venerdì 24 maggio 2019

INTERVISTA / personaggio - Mike Maric e i segreti del respiro

24 maggio '19 - venerdì                         244th May / Friday                       visione post - 7

(da la Repubblica - 4 maggio '19 - Gianmarco Aimi)
"In acqua tra i delfini ho imparato
i segreti del respiro"
L'uomo nasce in apnea. Nel liquido amniotico che per nove mesi  prepara tutti noi alla
vita esterna. Per questo il lavoro di Mike Maric ci permette di tornare alle origini e di
affrontare meglio la nostra vita quotidiana.  Campione mondiale di apnea per tre anni
consecutivi (2004-2006) - già allievo di Umberto Pelizzari - è un uomo delfino per la tec-
nica con la monopinna che ha portato ai massimi livelli. Poi ricercatore, divulgatore e 
insegnante.   La scienza del respiro il suo ultimo libro. Allena, tra gli altri, nuotatori co-
me Federica Pellegrini e Filippo Magnini, i campioni di karate Sara Cardin, di ginna-
stica artistica Igor Cassina e di scherma Paolo Pizzo.
Tutto inizia dall'incontro con un fenomeno come Umberto Pelizzari.
Mike Maric: "Ho lavorato con un mito, mi ha preso nel suo staff e abbiamo condiviso mo-
menti unici. Andavamo in giro per il mondo , sfondando record e facendp la storia del no-
stro ambiente".
Una follia che ha condiviso con l'uomo "no limits"?
M. Maric: "Un ricordo forte agli esordi: eravamo in mare aperto  e a un certo punto sotto di 
noi passò uno squalo. Umberto esclamò: "Andiamo a vederlo". Mi sembrò una follia. Mi ha
fatto crescere, togliendomi tanti pregiudizi".
Un altro pregiudizio che ha sfatato nei suoi libri e documentari è sui delfini.
M. Maric: "Il delfino è molto curioso, però non è così amichevole. E' guardingo e geloso del
territorio, difende la compagna e sa attaccare. Mi è capitato di essere in pericolo in mezzo a
loro perchè il maschio dominante aveva percepito una minaccia".
Nel 2001 decide di partecipare alle gare. Che passaggio è stato?
M. Maric: "Da apneista per gioco al puntare alle vittorie. Ci vuole disciplina, metodo, serie-
tà, tante rinunce. Forse troppe. In quegli anni l'apnea era poco conosciuta, ma per me era il
mio lavoro, la mia passione e ci ho messo il massimo. Nel 2004, quando ho vinto il primo ti-
tolo, mi sono sentito come Rocky Balboa quando vince contro Apollo. Ora esistono altre me-
daglie, legate ai valori della vita e sono quelle che oggi voglio al collo".
Dopo le vittorie è arrivata la tragedia, cioè la morte del suo amico Filippo, nel 2005. Un
dramma che ha rischiato di chiudere il suo rapporto con l'acqua.
M. Maric: "Ho capito di non essere un supereroe e che sott'acqua non si scherza. Una par-
te di me è morta, ero una barca senza timone, andavo alla deriva. Mi sono allontanato dal-
l'acqua, ho preso quasi dieci chili. Non riuscivo a darmi pace".
Come è riuscito a fare pace con il mare?
M. Maric: "L'uomo matura quando affronta le sue paure. Insegno la sicurezza e che sia 
momento di condivisione. Non faccio mai apnea da solo e mi arrabbio se lo fanno altri.
Perchè il vero spirito di questo sport è che da solo puoi vincere una volta,  ma insieme 
puoi crescere".
Il delfino è il suo simbolo per la tecnica della monopinna, come mai l'ha scelta?
M. Maric: "Le due pinne sono l'attrezzo più antico  e permettono all'uomo di entrare in
acqua come se vcamminasse. Con la monopinna invece hai i piedi legati e ti trasformi in
delfino. La gestualità di tutto il corpo cambia. Devi tirare fuori l'istinto. Nasciamo in ap-
nea nel liquido amniotico, quindi siamo dei piccoli delfini.  La monopinna  riporta  a un 
ricordo ancestrale. Dal punto di vista tecnico è difficile, però aumentano  le prestazioni,
distribuendo il carico muscolare e risparmiando energia".
Quanto è importante respirare bene nella vita di tutti i giorni?
M. Maric: "E' il primo fabbisogno della sopravvivenza.  Mi considero un nutrizionista 
del respiro. Le persone normali, spesso, stanno in apnea senza rendersene conto. Oppu-
re hanno una frequenza respiratoria elevata dovuta allo stress. Negli sportivi di alto li-
vello aiuto a migliorare  le performance  per recuperare  lucidità e freddezza, prima o 
durante le competizioni".
Un sogno da realizzare?
M. Maric: "Sono due. Portare le mie tecniche di respiro a un pubblico più vasto e ad atleti
competitivi di ogni disciplina.  E insegnare alla persona più importante: trasferire questa
esperienza a un figlio".

Lyucianone