venerdì 22 marzo 2013

Lavoro/occupazione - Nuovi agricoltori: contadini imprenditori

22 marzo '13 - sabato       22nd March / Saturday                          visioni post - 16

Oggi si riparte dalla terra, abbandonata dai padri a partire dagli anni '60/'70
per entrare nelle fabbriche di città e metropoli; si riparte dalla coltivazione
delle terre per combattere la crisi. Almeno un bel pò di giovani ci provano,
quelli più coraggiosi che intendono uscire da un tunnel disoccupazionale
che sembra privo di sbocchi.  Ma ci vogliono entrare, potendo, in modo im-
prenditoriale, magari trasformando la terra in oro. E per l'economia italia-
na può essere ossigeno indispensabile. Ecco al riguardo un articolo recupe-
to dalla carta stampata che sviluppa bene questo aspetto dell'occupazione
giovanile.   (Lucianone)

(da la Repubblica - Stili di vita - 18/01/2013 - Carlo Petrini)
La disoccupazione giovanile si attesta intorno al 37%: l'agricoltura
potrebbe offrire delle possibilità  /  I posti di lavoro sono in crescita
del 6% in tale settore e in tutta Italia compaiono esempi virtuosi.

Circa vent'anni fa il sistema universitario francese si rivoluzionò con l'intento di
ringiovanire la classe docente che stava vistosamente invecchiando, e questo po-
neva una serie di questioni non solo occupazionali ma anche di visione della cul-
tura e dell'insegnamento. Iniziarono così a velocizzarsi e semplificarsi i passaggi
da studente  a ricercatore, da ricercatore ad assistente, da assistente a docente  e
nel giro di qualche anno il sistema di rinnovò con beneficio di tutti.
La nostra agricoltura  è  più o meno  in quella situazione: pochi operatori, con
un'elevata età media, con culture legate ai decenni passati  e poche prospettive
di futuro, quindi scarso carburante per il presente.  -   A questo si aggiunge un
dato che sgomenta:  la  disoccupazione  giovanile  veleggia  intorno  al 37%, e
quella complessiva si attesta all'11% appesantendo destini ed esistenze indivi-
duali e familiari, e sostanzialmente  sprecando  un tesoro  di intelligenze e po-
tenzialità. Sembrerebbe un classico 2+2. l'agricoltura ha bisogno di giovani, i
giovani hanno bisogno di lavoro. Dovrebbe risultare  logico e immediato  che
la prima preoccupazione della politica oggi dovrebbe essere quella di facilita-
re l'accesso dei giovani (ma anche dei quarantenni e cinquantenni che stagna-
no da anni in cassa integrazione o che si ritrovano senza un lavoro fino a poco
tempo fa considerato "sicuro") in agricoltura.

C'E' CHI STUDIA PER RILEVARE L'AZIENDA DI FAMIGLIA
Da qualche parte  ci stanno provando: a Cervere, in provincia di Cuneo, il
Conservatorio di Valorizzazione e Tutela del Porro, ha fatto il suo 2+2.  La
domanda  di Porro  di Cervere cresce, la produzione non è sufficiente, tante
persone in paese sono senza lavoro.   Non era un 2+2 scontato: i produttori
del consorzio avrebbero potuto semplicemente aumentare le loro produzioni,
affittare  o  acquistare altri terreni, il loro ruolo  di imprenditori agricoli li 
avrebbe giustificati.   Ma si sono ricordati che prima di essere imprenditori
agricoli sono cittadini, sono parte di una comunitò. Sicchè hanno proposto
un bando per disoccupati (www.porro-cervere.cn.it/): loro ci mettono la ter-
ra e la formazione per la prima stagione, e il supporto alla commercializza-
zione del prodotto.   Poi, dopo questo anno di prova, chi vuole continuare,
chi si sarà appassionato e avrà dimostrato di poter fare questa cosa con se-
rietà, potrà avere l'aiuto di una banca locale per avviare la sua impresa.
Tantissime sono  poi  le iniziative individuali, al punto che, nonostante
tutto, il comparto agricolo pare essere l'unico in questo paese a segnare
andamenti positivi, con il numero dei posti di lavoro in crescita di circa
il 6% e le imprese agricole guidate da giovani in crescita del 4%.
Si tratta, certo, qualche volta, di trentenni che decidono di riprendere e
rivitalizzare aziende di famiglia, sicchè si farebbe i fretta a dire beh, cer-
to, se hai la terra il più è fatto. Non è così: certo avere la terra aiuta, ma
gli investimenti  necessari  per metterla  in produzione  sono imponenti,
così come sono  spaventose  le trafile burocratiche  che occorre seguire
per realizzare a norma di legge i propri sogni incastrando i regolamenti
comunali con quelli nazionali, cercando la via per accedere a finanzia-
menti regionali o europei, insomma destinando una quantità impressio-
nante ad altro, prima di fare davvero agricoltura. E' questa la storia di
due laureati dell'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo: uno,
Nicola del Vecchio, tornato in Molise per avviare la sua azienda  sui ter-
reni di famiglia (famiglia di medici e avvocati, che di quei terreni non si
era mai preoccupata più di tanto limitandosi a darli in affitto) e l'altro,
Carlo Fiorani, tornato in Lombardia  per far ripartire con criteri di so-
stenibilità un'azienda agricola lasciata da tempo al suo destino...

C'E'  CHI PARTE DA ZERO
Ma c'è anche chi parte esattamente da zero: niente famiglie di agricoltori
alle spalle,niente terreni, niente capitali.   Qualche volta   anche niente
competenze. E' la storia di alcuni giovani viticoltori che si stanno cimen-
tando nel campo del vino: I Dirupi (Valtellina), Didier Gerbelle  (Valle
d'Aosta), Simone Scaletta (Langhe), Gianluca Colombo di Segni di Lan.
ga (Langhe), Val Faccenda (Roero), Andrea Tirelli  (Colli Tortonesi):
storie impastate di curiosità, passione, allegria e fiducia, ma anche di
umiltà e di gratitudine  verso chi può dare una mano, insegnare, fare
rete.  -  Forse è questo l'asso nella manica che hanno i giovani rispetto
ai loro  colleghi contadini  con  qualche decennio  in più:  fanno rete,
chiedono formazione e informazione, usano i vicini di casa o i social
network, ma alla fine riescono a capire perchè non dovevano potare
quando hanno potato o non dovevano lavorare il pane in quel modo
lì. E soprattutto sanno tante cose diverse: hanno formazioni in campo
umanistico, ambientale, politico, economico.  E decidono di darsi al-
l'agricoltura, portando in dono quel che sanno e ricevendo quel che
chiunque vorrà insegnargl
La nuova economia si rafforza quando questi giovani agricoltori sanno
operare in tutta la filiera, producono i cereali per fare il pane o alleva-
no pecore per produrre formaggi, studiano forme di nuova commercia-
lizzazione diretta. E proprio l'Università di Scienze Gastronomiche di
Pollenzo nei prossimi mesi metterà in cantiere  corsi di apprendistato
per salumieri, micro birrai, panettieri, affinatori di formaggi, proprio
per rispondere a queste esigenze.
La domanda allora è:  cosa aspetta la nostra classe politica per ridurre
una burocrazia asfissiante? Che cosa aspetta la nostra classe dirigente
ad occuparsi di questo settore? A mettersi a studiare questo ambito per
fare in modo che parlare di Made in Italy non diventi, a breve, un par-
lare a vanvera?    Cosa aspettano a capire che sta lì, in quei campi, in
quelle mani, in quei cervelli e in quella voglia di sudare, l'identità di
questo nostro paese? Bisogna che quel mestiere torni ad essere presti-
gioso e soddisfacente, che torni ad essere uno dei mestieri principi ver-
so cui l'uomo naturalmente tende, e deve avere riconoscimento a livel-
lo sociale ed economico.  L'era del "vai a zappare" detto a chi non pa-
reva particolarmente dotato per gli studi è finita da un pezzo.  Oggi a
zappare ci vanno, ci vorrebbero andare, quelli che  studiando  hanno
capito  che è a aprtire dal cibo che si cambia il mondo, e si migliora
l'ambiente, la salute, la qualità della vita di tutti.
La società civile ha capito bene che, come giustamente titolava un
sito di settore qualche giorno fa, è ora di "salire in agricoltura".
E' ora che lo capiscano, anzi sono già in grave ritardo, istituzioni,
politica e banche.

CIFRE
I nuovi agricoltori con meno di 35 anni
6%       Nell'Unione europea
3%       In Italia
7,9%   In Francia
7,7%   In Germania
Le imprese agricole degli under 35 in Italia
65 mila  pari al 10% della imprenditorialità giovanile del Paese
di cui
50%  cerca di espandere la sua attività
78%  punta al miglioramento dei prodotti
80%  cerca nuovi canali commerciali (vendita diretta, ecc.)
Rapporto età-estensione delle aziende
(agricoltori under 35 - media Ue 18%)
8%     Meno di 10 ettari
19%   Almeno 50 ettari
18%   Da 50 a 100 ettari
Continua...to be continued...