31 gennaio '20 - venerdì 31st January / Friday visione post - 8
Risultati delle partite
Brescia 1 Spal 1 Fiorentina 0 Torino 0 Inter 1 Parma 2
Milan 1 Bologna 3 Genoa 0 Atalanta 7 Cagliari 1 Udinese 0
Sampdoria 0 H. Verona 3 Roma 1 Napoli 2
Sassuolo 0 Lecce 0 Lazio 1 Juventus 1
CLASSIFICA
Juventus 51 / Inter 48 / Lazio 46 / Roma 39 / Atalanta 38 / Cagliari, Parma, Milan 31
Hellas Verona 29 / Napoli, Bologna, Torino 27 / Fiorentina 25 / Udinese 24 /
Sassuolo 23 / Sampdoria 20 / Lecce 16 / Spal, Genoa, Brescia 15
Continua...
to be continued...
DI TUTTO e di PIU Ambiente / Appuntamenti / Arte / / Cibo-cucina / Commenti / Cultura / Curiosità-comicità / Dossier / Economia-Finanza / Fotografia / Inchiesta / Intervista / Istruzione / Lavoro / Lettere / Libri / Medicina / Motori / Musica / Natura / Opinione del Giovedì / Personaggi / Psicologia / Reportage / Riflessioni-Idee / Salute / Scienze / Società-Politica / Spettacoli (cinema/tv) / Sport / Stampa-giornali / Storie / Tecnologia-Internet / Ultime notizie / Viaggi
venerdì 31 gennaio 2020
Nuove riflessioni Del Venerdì - Virus, epidemie, odio, paura e la speranza di qualche decisivo cambiamento epocale
31 gennaio '20 - venerdì 31st January / Friday visione post - 11
- Ma per il futuro dovremo abituarci a virus sempre più frequenti?
Globalizzazione ed epidemie andranno di pari passo? -
Dopo Ebola e Sars, è arrivato adesso un nuovo virus: il Coronavirus. E' scoppiato in Cina, è molto
contagioso e soprattutto si diffonde con grande rapidità, così sembra e dicono gli scienziati e ricer-
catori cinesi. Ha fatto già parecchie vittime, soprattutto fra gli anziani già debilitati per altre malat-
tie, ma sembra anche tra un bel pò di dottori e infermieri..
Nato in Cina, e precisamente nella città (ma là tipo metropoli) di Wuhan il nuovo virus della fami-
glia Coronavirus ha la particolarità di diffondersi rapidamente pur non facendo - almeno pare - tantissime vittime, ma colpendo soprattutto in modo letale le persone anziane già gravemente de- bilitate per complicanze pregresse. Col passare dei giorni gli abitanti di Wuhan contagiati sono sempre di più tanto che le autorità cinesi di quella grande città hanno deciso di metterla intera-
mente in quarantena. sprando di poter contenere il più possibile la diffusione incontrollata del virus.spesso letale per gli anziani dai 70 anni e oltre. Il pericolo di un'epidemia ha perciò comin-
ciato a diffondere paura nella popolazione.
Le prime immagini giunte a noi occidentali di cinesi asserragliati nelle loro case alte come grat-
tacieli che gridano parole consolatorie da un condominio all'altro e che diffondono canzoni e preghiere, nel vuoto della città deserta, per far sentire che esistono o solo per farsi compagnia nell'assenza improvvisa di compagnia e aggregazione e contatto quotidiano per le strade citta-
dine, e nel desiderio di riempire un vuoto insopportabile. sono state immagini che ci hanno
sconvolto in tanti, e che soprattutto noi italiani non avremmo mai pensato che ci avrebbero ri-
guardato di lì a pochi giorni, soprattutto noi abitanti del Nord dell'Italia. E quella visione pau-
rosa di una città cinese spettrale speravamo di non poterla provare anche noi dalle nostre parti.
Però poi è successo: il virus è arrivato e la paura si è fatta realtà fisica anche da noi nelle re-
gioni italiane del Nord, primi in Europa.
Continua...
to be continued...
- Ma per il futuro dovremo abituarci a virus sempre più frequenti?
Globalizzazione ed epidemie andranno di pari passo? -
Dopo Ebola e Sars, è arrivato adesso un nuovo virus: il Coronavirus. E' scoppiato in Cina, è molto
contagioso e soprattutto si diffonde con grande rapidità, così sembra e dicono gli scienziati e ricer-
catori cinesi. Ha fatto già parecchie vittime, soprattutto fra gli anziani già debilitati per altre malat-
tie, ma sembra anche tra un bel pò di dottori e infermieri..
Nato in Cina, e precisamente nella città (ma là tipo metropoli) di Wuhan il nuovo virus della fami-
glia Coronavirus ha la particolarità di diffondersi rapidamente pur non facendo - almeno pare - tantissime vittime, ma colpendo soprattutto in modo letale le persone anziane già gravemente de- bilitate per complicanze pregresse. Col passare dei giorni gli abitanti di Wuhan contagiati sono sempre di più tanto che le autorità cinesi di quella grande città hanno deciso di metterla intera-
mente in quarantena. sprando di poter contenere il più possibile la diffusione incontrollata del virus.spesso letale per gli anziani dai 70 anni e oltre. Il pericolo di un'epidemia ha perciò comin-
ciato a diffondere paura nella popolazione.
Le prime immagini giunte a noi occidentali di cinesi asserragliati nelle loro case alte come grat-
tacieli che gridano parole consolatorie da un condominio all'altro e che diffondono canzoni e preghiere, nel vuoto della città deserta, per far sentire che esistono o solo per farsi compagnia nell'assenza improvvisa di compagnia e aggregazione e contatto quotidiano per le strade citta-
dine, e nel desiderio di riempire un vuoto insopportabile. sono state immagini che ci hanno
sconvolto in tanti, e che soprattutto noi italiani non avremmo mai pensato che ci avrebbero ri-
guardato di lì a pochi giorni, soprattutto noi abitanti del Nord dell'Italia. E quella visione pau-
rosa di una città cinese spettrale speravamo di non poterla provare anche noi dalle nostre parti.
Però poi è successo: il virus è arrivato e la paura si è fatta realtà fisica anche da noi nelle re-
gioni italiane del Nord, primi in Europa.
Continua...
to be continued...
Cultura / Libro e intervista - Il romanzo "Olocaustico" di Alberto Caviglia: le bugie sulla SHOAH
31 gennaio '20 - venerdì 31st January / Friday visione post - 9
(da la Repubblica - 5 dicembre '19 - Cultura/L'intervista - di Francesco Manacorda, Roma)
"Ma che risate le bugie sulla Shoah"
La mattina dell'appuntamento con Alberto Caviglia, una normale mattina italiana, sui giornali ci
sono le foto di "Miss Hitler" con la sua svasticona tatuata sulla schiena, le dichiarazioni di un'al-
tra autoproclamata meonazista secondo la quale ad Auschwitz "c'erano piscina, teatro, cinema",
la storia di un consigliere comunale di Schio, che non vuole le pietre d'inciampo perchè "rischia-
no di alimentare di nuovo odio e divisioni".
Caviglia, per molti anni assistente alla regia di Ferzan Ozpetek e poi regista di Pecore in erba,
un "mockumentary" sull'antisemitismo, esce adesso con Olocaustico, il suo primo romanzo.
La storia è quella di David Piperno, giovane ebreo romano archetipico fin dal nome. E' in Israele,
dove sogna di girare il suo grande film di fantascienza, ma intanto si arrangia facendo videointer-
viste ai sopravvissuti della Shoah per lo Yad Vashem, il museo della memoria che è pietra fondan-
te dell'identità nazionale. Quando anche l'ultimo sopravvissuto muore il suo incarico è finito. Ma
David ha un asso nella manica: inventarsi un sopravvissuto e intervistarlo. Incredibile successo
dell'inganno e poi invece scoperta, scandalo e conseguente negazione planetaria della Shoah Il
finale di redenzione (o quasi) prevede che la verità storica torni ad affermarsi anche grazie ad al-
leati improbabili come un preistorico lucertolone e tramite l'ubriacatura globale per le "fake news".
Intervista (F. Manacorda)
- O gli dei del marketing hanno deciso di darle una mano, oppure lei è stato davvero poco fantasio-
so. Oggi il suo romanzo dell'assurdo rischia di diventare narrazione della realtà...
"Ho cominciato a scriverlo due anni fa proprio sull'onda di alcuni episodi come quelli che oggi
sono sempre più frequenti; in particolare la legge approvata in Polonia che proibiva di parlare di
responsabilità polacca nella Shoah perchè sosteneva che tutte le responsabilità per i campi di ster- minio erano tedesche. Una cosa incredibile. Ma ormai con il mio editore, Shulim Vogelmann di
Giuntina, abbiamo una chat apposita in cui ci scambiamo solo articoli su queste notizie".
- Il suo approccio alla Shoa è - diciamo - non ortodosso. Ma si può fare ironia su questo tema
quando per l'appunto la realtà supera l'immaginazione ed Ezio Greggio rischia di passare da
Striscia la Notizia al Giardino dei Giusti?
"Il mio libro non fa umorismo fine a se stesso sulla Shoah, ma semmai guarda in modo umoristi-
co a come è trattata la Shoah".
- E come è trattata?
"Partiamo da una premessa. Io appartengo all'ultima generazione che ha ascoltato i racconti dei
testimoni reali, le vittime della Shoah. Lo considero un grande privilegio che ai miei figli, se ne
avrò, non sarà dato. Così cerco di accorciare la distanza che separa i più giovani da quanto è ac-
caduto. Oggi infatti i ragazzi vanno ad Auschwitz e si fanno i selfie. Ecco, non vorrei che Aus-
schwitz fosse vissuto come un Jurassic Park, una storia di dinosauri passata e non legata all'Eu-
ropa di oggi; ma vorrei che anche i più giovani sentissero quanto è accaduto come cosa viva e
presente, come un rischio oggettivo di fronte alle tante manifestazioni che vediamo oggi e che
mi spaventano".
- Non pensa che l'identità ebraica - con la necessaria genericità che questo termine porta in sè -
rischi di cristallizzarsi sulla Shoah e di identificarsi esclusivamente con questo enorme trauma?
"Prima del libro ho fatto un film sull'antisemitismo che non parlava di Shoah. E' stato difficile
farlo, ma non volevo che le due cose si sovrapponessero. E allo stesso modo penso che ebraismo
e Shoah non si debbano sovrapporre. Ma vedo anche che oggi c'è sempre più insofferenza per co-
me è raccontata la Shoah. Non ci si può rassegnare a non raccontarla perchè le persone sono in-
sofferenti a questa narrazione. Ma bisogna assolutamente uscire dalla retorica con cui oggi viene
raccontata la Shoah, trovare nuovi modi per narrarla. Dobbiamo far capire che è una storia che
non è lontana da noi ma abbiamo anche la responsabilità di custodirla e tramandarla. E' quello
che accade al mio protagonista e provo a fare anche nel mio libro".
- "Olocaustico" è un titolo forte, anche perchè, al di là del gioco di parole, ricorre talvolta nei
siti negazionisti, con un chiaro intento dispregiativo.
"E' un titolo provocatorio. Ma questo è un libro per negare i negazionismi e prova a farlo entran-
do nello stesso terreno di gioco dei negazionisti - quello delle realtà negate e delle storie incredi-
bili fatte passare per verità - per far vedere la natura criminale dei loro atti. Per questo esaspero
nel libro quello che vorrebbero fare, ossia cancellare la Shoah".
- Nel libro proprio le "fake news" sconfiggono i negazionisti sul loro terreno e ristabiliscono
l'esistenza - sebbene riveduta e corretta - della Shoah. E' una soluzione?
"Ovviamente non ho soluzioni e non penso che quel che accade nel libro debba accadere nella
realtà. ma sono tutt'altro che ottimista: penso che siamo in un momento di caos che è destinato
a peggiorare perchè stanno aumentando gli strumenti con cui si possono proporre dubbi e ne-
gazioni di fatti storicamente avvenuti. Stiamo perdendo la guerra tra "fake news" e realtà sto-
rica. E se crollasse la memoria della Shoah si porterebbe dietro anche tutte le altre certezze su
cui basiamo la nostra civiltà".
- Il senso di colpa è ingrediente essenziale dell'identità ebraica. Si sente anche un pò in colpa
per aver scritto "Olocaustico"? Teme reazioni, magari dalla stessa comunità ebraica?
"Ho qualche preoccupazione, ma quando penso alla storia che ho scritto e a come possa esse-
re interpretata - perche' alla fine i rischi nascono da quello - non c'è nulla che mi porti al rimor-
so. Credo in questa operazione e a quella che per me è un'assunzione di responsabilità, nono-
stante io navighi nel senso di colpa in qualsiasi altro campo".
Lucianone
(da la Repubblica - 5 dicembre '19 - Cultura/L'intervista - di Francesco Manacorda, Roma)
"Ma che risate le bugie sulla Shoah"
La mattina dell'appuntamento con Alberto Caviglia, una normale mattina italiana, sui giornali ci
sono le foto di "Miss Hitler" con la sua svasticona tatuata sulla schiena, le dichiarazioni di un'al-
tra autoproclamata meonazista secondo la quale ad Auschwitz "c'erano piscina, teatro, cinema",
la storia di un consigliere comunale di Schio, che non vuole le pietre d'inciampo perchè "rischia-
no di alimentare di nuovo odio e divisioni".
Caviglia, per molti anni assistente alla regia di Ferzan Ozpetek e poi regista di Pecore in erba,
un "mockumentary" sull'antisemitismo, esce adesso con Olocaustico, il suo primo romanzo.
La storia è quella di David Piperno, giovane ebreo romano archetipico fin dal nome. E' in Israele,
dove sogna di girare il suo grande film di fantascienza, ma intanto si arrangia facendo videointer-
viste ai sopravvissuti della Shoah per lo Yad Vashem, il museo della memoria che è pietra fondan-
te dell'identità nazionale. Quando anche l'ultimo sopravvissuto muore il suo incarico è finito. Ma
David ha un asso nella manica: inventarsi un sopravvissuto e intervistarlo. Incredibile successo
dell'inganno e poi invece scoperta, scandalo e conseguente negazione planetaria della Shoah Il
finale di redenzione (o quasi) prevede che la verità storica torni ad affermarsi anche grazie ad al-
leati improbabili come un preistorico lucertolone e tramite l'ubriacatura globale per le "fake news".
Intervista (F. Manacorda)
- O gli dei del marketing hanno deciso di darle una mano, oppure lei è stato davvero poco fantasio-
so. Oggi il suo romanzo dell'assurdo rischia di diventare narrazione della realtà...
"Ho cominciato a scriverlo due anni fa proprio sull'onda di alcuni episodi come quelli che oggi
sono sempre più frequenti; in particolare la legge approvata in Polonia che proibiva di parlare di
responsabilità polacca nella Shoah perchè sosteneva che tutte le responsabilità per i campi di ster- minio erano tedesche. Una cosa incredibile. Ma ormai con il mio editore, Shulim Vogelmann di
Giuntina, abbiamo una chat apposita in cui ci scambiamo solo articoli su queste notizie".
- Il suo approccio alla Shoa è - diciamo - non ortodosso. Ma si può fare ironia su questo tema
quando per l'appunto la realtà supera l'immaginazione ed Ezio Greggio rischia di passare da
Striscia la Notizia al Giardino dei Giusti?
"Il mio libro non fa umorismo fine a se stesso sulla Shoah, ma semmai guarda in modo umoristi-
co a come è trattata la Shoah".
- E come è trattata?
"Partiamo da una premessa. Io appartengo all'ultima generazione che ha ascoltato i racconti dei
testimoni reali, le vittime della Shoah. Lo considero un grande privilegio che ai miei figli, se ne
avrò, non sarà dato. Così cerco di accorciare la distanza che separa i più giovani da quanto è ac-
caduto. Oggi infatti i ragazzi vanno ad Auschwitz e si fanno i selfie. Ecco, non vorrei che Aus-
schwitz fosse vissuto come un Jurassic Park, una storia di dinosauri passata e non legata all'Eu-
ropa di oggi; ma vorrei che anche i più giovani sentissero quanto è accaduto come cosa viva e
presente, come un rischio oggettivo di fronte alle tante manifestazioni che vediamo oggi e che
mi spaventano".
- Non pensa che l'identità ebraica - con la necessaria genericità che questo termine porta in sè -
rischi di cristallizzarsi sulla Shoah e di identificarsi esclusivamente con questo enorme trauma?
"Prima del libro ho fatto un film sull'antisemitismo che non parlava di Shoah. E' stato difficile
farlo, ma non volevo che le due cose si sovrapponessero. E allo stesso modo penso che ebraismo
e Shoah non si debbano sovrapporre. Ma vedo anche che oggi c'è sempre più insofferenza per co-
me è raccontata la Shoah. Non ci si può rassegnare a non raccontarla perchè le persone sono in-
sofferenti a questa narrazione. Ma bisogna assolutamente uscire dalla retorica con cui oggi viene
raccontata la Shoah, trovare nuovi modi per narrarla. Dobbiamo far capire che è una storia che
non è lontana da noi ma abbiamo anche la responsabilità di custodirla e tramandarla. E' quello
che accade al mio protagonista e provo a fare anche nel mio libro".
- "Olocaustico" è un titolo forte, anche perchè, al di là del gioco di parole, ricorre talvolta nei
siti negazionisti, con un chiaro intento dispregiativo.
"E' un titolo provocatorio. Ma questo è un libro per negare i negazionismi e prova a farlo entran-
do nello stesso terreno di gioco dei negazionisti - quello delle realtà negate e delle storie incredi-
bili fatte passare per verità - per far vedere la natura criminale dei loro atti. Per questo esaspero
nel libro quello che vorrebbero fare, ossia cancellare la Shoah".
- Nel libro proprio le "fake news" sconfiggono i negazionisti sul loro terreno e ristabiliscono
l'esistenza - sebbene riveduta e corretta - della Shoah. E' una soluzione?
"Ovviamente non ho soluzioni e non penso che quel che accade nel libro debba accadere nella
realtà. ma sono tutt'altro che ottimista: penso che siamo in un momento di caos che è destinato
a peggiorare perchè stanno aumentando gli strumenti con cui si possono proporre dubbi e ne-
gazioni di fatti storicamente avvenuti. Stiamo perdendo la guerra tra "fake news" e realtà sto-
rica. E se crollasse la memoria della Shoah si porterebbe dietro anche tutte le altre certezze su
cui basiamo la nostra civiltà".
- Il senso di colpa è ingrediente essenziale dell'identità ebraica. Si sente anche un pò in colpa
per aver scritto "Olocaustico"? Teme reazioni, magari dalla stessa comunità ebraica?
"Ho qualche preoccupazione, ma quando penso alla storia che ho scritto e a come possa esse-
re interpretata - perche' alla fine i rischi nascono da quello - non c'è nulla che mi porti al rimor-
so. Credo in questa operazione e a quella che per me è un'assunzione di responsabilità, nono-
stante io navighi nel senso di colpa in qualsiasi altro campo".
Lucianone
Iscriviti a:
Post (Atom)