lunedì 24 marzo 2014

Sport - calcio / serie B - 31^ giornata 2013/14

24 marzo '14 - lunedì           24th March / Monday                              visione post - 5

Risultati delle partite
Bari        0       Carpi        1      Cittadella   0       Juve Stabia   1      Latina       0
Cesena   0        Avellino   1       Brescia      1       Padova          1      Pescara    2

Novara     1      Palermo   1      Reggina   2      Spezia     0      Varese   1      Lanciano   0
Ternana   1      Siena       1       Modena   2      Trapani   1      Empoli   0      Crotone     1

Classifica squadre
PALERMO   60  /  Empoli   50  /   Trapani   49  /   Crotone   49  /   Lanciano   48  /
Cesena   47  /   Siena   46  /   Avellino, Latina    45  /   Pescara   44  /   Spezia   43  /
Modena    41  /   Ternana, Brescia, Varese, Carpi   40  /   Bari   37  /   Novara   35  /
Cittadella   29  /   Padova   27  /   Reggina   26  /   Juve Stabia   16





Lucianone

Società / politica - Europa: è tempo di cambiare

24 marzo '14 - lunedì         24th March / Monday                         visione post - 3

Partendo dall'Ucraina, esame della situazione europea

(da 'la Repubblica' - 21 marzo 2014 - L'analisi / Martin Schulz)
Quello che sta succedendo ai confini dell'Ucraina ci spinge a riflettere sul significato
dell'identità europea, sul nostro progetto politico  e  sul futuro comune che vogliamo co-
struire. Il caso del voto Svizzero contro l'immigrazione è sintomo di un chiaro allontana-
mento da una delle conquiste fondamentali per l'Unione: la libera circolazione delle per-
sone e dei lavoratori, non certo quella dei capitali. Dall'altra parte, l'Ucraina.
Per i cittadini ucraini scesi in piazza a Majdan, l'Unione rappresenta tutto ciò che è loro
negato: stato di diritto, democrazia, libertà civili, benessere, stabilità. Per molti cittadini
dell'Unione invece, la rivoluzione ucraina pro-europea e allo stesso tempo il voto svizze-
ro sono stati un piccolo shock. Com'è possibile che gli ucraini abbiano dimostrato tanta
voglia di avvicinarsi a un'Unione ancora in crisi, a bassa crescita, alta disoccupazione e
che impone un fardello di regole e burocrazia ai suoi cittadini?  E dall'altra parte, com'è
possibile che i cittadini Svizzeri, con il loro benessere, con la loro bassissima disoccupa-
zione, abbiano invece voluto mettere in pericolo la loro relazione con il loro pià importan-
te partner commerciale, e la partecipazione a programmi culturali e di ricerca comuni?
Svizzera e Ucraina obbligano noi cittadini dell'Unione a una riflessione sulla nostra iden-
tità, sui nostri valori, sullen fondamenta su cui si poggia la nostra Unione. Su cosa voglia-
mo salvare e cosa invece vogliamo riformare, su come vogliamo  affrontare  le sfide che 
abbiamo davanti, dal riscaldamento globale ai movimenti migratori, dal sistema economi-
co ai nuovi diritti. Come vogliamo affrontare queste sfide? Uniti o divisi? Conservando o
avanzando? Inseguendo o mostrando la nostra leadership come europei?
Mentre gli Stati Uniti a inizio crisi davano vita a un sostanzioso pacchetto di stimolo per
l'economia, noi siamo rimasti alla finestra e abbiamo aspettato che la crisi si materializ
zasse in tutta la sua forza prima di intervenire.  E' vero che la governance economica è
stata rafforzata, e che siamo ora meglio equipaggiati per prevenire crisi future Il quadro
normativo è ora molto più forte e veramente europeo. - Grazie soprattutto all'azione del
Parlamento europeo sono state create regole per mettere fine ai comportamenti più no-
civi del settore finanziario.
Ciononostante non possiamo non ammettere che l'jntervento dell'Unione in materia ma-
croeconomica è stato - per utilizzare un lesico caro agli economisti - pro-ciclico: chieden-
do agli Stati membri maggiori sforzi nel consolidamento di bilancio, tagli, austerità, sen-
za dall'altra parte creare uno strumento per rilanciare una domanda interna depressa e
investimenti al palo.  - Mentre dall'altra parte dell'Atlantico si creavano strumenti e po-
litiche innovative per il rilancio dell'economia, sia a livello di politica economica federa-
le, sia a livello di banca centrale, l'Europa si è concentrata soprattutto  a estinguere  le
fiamme.  Vediamo ora i segnali di una debole ripresa, ma ancora troppo debole per ab-
bassare significativamente  l'alto tasso  di disoccupazione, soprattutto giovanile, e per
fermare l'emorragia  nella chiusura di piccole e medie imprese. L'Europa ha bisogno di
un cambiamento radicale. I partiti euroscettici, e anche alcune voci a sinistra, guardano
all'euro  come la causa di tutti i mali: una moneta troppo forte che non riflette il differen-
ziale di competitività tra i vari paesi della zona euro. Rifiuto fermamente queste critiche
alla moneta unica, una delle conquiste più importanti dell'Unione europea dalla sua crea-
zione.  -  L'Euro e la Banca Centrale Europea  hanno garantito  nei loro primi 15 anni di
vita un rafforzamento del mercato unico, hanno eliminato le incertezze legate alle fluttua-
zioni del mercato della valuta all'interno della zona euro, hanno semplificato la vita a chi
voleva fare impresa e garantito una stabilità di prezzi anche nei Paesi come l'Italia in cui,
prima, l'inflazione intaccava i risparmi delle famiglie.  E' vero, è scomparso lo strumento
della svalutazione competitiva, ma non siamo più negli anni '80. L'euro ha funzionato co-
me cuscinetto  anti-shock  (la Grecia senza l'euro  sarebbe direttamente fallita, scenario
che abbiamo evitato) e la Banca Centrale con la sua autorevolezza è intervenuta laddove
i governi avevano esitato, garantendo l'unità della zona euro.

CONTINUA... to be continued...

Cultura / Arte - Gli anni '70 in mostra

24 marzo '14 - lunedì           24th March / Monday                         visione post - 13

Una mostra a Roma è un percorso nella memoria per raccontare
atmosfere e cenacoli, amicizie e "correnti". 
Anni '70: tra gallerie e cantine nella stagione dell'impegno.

(da la Repubblica - 9 gennaio 2014 -  R2Cultura  /  Alberto Arbasino)

Peccato davvero che manchi un indice dei nomi, nel catajogo degli an-
ni '70 con l'Arte a Roma.  Malgrado quel  cupo decennio  del  "caso"
Moro - forse l'unico episodio di un sovrano moderno rapito e giusti-
ziato sul suo stesso territorio, e ne scrissi In questo Stato - una mode-
sta quotidianità continuava a occuparsi di arti considerate ormai piut-
tosto minori. Ma con un collezionismo che sconfinava talvolta nell'ar-
redamento. Or ora celebrate alla Cà d'Oro veneziana atavica, le rac-
colte di Giorgio Franchetti fra i paraggi di Via Monserrato efinalmen-
te agli Orti d'Alibert, con soste per mostre nei Castelli Romani. Non-
chè un famoso matrimonio di Paul e Talita Getty con juke-box da Ta-
tia Franchetti e Cy Twombly, in vaste sale frananti, e in ciascuna un
mobile solo...   Le collezioni di Luisa Spagnoli ai Tre Orologi, con un 
George Segal di gesso in grandezza naturale sulla sua corda... I bel-
lissimi Schifano raccolti all'Olgiata da Pupa Raimondi, poi de Conciliis,
e infine donati alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna... Quando ci si 
divertiva ancora a disputare se fosse più "artista" Fabio Mauri. la sua
compagna fotografa Elisabetta Catalano.
Epoche fors strane, soprattutto perchè artisti generalmente bellissimi -
Mario Schifano, Franco Angeli, Eliseo Mattiacci, Cesare Tacchi, Gio-
setta Fioroni... - si reclamavano contrari nelle loro opere ad ogni distin-
zione fra Bello e Brutto. Dunque, allestimenti di ritagli, campioncini, fo-
tine, tagliandini, trasparenze. Sassi per terra. "Senza titolo" (spesso con
niente sotto). Lotte, conflitti, controversie, pessimi carceri, brutte novità,
bambini cattivi, scontri, zuffe e sbaffi in esterni ed interni, città o campa-
gna.    Comunque IMPEGNO, a tutto campo e tutto sesto, mentre però 
intanto a Varese con i proventi delle cantine ataviche e con una immensa
passione Giuseppe Panza di Biumo acquistava una quantità di espressio-
nisti astratti american di ben più vasta portata. Meno locale? Meno pro-
vinciale?
Alighiero Boetti : 'Da uno a cento' - 1976
Un lutto o guaio tipicamente romano viene qui rappresentato molto spesso:
il gusto cristiano della sofferenza e del dolore, con sacrifizi e penitenze e ri-
nunzie e punizioni, mortificazioni, privazioni, contrizioni (e via coi sinonimi),
per far piacere a Qualcuno che forse chissà ne gode. Contrariamente a quel-
le vecchie divinità pagane che badavano specialmente ai piaceri, alla caccia,
alla sapienza, alle Muse. O addirittura al vino.    Così, per i nostri poveri di-
sgraziati anni Settanta, sembra inevitabile ricadere nelle memorie dirette. 
Quando fuori da Cesaretto,  in via della Croce, e in compagnia di Flaiano,
si poteva incontrare Delfini, o Comisso, o De Chirico  che lì  mi regalò un 
suo Ebdomero edito "presso l'Autore", con dedica e correzioni a mano.
Mentre nel pomeriggio, secondo Luisa Spagnoli, sedeva al Caffè Greco
e rispondeva  col popolare slogan  "chiamami Peroni, sarò la tua birra" 
alle signore che domandavano se chiamarlo Maestro. In seguito, si dice-
va preoccupato per i depositi bancari in Piazza di Spagna. (Ove ci fu inve-
ro un colpo, giorni fa).  Escluso poi a una Biennale, davanti alla Canottie-
ri Bucintoro: "Qui si entra e non si paga".
  Mario Schifano e Alberto Moravia

E Burri! Altro che sacchi o cretti. Lo si può ricordare vispo e affabile, nel
1983, per la sua mostra "Sestante", piena di colori squillanti, alla Giudec-
ca veneziana. Invece, Fausto Melotti, lo si vedeva sempre abbigliato così
formalmente, ai pranzi con Toti e Gabriella Scialoja, che misi anch'io un a-
bito blu e camicia bianca e cravatta scura. E venni approvato.
Ah, quei memorabili cavalli scatenati da Jannis Kounellis in una cantina di 
Fabio Sargentini dove c'è adesso una discoteca per piccini.  Praticamente
sotto casa, in via Beccaria. Lì si guardavano col vecchio amico Alexander
Iolas, che poi venne di sopra, si guardò in giro, e mi donò un album di pre-
ziosi disegni di Max Ernst..Lieux communs. Lo disfeci, e ne combinai vari
quadretti, poi alternati a trouvailles indiane: pagine di miniature. E lui: co-
sì hai distrutto un patrimonio. E io: non venderei mai un tuo regalo.  (Alla
sua grandiosa galleria milanese, per un festino, Valentina Cortese arrivò
in taxi, con un gran grappolo d'uva. E salendo le gradinate lo addentò dal 
basso, come nei migliori peplum)- -   Va ricordato anche qui un pranzo da
Baruchello per Duchamp, ove l'interessato se ne stava zitto sul suo diva-
no, mentre Argan voleva attrarre ogni attenzione. Ci riuscì, ricorrendo a
certi confessionali rinascimentali da lui compulsati, ove se nell'atto con-
tronatura i due interessati invocassero la nascita d'una creatura (eviden-
temente improbabile), eccoli per la gran Fede salvi dal Peccato.
Eccoci qui dunque col catalogo ancora specchiante di Vitalità del negativo,
la gran mostra epocale curata da Achille Bonito Oliva e da Piero Sartogo
appunto nel 1970. In questo medesimo Palazzo delle Esposizioni .   E vi si 
apprende che i presidenti erano allora Saragat e Colombo, con Moro agli
Esteri, e Darida sindaco, Sponsor la bellissima Graziella Lonardi, e il suo
amico Francesco Aldobrandini. Fior di sede in Palazzo Taverna.   Come
strategia/tattica per l'Artista, certamente una presa di coscienza. Indub-
biamente alternativa. Evarie metafore, tipo Sistema, Fenomeno, Politica,
Labirinto, qui sull'ingresso  per le sale  o sezioni, e forse già alla mostra 
Contemporanea, nel parcheggio nuovo di Villa Borghese. Ufficio vendite:
Claudio Bruni.  -   Riecco le plastiche di Gino Marotta, la barbonaggine 
estrosa di Tano Festa, gli incontri in polaroid con Andy Warhol (che bel-
le foto  insieme  con Graziella), gli strappi di Mimmo Rotella, i gessi  di 
Giulio Paolini, le vestizioni di Luigi Ontani, l'emersioone della Transa-
vanguardia... E intanto, I pittori dell'Immaginario di Giulio Briganti, 1977...
E fantasioso, ma esattissimo, Gian Tomaso Liverani, fra San Sebastianello
e Torre Astura e qualche bar a Sabaudia.
Di sala in sala, un "grande trasparente"  di Carla Accardi, voltato  contro la
parete, può ricordare Gastone Novelli che a una Biennale dissenziente  vol- 
tava appunto i quadri verso il muro. E Gian Enzo Sperone forse ricorda  che
nel suo studio in via Quattro Fontane proponevo una non-azione: tanti spor- 
telli chiusi mentre facevo ostinatamente segno di no.

CONTINUA,,, to be continued...