venerdì 26 aprile 2013

Cultura - Il libro / Roberto Saviano e il suo "Zero zero zero"

26 aprile '13 - venerdì               26th April / Friday                      visioni post - 7

Sette anni dopo Gomorra esce Zero Zero Zero,
un libro-inchiesta sulla droga che fa girare il mondo

(da la Repubblica - 2 aprile 2013 )
Saviano racconta i segreti dell'impero di polvere bianca
(e altre cose interessanti)

Roberto Saviano
Prendi un elastico e comincia a tenderlo. All'inizio non c'è quasi
resistenza. Lo allunghi senza difficoltà. Sino a quando raggiunge
la massima tensione oltre la quale l'elstico si spezza. L'economia
di oggi funziona come il tuo elastico. Quell'elastico è il comporta-
mento secondo le regole di concorrenza leale e secondo la legge.
In principio tutto era facile, le risorse disponibili, il mercato pron-
to a essere invaso da ogni nuova merce  capace  di renderti la vita
più bella e più comoda. Quando compravi, sentivi di aver fatto un
salto verso un futuro migliore. Se producevi, ti percepivi nella stes-
sa dimensione. Radio. Automobili. Frigoriferi. Lavatrici. Aspira-
polvere. Scarpe eleganti e scarpe sportive. Rasoi elettrici. Pelleicce.
Televisori. Viaggi organizzati. Abiti firmati. Computer portatili.
Cellulari. Non dovevi  tirare più di tanto  l'elastico delle regole.
Oggi siamo vicini al punto di rottura. Ogni nicchia è stata con-
quistata, ogni bisogno soddisfatto. Le mani che tendono l'elasti-
co si spingono  sempre più in là, rifuggono la saturazione allar-
gandolo ancora di un millimetro nella speranza che quello sforzo
non sia davvero l'ultimo.
Al limite ti attrezzi per delocalizzare all'Est o provi  a lavorare in
nero ed evadere le tasse. Cerchi di tirare l'elastico il più possibile.
E' la dura vita dell'im prenditore.   Di Mark Zuckerberg ne nasce
uno al secolo. Pochissimi possono generare ricchezza soltanto da
un'idea e, per quanto vincente, quell'idea non genera un indotto
solido. Gli altri sono costretti a una guerra di posizione per piaz-
zare beni e servizi che magari durano il tempo di un battito d'ali.
Tutti i beni sono costretti a sottostare alla regola dell'elastico.
Tutti tranne uno. La cocaina.
Non esiste mercato al mondo che renda più di quello della cocaina.
Non esiste investimento finanziario al mondo che frutti come inve-
stire in cocaina. Nemmeno i rialzi azionari da record sono parago-
nabili agli "interessi" che da la coca. Nel 2012, anno di uscita del-
l' iPhone 5 e del mini iPad, la Apple è diventata la società più capi-
talizzata che si sia mai vista su un listino azionario. Le azioni Apple
hanno subito  un rialzo in Borsa del 67 per cento  in un solo anno.
Un rialzo notevole per i numeri della finanza.  Se avessi investito
mille euro in azioni Apple all'inizio del 2012, ora ne avresti mille-
seicentosettanta. Non male. Ma se avessi investito mille euro in coca
all'inizio del 2012, ora ne avresti centottantaduemila (182mila!): 100
volte di più che investendo nel titolo azionario record dell'anno.
La cocaina è un bene rifugio. La cocaina è un bene anticiclico. La
cocaina è il vero bene che non teme nè la scarsità di risorse nè l'in-
flazione dei mercati. Ci sono moltissimi angoli del mondo che vivo-
no senza ospedali, senza web, senza acqua corrente. Ma non senza
coca. Dice l'Onu che nel 2009 se ne sono consumate ventuno ton-
nellate in Africa, quattordici in Asia, due in Oceania. Più di 101
in tutta l'America Latina e Caraibi.
CONTINUA...to be continued...

Appuntamenti / Arte - A Milano, Torino e Roma

26 aprile '13 - venerdì          26th April / Friday                       visioni post - 8

A Milano
La Mostra -
L'utilizzo del corpo nell'arte contemporanea:
fotografie, collage e video al Museo Pecci
Corpi in azione Corpi in visione / Museo Pecci
Ripa di Porta Ticinese, 113
martedì- sabato, ore 15 - 19
fino al 15 giugno - ingresso libero
La Mostra -
Le opere di Andy Warhol
le popolari serigrafie del divo pop, dalle scatole di zuppa
Campbell ai ritratti di freud e Zio Sam
Museo del Novecento
Via Marconi, 1  -  fino all'8 settembre
lunedì, 14.30 - 19.30
martedì - domenica, 9.30 - 19.30
giovedì e sabato fino 22.30
info 0288444061
A Roma
Empire State - Arte a New York oggi
Roma - Palazzo delle Esposizioni
fino al 21 luglio 2013
Da Koons a Schnabel lo Stato dell'Impero
Al Palaexpò di Roma 25 artisti per raccontare
la creatività nella New York del disincanto

Lucianone

La Storia (recente) - America: l'attacco a Boston / racconto e video

26 aprile '13 - venerdì             26th April / Friday                    visioni post - 9

(da la Repubblica - 20 aprile 2013  -  di Alexander Stille)
Il racconto
In trappola in una città surreale
simbolo dei fantasmi d'America
Boston
Eccomi bloccato per caso a Boston, proprio il giorno in cui la città è stata chiusa:
per le strade è in corso la caccia all'uomo, ai terroristi accusati d'avere esploso le
bombe alla maratona. E' un'esperienza surreale. "mi raccomando, resti al sicuro!",
mi dice il rappresentante di una ditta di auto a noleggio. L'ho contattato al telefo-
no nel disperato tentativo di trovare un modo per tornare a New York. Mi parla co-
me se su di me incombesse un pericolo imminente. 
Sono in una casa confortevole a Cambridge, parte dell'area metropolitana di Boston
vicina a Watertown, dove si concentra  la ricerca per il secondo dei due fratelli rite-
nuti responsabili della recente strage. Eppure, è una bellissima giornata di primave-
ra, la tranquillità sembra assoluta: non c'è un'anima per la strada. (Un ragazzo nel-
la casa accanto tenta di lanciare - senza risultato - un aquilone dal giardinetto recin-
tato, infatti nemmeno lui può uscire). Siamo a circa dieci chilometri dal luogo dove
si troverebbe il ragazzo diciannovenne che la polizia ha braccato a Watertown. Per-
ciò la raccomandazione del noleggiatore d'auto - a 30 chilometri di distanza - suona
come una precauzione risibile. Dobbiamo soltanto  schivare la noia, aspettando che
le autorità ci permettano di circolare, per poter partire.
E' sempre stato così nei due giorni della mia imprevista avventura a Boston: un misto
di dramma e di normalità in un'America che fatica a trovare la risposta giusta al ter-
rorismo.      Sono partito da New York giovedì (quattro giorni dopo l'esplosione delle
bombe che hanno fatto tre morti) per un impegno  tra i più innocenti  immaginabili:
una conferensa al Circolo italiano di Boston, un'associazione di amanti della cultu-
ra italiana. Già la stazione ferroviaria di New York era zeppa di militari e poliziotti
con cani addestrati a fiutare gli esplosivi. "Se vedete qualcosa informateci".
Appena arrivato  alla stazione di Boston  sento  la stessa voce meccanica, che ripete:
"Se vedete qualcosa, informateci". ho sfiorato tutti i luoghi centrali di questo dram-
ma: sceso dal treno a pochi passi dal luogo della strage, ho preso la metropolitana a
Kendall Square, a Cambridge,  dove i due presunti terroristi hanno tentato una rapi-
na un puio di ore dopo; ho tenuto un discorso  accanto a Memorial Drive, dove han-
no ucciso un poliziotto. E Watertown - dove s'è svolto lo scontro a fuoco, e dove ora
la polizia cerca il più giovane dei due fratelli - è la zona dove abitano  i miei suoce-
ri: il posto dove sto normalmente a Boston, tranne stavolta perchè i suoceri non ci
sono.

Insomma, ho anticipato i terroristi in quasi tutte le loro tappe più importanti senza
esserne consapevole. L'altro ieri mi sono coricato ignaro dei tragici eventi del gior-
no, e quando gli amici di New York mi hanno telefonato per chiedermi se io stessi
bene, non sapevo di che parlassero.
Stavo preparandomi a partire con un treno, presto la mattina - devo incontrare de-
gli studenti New York e prendere mio figlio a scuola  alle tre e mezzo del pomerig-
gio -ma fra le sette e le nove si è bloccato gradualmente tutto: la metro, i treni, gli
autobus, i taxi, gli aerei.  Si capisce la volontà di chiudere le strade nel quartiere
dove abitano i fratelli Tsarnaev, e dove forse potrebbe esserci ancora qualche bom-
ba. Si capisce che è necessario fermare tutto a Watertown, dove pare si sia rifugia-
to  il  giovane Dzhokhar Tsarnaev, questo per evitare  morti  innocenti  e  lasciare 
libere di lavorare le forze dell'ordine.    Però, io mi chiedo: era proprio necessario
l'intera area metropolitana di Boston, tappando circa 4 milioni di persone in casa?
Gli Stati Uniti hanno poca dimestichezza con il terrorismo e lo dimostrano.  Si va
dalla A alla Zeta con una velocità impressionante. I politici - terrorizzati soprattutto
dell'accusa di non aver fatto abbastanza - adottano sempre le misure più drastiche.
lo spiegamento di forze qui a Boston sarebbe appropriato per affrontare un intero
esercito di uomini di Al Qaeda, mentre mi sembra piuttosto evidente (già dal tipo
di bomba casalinga usata usta alla maratona) che questi sono due ragazzi isolati, 
terroristi improvvisati e autodidatti. Pericolosi sì ma non capaci di mettere in gi-
nocchio una grande città.
Qui a Boston amano ripetere "non ci faremo intimidire!". Però, è già fatto. 
Muoiono  oltre 30 mila americani  ogni anno (circa 11 mila omicii, più 19
mila suicidi),eppure non riusciamo ad autorizzare i più elementari controlli
sulle armi. Ma ora che muioni 3 persone per una bomba, succede il finimon-
do!  Forse dobbiamo mettere le cose nella giusta prospettiva  -  e questo vale
per entrambe le questioni.

Lucianone