20 luglio '15 - lunedì 20th July / Monday visione post . 15
Gli appunti inediti dello scrittore spagnolo sul
suo metodo di scrittura, a cinque anni dalla morte
(da 'la Repubblica' - 19 giugno 2015 / R2Cultura - Josè Saramago)
MI SVEGLIAI
CON L' IDEA DI UN ROMANZO
J. Saramago
4 FEBBRAIO 2003
La notte fra il 30 e il 31 gennaio mi svegliai alle tre del mattino con l'idea improvvisa che,
finalmente, avevo il tema di un nuovo romanzo, che stavo già cercando in maniera più
o meno consapevole. Si tratta di quella "rivoluzione bianca" di cui ho parlato a Madrid
e a Barcellona durante la presentazione de "L'uomo duplicato", del voto bianco come
sola forma efficace di protesta contro il lodato sistema "democratico" che ci governa.
Come se non bastasse, ebbi anche l'improvvisa. l'immediata certezza che quel libro, se
mai fosse nato, avrebbe dovuto portare il titolo di "Saggio sulla lucidità", come se il
fatto di votare in bianco. nell'attuale situazione del mondo fosse un atto esattamente
contrario a quelli, o alla maggior parte di quelli, che si commettevano in Cecità. In
quei giorni, la convinzione di aver indovinato in pieno era sempre più forte (...).
17 marzo
(...) Sono giunto alla conclusione che il titolo del romanzo determina il fatto che i
personaggi siano gli stessi che abitavano l'altro Saggio, quello sulla Cecità (il titolo
originale è Ensaio sobre a cegueira, ndt). Ho pensato che la moglie del primo cieco
divorzia dal marito e che la madre del bambino strabico si faccia viva e si prenda cu-
ra di lui. Gli altri, la moglie del medico e il marito, la ragazza con gli occhiali da so-
le e il vecchio con la benda nera rimangono. Anche il cane delle lacrime, che chiu-
derà il libro con la moglie del medico morta accanto a lui, assassinata da quelli che
hanno deciso che tutto doveva tornare ad essere come ai bei vecchi tempi (...).
29 marzo
Il primo capitolo comincerà con la descrizione (sommaria, ovviamente) della tempetsa e del vento
che si abbattono sul paese. La televisione e la radio fanno appello alla coscienza civica degli eletto-
ri perchè non restino a casa nonostante il maltempo. - Usare il fiume di parole senza sostanza tipico
delle occasioni patriottiche. Entrare nella casa dei personaggi principali: la moglie del medico e il ma-
rito (anche il cane, che vive con loro), la moglie divorziata dal primo ladro, la ragazza con gli occhia-
li da sole e il vecchio con la benda nera e la famiglia (tutta?, mi ricordo che era sposato e credo che
aveva delle figlie).
Continua... t0 be continued...
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lunedì 20 luglio 2015
Società - Politica / Tra le nuove sfide del futuro: governare il disordine
20 luglio '15 - lunedì 20th July / Monday visione post - 20
(da la Repubblica - 23 /05 /2015 - LettereCommenti&Idee / Thomas L. Friedman)
Governare il disordine, la sfida dei nuovi leader
Per essere una campagna elettorale iniziata con largo anticipo, è sorprendente che la
maggior parte dei candidati abbia così poca voglia di affrontare i temi più caldi del mo-
mento, tanto meno quelli che si prospettano in futuro. Hillary Clinton non prende posizio-
ne in modo chiaro su due importanti questioni che lei stessa ha contribuito a negoziare
da Segretario di stato: l'accordo di libero scambio transPacifico e l'accordo nucleare con
l'Iran. La campagna di Jeb Bush sembra impantanata sul fatto di decidere se egli è o non
è il custode di suo fratello. Marco Rubio era favorevole a una riforma ad ampio raggio
dell'immigrazione, poi ha cambiato idea e ora è contrario. E se i senatori Rand Paul e
Bernie Sanders sono motivati da chiare ideologie, per il momento gli altri candidati mani-
festano un'ambizione a voler diventare presidente molto più persuasiva delle motivazioni
per le quali dovrebbero diventarlo.
Le cose non potranno andare avanti così. Per rendersene conto è sufficiente ascoltare i ti-
toli dei notiziari: ci troviamo nel bel mezzo di alcune enormi flessioni perturbatrici nell'am-
bito della tecnologia, del mercato del lavoro e della geopolitica che solleveranno questioni scottanti sul futuro del contratto del lavoro e del contratto sociale tra i governi e i loro im-
piegati e tra i datori di lavoro e i lavoratori. Questi problemi esploderanno tutti durante la prossima presidenza. - Quali ne sono i segni premonitori? Beh, per adesso il mio candida-
to preferito al titolo di autore del miglior incipit di un articolo di informazione quest'anno
è Tom Goodwin, dirigente di Havas Media, il cui intervento del 3 marzo su Techcrunch.com
iniziava così: "Uber, la più grande compagnia di taxi al mondo, non possiede vetture, Face-
book, proprietario del social network più popolare del mondo, non crea contenuti. Alibaba,
il rivenditore più efficace al mondo, non ha beni inventariati. E Airbnb, il più grosso fornito-
tre al mondo di soluzioni ricettive, non possiede alcun bene immobiliare reale. Stiamo assi-
stendo a qualcosa di molto interessante".
Questo è poco ma sicuro. Ci troviamo all'inizio di una trasformazione molto significativa
di ciò che vale la pena possedere. Le aziende di cui parlavamo hanno in comune una cosa:
tutte hanno creato piattaforme fiduciarie nelle quali l'offerta incontra la domanda per og-
getti e servizi che nessuno aveva pensato in precedenza di mettere a disposizione - una
camera da letto in più nella propria casa, un posto a bordo della propria auto, un contatto
commerciale tra un piccolo negoziante del Nord Dakota e un piccolo artigiano in Cina; op-
pure sono tutte piattaforme comportamentali che hanno generato come sottoprodotto in-
formazioni di altissimo valore per i rivenditori al dettaglio o i pubblicitari, o ancora sono
tutte piattaforme comportamentali nelle quali la gente comune può farsi un nome - per co-
me guida, per come ospita qualcuno o per qualsiasi altra competenza si possa immaginare
- per poi offrirsi al mercato su scala globale.
Tutto ciò nasce dalla crescita esponenziale dell'informatica - dalla potenza alla possibilità
di archiviare e fare rete, a quella di generare e far interagire sensori e software - che ci
consente sia di raccogliere enormi quantità di dati sia di applicare a questi ultimi program-
mi software in grado di evidenziarne gli schemi a una velocità e con una portata finore sco-
nosciute. Tutto ciò sta rendendo meno complicate molte cose, come chiamare un taxi, pre-
notare una stanza a casa di qualcuno a Timbuctu, comprare verdura fresca, imparare da
chiunque e ovunque a disegnare un pezzo di aeroplano da produrre con una stampante 3D
in una sola settimana invece che in sei mesi. Ogni complessità sta per emanciparsi.
Un recente studio dell'Oxford Martin School è giunto alla conclusione che negli Stati Uni-
ti entro i prossimi vent'anni il 47 per cento dei posti di lavoro corre un rischio molto alto
di essere sostituito da macchine e software intelligenti. La cosa più singolare, fa notare
James Manyika, direttore del Mckinsey Global Institute e coautore di No Ordinary Di-
sruption, è che contrariamente a quanto si potrebbe supporre da questo punto di vista
corrono maggiori rischi i lavoratori della conoscenza che occupano i vertici e le posizio-
ni intermedie, rispetto a chi svolge il lavoro fisico vero e proprio. Per generare oltre tre-
mila comunicati finanziari al trimestre, per esempio, l'Associated Press adesso utilizza
computer, non più giornalisti. Questo processo da un lato può affrancare i lavoratori e
far sì che si occupino di mansioni più creative, per svolgere le quali dall'altro lato devo-
no essere formati. - In geopolitica sussistono grandi contarpposizioni di potere, ma lo
spartiacque più rilevante nel mondo di oggi non è più quello tra Oriente e Occidente,
capitalisti e comunisti: sempre più spesso sarà quello tra Mondo dell'ordine e Mondo
del Disordine, a mano a mano che le pressioni di natura ambientale, settaria ed econo-
mica faranno piazza pulita di stati deboli e falliti. Tutti i giorni, ormai, leggiamo sui quo-
tidiani di chi fugge dal Mondo del Disordine verso il Mondo dell'Ordine. - I rohingya,
un gruppo composto per lo più da musulmani, stanno cercando di raggiungere Talilan-
dia e Malesia dal Myanmar e dal Bangladesh; africani e arabi fanno di tutto per guada-
re il Mediterraneo e raggiungere l'Europa; dall'America centrale alcuni genitori hanno
mandato negli Stati Uniti migliaia di loro figli. La settimana scorsa il Washington Post
ha reso noto che il governo di Israele ha iniziato a spedire una lettera ai 45mila profu-
ghi eritrei e sudanesi - arrivati in Israele a piedi, con mezzi di fortuna o via mare, alla
ricerca di ordine e lavoro - per comunicare loro che hanno un mese di tempo a disposi-
zione per accettare 3.500 dollari in contanti e un biglietto di sola andata per rimpatria-
re o trasferirsi in un non ben identificato paese terzo in Africa, perchè in caso contra-
rio potranno finire in carcere. L'anno scorso l'agenzia delle Nazioni Unite per i profughi
e i rifugiati ha comunicato che in tutto il globo si contano più sfollati - 50 milioni circa -
di quanti ce ne siano mai stati dalla Seconda guerra mondiale in poi.
Il guaio è che non sappiamo proprio che cosa fare. Un tempo, per controllare molti di
questi paesi nei quali regna il disordine facevamo affidamento su imperi, colonizzatori
e dittatori, ma ormai viviamo in un'era post-imperialista, post colonialista e in qualche
caso perfino post-dittatoriale. Nessuno vuole occuparsi delle zone nelle quali il disordi-
ne permea ogni cosa, perchè tutto ciò che se ne ha in cambio è un conto da pagare. Per
di più, la maggior parte di questi paesi è del tutto incapace di autogovernarsi in modo
democratico. Chi assumerà dunque il controllo di queste aree? E se la risposta fosse
"nessuno"? Questa sarà iuna delle più serie sfide di leadership del prossimo decennio.
In conclusione, volendo parafrasare Trotskij ancora una volta, possiamo dire che i no-
stri candidati preferiti alla presidenza forse non sono ancora interessati a parlare seria-
mente di futuro, ma il futuro sarà interessato a interloquire con loro.
(Traduzione di Anna Bissanti - 2015 The New York Times)
Lucianone..
(da la Repubblica - 23 /05 /2015 - LettereCommenti&Idee / Thomas L. Friedman)
Governare il disordine, la sfida dei nuovi leader
Per essere una campagna elettorale iniziata con largo anticipo, è sorprendente che la
maggior parte dei candidati abbia così poca voglia di affrontare i temi più caldi del mo-
mento, tanto meno quelli che si prospettano in futuro. Hillary Clinton non prende posizio-
ne in modo chiaro su due importanti questioni che lei stessa ha contribuito a negoziare
da Segretario di stato: l'accordo di libero scambio transPacifico e l'accordo nucleare con
l'Iran. La campagna di Jeb Bush sembra impantanata sul fatto di decidere se egli è o non
è il custode di suo fratello. Marco Rubio era favorevole a una riforma ad ampio raggio
dell'immigrazione, poi ha cambiato idea e ora è contrario. E se i senatori Rand Paul e
Bernie Sanders sono motivati da chiare ideologie, per il momento gli altri candidati mani-
festano un'ambizione a voler diventare presidente molto più persuasiva delle motivazioni
per le quali dovrebbero diventarlo.
Le cose non potranno andare avanti così. Per rendersene conto è sufficiente ascoltare i ti-
toli dei notiziari: ci troviamo nel bel mezzo di alcune enormi flessioni perturbatrici nell'am-
bito della tecnologia, del mercato del lavoro e della geopolitica che solleveranno questioni scottanti sul futuro del contratto del lavoro e del contratto sociale tra i governi e i loro im-
piegati e tra i datori di lavoro e i lavoratori. Questi problemi esploderanno tutti durante la prossima presidenza. - Quali ne sono i segni premonitori? Beh, per adesso il mio candida-
to preferito al titolo di autore del miglior incipit di un articolo di informazione quest'anno
è Tom Goodwin, dirigente di Havas Media, il cui intervento del 3 marzo su Techcrunch.com
iniziava così: "Uber, la più grande compagnia di taxi al mondo, non possiede vetture, Face-
book, proprietario del social network più popolare del mondo, non crea contenuti. Alibaba,
il rivenditore più efficace al mondo, non ha beni inventariati. E Airbnb, il più grosso fornito-
tre al mondo di soluzioni ricettive, non possiede alcun bene immobiliare reale. Stiamo assi-
stendo a qualcosa di molto interessante".
Questo è poco ma sicuro. Ci troviamo all'inizio di una trasformazione molto significativa
di ciò che vale la pena possedere. Le aziende di cui parlavamo hanno in comune una cosa:
tutte hanno creato piattaforme fiduciarie nelle quali l'offerta incontra la domanda per og-
getti e servizi che nessuno aveva pensato in precedenza di mettere a disposizione - una
camera da letto in più nella propria casa, un posto a bordo della propria auto, un contatto
commerciale tra un piccolo negoziante del Nord Dakota e un piccolo artigiano in Cina; op-
pure sono tutte piattaforme comportamentali che hanno generato come sottoprodotto in-
formazioni di altissimo valore per i rivenditori al dettaglio o i pubblicitari, o ancora sono
tutte piattaforme comportamentali nelle quali la gente comune può farsi un nome - per co-
me guida, per come ospita qualcuno o per qualsiasi altra competenza si possa immaginare
- per poi offrirsi al mercato su scala globale.
Tutto ciò nasce dalla crescita esponenziale dell'informatica - dalla potenza alla possibilità
di archiviare e fare rete, a quella di generare e far interagire sensori e software - che ci
consente sia di raccogliere enormi quantità di dati sia di applicare a questi ultimi program-
mi software in grado di evidenziarne gli schemi a una velocità e con una portata finore sco-
nosciute. Tutto ciò sta rendendo meno complicate molte cose, come chiamare un taxi, pre-
notare una stanza a casa di qualcuno a Timbuctu, comprare verdura fresca, imparare da
chiunque e ovunque a disegnare un pezzo di aeroplano da produrre con una stampante 3D
in una sola settimana invece che in sei mesi. Ogni complessità sta per emanciparsi.
Un recente studio dell'Oxford Martin School è giunto alla conclusione che negli Stati Uni-
ti entro i prossimi vent'anni il 47 per cento dei posti di lavoro corre un rischio molto alto
di essere sostituito da macchine e software intelligenti. La cosa più singolare, fa notare
James Manyika, direttore del Mckinsey Global Institute e coautore di No Ordinary Di-
sruption, è che contrariamente a quanto si potrebbe supporre da questo punto di vista
corrono maggiori rischi i lavoratori della conoscenza che occupano i vertici e le posizio-
ni intermedie, rispetto a chi svolge il lavoro fisico vero e proprio. Per generare oltre tre-
mila comunicati finanziari al trimestre, per esempio, l'Associated Press adesso utilizza
computer, non più giornalisti. Questo processo da un lato può affrancare i lavoratori e
far sì che si occupino di mansioni più creative, per svolgere le quali dall'altro lato devo-
no essere formati. - In geopolitica sussistono grandi contarpposizioni di potere, ma lo
spartiacque più rilevante nel mondo di oggi non è più quello tra Oriente e Occidente,
capitalisti e comunisti: sempre più spesso sarà quello tra Mondo dell'ordine e Mondo
del Disordine, a mano a mano che le pressioni di natura ambientale, settaria ed econo-
mica faranno piazza pulita di stati deboli e falliti. Tutti i giorni, ormai, leggiamo sui quo-
tidiani di chi fugge dal Mondo del Disordine verso il Mondo dell'Ordine. - I rohingya,
un gruppo composto per lo più da musulmani, stanno cercando di raggiungere Talilan-
dia e Malesia dal Myanmar e dal Bangladesh; africani e arabi fanno di tutto per guada-
re il Mediterraneo e raggiungere l'Europa; dall'America centrale alcuni genitori hanno
mandato negli Stati Uniti migliaia di loro figli. La settimana scorsa il Washington Post
ha reso noto che il governo di Israele ha iniziato a spedire una lettera ai 45mila profu-
ghi eritrei e sudanesi - arrivati in Israele a piedi, con mezzi di fortuna o via mare, alla
ricerca di ordine e lavoro - per comunicare loro che hanno un mese di tempo a disposi-
zione per accettare 3.500 dollari in contanti e un biglietto di sola andata per rimpatria-
re o trasferirsi in un non ben identificato paese terzo in Africa, perchè in caso contra-
rio potranno finire in carcere. L'anno scorso l'agenzia delle Nazioni Unite per i profughi
e i rifugiati ha comunicato che in tutto il globo si contano più sfollati - 50 milioni circa -
di quanti ce ne siano mai stati dalla Seconda guerra mondiale in poi.
Il guaio è che non sappiamo proprio che cosa fare. Un tempo, per controllare molti di
questi paesi nei quali regna il disordine facevamo affidamento su imperi, colonizzatori
e dittatori, ma ormai viviamo in un'era post-imperialista, post colonialista e in qualche
caso perfino post-dittatoriale. Nessuno vuole occuparsi delle zone nelle quali il disordi-
ne permea ogni cosa, perchè tutto ciò che se ne ha in cambio è un conto da pagare. Per
di più, la maggior parte di questi paesi è del tutto incapace di autogovernarsi in modo
democratico. Chi assumerà dunque il controllo di queste aree? E se la risposta fosse
"nessuno"? Questa sarà iuna delle più serie sfide di leadership del prossimo decennio.
In conclusione, volendo parafrasare Trotskij ancora una volta, possiamo dire che i no-
stri candidati preferiti alla presidenza forse non sono ancora interessati a parlare seria-
mente di futuro, ma il futuro sarà interessato a interloquire con loro.
(Traduzione di Anna Bissanti - 2015 The New York Times)
Lucianone..
Istruzione - Scuola superiore / Maturità: l'anno dei superbravi
20 luglio '15 - lunedì 20th July / Monday visione post - 9
Nella maturità, da poco terminata, crescono gli studenti al top,
calano i bocciati. A Milano raddoppiate le pagelle con lode.
NELLA CORSA AL 100 RIVINCITA DEL NORD
(da la Repubblica - 17 luglio 2015 - di Salvo Intravaia)
Maturità in discesa per gli studenti italiani. Più studenti al top e meno sessanta.
Secondo i primi dati provenienti dalle grandi città, nei tabelloni della maturità si
contano più studenti modello, meno diplomati col punteggio minimo - 60 sessan-
tesimi - e meno bocciati. Un verdetto che quest'anno si profila tutto a favore dei
ragazzi. Soprattutto al Nord. A Milano e provincia, i dati pubblicati dall'Ufficio
scolastico regionale raccontano di un boom di 100 e lode, quasi raddoppiati ri-
spetto all'anno scorso, di più diplomati con 100 centesimi e voti in generale più
alti. Più cervelloni anche a BOLOGNA, dove si contano anche meno bocciati,
e pochi voti bassi anche nella Capitale, dove però le lodi scarseggiano.
Risultati in linea con gli anni precedenti in Campania; a Palermo invece sono
quasi spariti i bocciati mentre rispetto a 12 mesi fa si contano più diplomati con
100 centesimi o con 100 e lode.
In passato, gli esit della maturità hanno innescato una polemica a distanza tra
le scuole meridionali, dove i voti sono sempre stati più alti, e quelle settentrio-
nali, di manica meno larga. Ma quest'anno gli studenti settentrionali sono riu-
sciti a prendersi una rivincita. Ragazzi più bravi o prof più generosi? Secondo
diversi presidenti di commissione "gli insegnanti, durante l'anno, hanno final-
mente iniziato a usare tutta la scala dei voti da uno a dieci, come dovrebbe es-
sere". E dal ministero dell'Istruzione arriva una sostanziale conferma dei primi
dati che emergono dalle aree metropolitane. "secondo le prime rilevazioni, non
ancora completate - spiegano da viale Trastevere - contiamo un leggero aumen-
to degli studenti diplomati con 100 e lode e con 100 centesimi. E si profila anche
un calo di ragazzi che hanno conseguito il diploma con 60 centesimi. "Non è fa-
cile parlare senza i dati definitivi in mano - commenta Francesco Ferrante, di
Alamalaurea - ma l'exploit di 100 e 100 e lode al Nord potrebbe essere una omo-
geneizzazione dei criteri di valutazione in tutto il Paese. Faccio invece fatica a
pensare che presidenti di commissione e professori abbiano voluto compensare
il trend degli anni passati delle regioni meridionali. Penso piuttosto che il siste-
ma scuola sia più efficiente e tenda ad anticipare la selezione agli anni prece-
denti l'ultimo". - "Bocciare meno alla maturità - aggiunge Giorgio Rembado,
presidente dell'Anp, l'Associazione nazionale presidi - dovrebbe essere la rego-
la. Mentre sui cento e le lodi mi preoccupa maggiormente la corrispondenza
fra il voto e la preparazione finale dello studente. Il voto di diploma dovrebbe
essere utilizzato per l'accesso alle facoltà a numero programmato e dalle azien-
de per la selezione del personale. Ma sappiamo che non è così. Fino a quando
il voto non sarà un elemento predittivo della preparazione - conclude Rembado -
non avverrà mai. Ma per questo occorrerebbe rivedere completamente l'im-
pianto della maturità, che al momento serve soltanto a garantire la norma co-
stituzionale".
USARE TUTTA LA SCALA DEI VOTI PREMIA LE ECCELLENZE
A seviziarli bene, o anche solo a sceglierli bene, i numeri si presentano a fastosi
esercizi pedagogici. I dati che arrivano sull' Esame di Stato appena concluso sem-
brano consegnarci voti finali più alti rispetto al passato, rimangono eccezioni le
bocciature, aumentano i cento, qua e là raddoppiano i cento e lode, anche nelle
scuole del Nord che sono da sempre più misurate nei risultati. Una bella volata
per chi vorrebbe abolire l'esame. In realtà questa è stata la prima maturità della
riforma Gelmini, che ha riscritto i percorsi di studio delle superiori.
Continua... to be continued...
Continua... to be continued...
Nella maturità, da poco terminata, crescono gli studenti al top,
calano i bocciati. A Milano raddoppiate le pagelle con lode.
NELLA CORSA AL 100 RIVINCITA DEL NORD
(da la Repubblica - 17 luglio 2015 - di Salvo Intravaia)
Maturità in discesa per gli studenti italiani. Più studenti al top e meno sessanta.
Secondo i primi dati provenienti dalle grandi città, nei tabelloni della maturità si
contano più studenti modello, meno diplomati col punteggio minimo - 60 sessan-
tesimi - e meno bocciati. Un verdetto che quest'anno si profila tutto a favore dei
ragazzi. Soprattutto al Nord. A Milano e provincia, i dati pubblicati dall'Ufficio
scolastico regionale raccontano di un boom di 100 e lode, quasi raddoppiati ri-
spetto all'anno scorso, di più diplomati con 100 centesimi e voti in generale più
alti. Più cervelloni anche a BOLOGNA, dove si contano anche meno bocciati,
e pochi voti bassi anche nella Capitale, dove però le lodi scarseggiano.
Risultati in linea con gli anni precedenti in Campania; a Palermo invece sono
quasi spariti i bocciati mentre rispetto a 12 mesi fa si contano più diplomati con
100 centesimi o con 100 e lode.
In passato, gli esit della maturità hanno innescato una polemica a distanza tra
le scuole meridionali, dove i voti sono sempre stati più alti, e quelle settentrio-
nali, di manica meno larga. Ma quest'anno gli studenti settentrionali sono riu-
sciti a prendersi una rivincita. Ragazzi più bravi o prof più generosi? Secondo
diversi presidenti di commissione "gli insegnanti, durante l'anno, hanno final-
mente iniziato a usare tutta la scala dei voti da uno a dieci, come dovrebbe es-
sere". E dal ministero dell'Istruzione arriva una sostanziale conferma dei primi
dati che emergono dalle aree metropolitane. "secondo le prime rilevazioni, non
ancora completate - spiegano da viale Trastevere - contiamo un leggero aumen-
to degli studenti diplomati con 100 e lode e con 100 centesimi. E si profila anche
un calo di ragazzi che hanno conseguito il diploma con 60 centesimi. "Non è fa-
cile parlare senza i dati definitivi in mano - commenta Francesco Ferrante, di
Alamalaurea - ma l'exploit di 100 e 100 e lode al Nord potrebbe essere una omo-
geneizzazione dei criteri di valutazione in tutto il Paese. Faccio invece fatica a
pensare che presidenti di commissione e professori abbiano voluto compensare
il trend degli anni passati delle regioni meridionali. Penso piuttosto che il siste-
ma scuola sia più efficiente e tenda ad anticipare la selezione agli anni prece-
denti l'ultimo". - "Bocciare meno alla maturità - aggiunge Giorgio Rembado,
presidente dell'Anp, l'Associazione nazionale presidi - dovrebbe essere la rego-
la. Mentre sui cento e le lodi mi preoccupa maggiormente la corrispondenza
fra il voto e la preparazione finale dello studente. Il voto di diploma dovrebbe
essere utilizzato per l'accesso alle facoltà a numero programmato e dalle azien-
de per la selezione del personale. Ma sappiamo che non è così. Fino a quando
il voto non sarà un elemento predittivo della preparazione - conclude Rembado -
non avverrà mai. Ma per questo occorrerebbe rivedere completamente l'im-
pianto della maturità, che al momento serve soltanto a garantire la norma co-
stituzionale".
USARE TUTTA LA SCALA DEI VOTI PREMIA LE ECCELLENZE
A seviziarli bene, o anche solo a sceglierli bene, i numeri si presentano a fastosi
esercizi pedagogici. I dati che arrivano sull' Esame di Stato appena concluso sem-
brano consegnarci voti finali più alti rispetto al passato, rimangono eccezioni le
bocciature, aumentano i cento, qua e là raddoppiano i cento e lode, anche nelle
scuole del Nord che sono da sempre più misurate nei risultati. Una bella volata
per chi vorrebbe abolire l'esame. In realtà questa è stata la prima maturità della
riforma Gelmini, che ha riscritto i percorsi di studio delle superiori.
Continua... to be continued...
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