(da 'l'Espresso' - 26 novembre '15 - Intervista a L. Boldrini / di Marco Damilano)
"E' tornata la parola guerra, ma anche la parola politica". La presidente della Camera
Laura Boldrini ragiona sul dopo-13 novembre dell'Europa e dell'Italia: la battaglia con-
tro il terrorismo e gli strumenti da usare, il no a uno scontro di civiltà, "errore nefasto",
e alla tentazione di chiudere le frontiere, "il miglior regalo che potremmo fare all'Is, l'u-
manità contro il terrorismo "che non deve annullare la normale dialettica democratica".
COME SI COMBATTE QUESTA GUERRA?
"Con la politica. Dopo cinque anni di guerra in Siria ci sono state 250mila vittime, oltre metà
della popolazione è fuori casa forzatamente, ci sono quattro milioni di profughi di cui due in Turchia. In pochi in questi anni abbiamo denunciato questa situazione, era evidente che farla
decantare avrebbe provocato altre sciagure. Ora si è capito che serve un dialogo con tutte le
parti: gli Stati Uniti, la Russia, l'Iran, l'Arabia Saudita, l'Unione africana, la Lega araba, l'U-
nione europea che spero parli con una sola voce. Sia chiaro: con l'Is no, non si tratta. E un
sedicente Stato che Stato non è. non bisognerebbe neppure chiamarlo così. E sfrutta la reli-
gione islamica per il potere, il novantanove per cento dei musulmani non hanno nulla a che
fare con un'entità che usurpa il nome di Dio".
PERO' ANCHE HOLLANDE, UOMO DI SINISTRA, INVOCA LA SOLUZIONE MILITARE
"Le azioni militari senza strategia sono disastrose. Ho lavorato in Afghanistan, oggi i taleba-
ni sono più forti di prima. In Iraq nel 2003 sembrò che il conflitto fosse finito in un mese con
la caduta di Saddam e invece oggi si levano voci come quella di Hillary Clinton e perfino di
Tony Blair che ammettono gli errori. Lo abbiamo visto in Libia. Il mito della guerra-lampo,
dell'esportazione della democrazia con le armi ha portato alle tragedie di questi anni. La
guerra è nefasta, crea odio e disfacimento. Abbiamo seminato odio, abbiamo creato con-
trapposizione, Abbiamo predicato lo scontro di civiltà, l'errore più grave di tutti. Ora pro-
seguire su questa strada sarebbe miopia politica".
COLPA DEGLI OCCIDENTALI? TROPPO BUONISTA PRESIDENTE, SI DIRA'. QUI
CI SPARANO ADDOSSO NEI BAR, IN UNA SALA CONCERTI...
La mia è una posizione realista, non buonista. Non sono mai stata contro gli interventi
militari a prescindere, mi è capitato anche di lavorare in situazioni in cui erano l'unico
modo per fermare il massacro di civili innocenti. Ma bisogna evitare di creare odio su
odio. fermarsi a riconsiderare gli strumenti con cui vogliamo combattere questa guerra.
Tagliare i finanziamenti. Non comprare più il petrolio che arriva dai territori occupati
dai tagliagole, un milione di dollari al giorno. Rafforzare l'intelligence, fare un salto
nell'integrazione europea significa anche avere una sola politica di sicurezza e di dife-
sa. Bloccare il traffico delle armi: ci sono triangolazioni con paesi eutopei che favori-
scono i terroristi, ben equipaggiati. Una battaglia culturale sul Web: l'azione di prose-
litismo è senza confini, si muove sulla Rete, serve un'azione di monitoraggio. Infine,
agire sulle cause sociali che spingono i giovani musulmani ad arruolarsi nell'Is. Lo
fanno perchè ci credono o prechè è l'unica ragione di sopravvivenza? Molti di loro
non hanno nulla da perdere. Sono questi i terreni su cui si combatte in modo efficace.
SOLUZIONI COMPLESSE. PER ALCUNI PARTITI, ANCHE ITALIANI, LA RICETTA E'
SEMPLICE: CHIUDERE LE FRONTIERE.
"I rifugiati sono le prime vittime del terrore. Chi vuolew rimandarli indietro fa un regalo
all'Is che si presenterebbe come l'unica protezione. Chi dicew che tutti i musulmani sono
uguali consegna a poche migliaia di miliziani la rappresentanza di miliardi di persone.
Una follia. Si pensa sempre che il nemico venga da fuori, invece è qui, in casa nostra.
Le ricette semplici sono un inganno. E sono anche le meno efficaci. Perchè il terrori-
smoè una minaccia globale, che colpisce ad ogni latitudine: a Parigi come a Beirut,
ad Ankara come a Nairobi".
COSA PENSA DELL'ATTEGGIAMENTO DEL GOVERNO RENZI?
"Il governo ha finora tenuto una posizione ragionevole cheLa condivido. Sullnon può
tradursi a lotta al terrorismo serve senso di responsabilità da parte di tutti. Non si può
usare il terrore per accumulare consenso spicciolo. E l'esigenza di restare uniti non
può tradursi in un appiattimento della dialettica politica, espressa in modo responsa-
bile. I terroristi vorrebbero farci vivere in una società cupa, con le donne chiuse in
casa. Ricordo Kabul dei talebani senza macchine, rumori, musica. Una città spettrale
in cui regnava la morte. La lotta al terrore parte da qui: non intaccare i nostri principi,
non rinunciare alla gioia di vivere.