giovedì 10 novembre 2022

L' INTERVISTA - All'artista dissidente cinese Ai Weiwei

10 novembre '22 - giovedì                         10th Npovember / Thursday                visione post - 15

(da la Repubblica - 14 agosto '22 - L'artista dissidente - dal corrispondente di 'Repubblica',
Antonello Guerrera)

Weiwei - "L'Occidente deve difendere la sua libertà 
e gli intellettuali".
Londra -
Undici anni fa, Salman Rushdie pubblicò un appello mondiale (anche su Repubblica) per la liberazione di Ai Weiwei, appena arrestato e incarcerato dal regime di Pechino per le sue idee 
scomode. "Quello è stato il nostro primo contatto", ci dice adesso in questa intervista il 63en-
ne artista dissidente cinese ora trasferitosi nell'inglese Cambridge, "e l'ennesima conferma: 
Salman è sempre stato leader della libertà di espressione nel mondo. Per questo, spero per tutti, 
che continui a vivere".

INTERVISTA _
Antonello Guerrera: Ai, a distanza di quasi due giorni dall'orrore di Chautauque che ha lasciato 
                                 Rushdie in fin di vita, cosa prova?
Ai Weiwei - "Siamo una società molto aperta, purtroppo anche alla violenza. Atti brutali come questi
ci ricordano quanto sia vitale la libertà di espressione e quanto richino ogni giorno persone audaci e
coraggiose come Rushdie che perseguono costantemente la verità e la libera espressione delle idee. 
Spero che questo tragico episodio rammenti a noi tutti quanto sia dura la lotta quotidiana per difen-
dere i propri diritti".
A. Guerrera: Simili episodi di violenza possono instillare ancora più paura nei cittadini e negli
                     intellettuali liberi e ribelli, come lei?
Ai Weiwei - "No. Anzi, personalmente mi danno ancora più coraggio. Perchè espandono la nostra 
lotta al resto della società: spesso soltanto in casi come questo i cittadini comprendono quanto sia
preziosa la libertà di espressione e quanta forza positiva e vitale possano avere le idee di uno scrit-
tore o di un artista. Inoltre, che questi assassini ricorrano alla violenza, è un altro segno della loro
terribile debolezza".
A. Guerrera: Quindi non teme che un giorno possa accadere anche a lei? O alla sua famiglia?
Ai Weiwei - "Il pericolo c'è sempre, perchè la libertà di espressione e di pensiero sono un bene
troppo prezioso, e dunque continuamente esposto. Tuttavia, anche dopo eventi drammatici co-
me quanto capitato a Salman, non mi sento più debole o vulnerabile. Una singola vita può esse-
re fragile. Ma allo stesso tempo fa parte di un'umanità più ampia, da difendere. E poi  nessuno
potrà mai uccidere le idee dentro di te".
A. Guerrera: Inizialmente, il putiferio che scatenarono "I Versi Satanici" di Rushdie irritò la 
politica e l'establishment britannici, e non solo, dal principe Carlo d'Inghilterra all'ex presi-
dente americano Jimmy Carter. Crede che oggi l'Occidente sia in una nuova fase auto-censoria?
Ai Weiwei - "E' un momento estremamente delicato. Perchè oramai ci sono diversi temi di cui 
non si può più discutere pubblicamente, e alcune idee devono istituzionalmente dominare sulle
altre. Tutto questo per me è molto pericoloso. Mi pare un'altra "rivoluzione culturale" (quella
cinese, ndr)". 
A. Guerrera: Cosa intende, nello specifico?
Ai Weiwei - "Se l'Occidente dimostra di non riuscire a proteggere la sua libertà di espressione, 
anche quando questa può risultare controversa, non solo divide ancora di più la propria società,
ma offre tragicamente il fianco agli estremisti e agli alfieri della violenza fisica che si annidano
in essi. Per questo, bisogna essere irremovibili sulla libertà di espressione. Anche da parte di Stato, 
governo o istituzioni occidentali".
A. Guerrera: La spaventa il fenomeno della "cancel culture", ossia rimuovere passaggi  o  perso-
naggi della propria Storia e Cultura se considerati controversi o offensivi , cui Rushdie si è sem-
pre opposto?
Ai Weiwei - "E' la dimostrazione di quanto il pensiero intellettuale sia stato devastato negli ultimi
decenni in Occidente, soprattutto dalla politica. E' quasi una lotta di potere, non di ideologia. L'i-
struzione, sin dalle scuole superiori, col tempo è oramai diventata autocompiacente.   E si sforza
sempre di meno di confrontarsi con l'altro, o anche di scontrarsi intellettualmente  con  un  tema
scomodo. Così la società e i cittadini sono  sempre meno stimolati  a pensiero  e dibattito critici. 
Mi pare una generazione debolissima dal punto di vista intellettuale.  Così, la cultura ha messo 
la retromarcia in Occidente".
A. Guerrera: Ma secondo lei le idee sono ancora più forti delle azioni?
Ai Weiwei - "Non c'è modo di stoppare la violenza, non c'è mai stato. Ma c'è modo di prevenirla
dimostrando di sostenere indiscutibilmente la libertà di espressione: è un deterrente. Ma ciò non
sempre accade, e questo è inquietante. Anche perchè ciò rende  il libero pensatore  una  vittima 
ancor prima che diventi obiettivo degli estremisti".
A. Guerrera: La libertà vincerà alla fine?
Ai Weiwei - "La libertà non è qualcosa di astratto, o di finito. La libertà è una battaglia continua,
che attraversa le generazioni e che dà valore all'umanità.  Salman è uno di coloro che si è sempre
preso la responsabilità di combattere. Ma nella battaglia gli intellettuali come lui, o come me, non possono restare soli".

"Oni individuo
deve agire secondo il modello di società cui aspira"  (Ai Weiwei, 2011)

Lucianone