21 settembre '16 - mercoledì 21st September / Wednesday visione post - 12
(Da "Grazia" - agosto '16 - di Marina Speich)
"Vogliamo offrire a molti bambini, per la prima volta nella loro vita, la possibiltà di
andare con le loro mamme in un parco acquatico. Ricordi così preziosi non hanno
prezzo, peccato che abbia permesso di guadagnare consenso politico a discapito dei
musulmani". Così risponde alle critiche Smile 13, l'associazione culturale femminile
promotrice di un'iniziativa che ha diviso la Francia; una giornata, il 17 settembre,
dedicata a madri e figli in una piscina privata, lo Speed Water Park a Pennes-Mira-
beau, vicino Marsiglia. Le partecipanti non indosseranno il classico costume da ba-
gno, ma il burkini, un tre pezzi che copre dalla testa alle caviglie, lasciando intrave-
dere soltanto il volto. Secondo le musulmane più osservanti, senza questa specie di
muta non si può fare il bagno nel rispetto del Corano.
Appena annunciata, la "giornata in burkini" ha sollevato subito un'aspra polemica.
In prima fila il sindaco della cittadina, Michel Amiel, che considera l'iniziativa "una
provocazione di cui non si ha proprio bisogno nel contesto attuale" e sta cercando di
bloccarla con un'ordinanza comunale. Il motivo? Un evento di questo tipo può craere
problemi di ordine pubblico. Molti politici di destra e sinistra gli danno ragione: temo-
no che questa iniziativa sia per gli integralisti islamici un modo di marcare il territorio.
Il dibattito s'infiamma e le organizzazioni di Smile 13 sostengono di essere vittime di
razzismo, islamofobia e raccontano di aver subito minacce di morte. Sui social molte
donne le difendono: "Non sono musulmana e non ho problemi a mostrarmi in costume,
ma non capisco questa polemica", dice Emilie Croix, insegnante. "Non porto il velo, ma
accettare questa iniziativa significa saper convivere pacificamente", sostiene Cécile Ma-
brouki, assistente sociale. - Ma Zineb El Rhazoui, giornalista franco-marocchina, scam-
pata il 7 gennaio 2015 all'attentato dell'Isis al settimanale Charlie Hebdo, è invece critica.
"La 'giornata in burkini' è molto di più di una provocazione. Fa parte di una strategia a lungo
termine"
, dice a Grazia. "Associazioni come questa, che si definiscono 'sociali' o 'culturali',
in realtà nascondono il progetto di affermare lentamente una società islamista.
Con la scusa
di difendere diritti individuali, in questo caso quello delle mamme che vogliono fare un
bagno in piscina con i propri figli, cercano di guadagnare terreno nella nostra società.
Non si tratta, quindi, di iniziative innocenti. Non solo: esistono regole precise nelle pisci-
ne che vietano il burkini e non vedo perchè queste donne, appellandosi alla religione, possa-
no violarle". La giornalista fa appello al principio di uguaglianza tra uomini e donne:
"Il velo
integrale, anche in piscina è una negazione della libertà femminile". E mette in guardia
chi difende questa iniziativa da possibili attacchi di islamofobia. "Il ragionamento è mal po-
sto: per fobia si intende la paura irrazionale", dice. "Ma con tutto quello che sta accadendo
nel mondo, con l'islamizzazione galoppante che ha portato a efferati atti di terrorismo in
Francia, si può dire di tutto, tranne che si tratti di un timore non giustificato".
Lucianone