lunedì 12 dicembre 2011

Stampa - Giornali di ieri e di oggi con approfondimento

 Ieri / yesterday  11 dicembre 2011 - domenica / Sunday               visioni post - 15
da  "la Repubblica" 

            t i t o l i    in    1^ pagina
Governo e partiti al lavoro sulle modifiche alla manovra.
La stangata sugli estimi risparmia Chiesa e banche.
Stipendi ai parlamentari, niente tagli
Monti oggi vede Cgil, Cisl e Uil  - La Camusso apre sullo
sciopero di domani.

L' ANALISI  -  di Gad Lerner
"Se il sindacato torna a fare il suo mestiere"
Eugenio Scalfari: I due Mario l'Europa l'hanno salvata

A Mosca 100 mila in piazza contro i brogli
     Bruciate le bandiere del partito del presidente
Interventi di  Lucio Caracciolo:  "ALLARME RUSSO"
              e di  Viktor Erofeev:  "FUORI DAL PANTANO"

Raid razzista a Torino: campo nomadi incendiato  
Una 16enne aveva accusato di stupro due nomadi. Poi la smentita
Il CASO:  l'odio e la paura del Profondo Nord  (di Chiara Saraceno)

Lucianone
mi sembrano interessanti gli spunti che vengono proposti negli articoli
di Gad Lerner e di Lucio Caracciolo.    Li ho scelti dunque per primi e 
per esteso.  -  Sono da esaminare come approfondimento sugli aspetti 
e sulle condizioni attuali della società italiana e di quella russa.

L' ANALISI  (di Gad Lerner)
L'unità sindacale controvoglia domani condurrà Camusso-Bonanni-
Angeletti a protestare insieme di fronte a Montecitorio. Proprio loro,
i segretari rivali che da anni scommettono gli uni sulla disgrazia degli
altri.  -  Questa protesta segnala una ripresa dell'opposizione sociale
in cui neppure i diretti interessati credevano più.  -  Tanto è vero che
lunedì scorso , subito dopo il varo della manovra Monti, era scattata
la rincorsa a distinguersi  fra sigle concorrenti. 
La Cisl e la Uil, più leste, avevano proclamato in tandem uno sciopero 
generale di 2 ore per il 12 dicembre. La Cgil, irritata dallo scavalcamento,
raddoppiava proclamando un'astensione dal lavoro di 4 ore nello stesso
giorno. Naturalmente con manifestazioni separate, e la solita sfida a
contarsi  -  I pronostici degli esperti in disunione sindacale, materia
noiosissima eppure sintomatica del ginepraio in cui è degenerata la
rappresentanza degli interessi sociali in Italia, davano per impossibile
la ricucitura, neanche di fronte alla più massiccia penalizzazione del
mondo del lavoro decretata da molti anni a questa parte.
 Invece, mercoledì 7 dicembre, grazie a un'estrema mediazione della 
Uil, i riottosi segretari confederali si sono seduti allo stesso tavolo e
ci hanno messo pochissimo a constatare   come quel ritrovarsi fosse 
una scelta obbligata .      LA RICHIESTA che saliva dal basso - dare
tutela e rappresentanza ai tartassati, nonchè denunciare l'eccesso di
indulgenza governativa a favore dei ricchi - si è tradotta nelle tre ore
di sciopero  generale  programmate domani, ma soprattutto  in un
documento firmato da Cgil-Cisl-Uil    con poche, nette proposte di
modifica della manovra recapitate al governo e al Parlamento.
 Mario Monti dimostra di prendere molto sul serio questa necessitata
unità sindacale a denti stretti, motivata dal dovere di contrapporsi al
suo governo.  -
Il confronto domenicale proposto da Monti ai segretari confederali 
nell'immediata vigilia dello sciopero, è molto più di un atto di cortesia
che lo distingue dall'insensibilità del governo precedente. 
Il primo ministro sa bene che l'annuciato mini-emendamento per adeguare
al costo della vita le pensioni fino a 1200 euro, e per alleggerire la tassa 
sulla casa dei redditi deboli, ben difficilmente basterà  alle confederazioni
per decidere una revoca dell'astensione dal lavoro.   Monti ha messo nel
conto il conflitto sociale provocato dal suo piano anticrisi e, poichè non lo
sottovaluta, cerca    di approntare canali di dialogo   con le organizzazioni 
più rappresentative di un malcontento troppo vasto per essere ignorato.
In altre parole, il governo che di fatto ha commissariato la politica riconosce
l'accresciuto ruolo di una nuova potenziale opposizione.
E' su questo delicato crinale della sofferenza sociale che il PD vive il suo
disagio esistenziale. Perchè anch'esso è partecipe di una politica sfiduciata 
dall'opinione pubblica e ne patisce l'irrilevanza di cui il governo tecnico è
la più plateale manifestazione.
Mentre il Parlamento si appresta a ratificare con disciplina il piano anticrisi
dei tecnocrati, tocca ai sindacati interpretare un ruolo pubblico insostituibile
al quale forse si erano disabituati.  Nessuno può pensare che un'opposizione
seria, condotta nel nome dell'equità sociale e territoriale, della lotta all'eva=
sione fiscale e del riequilibrio nella distribuzione della ricchezza, resti in Italia 
appannaggio della lega e dell'Idv di Di Pietro.
Se oggi, nella bufera dell'eurozona, prevale ancora la fiducia in un governo
senza politici, ben presto   emergeranno   il malcontento e la diffidenza  nei 
confronti di un'èlite privilegiata le cui ricette paiono insufficienti a frenare
la depressione economica, l'impoverimento generalizzato.
Di fronte all'incalzare della crisi, comincia a serpeggiare il dubbio: e se la
manovra non servisse a niente? Se i sacrifici che accentuano le disuguaglianze
si rivelassero per giunta inutili?
Si potrà dubitare della credibilità   di certi sindacalisti    che fino a ieri
confidavano  sul loro rapporto privilegiato con il governo Berlusconi e 
pur di avvantaggiarsene, sollecitavano l'esclusione della Cgil dai tavoli
delle trattative. 
Ma talvolta i cataclismi economici giocano di questi scherzi;    non sarebbe 
certo la prima volta che un leader sindacale moderato viene costretto dalle 
circostanze a dover rivestire tutt'altra parte in commedia... Il cambiamento 
di fase sospinge nella direzione di questa unità sindacale controvoglia, come
dimostra anche la convocazione di uno sciopero generale "vero", di ben 8
ore, il prossimo lunedì 19 dicembre, nel settore del pubblico impiego. E di
nuovo a firma di Cgil-Cisl-Uil...
 Non è pensabile che alla fiducia assicurata    la settimana prossima  dal
Parlamento al governo Monti, corrisponda un'analoga fiducia del mondo 
del lavoro. 
Dipenderà, certo, ancora una volta, dalla superpotenza opaca dei mercati, 
i quali detengono la forza di far apparire patetici  gli sforzi di risanamento 
dei professori. Se davvero i sacrifici richiesti si manifestassero inutili, chi
tutelerà la povera gente?     Volenti o nolenti, ai sindacati toccherà fare il 
loro mestiere.     Magari riuniti a protestare, guardandosi in cagnesco,  di
fronte a Montecitorio. Mentre  lì dentro i deputati votano a testa bassa.

                                     ___________________________________


"Allarme russo"  (di Lucio Caracciolo)

I russi non hanno paura dell'influenza. L'appello dell'ispettore medico
capo Gennady Grigorievich Onishcenko li invitava a disertare le piazze
perchè a causa del "tempo gelido" gli assembramenti  di "vasti gruppi
di persone" avrebbero diffuso il morbo di stagione.
Eppure in decine di migliaia hanno protestato ieri contro le frodi elettorali 
di Putin. Da Kaliningrad a Vladivostok, passando per San Pietroburgo e
soprattutto Mosca, i manifestanti hanno sfidato raccomandazioni mediche 
e moniti governativi.    -   LE CIFRE come al solito ballano, ma almeno nella
capitale si è trattato della più grande manifestazione dell'ultimo vemtennio.
Non è ancora "primavera russa". Ma la legittimità del sistema putiniano è 
per la prima volta apertamente contestata da una quota influente  del 
pubblico.  Soprattutto nelle componenti giovani e urbane, decisive nei 
grandi momenti della storia russa.       Comunisti, nazionalisti e finora 
sparuti liberali   mettono nel mirino  Russia Unita, il partito di Putin e
e Medvedev. Pretendono nuove elezioni, stavolta vere.
Alcuni esperti calcolano che la manipolazione abbia regalato  ai putiniani
il 15-20% in più  dei voti, altri si  in realtàfermano a un più realistico  10%.
Rispetto al 49,3% ufficiale , Russia Unita  avrebbe in realtà mantenuto
il rango di primo partito, ma non disporrebbe più della maggioranza alla
Duma. Una triuffa troppo smaccata anche per gli standard russi
Almeno di questi tempi, quando la crisi economica mondiale è assurta
a crisi globale di credibilità della politica. A partire dai governi e dai
partiti che li sostengono.

A tre mesi dalle elezioni presidenziali che nelle previsioni generali
riporteranno Putin al Cremlino - e forse Medvedev a vita privata - l'al=
larme è scattato nei palazzi del potere russo.  Lo stesso premier aveva
personalmente accusato    il segretario di Stato Usa Hillary Clinton   di
eccitare le proteste e di supportare gruppi di opposiaione: "Non voglia=
mo che la situazione in Russia     si sviluppi come a suo tempo accadde
Kirghizistan o in Ucraina". Tradotto: "Cari americani, fatevi gli affari
vostri. In ogni caso, stroncheremo sul nascere ogni rivoluzione colorata!".
In attesa       della prossima ondata di protesta, in calendario        per il 
24 dicembre, azzardiamo 2 provvisorie deduzioni:
la prima riguarda la stabilità del sistema politico russo,
la seconda le conseguenze geopolitiche della contestazione.
Quanto alla prima, Putin resta certo il leader più amato dal suo popolo.
Anche perchè gli aspiranti alla successione sono impresentabili...  Ma
il carisma dello zar si sta logorando.    La decisione di ricandidarsi alla
presidenza ha turbato      non solo i pochi liberali russi, ma una fetta di
opinione pubblica moderata, governativa per istinto e vocazione.
Il pesante "ritocco" dei risultati elettorali, in omaggio al principio per
cui importante non è come si vota, ma come si contano i voti, ha fatto
scattare la scintilla.         Evidentemente Putin aveva sottovalutato la
sensibilità dei molti suoi concittadini. Compresi alcuni di coloro che lo
rivoteranno presidente, in assenza di alternative credibili.
Finora il sistema partitico russo era modellato sulle "democrazie 
popolari" dell'Est ai tempi della guerra fredda.     Cioè un partito 
centrale - non più i comunisti, ma Russia Unita - e poi vari partiti
satelliti, deputati a fingersi di opposizione. A cominciare dai vetero-
comunisti di Zyuganov e dai nazionalisti di Zhirinovsky. Ai margini,
a recitare più o meno gratuitamente il ruolo degli irriducibili, sparuti
oppositori filo-occidentali, i quali erano ieri in piazza con comunisti e
nazionalisti.           


Oggi / Today  12 dicembre 2011 - lunedì / Monday
da  "la Repubblica" 

             titoli in  1^ pagina
Sciopero confermato: due ore di vertice notturno non riavvicinano le parti
su Ici-Imu e pensioni     -    Fini e Schifani: "Subito i tagli agli stipendi dei
                                                                         parlamentari"
          Monti-sindacati, è rottura
Palazzo Chigi: manovra, saldi intoccabili  - Camusso: governo sordo sull'equità

La democrazia senza i partiti   Il bisogno di giustizia sociale
di Gustavo Zagrebelsky            di Massimo Giannini

Il ministro Cancellieri: no alla legge fai da te
Torino e il raid antirom. La ragazza: scusatemi

L'analisi
Tra logica del pogrom e mito della verginità
di Michele Murgia
                                     Osservatorio Demos-Coop
                                     L'Italia sfiducia i Tg Rai-Set e cerca libertà su Internet 
                                     Mappe - L'informazione a reti unificate (Ivo Diamanti)
Il racconto
Così nella mia Russia         Le donne riconquistano la piazza             -  Mappe  -                 
è nata la società civile        "Solo con noi si esce dalla crisi"          L'informazione         
di Nicolai Lilin                     Benedetta Tobagi                                  a reti unificate
                                                                                                            Ilvo Diamanti


Lucianone