22 novembre '20 - domenica 22nd November / Sunday visione post - 4
(da 'La Stampa' - 9 novembre '20 - Massimo Recalcati)
L' EGO FERITO DEL NARCISO
... anche all'indomani dei risultati elettorali la scena è ancora quella di una difesa all'ultimo sangue
... anche all'indomani dei risultati elettorali la scena è ancora quella di una difesa all'ultimo sangue
della propria immagine violata da una frode spregevole. Egli si rifiuta di prendere atto della sua sconfitta elettorale e del suo prossimo e inevitabile trasloco. Questa strnua resistenza è sintomati-
ca di un atteggiamento di fondo dell'uomo del suo modo di interpretare la propria azione politica.
la postura fondamentale di ogni leadership democratica si struttura sulla differenza irriducibile
tra proprietà e responsabilità: la massima responsabilità - quale, per esempio, quella implicata dal-
l'essere il presidente degli stati Uniti d'America - non coincide affatto con il diritto di proprietà.
Anzi, esattamente il contrario: nelle istituzioni democratiche proprio perchè si è massimamente
responsabili non si è proprietari di ciò che si governa. Diversamente, òla confusione tra responsa-
bilità e proprietà definisce il degrado in cui scade ogni leadership autoritaria.
Donald Trump ne è un esempio eloquente; egli ha confuso sistematicamente e totalmente questi
due registri. Il suo insediamento alla Casa Bianca non è stato mai vissuto nel segno di una assun-
zione di una responsabilità di fronte al proprio Paese, ma in quello di una appropriazione delle
leve del suo comando. E' la caratteristica di ogni versione auoritaria e antidemocratica del pote-
re. Con la conseguente denigrazione delle istituzioni e dei loro dispositivi vissuti solamente co-
me ostacoli all'esercizio del suo diritto esclusivo di proprietà. Confondere la responsabilità con
la proprietà comporta il rigetto dell'alternanza e della possibiltà stessa della sconfitta. Per questa
ragione egli si rifugia ora nella Casa Bianca rifiutandosi di riconoscere non tanto le ragioni del
suo avversario politico, ma della stessa democrazia. Il suo modo di esercitare il potere si è nutri-
to dei suoi fantasmi più privati: patriottismo, nazionalismo, razzismo, sessismo, fallicismo, arro-
ganza, vendicatività. Il suo appello al popolo, motivo decisivo di tutta la sua propaganda politi-
ca, è, in realtà solo un appello a se stesso come suo unico possibile rappresentante in quanto
estraneo al mondo corrotto della pilitica. E' l'essenza dell'antipolitica che nutre ogni populismo:
il popolo tradito dalla politica deve recuperare il proprio potere contro la politica. Basterebbe
rileggersi il suo discorso di insediamento. Ma ora che la politica chiede il conto a una gestione
scriteriata delle relazioni internazionali, della violenza e del razzismo interni al suo Paese, del-
la sanità e dei diritti civili, e, per ultima, della pandemia, egli non può che rifiutarsi di prendere
atto dei suoi errori.
Per riconoscere la sconfitta è, infatti, necessario avere un contatto etico con i propri limiti. Ma
la posizione di Trump, accecata da un fantasma di onnipotenza, esclude a priori questa possibi-
lità. Per questo egli anzichè riconoscere la sconfitta sceglie la posizione della vittima innocente
perseguitata dai poteri forti. Il suo narcisismo non ha solo alterato il rapporto tra la verità e la
menzogna, ma gli impedisce di riconoscere che la maggioranza degli elettori americani ha de-
ciso per il suo avvicendamento in totale libertà. Si tratta di una ferita narcisistica che non può
tollerare poichè contrasta con quell'immagine monumentale di se stesso dalla quale la sua stes-
sa vita dipende. Dopo aver governato nel nome della paura e della vendetta, dell'odio e del po-
pulismo più aggressivo, Donald Trump si avvia probabilmente verso un declino inesorabile,
non solo politico, dove la Legge non gli farà più sconti. L'assenza di un autentico slancio idea-
le verso la passione della politica lo lascerà probabilmente solo di fronte allo specchio infranto
del suo narcisismo.
Lucianone