mercoledì 7 ottobre 2015

Personaggi / extra - Judy Chicago: artista di razza e scopritrice di talenti femminili

7 ottobre '15 - mercoledì             7th October / Wednesday                visione post - 10

La sua missione è (da sempre) fare la cacciatrice di donne eccezionali
"cancellate" dalla Storia. Judy Chicago è un'artista che, a 76 anni, ha 
un progetto lungo una vita: imparare tutto per poi poter scegliere.
E il suo pensiero guida è: "Non pensiamo a ciò che vogliono gli altri.
Cerchiamo di assomigliare a noi stessi".

(da 'Corriere della Sera' - 2 ottobre 2015 -  Tempiliberi / di Roberta Scorranese)
Ha costruito una barca. Ha frequentato una scuola per carrozzieri, imparando a dipingere
a spruzzo. Ha preso lezioni di pirotecnica. E' salita sul ring, indossando guantoni da boxe.
Tutto questo nonostante la statura minuta, un fuoco di capelli rossi e un busto da ragazza.   
A 76 anni, Judy Chicago ha imparato a fare  almeno venti lavori  che normalmente fanno 
gli uomini e adire con sicurezza: "Non assomigliare a quello che gli altri vogliono da te, as-
somiglia solo a te stesso".  - Sono parole in apparenza scontate e semplici, ma racchiudono almeno  mezzo secolo di vita dedicata all'arte, alle battaglie per i diritti delle donne, ad una
poetica spesso scomoda, oggi forse da molti considerata "d'altri tempi", come la parola stes-
sa femminismo. E questa artista americana, tra le pioniere del movimento per l'uguaglianza
tra i sessi, non smette  di fare  quello che  fa da sempre:    "Raccontare le donne, raccontare quello che hanno fatto e che fanno. Perchè la storia le ha oscurate. Censurate". Non c'è una
vera rivendicazione ideologica in quello che dice: c'è una continua puntualizzazione, come
un folletto rosso che buca i libri di storia e aggiunge nomi, facce, destini, tutti al femminile.
Judy è a Milano insieme al marito (il terzo, stanno insieme da 30 anni e ancora oggi. quan-
do si guardano, la complicità sembra materializzarsi), il fotografo Donald Woodman. Una
delle sue opere è esposta nella mostra "La Grande Madre" (in corso a Palazzo Reale).
"Si intitola In the Beginning, parte della serie The Birth Project - spiega Judy - , Sa come
nasce? Nel 1982 ho visitato la Cappella Sistina. Una meraviglia. Peccato però che nell'im-
magine più simbolica  della creazione  degli esseri umani, quella di Michelangelo, non vi
fosse nemmeno una donna. Avete notato che alla genesi, peculiarità femminile, è stato da-
to un abito maschile? Così ho intrapreso una ricerca: le immagini femminili della creazio-
ne sono pochissime nell'arte occidentale". The Birth Project è un grande, variegato (ope-
re eseguite insieme a cento ricamatrici) lavoro sulla nascita come atto "da donna".
- IL PAPA' COMUNISTA E IL PRIMO CHOC
Judy (il vero nome è Judith Sylvia Cohen: lo ha cambiato per un atto di libertà anagrafica)
nasce nella Chicago di fine anni Trenta. La durezza del periodo post-Depressione, una fa-
miglia dai principi liberali e dall'impostazione marxista, che la avvia verso l'indipensenza
ma che  le procura  anche il primo choc.  "Erano tempi bui, simili al nostro fascismo.  La
'caccia alle streghe' bollava i comunisti come persone poco per bene e così a scuola sentivo 
cose brutte su mio padre". Nella Chicago della criminalità vera, delle sparatorie  in pieno
giorno, questo le accende una coscienza civica, una specie di luce  su ciò  che è bene  e ciò 
che è male: "I miei mi insegnavano a farmi valere, ad alzare la mano a scuola".    Anche , 
questo sembra scontato, ma non lo era nell'America dell'epoca, specie per una ragazza.


Continua...
to be continued...