. E' anche un credo femminista saper ascoltare".
Svolta rispetto al precedente governo conservatore?
"Qui vige consenso bipertisan su molto: aiuto ai paesi poveri, cultura politica solidale, pacifi-
smo, europeismo convinto. Ma in 4 aree esistono differenze".
Quali?
"Primo, dobbiamo essere molto più attivi per la pace. La crisi russo-ucraina è top priority, ci
occorre una prospettiva a lungo termine, europea: investire sulle forze democratiche russe, e
ucraine, senza timore d'irritare nessuno. Poi la politica estera femminista".
Che significa?
Quando cominciai a parlarne molti sogghignarono. Invece è analisi lucida della situazione
mondiale. Come sono trattate le donne, qual è il loro ruolo nelle società, dove c'è o no un'a-
genda o road map per i loro diritti all'eguaglianza, a studiare e lavorare, a fare economia e
politica estera, al futuro? Sono interrogativi-chiave per la sicurezza e la pace nel mondo.
Uno smart power femminile - nè hard nè soft power, uno smart power - è decisivo per far
andare avanti meglio il mondo. Nei diritti umani come nell'economia, dai paesi più ricchi
ai più poveri. La politica estera femminista è un metodo: diritti, rappresentanza, ruolo so-
ciale delle donne, sono chiavi per capire ogni situazione. Senza le donne, la Tunisia del
Nobel non sarebbe una storia di successo. E in ogni guerra, la politica estera femminista
è uno strumento per capire meglio, decidere, agire. Dove le donne sono maltrattate o di-
scriminate - loro, metà della popolazione e spesso spina dorsale della stabilità sociale -
di solito bvengono calpestati i diritti umani e sprecate le qualità di metà del cielo, a dan-
no di ogni individuo, dell'economia, della società. La politica estera femminista è più ef-
ficiente, nell'interesse di tutti. Per questo qui offriamo training per future donne-negozia-
trici e leader di tutto il mondo".
Col suo no alle armi a Riad, a causa delle violazioni di diritti umani e discriminazione
delle donne, ha sfidato anche l'industria militare svedese: duro?
"Sono una pacifista pragmatica. Noi democrazia neutrale abbiamo un'importante industria
militare, io ho approvato un aumento in corsa delle spese per la Difesa pensando alle con-
tinue provocazioni russe, ai nostri piloti che quasi ogni giorno decollano su allarme con i
loro piccoli caccia Gripen contro i bombardieri atomici. Ma ci guida un principio: espor-
tiamo armi solo a paesi democratici e non aggressivi. Con i sauditi dopo certe parole con-
tro di me che preferisco ignorare ci siamo parlati, abbiamo concordato di dissentire. Con
una linea dura in nome di valori si può riuscire a continuare il dialogo".
Dialogare senza rinunciare a valori e principi?
"Mai dal 1945 abbiamo tanti conflitti come nel mondo multipolare di oggi: una quarantina,
di cui almeno 11 guerre combattute. Sempre più scontri accesi da fattori religiosi, etnici o
d'identità, e tentazioni di corsa all'arma atomica. In questo mondo complesso, l'apparente
idealismo di una pragmatica politica estera femminista, quindi più pacifista e solidale, è
strumento diplomatico più indispensabile che mai. Sapendo che devi avere il coraggio di
incassare pugni o colpi bassi, e continuare a offrire con chiarezza estrema sui valori dialo-
go a governi, anche Iran o Turchia, a ong e società civili, ovunque. L'alternativa è soggia-
cere a interessi economici e militari o a superpotenze.
Lucianone
La ministra degli Esteri svedese, Margot Wallstròm, afferma:
"Dalla lotta per il disarmo ai no a Riad: ecco la mia sfida per
una diplomazia in nome dei più deboli".
(la Repubblica - 19/10/2015 - L'intervista / Andrea Tarquini - Stoccolma)
"Diritti e dialogo, così in Svezia
il femminismo etico è andato al potere"
"Io sono pragmatica, punto ai risultati nella diplomazia internazionale. Ma credo in un
nuovo approccio, etico e neofemminista. Condizioni e diritti della donna sono barometro
e tornasole dei singoli paesi e del mondo, difenderli secondo me è nell'interesse strategi-
co svedese europeo e globale. Non temo chi sfido, anzi sfido per dialogare". Così Margot
Wallstròm, socialdemocratica, la coraggiosa, potentissima ministra degli Esteri svedese,
spiega il suo credo. Sfida tutti: riconosce la Palestina, blocca contratti di miliardi per ar-
mi svedesi a Riad in nome dei diritti umani e delle donne, annuncia il riconoscimento
del Sahara Occidentale, si batte per il disarmo e denuncia le provocazioni armate di Pu-
tin contro il pacifico regno. Elegantissima in abito pantalone nero e camicetta caffelatte,
parla nel suo studio stile Luigi XIV al ministero degli Esteri reale, leader segreta della
potenza del nord, insieme a un team di donne che ha in pugno i dicasteri-chiave.
Nuova etica, femminismo in politica. Cosa significa?
"Insisto, prima di tutto pragmatismo: orientarsi a risultati efficaci. Ma senza mai tradire valori
e principi: in questo senso sono bifronte. Difendo gli interessi svedesi pensando che sono an-
che quelli del mondo globale. Siamo qui al governo per cambiare la realtà, da superpotenza
del cuore, non per far carriera. Me lo dissi subito: dove voglio arrivare? Così lavorai alla Com-
missione europea e all'Onu: dandomi valori-guida. E imparando ad ascoltare tutti prima di de-
cidere: partiti, ong, sindacati, aziende, ogni voce dei paesi reali. Le priorità ascoltate dagli altri
fanno governare meglio. E' anche un credo femminista saper ascoltare".
Svolta rispetto al precedente governo conservatore?
"Qui vige consenso bipertisan su molto: aiuto ai paesi poveri, cultura politica solidale, pacifi-
smo, europeismo convinto. Ma in 4 aree esistono differenze".
Quali?
"Primo, dobbiamo essere molto più attivi per la pace. La crisi russo-ucraina è top priority, ci
occorre una prospettiva a lungo termine, europea: investire sulle forze democratiche russe, e
ucraine, senza timore d'irritare nessuno. Poi la politica estera femminista".
Che significa?
Quando cominciai a parlarne molti sogghignarono. Invece è analisi lucida della situazione
mondiale. Come sono trattate le donne, qual è il loro ruolo nelle società, dove c'è o no un'a-
genda o road map per i loro diritti all'eguaglianza, a studiare e lavorare, a fare economia e
politica estera, al futuro? Sono interrogativi-chiave per la sicurezza e la pace nel mondo.
Uno smart power femminile - nè hard nè soft power, uno smart power - è decisivo per far
andare avanti meglio il mondo. Nei diritti umani come nell'economia, dai paesi più ricchi
ai più poveri. La politica estera femminista è un metodo: diritti, rappresentanza, ruolo so-
ciale delle donne, sono chiavi per capire ogni situazione. Senza le donne, la Tunisia del
Nobel non sarebbe una storia di successo. E in ogni guerra, la politica estera femminista
è uno strumento per capire meglio, decidere, agire. Dove le donne sono maltrattate o di-
scriminate - loro, metà della popolazione e spesso spina dorsale della stabilità sociale -
di solito bvengono calpestati i diritti umani e sprecate le qualità di metà del cielo, a dan-
no di ogni individuo, dell'economia, della società. La politica estera femminista è più ef-
ficiente, nell'interesse di tutti. Per questo qui offriamo training per future donne-negozia-
trici e leader di tutto il mondo".
Col suo no alle armi a Riad, a causa delle violazioni di diritti umani e discriminazione
delle donne, ha sfidato anche l'industria militare svedese: duro?
"Sono una pacifista pragmatica. Noi democrazia neutrale abbiamo un'importante industria
militare, io ho approvato un aumento in corsa delle spese per la Difesa pensando alle con-
tinue provocazioni russe, ai nostri piloti che quasi ogni giorno decollano su allarme con i
loro piccoli caccia Gripen contro i bombardieri atomici. Ma ci guida un principio: espor-
tiamo armi solo a paesi democratici e non aggressivi. Con i sauditi dopo certe parole con-
tro di me che preferisco ignorare ci siamo parlati, abbiamo concordato di dissentire. Con
una linea dura in nome di valori si può riuscire a continuare il dialogo".
Dialogare senza rinunciare a valori e principi?
"Mai dal 1945 abbiamo tanti conflitti come nel mondo multipolare di oggi: una quarantina,
di cui almeno 11 guerre combattute. Sempre più scontri accesi da fattori religiosi, etnici o
d'identità, e tentazioni di corsa all'arma atomica. In questo mondo complesso, l'apparente
idealismo di una pragmatica politica estera femminista, quindi più pacifista e solidale, è
strumento diplomatico più indispensabile che mai. Sapendo che devi avere il coraggio di
incassare pugni o colpi bassi, e continuare a offrire con chiarezza estrema sui valori dialo-
go a governi, anche Iran o Turchia, a ong e società civili, ovunque. L'alternativa è soggia-
cere a interessi economici e militari o a superpotenze.
Lucianone
Iscriviti a:
Post (Atom)