20 aprile '16 - mercoledì 20th April / Wednesday visione post - 6
(da la Repubblica - 2 aprile '16 - Tonia Nastrobuoni / da Bonn - Germania)
"Due aerei si incontrano sull'Atlantico. Su entrambi è seduto Hans-Dietrich Genscher".
Il più longevo ministro degli Esteri tedesco ridacchiava sempre, quando qualcuno gli fa-
ceva questa battuta. E' morto giovedì notte, a 89 anni, nella sua casa di Wachterg-Pech,
come ha reso noto ieri il suo ufficio di Bonn. E la vecchia capitale della Germania Ovest
evoca la carriera straordinaria di un politico di razza, maestro della distensione, prota-
gonista dei momenti più cruciali della Guerra fredda e figura chiave della Riunificazio-
ne. Ma Genscher è stato anche l'ultimo grande liberale tedesco, ultra realista e carisma-
tico. Dopo di lui, il partito si è lentamente spento, lacerato dalle guerre tra bande e sof-
focato dai narcisismi dei suoi successori.
Genscher era nato a Halle, al di là della Cortina di ferro, ed era scappato in Occidente
poco dopo l'università. Era un convinto europeista, di quelli dall'infanzia devastata dal
nazismo e consapevoli dei rischi di un'Europa degli egoismi. Capace di ricordare ai tede-
schi che "l'Europa è il nostro futuro" e che "non ne abbiamo un altro". Nel corso della
sua lunghissima carriera da ministro degli Esteri, dal 1974 al 1992, accompagnò il paese
in alcune fasi complicatissime - dalla crisi dei missili alla Riunificazione - con una prover-
biale capacità negoziale. Tanto che gli americani coniarono il termine "Genscherismo" -
non sempre inteso in modo lusinghiero. Per l'ex ambasciatore americano a Bonn, Richard
Burt, Genscher era "viscido come un'anguilla", imprendibile. In un mondo bipolare, il ta-
lento di un maratoneta delle trattative non sempre era apprezzato. Ma la maggior parte
dei suoi interlocutori ammirava quell'infaticabile ricerca di una mediazione. La rivista sa-
tirica Titanic gli costruì una maschera di batman con le sue grandi orecchie e lo batt ezzò
"Genschman", supereroe della politica estera. Lui stesso descrisse il genscherismo così:
"Se non riesco a raggiungere direttamente un obiettivo, devo cambiare l'ambiente circo-
stante finchè diventa raggiungibile".
La beffa del destino è che un maestro della parola come lui sia passato alla Storia per una
frase troncata a metà. Il 30 settembre del 1989, da ministro degli Esteri di Kohl, si affacciò
dal balcone dell'ambasciata di Praga per comunicare a migliaia di tedeschi scappati dalla Germania dell'Est che avrebbero potuto proseguire il loro viaggio verso l'Ovest. "Sono qui
per comunicarvi che il vostro permesso di viaggiare..." la folla coprì il resto con un boato.
Praga fu una delle prime brecce del Muro, che cadde due mesi dopo. E Genscher ebbe un
ruolo chiave nelle trattative che. portarono dopo alla Riunificazione. Soprattutto nel frena-
re le asperità di Kohl. Anche in questo ruolo di smussatore, si dimostrò grande. dinanzi a
un mondo che temeva il ritorno di una grande Germania. Solo alla fine della sua carriera,
Genscher fu forse troppo frettoloso nel voler integrare la Croazia e la Slovenia nella Ue.
Quella fretta, non certo solo sua, fece precipitare la Jugoslavia nella guerra fratricida che
la divise per sempre.
Continua... to be continued...
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mercoledì 20 aprile 2016
Stampa /cronaca - Il ricordo: le studentesse italiane morte in pullman in Spagna
20 aprile '16 - mercoledì 0th April / Wednesday visione post - 7
Sette figlie d'Europa
Sette ragazze della nostra meglio gioventùsono morte in Spagna, perchè l'autista del
pullman nel quale viaggiavano s'è addormentato. In poche ore abbiamo imparato a
conoscere i loro volti pieni di luce, accomunati dalla voglia di conoscere il mondo.
Dalla volontà di perfezionare i propri studi in Europa. Ma neanche la fatalità del
destino deve farci cambiare idea sul senso del viaggio delle nostre sette "figlie" -
come l'Italia le considera - finito all'alba su un'autostrada. Era giusto che le ra-
gazze e i loro genitori credessero nel progetto Erasmus. Ed è giusto continuare
a credervi. Nessun incidente d'auto - di più, neppure un attacco di terrorismo come
accadde il 13 novembre a Parigi con l'omicidio della ricercatrice Valeria Solesin -
può mettere in discussione l'idea che l?europa si costruisce scoprendola da vicino.
L'Erasmus forma le classi dirigenti, è una grande scuola di studi e di vita. Le no-
stre sette sfortunate figlie erano solo ventenni, ma già l'avevano capito: la conoscenza
migliorerà il mondo.
(da "L'Arena" - 22 marao 2016 - di Federico Guiglia)
Continua... to be continued...
Sette figlie d'Europa
Sette ragazze della nostra meglio gioventùsono morte in Spagna, perchè l'autista del
pullman nel quale viaggiavano s'è addormentato. In poche ore abbiamo imparato a
conoscere i loro volti pieni di luce, accomunati dalla voglia di conoscere il mondo.
Dalla volontà di perfezionare i propri studi in Europa. Ma neanche la fatalità del
destino deve farci cambiare idea sul senso del viaggio delle nostre sette "figlie" -
come l'Italia le considera - finito all'alba su un'autostrada. Era giusto che le ra-
gazze e i loro genitori credessero nel progetto Erasmus. Ed è giusto continuare
a credervi. Nessun incidente d'auto - di più, neppure un attacco di terrorismo come
accadde il 13 novembre a Parigi con l'omicidio della ricercatrice Valeria Solesin -
può mettere in discussione l'idea che l?europa si costruisce scoprendola da vicino.
L'Erasmus forma le classi dirigenti, è una grande scuola di studi e di vita. Le no-
stre sette sfortunate figlie erano solo ventenni, ma già l'avevano capito: la conoscenza
migliorerà il mondo.
(da "L'Arena" - 22 marao 2016 - di Federico Guiglia)
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