giovedì 17 luglio 2014

L'Opinione del giovedì - Da Belo Horizonte a Castel Volturno

18 luglio '14 - giovedì               18th July / Thursday                      visione post - 6

Brasile  -  Italia   =    Belo Horizonte  -  Castel Volturno

Dando questa equazione (chi lo volesse vedere come risultato, ha comunque
lo stesso effetto), parto dalla nazione sudamericana  dove si è concluso  non da molto il Campeonado do Mundo, dove tutto il mondo era più o meno concentrato e in cui si sono consumati gli ultimi sussulti, pianti e disperati lamenti  per quel calcio carioca  che ha 
smesso definitivamente di essere il più magico e attraente del pianeta.  Infatti quel 7-1
tedesco ha lasciato un segno indelebile, come sappiamo tutti ormai, sulla storia del cal-
cio (e forse non solo). 
Pianti Collettivi  con i più piccoli  consolati dagli adulti; non capisco, ma è solo calcio
ragazzi, un gioco! e qui sta la tragedia brasiliana: avere preso questo, d'accordo bellissi-
mo gioco del pallone, troppo sul serio, e adesso sono veramente andati tutti nel pallone - 
che più non si può! - Il Brasile è sempre stato, dai tempi immemori di Pelè e poco prima,
tutto Carneval do Rio e sogo de pelota e il popolo non ha pensato che a questo tutto l'an-
no.  Ma la povertà ha anche voluto la sua parte per tanto tempo nei decenni passati. Solo
dopo l'ascesa di Lula a presidente del Brasile si è iniziata quella rapida ripresa economi-
ca fatta di più investimenti, quelli giusti, e meno sprechi e più risorse fino a recuperare 
in parte il deficit economico e a coprire alcune profonde sacche di povertà.  
Lula aveva anche tolto parecchie ingiustizie sociali.  Ma tanto resta ancora  e resterà da
fare  per migliorare  la situazione socio-economica di tanta tuttora parte  di popolazione 
povera  brasilera  che da un bel pò  ha chiesto meno strutture-infrastrutture sportive mi-
liardarie e più soldi e lavoro per chi ne ha bisogno. Tanto più che anche nel Brasile del-
la  'ripresa economica'  si è comunque allargato (come in quasi tutto il pianeta) il divario quantitativo/qualitativo tra poveri e ricchi.    (Lucianone)
E ADESSO?  Questa storica sconfitta con la Germania potrebbe far scatenare clamorose 
reazioni. Sugli spalti dello stadio di Belo Horizonte si è levato più volte un coro minac-
cioso nei confronti di Dilma Rousseff, presidente attuale del Brasile.  Tra pochi mesi ci
saranno le elezioni e questa sconfitta da contare con il pallottoliere è un autogol clamo-
roso.  Non sarà facile  per la pupilla di Lula  confermarsi  alla guida del Paese. E forse
questa batosta potrebbe riaccendere quelle proteste di piazza che si erano spente di col-
po perchè Neymar e compagni non dovevano "essere disturbati". Tutti uniti per vincere
con il pallone. Ma da oggi le classi sociali più deboli, quelle che non riescono ad aggan.
ciare la crescita del Paese, potrebbero tornare a ribellarsi.  Non a caso i primi problemi
nascono quando ancora la Germania sta continuando la sua mattanza. Si parla di picco-
li disordini sulla spiaggia di Capocabana e per le vie di Recife.     (tratto da 'la Gazzetta 
dello Sport  9/7/'14  -  Luca Calamai)

E dal Brasile di Belo Horizonte, dal Brasile di Cassano e Balotelli scoppiati e Prandelli
dimesso con l'Italia sfasciata, arriviamo all'Italia del sud di Castel Volturno, alla nostra
"striscia di Gaza" di Pescopagano (frazione appunto di Castel Volturno, provincia di Ca-
serta).  Balotelli non aveva saputo, alla fine della disfatta, trattenersi dai suoi lamenti e-stemporanei: "Ce l'avete con noi neri, vi sfogate su di noi.   Ma noi neri sappiamo fare
gruppo tra di noi, ci comportiamo meglio perchè abbiamo il senso di appartenenza", nè
più nè meno erano state queste le sue parole e il suo sfogo.  Ed ecco che il 13 luglio  si
avverano in un certo senso le parole di Mario (il preveggente). Gli africani di Pescopa-
gano 'fanno gruppo' e s'incazzano con i residenti bianchi locali che li avrebbero strapaz-
zati e anche in verità "sparati", ferendo due di loro, senegalesi. 
E volendo riportare anche un pò di cronaca (del giorno dopo) di quegli istanti drammati-
ci, "il sangue è ancora a terra in via Lista; è il punto in cui la polveriera dei dimenticati, 
la Pescopagano dei nigeriani ghanesi senegalesi mischiati e nascosti tra i cittadini ita-
liani, ha visto precipitare la pigra serata da finalissima Mondiale nella cupa fiammeg-
giante sommossa alla Rodney King casertana".  E, come dice la stessa cronaca, questa
frazione di Castel Volturno (ossia Pescopagano) toccata dal mare, si trova a metà tra 2
comuni e nessuno Stato a curarsene. E qui chiaramente, con lo Stato e l'Italia assenti e
pe una volta giustificati dalla distrazione del Mondiale calcistico, si formano i gruppi an-
tagonisti tra loro di disperati che si dividono in  "due blocchi di protesta, che per la pri-
ma volta alzano le mani solo per ufficializzare l'odio, e in fondo la fatica e l'incapacità 
di andare avanti così. Da soli, con le loro leggi che non danno certezze e il loro dio che
non risponde".

Lucianone

Internet - Cittadino digitale e Costituzione

18 luglio '14 - giovedì         18th July / Thursday                         visione post - 9

Internet ha bisogno di una propria Costituzione. Perchè?
A 25 anni dalla nascita  il web  necessita di garanzie che lo
mettano al riparo dalle violazioni alla sua libertà.

(da 'la Repubblica'  -  15/03/2014 . R2Cultura / Stefano Rodotà)
'Internet, il più grande spazio pubblico che l'umanità abbia conosciuto, la rete che avvolge
l'intero pianeta, non ha sovrano'. Nel 1996, John Perry Barlow apriva così la sua Dichiara-
zione d'indipendenza del Cyberspazio. Questa affermazione orgogliosa riflette il sentire di
un mondo, di una sterminata platea  in continua crescita  fino agli attuali oltre due miliardi
di persone, che si identifica  con una invincibile natura di Internet, libertaria fino all'anar-
chia, coerente con il progetto di dar vita a una rete di comunicazione che nessuno potesse
bloccare o controllare.     Ma è pure un'affermazione che ha dovuto subire le dure repliche
da una realtà nella quale non solo Internet è variamente oggetto di regolazione, ma soprat-
tutto conosce violazioni continue di quello statuto di libertà che si riteneva poter essere af-
fidato alla propria , esclusiva virtù salvifica. Perciò è venuto il tempo non di regole costrit-
tive, ma dell'opposto, di garanzie costituzionali per i diritti della rete e in rete. Ma il raffor-
zamento istituzionale  della libertà  in questa sua nuova dimensione  non  può valere solo
contro l'invadenza degli Stati.   Deve proiettarsi anche verso i nuovi "signori dell'informa-
zione" che, attraverso le gigantesche raccolte di dati, governano le nostre vite. Proprio il
modo d'essere di questi soggetti - si chiaqmino Apple o Amazon. Google o Microsoft, Fa-
cebook o Yahoo! - ci racconta una compresenza di opportunità per la libertà e la democra-
zia e di potere sovrano esercitato  senza controllo sulle vite di tutti. Non un Giano bifron-
te, però, ma un intreccio che può essere sciolto solo da una iniziativa "costituzionale" an-
ch'essa nuova, che trovi proprio nella rete le sue modalità di costruzione.
Un esempio può essere ritrovato  nella vicenda  dell' Internet Bill of Rights, una proposta
maturata all'interno delle iniziative dell'Onu sulla società dell'informazione e che si è venu-
ta consolidando attraverso il lavoro di diversi gruppi, dynamic coalitions spontanee e infor-
mali che hanno poi trovato  forme di unificazione  e metodi comuni, che si sono manifesta-
ti negli Internet Governance Forum promossi in questi anni proprio dall'Onu. La scelta del-
l'antica formula del Bill of Rights ha forza simbolica, mette in evidenza che non si vuole li-
mitare la libertà in rete ma, al contrario, mantenere le condizioni perchè possa continuare
a fiorire. Per questo servono garanzie "costituzionali".    Ma, conformemente alla natura
della rete, il riconoscimento di principi e diritti non può essere calato dall'alto. Deve esse-
re il risuòltato di un processo, di una partecipazione larga  di una molteplicità  di soggetti
che possono intervenire in modo attivo, grazie soprattutto a una tecnologia che mette tut-
ti e ciascuno  in grado di formulare progetti, di metterli a confronto, di modificarli, in defi-
nitiva di sottoporli a un controllo e una elaborazione comuni, di trasferire nel settore della
regolazione giuridica forme e procedure tipiche del "metodo wiki", dunque con progressi-
vi aggiustamenti e messe a punto dei testi proposti. Siamo così al di là di un altro schema
tradizionale , che contrappone percorsi bottom-up a quelli top-down. Si instaurano relazio-
ni tra pari, la costruzione diviene orizzontale.  -  Nel corso di questo processo si potrà ap-
prodare a risultati parziali, all'integrazione tra codici di autoregolamentazione e altre for-
me di disciplina; a normative comuni per singole aree del mondo, come dimostra l'Unione 
europea, la regione del pianeta dove più intensa è la tutela di questi diritti; e come potreb-
be avvenire per materie dive è già  stata raggiunta  una maturità culturale e istituzionale,
come quella della protezione dei dati personali.  Le obiezioni tradizionali - chi è il legislato-
re? quale giudice renderà applicabili i diritti proclamati? - appartengono al passato, non si
rendono conto che "la valanga dei diritti umani sta travolgendo le ultime trincee della so-
vranità statale", come ha scritto Antonio Cassese.
Tutto questo accade in un contesto in cui le istituzioni tradizionali non vengono tagliate
fuori, ma contrinuiscono a una impresa di rinnovamento che, al tempo stesso, può muta-
re o rafforzare-il loro ruolo. L'Onu si presenta come punto di riferimento per un mondo 
che si struttura proprio per cogliere una occasione da essa offerta. Il Parlamento euro-
peo prende atto di una iniziativa non istituzionalizzata, e fa esplicito riferimento  all'In-
ternet Bill of Rights in una risoluzione del 2011.
Stiamo entrando in una dimensione difficilmente descrivibile  con i tradizionali concetti
della modernità politica, a cominciare appunto da quelli di Stato e di democrazia rappre-
sentativa. Ma questa transizione non ci assicura che il suo esito sia quello dell'entrata
nella post-democrazia. Entriamo nella dimensione dell'inedito, e proprio perchè si  trat-
ta di un processo inedito, non si può valutarlo con i criteri del passato, nè attribuire una
sorta di autoevidenza a qualsiasi vicenda che ci accada di registrare.
Cimentarsi con il problema del modo complessivo in cui  la tecnologia  incontra il tema 
delle libertà e istituisce lo spazio politico, significa proprio fare i conti con processi rea-
li. E proprio riflettendo su Internet possono essere in iudividuate le vie di un costituzio-
nalismo globale possibile, non affidato a norme sovrastatuali incorporate nei diritti sta-
tuali. Vale a dire, una costituzione del diritto per espansione, orizzontale, un insieme di
ordini giuridici correlati, non punto d'arrivo, ma strutturati in modo da sostenere la sfi-
da di un tempo sempre mutevole, quasi una costituzione infinita.

Lucianone