31 dicembre '15 - sabato 31st December / Saturday visione post - 11
Sindacati: supplenti in attesa della busta paga da settembre
L'ultima beffa: 30mila senza stipendio e tredicesime da 1 euro.
Il ministero: mancano i soldi, ma da gennaio tutto sarà risolto.
(da la Repubblica - 18/12 /'15 - Corrado Zunino / Roma)
L'ultima umiliazione è la tredicesima da un euro. La stanno ricevendo in queste ore
diversi insegnanti precari, supplenti brevi e annuali ai quali lo Stato non riesce a pa-
gare il dovuto e - per autotutela legale - consegna una busta paga bugiarda: 202,80
euro di competenze, 201,80 euro di trattenute, il totale netto fa un euro e zero cente-
simi. In attesa di conguaglio. Solo a Padova la Cgil ha contato undici tredicesime
beffa e questo è l'avamposto plateale di un problema nazionale ormai fuori control-
lo: il ministero dell'Istruzione non riesce a pagare lo stipendio alla maggior parte
dei supplenti in carica, soprattutto a quelli chiamati per malattie o maternità dei ti-
tolari di cattedra. I precari al verde - alcuni attendono lo stipendio di settembre -
nel paese sono trentamila. Un disastro, alla vigilia delle ferie di Natale.
La prof. Stefania Aceto, emigrata a Padova, racconta "Ho lasciato un paese della
provincia di Cosenza per poter insegnare e adesso il mio affitto lo pagano i miei
genitori". Antonio Amoroso insegna a Piove di Sacco e dice: "Da settembre a oggi
mi hanno pagato nove giorni, non ho neppure i soldi per fare l'abbonamento a Bus-
Italia". Patrizia Buccini, siciliana nel Nord-Est, di tremila euro dovuti ne ha ricevuti
cinquecento. L'ingegner Vito Orazio C. Racconta che la figlia, precaria a Torino da
8 anni, dopo quattro mesi di stipendio zero "è andata in cura per esaurimento nervo-
so". A Biella l'avvocato Giovanni Rinaldi ha depositato il primo decreto ingiuntivo
per una docente che non è più in grado di garantire un pasto a sè e al figlio di 4 anni.
Il sindacato Anief assicura che diversi insegnanti si sono dovuti rivolgere alla Cari-
tas.
Il problema non è nuovo, ma quest'anno è particolarmente ampio e profondo. E' ac-
caduto che, con la Buona scuola lontana dall'approvazione, all'inizio del 2015 il mini-
stero dell'Istruzione abbia chiesto al ministero delle Finanze un plafond per le sup-
plenze di 110 milioni. Mesi dopo, ne sono arrivati poco più di venti. Quindi, per supe-
rare il vecchio problema dei pagamenti fatti direttamente dalle scuole (che nel passa-
to spesso non avevano fondi sufficienti), il Mef ha centralizzato le operazioni di calco-
lo dei giorni lavorativi e l'elaborazione del cedolino. Il risultato ha fortemente peggio-
rato le performance sulla questione. Il nuovo sistema informatico ha paralizzato se-
greterie scolastiche spesso sotto organico e impreparate. Sul sistema sono stati caricati,
per errore, diversi precari incardinati con supplenza annuale e dai primi giorni di otto-
bre gran parte degli stipendi dei sostituti si sono bloccati. A novembre, mese picco per
le sostituzioni temporanee, la situazione è diventata da allarme rosso. A oggi ci sono
casi di versamenti non fatti per ore d'insegnamento del giugno 2014.
La Cgil rivela: "Le segreterie sono oberate da un tourbillon di nuovi contratti, i ritar-
di della Buona scuola hanno appesantito la macchina. A settembre sono stati bloccati
i pagamenti di 80 mila insegnanti per 80 compilazioni irregolari". L'Anief: "Se il 20
dicembre non saranno versati gli arretrati inonderemo i tribunali di ingiunzioni".
Il Mef addossa le colpe al Miur: "Non ha accreditato tempestivamente i fondi liberati
ed esegue controlli elaborati che rallentano le operazioni di emissione". Il ministero
dell'Istruzione contraccambia: "Non ha erogato il promesso". Con un decreto dell'11
dicembre, l'esecutivo ha messo a bilancio 64 milioni extra. Alcuni stipendi di settem-
bre e ottobre - non tutti - sono stati pagati. Ora si lavora per risolvere novembre e di-
cembre: servono nuovi stanziamenti. Al Miur assicurano che a gennaio - non prima -
le buste paga saranno riallineate.
NUMERI
30 mila / Gli incarichi
La stima delle supplenze non pagate da settembre, Gran parte dei precari
è in attesa di almeno due stipendi e della tredicesima
202 euro / Il compenso
La tredicesima maturata a dicembre dai supplenti: 201 euro la somma trattenuta.
Si ottiene così il compenso beffa di un euro
1200 euro / La retribuzione media
Lo stipendio netto di un supplente, in media. Per pagarli tutti servono 800 milioni.
Quest'anno ne sono stati stanziati solo 680 milioni.
Lucianone
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giovedì 31 dicembre 2015
martedì 29 dicembre 2015
Spettacoli /cinema - Il film 'Italian Gangsters': gli eroi negativi degli anni '50 e '60
29 dicembre '15 - martedì 29th December / Tuesday visione post - 4
Renato De Maria, regista di "Italian Gangsters", parla del suo ultimo lavoro che
ricostruisce la storia dei più famosi criminali degli anni '50 e '60, da Lutring a Ca-
vallero.
(da 'la Repubblica' - 18/ 12/ '15 - Simona Spaventa)
Volevano tutto e subito. E se lo prendevano, senza complimenti. Erano i "banditi" che
svaligiavano banche e gioiellerie nella Milano ridotta in macerie dalla guerra e nelle al-
tre città del Nord, schegge impazzite di una gioventù proletaria e ribelle che imbracciò
mitra e corse sparando verso il boom. Ezio Barbieri "il bandito dell'Isola" e Luciano
Lutring "il solista del mitra", Luciano De Maria della rapina di via Osoppo0 e Pietro
Cavallero, Paolo Casaroli "Il Dillinger bolognese" e Horst Fantazzini: nomi entrati nella
leggenda che il regista Renato De Maria racconta in Italians Gangsters, docufilm in ante-
prima da domani, 19 dicembre, fino al 6 gennaio '16 all'Oberdan di Milano. Prodotto da
istituto Luce e Minerva Pictures e in concorso a Venezia nella sezione "Orizzonti", il film
è uno spaccato della storia d'Italia dal dopoguerra apagine lla ricostruzione attraverso i gangster che imperversavano sulle prime pagine dei quotidiani negli anni '50 e '60.
"Erano gli eroi in negativo di un paese in crescita che aveva voglia di lasciarsi la fame alle
spalle - sottolinea De Maria, autore di Paz! e del recente La vita oscena, in cui dirigeva la
moglie Isabella Ferrari -. Da sempre ho una passione per il genere crime, e ho voluto rac-
contarli come metafora di quell'Italia. Ragazzi usciti dalla guerra con le armi in mano,
(alcuni erano stati partigiani), che volevano fare la bella vita. E scelsero la scorciatoia del
crimine".
Coraggiosi, sfrontati, un pò incoscienti, "sicuramente borderline, non ho voluto parlare
del Sud perchè lì la criminalità era organizzata, loro invece erano cani sciolti, anarchici
ed egoriferiti". E il film lascia spazio ai loro caratteri anticonformisti fino, addirittura,
alla poesia. Tratte alla lettera da interviste vergate da giganti del giornalismo come Mon-
tanelli, Giorgio Bocca, Enzo Biagi, le loro parole vengono recitate in prima persona da
giovani attori - tra cui il milanese Paolo Mazzarelli - i cui èprimi piani si alternano a im-
magini d'archivio delle cronache e dei processi e a citazioni cinematografiche d'autore,
da Petri a Antonioni e Sautet, e di poliziotteschi anni '70 tutti festini sexy, inseguimenti,
sparatorie. Con risultato travolgente. "Era una mala romantica, che rubava per neces-
sità, ma anche per bellezza del gesto - prosegue il regista -. Al pu.nto da ispirare tanta
letteratura, da Scerbanenco ai canti della ligera di Strehler. Milano era il loro teatro.
C'era Lutring, cresciuto al bar del padre in via Novara a San Siro rifugio di ladruncoli:
a 18 anni andava in giro in Cadillac con una Smith & Wesson per far colpo sulle donne.
Rapinatore per caso: un giorno un giorno alle poste si arrabbia con l'impiegato, sbatte
il pugno sul bancone. Quello vede la pistola e gli consegna l'incasso. Sempre con stile,
però: nascondeva il mitra dietro mazzi di fiori per non spaventare le commesse delle gioiellerie".
Per altri contava la rabbia sociale. Come per Barbierio, nato in via Borsieri, all'Isola:
"Veniva dal popolo, ed era diventato bandito nella Milano distrutta del dopoguerra
nel vedere la madre alzarsi alle 4 a fare la fila per il pane. Sarebbe diventato "il signo-
re di Milano", con completi in gessato e la Lancia Aprilia truccata per seminare la
"madama". Però la leggenda dice che distribuiva i proventi delle rapine ai poveri del
quartiere".
Lucianone
Renato De Maria, regista di "Italian Gangsters", parla del suo ultimo lavoro che
ricostruisce la storia dei più famosi criminali degli anni '50 e '60, da Lutring a Ca-
vallero.
(da 'la Repubblica' - 18/ 12/ '15 - Simona Spaventa)
Volevano tutto e subito. E se lo prendevano, senza complimenti. Erano i "banditi" che
svaligiavano banche e gioiellerie nella Milano ridotta in macerie dalla guerra e nelle al-
tre città del Nord, schegge impazzite di una gioventù proletaria e ribelle che imbracciò
mitra e corse sparando verso il boom. Ezio Barbieri "il bandito dell'Isola" e Luciano
Lutring "il solista del mitra", Luciano De Maria della rapina di via Osoppo0 e Pietro
Cavallero, Paolo Casaroli "Il Dillinger bolognese" e Horst Fantazzini: nomi entrati nella
leggenda che il regista Renato De Maria racconta in Italians Gangsters, docufilm in ante-
prima da domani, 19 dicembre, fino al 6 gennaio '16 all'Oberdan di Milano. Prodotto da
istituto Luce e Minerva Pictures e in concorso a Venezia nella sezione "Orizzonti", il film
è uno spaccato della storia d'Italia dal dopoguerra apagine lla ricostruzione attraverso i gangster che imperversavano sulle prime pagine dei quotidiani negli anni '50 e '60.
"Erano gli eroi in negativo di un paese in crescita che aveva voglia di lasciarsi la fame alle
spalle - sottolinea De Maria, autore di Paz! e del recente La vita oscena, in cui dirigeva la
moglie Isabella Ferrari -. Da sempre ho una passione per il genere crime, e ho voluto rac-
contarli come metafora di quell'Italia. Ragazzi usciti dalla guerra con le armi in mano,
(alcuni erano stati partigiani), che volevano fare la bella vita. E scelsero la scorciatoia del
crimine".
Coraggiosi, sfrontati, un pò incoscienti, "sicuramente borderline, non ho voluto parlare
del Sud perchè lì la criminalità era organizzata, loro invece erano cani sciolti, anarchici
ed egoriferiti". E il film lascia spazio ai loro caratteri anticonformisti fino, addirittura,
alla poesia. Tratte alla lettera da interviste vergate da giganti del giornalismo come Mon-
tanelli, Giorgio Bocca, Enzo Biagi, le loro parole vengono recitate in prima persona da
giovani attori - tra cui il milanese Paolo Mazzarelli - i cui èprimi piani si alternano a im-
magini d'archivio delle cronache e dei processi e a citazioni cinematografiche d'autore,
da Petri a Antonioni e Sautet, e di poliziotteschi anni '70 tutti festini sexy, inseguimenti,
sparatorie. Con risultato travolgente. "Era una mala romantica, che rubava per neces-
sità, ma anche per bellezza del gesto - prosegue il regista -. Al pu.nto da ispirare tanta
letteratura, da Scerbanenco ai canti della ligera di Strehler. Milano era il loro teatro.
C'era Lutring, cresciuto al bar del padre in via Novara a San Siro rifugio di ladruncoli:
a 18 anni andava in giro in Cadillac con una Smith & Wesson per far colpo sulle donne.
Rapinatore per caso: un giorno un giorno alle poste si arrabbia con l'impiegato, sbatte
il pugno sul bancone. Quello vede la pistola e gli consegna l'incasso. Sempre con stile,
però: nascondeva il mitra dietro mazzi di fiori per non spaventare le commesse delle gioiellerie".
Per altri contava la rabbia sociale. Come per Barbierio, nato in via Borsieri, all'Isola:
"Veniva dal popolo, ed era diventato bandito nella Milano distrutta del dopoguerra
nel vedere la madre alzarsi alle 4 a fare la fila per il pane. Sarebbe diventato "il signo-
re di Milano", con completi in gessato e la Lancia Aprilia truccata per seminare la
"madama". Però la leggenda dice che distribuiva i proventi delle rapine ai poveri del
quartiere".
Lucianone
Società / Italia - Gli elenchi contro gli ebrei su Internet
29 dicembre '15 - martedì 19th December / Tuesday visione post - 9
(da la Repubblica - 18/ 12/ '15 - Carlo Bonini)
I nazi-jihadisti e la vergogna degli elenchi contro gli ebrei
In un micidiale cocktail di immondizia neonazista e antisemitismo "religioso" che si
professa musulmano, in Rete torna ad affacciarsi l'infame lista di proscrizione degli
"ebrei influenti in Italia", già pubblicata nel 2009 dal sito "Stormfront" (da tempo
oscurato). Questa volta, sotto la testata 'Radio Islam', incubatore di istigazione raz-
ziale in 33 lingue fondato nel lontano 1996 da ahmed Rami, ex ufficiale golpista del-
l'esercito marocchino riparato in Svezia.-
Oggi come sei anni fa, in un medesimo format grafico, giornalisti, professori univer-
sitari, imprenditori, intellettuali, scrittori, vengono consegnati a una colonna infame
in cui la stella gialla è aggiornata in un marchio digitale dalle lettere maiuscole e il
color ruggine: "EBREO". A dispetto di ogni decenza, verità e persino attendibilità.
Non fosse altro perchè, come stigmatizzato in un tweet da Gad Lerner (uno dei
"marchiati"), che "a Radio Islam siano pure imbecilli, oltre che biechi" è dimostra-
to da una "lista zeppa di errori".
Affidata alle indagini delle nostre polizie, l'antiterrorismo e la postale, e della nostra
intelligence interna, l'Aisi, della faccenda si verrà ragionevolmente a capo in tempi
brevi. Magari per scoprire, come già accaduto in passato (sono state due le indagini
che, nel novembre del 2012 e del 2013, hanno disarticolato con arresti e condanne, la
rete di "Stormfront" in Italia), che dietro l'anonimato della Rete si nasconde l'odio
vigliacco di pochi, fedeli innanzitutto alla svastica e al ciarpame revisionista, oltre ch
a Maometto e alla Sharia.
E tuttavia, nel rigurgito di queste ore c'è un tratto che non deve essere lasciato cade-
re, nè merita di essere sottovalutato. La sortita di "Radio Islam" arriva infatti due
settimane dopo il post in rete di un video di 14 minuti in cui le stragi di Parigi (130
morti), in un montaggio grottesco nella sua grossolana manipolazione della realtà,
venivano declassate a "ridicola farsa" orchestrata da "coloro che hanno creato a
tavolino prima Al Qaeda e poi l'Is". Il copyright, in quel caso, era stato del sito "La
scienza del Corano" e del suo fondatore. Un altro marocchino. Tale Anass Abu Jaf-
far, ventisettenne a lungo residente nel bellunese, legato a foreign fighters partiti per
la jihad in Siria, ed espulso nel maggio scorso dal nostro Paese per poi riparare a
Casablanca. Un altro campione di antisemitismo (come si evince dai post del suo
profilo Facebook) e dal significativo seguito di guardoni (100mila follower).
E' insomma l'effetto emulativo e seriale di una propaganda "nazi-islamista" (per
dirla con le parole di Bernard-Henry Lévy) la questione che pone il velenoso ciar-
pame messo in circolo in queste settimane e già manifestatosi all'indomani di Char-
lie Hebdo.
Continua... to be continued...
(da la Repubblica - 18/ 12/ '15 - Carlo Bonini)
I nazi-jihadisti e la vergogna degli elenchi contro gli ebrei
In un micidiale cocktail di immondizia neonazista e antisemitismo "religioso" che si
professa musulmano, in Rete torna ad affacciarsi l'infame lista di proscrizione degli
"ebrei influenti in Italia", già pubblicata nel 2009 dal sito "Stormfront" (da tempo
oscurato). Questa volta, sotto la testata 'Radio Islam', incubatore di istigazione raz-
ziale in 33 lingue fondato nel lontano 1996 da ahmed Rami, ex ufficiale golpista del-
l'esercito marocchino riparato in Svezia.-
Oggi come sei anni fa, in un medesimo format grafico, giornalisti, professori univer-
sitari, imprenditori, intellettuali, scrittori, vengono consegnati a una colonna infame
in cui la stella gialla è aggiornata in un marchio digitale dalle lettere maiuscole e il
color ruggine: "EBREO". A dispetto di ogni decenza, verità e persino attendibilità.
Non fosse altro perchè, come stigmatizzato in un tweet da Gad Lerner (uno dei
"marchiati"), che "a Radio Islam siano pure imbecilli, oltre che biechi" è dimostra-
to da una "lista zeppa di errori".
Affidata alle indagini delle nostre polizie, l'antiterrorismo e la postale, e della nostra
intelligence interna, l'Aisi, della faccenda si verrà ragionevolmente a capo in tempi
brevi. Magari per scoprire, come già accaduto in passato (sono state due le indagini
che, nel novembre del 2012 e del 2013, hanno disarticolato con arresti e condanne, la
rete di "Stormfront" in Italia), che dietro l'anonimato della Rete si nasconde l'odio
vigliacco di pochi, fedeli innanzitutto alla svastica e al ciarpame revisionista, oltre ch
a Maometto e alla Sharia.
E tuttavia, nel rigurgito di queste ore c'è un tratto che non deve essere lasciato cade-
re, nè merita di essere sottovalutato. La sortita di "Radio Islam" arriva infatti due
settimane dopo il post in rete di un video di 14 minuti in cui le stragi di Parigi (130
morti), in un montaggio grottesco nella sua grossolana manipolazione della realtà,
venivano declassate a "ridicola farsa" orchestrata da "coloro che hanno creato a
tavolino prima Al Qaeda e poi l'Is". Il copyright, in quel caso, era stato del sito "La
scienza del Corano" e del suo fondatore. Un altro marocchino. Tale Anass Abu Jaf-
far, ventisettenne a lungo residente nel bellunese, legato a foreign fighters partiti per
la jihad in Siria, ed espulso nel maggio scorso dal nostro Paese per poi riparare a
Casablanca. Un altro campione di antisemitismo (come si evince dai post del suo
profilo Facebook) e dal significativo seguito di guardoni (100mila follower).
E' insomma l'effetto emulativo e seriale di una propaganda "nazi-islamista" (per
dirla con le parole di Bernard-Henry Lévy) la questione che pone il velenoso ciar-
pame messo in circolo in queste settimane e già manifestatosi all'indomani di Char-
lie Hebdo.
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domenica 27 dicembre 2015
Sport - calcio / Serie A - 17^ giornata 2015/16
27 dicembre '15 - domenica 27th December / Sunday visione post - 15
Risultati delle partite
Bologna 2 Carpi 2 Atalanta 1 Fiorentina 2 Roma 2 Verona H. 1
Empoli 3 Juventus 3 Napoli 3 Chievo 0 Genoa 0 Sassuolo 1
Frosinone 2 Sampdoria 2 Torino 0 Inter 1
Milan 4 Palermo 0 Udinese 1 Lazio 2
CLASSIFICA
Inter 36 / Fiorentina, Napoli 35 / Juventus 33 / Roma 32 / Milan 28 /
Sassuolo, Empoli 27 / Atalanta 24 / Lazio 23 / Torino, Chievo 22 /
Udinese 21 / Sampdoria 20 / Bologna 19 / Palermo 18 / Genoa 16 /
Frosinone 14 / Carpi 10 / Verona H. 8
Il Commento
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Risultati delle partite
Bologna 2 Carpi 2 Atalanta 1 Fiorentina 2 Roma 2 Verona H. 1
Empoli 3 Juventus 3 Napoli 3 Chievo 0 Genoa 0 Sassuolo 1
Frosinone 2 Sampdoria 2 Torino 0 Inter 1
Milan 4 Palermo 0 Udinese 1 Lazio 2
CLASSIFICA
Inter 36 / Fiorentina, Napoli 35 / Juventus 33 / Roma 32 / Milan 28 /
Sassuolo, Empoli 27 / Atalanta 24 / Lazio 23 / Torino, Chievo 22 /
Udinese 21 / Sampdoria 20 / Bologna 19 / Palermo 18 / Genoa 16 /
Frosinone 14 / Carpi 10 / Verona H. 8
Il Commento
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Ultime notizie - dall'Italia e dal Mondo / Latest news
27 dicembre '15 - domenica 27th December / Sunday
ITALIA - Emergenza inquinamento
Scontro politico sullo smog: il governo convoca i sindaci / Prima neve alla Befana
Milano: pm10 ancora oltre i limiti alla vigilia del blocco. Targhe alterne a Roma.
Grillo: "68mila morti in più". Mercoledì vertice di governo.
IRAQ - La guerra all'Isis
L'esercito iraqeno riprende Ramadi / Miliziani di Isis in fuga
Le truppe di Bagdad nella zona controllata dai miliziani da sette mesi.
Controffensiva partita a novembre: l'avanzata iniziata martedì. L'attacco con camion bomba.
LOCRI - Italia / Sport e intimidazione
Le minacce alle ragazze del calcio a cinque di Locri / Il prefetto assicura: "Più protezione"
Malagò (Coni): "Al vostro fianco; intollerabili gesti".
ITALIA - Emergenza inquinamento
Scontro politico sullo smog: il governo convoca i sindaci / Prima neve alla Befana
Milano: pm10 ancora oltre i limiti alla vigilia del blocco. Targhe alterne a Roma.
Grillo: "68mila morti in più". Mercoledì vertice di governo.
IRAQ - La guerra all'Isis
L'esercito iraqeno riprende Ramadi / Miliziani di Isis in fuga
Le truppe di Bagdad nella zona controllata dai miliziani da sette mesi.
Controffensiva partita a novembre: l'avanzata iniziata martedì. L'attacco con camion bomba.
LOCRI - Italia / Sport e intimidazione
Le minacce alle ragazze del calcio a cinque di Locri / Il prefetto assicura: "Più protezione"
Malagò (Coni): "Al vostro fianco; intollerabili gesti".
«Quando le minacce sono indirizzate ai bambini è arrivato il momento di mollare tutto». Ferdinando Armeni presidente dello «Sporting Locri», squadra della serie A femminile di calcio a 5, è deluso e amareggiato e ha deciso di gettare la spugna dopo l’ennesimo «pizzino» che gli imponeva la chiusura della società. «Non ci sono più le condizioni — dice —. Ho costruito con sacrifici questa squadra, un vanto per Locri e per l’intera regione. L’anno scorso siamo arrivati secondi in campionato e quest’anno siamo quarti. Non so chi c’è dietro queste minacce e non capisco cosa si voglia ottenere con la chiusura della società».
Il primo biglietto d’intimidazione porta la data del 7 dicembre. Sul parabrezza dell’auto di Armeni un foglio bianco con scritto: «Devi chiudere lo Sporting Locri». Una richiesta che Armeni ha considerato un banale scherzo. Poi ne sono seguite altre tre, sempre lasciate sul parabrezza dell’auto, con la stessa richiesta. A due giorni dal Natale la frase più drammatica, perché mirava agli affetti familiari: «Forse non l’hai ancora capito che devi chiudere lo Sporting Locri se non vuoi avere danni. Sappiamo chi solitamente si siede in questo posto». L’allusione era chiara. Il «pizzino» era stato lasciato sul finestrino anteriore dell’auto di Armeni, dove solitamente è sistemato il seggiolino del figlio di tre anni. Questa minaccia ha preoccupato il presidente della squadra che in una nota ufficiale ieri ha reso noto di «voler interrompere l’attività agonistica».
Lucianone
Lucianone
domenica 20 dicembre 2015
Sport - calcio / Serie B - 19^ giornata 2015/16
20 dicembre '15 - domenica 20th December / Sunday visione post - 20
Risultati delle partite
Modena 2 Perugia 4 Ascoli 1 Brescia 1 Cesena 4 Como 0
Salernitana 0 Livorno 1 Novara 3 Spezia 1 Ternana 0 Avellino 1
Lanciano 1 Latina 2 Trapani 1 Virtus Entella 4 Cagliari 2
Pescara 2 Crotone 2 Pro Vercelli 1 Vicenza 1 Bari 1
Classifica
CROTONE 41 / Cagliari 40 / Novara 37 / Bari 35 / Brescia, Pescara 31 /
Cesena 30 / Avellino, Virtus Entella 28 / Perugia 27 / Trapani, Spezia 25 /
Pro Vercelli 24 / Livorno 23 / Ternana 22 / Latina, Modena 21 /
Vicenza, Salernitana 20 / Ascoli 17 / Lanciano 14 / Como 10
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Risultati delle partite
Modena 2 Perugia 4 Ascoli 1 Brescia 1 Cesena 4 Como 0
Salernitana 0 Livorno 1 Novara 3 Spezia 1 Ternana 0 Avellino 1
Lanciano 1 Latina 2 Trapani 1 Virtus Entella 4 Cagliari 2
Pescara 2 Crotone 2 Pro Vercelli 1 Vicenza 1 Bari 1
Classifica
CROTONE 41 / Cagliari 40 / Novara 37 / Bari 35 / Brescia, Pescara 31 /
Cesena 30 / Avellino, Virtus Entella 28 / Perugia 27 / Trapani, Spezia 25 /
Pro Vercelli 24 / Livorno 23 / Ternana 22 / Latina, Modena 21 /
Vicenza, Salernitana 20 / Ascoli 17 / Lanciano 14 / Como 10
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Società - Italia / Roma: lo scandalo di Parentopoli
20 dicembre '15 - domenica 20th December / Sunday visione post - 5
(da 'la Repubblica' - 25 settembre 2015 - Cecilia Gentile)
Sessanta dipendenti Ama licenziati in un colpo solo. E' la prima volta che in un'azienda
pubblica si verifica un terremoto del genere. Ieri pomeriggio il cda dell'ex municipalizza-
ta romana dei rifiuti ha deciso di mettere fine al rapporto di lavoro di 37 amministrativi
e 23 autisti, tutti raccomandati di Parentopoli, la vicenda di assunzioni pilotate dell'era
Alemanno, che oltre all'Ama ha coinvolto anche l'azienda romana dei trasporti, l'Atac.
Una vicenda portata sotto i riflettori proprio da Repubblica e chiusa a maggio scorso
con la sentenza del tribunale penale che ha condannato l'ex ad Franco Panzironi, ades-
so in carcere per Mafia capitale, a 5 anni e 3 mesi. Grazie a queste assunzioni, i 41 am-
ministrativi raccomandati, poi 37 perchè due si sono dimessi e due sono stati assunti
da Acea, percepivano stipendi che andavano da un minimo di 60mila euro lordi l'anno
a un massimo di 96mila, più del presidente dell'azienda Daniele Fortini, che ne prende
75mila.
"La nostra è stata una scelta coerente con la sentenza del tribunale - dichiara il presidente
Fortini - presa in accordo con il sindaco Ignazio Marino, che da subito si è espresso per il
licenziamento". Ma i sindacati avvertono: "Non esistono licenziamenti collettivi, ci saranno
ricorsi". Il sindaco Marino pochi giorni fa era stato chiaro sul destino degli assunti "amici
degli amici": "Licenziamento, anche se si andrà incontro a cause e rischio risarcimenti".
Per ora il risarcimento per le assunzioni fuorilegge lo ha chiesto l'Ama agli autori del
reato, vale a dire a Panzironi e agli altri dirigenti condannati. Per deliberare la fine
del rapporto di lavoro e mettersi al riparo da eventuali ricorsi, il cda di Ama ha atteso
le motivazioni della sentenza che sono arrivate la settimana scorsa. Le 41 assunzioni a
chiamata diretta tra la fine del 2008 e il 2009 "furono frutto di decisioni arbitrarie e
clientelari", hanno scritto i magistrati nella sentenza. Ancora. "Come appurato dalla
polizia giudiziaria molti degli assunti erano legati a rapporti di parentela o affinità
con esponenti politici o persone a costoro vicine ed erano espressione del volere, per
nulla trasparente, dell'amministratore delegato". Tra gli assunti, oltre a quello che
sarebbe poi diventato il genero dello stesso Panzironi, Armando Appetito, il figlio del
responsabile della segreteria degli onorevoli Gasparri e Alemanno e la figlia del capo-
scorta di quest'ultimo.
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(da 'la Repubblica' - 25 settembre 2015 - Cecilia Gentile)
Sessanta dipendenti Ama licenziati in un colpo solo. E' la prima volta che in un'azienda
pubblica si verifica un terremoto del genere. Ieri pomeriggio il cda dell'ex municipalizza-
ta romana dei rifiuti ha deciso di mettere fine al rapporto di lavoro di 37 amministrativi
e 23 autisti, tutti raccomandati di Parentopoli, la vicenda di assunzioni pilotate dell'era
Alemanno, che oltre all'Ama ha coinvolto anche l'azienda romana dei trasporti, l'Atac.
Una vicenda portata sotto i riflettori proprio da Repubblica e chiusa a maggio scorso
con la sentenza del tribunale penale che ha condannato l'ex ad Franco Panzironi, ades-
so in carcere per Mafia capitale, a 5 anni e 3 mesi. Grazie a queste assunzioni, i 41 am-
ministrativi raccomandati, poi 37 perchè due si sono dimessi e due sono stati assunti
da Acea, percepivano stipendi che andavano da un minimo di 60mila euro lordi l'anno
a un massimo di 96mila, più del presidente dell'azienda Daniele Fortini, che ne prende
75mila.
"La nostra è stata una scelta coerente con la sentenza del tribunale - dichiara il presidente
Fortini - presa in accordo con il sindaco Ignazio Marino, che da subito si è espresso per il
licenziamento". Ma i sindacati avvertono: "Non esistono licenziamenti collettivi, ci saranno
ricorsi". Il sindaco Marino pochi giorni fa era stato chiaro sul destino degli assunti "amici
degli amici": "Licenziamento, anche se si andrà incontro a cause e rischio risarcimenti".
Per ora il risarcimento per le assunzioni fuorilegge lo ha chiesto l'Ama agli autori del
reato, vale a dire a Panzironi e agli altri dirigenti condannati. Per deliberare la fine
del rapporto di lavoro e mettersi al riparo da eventuali ricorsi, il cda di Ama ha atteso
le motivazioni della sentenza che sono arrivate la settimana scorsa. Le 41 assunzioni a
chiamata diretta tra la fine del 2008 e il 2009 "furono frutto di decisioni arbitrarie e
clientelari", hanno scritto i magistrati nella sentenza. Ancora. "Come appurato dalla
polizia giudiziaria molti degli assunti erano legati a rapporti di parentela o affinità
con esponenti politici o persone a costoro vicine ed erano espressione del volere, per
nulla trasparente, dell'amministratore delegato". Tra gli assunti, oltre a quello che
sarebbe poi diventato il genero dello stesso Panzironi, Armando Appetito, il figlio del
responsabile della segreteria degli onorevoli Gasparri e Alemanno e la figlia del capo-
scorta di quest'ultimo.
Continua... to be continued...
sabato 19 dicembre 2015
Sport - calcio / Serie A - 16^ giornata 2015/16
19 dicembre '15 - sabato 19th December / Saturday visione post - 13
Risultati delle partite
Genoa 0 Palermo 4 Udinese 0 Chievo 1 Empoli 3 Milan 1
Bologna 1 Frosinone 1 Inter 4 Atalanta 0 Carpi 0 Verona H. 1
Napoli 0 Juventus 3 Lazio 1
Roma 0 Fiorentina 1 Sampdoria 1
Classifica
INTER 36 / Fiorentina, Napoli 32 / Juventus 30 / Roma 29 / Sassuolo 26 /
Milan 25 / Atalanta, Empoli 24 / Torino, Chievo 22 / Lazio 20 / Bologna 19 /
Palermo, Udinese 18 / Sampdoria 17 / Genoa 16 / Frosinone 14 / Carpi 10 /
Verona H. 7
Risultati delle partite
Genoa 0 Palermo 4 Udinese 0 Chievo 1 Empoli 3 Milan 1
Bologna 1 Frosinone 1 Inter 4 Atalanta 0 Carpi 0 Verona H. 1
Napoli 0 Juventus 3 Lazio 1
Roma 0 Fiorentina 1 Sampdoria 1
Classifica
INTER 36 / Fiorentina, Napoli 32 / Juventus 30 / Roma 29 / Sassuolo 26 /
Milan 25 / Atalanta, Empoli 24 / Torino, Chievo 22 / Lazio 20 / Bologna 19 /
Palermo, Udinese 18 / Sampdoria 17 / Genoa 16 / Frosinone 14 / Carpi 10 /
Verona H. 7
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Spettacoli / cinema - Herman Melville e Moby Dick
19 dicembre '15 - sabato 19th December / Saturday visione post - 16
"In The Heart of The Sea" - Le origini di Moby Dick
(da la Repubblica - 3 dicembre '15 - Al cinema / Roberto Nepoti)
Così Herman Melville venne a sapere
del mitico capodoglio
1820. Partita dall'isola americana di Nantucket, la baleniera Essex è diretta verso
l'Oceano Pacifico, dove conta di riempire 2000 barili con prezioso olio di cetaceo.
La comanda il capitano George Pollard jr., arrogante ma inesperto, e ha come uf-
ficiali Owen Chase e Matthew Joy; mentre l'equipaggio assortisce marinai di lungo
corso con pivelli. La rivalità tra il capitano e Chase, che aspirava al comando, è im-
mediata. Dopo alcuni incidenti e una lunga penuria di prede la nave trova in abbondanza
quel che cercava; ma è inaspettatamente attaccata da un capodoglio gigantesco (le crona-
che dicono che si trattò del primo caso documentato di aggressione internazionale di una
balena ai danni dell'uomo) e cola a picco. A bordo di tre fragili scialuppe, i superstiti ten--
tano il difficile viaggio per il Sudamerica. Frattanto Chase è perseguitato dal senso di
colpa per non aver saputo evitare la sciagura, fino a essere ossessionato dal vendicativo
bestione come il capitano Achab lo sarà da Moby Dick. Sì, perchè tradizione vuole che al
disastro reale dell'Essex si sia ispirato Herman Melville per il suo capolavoro letterario.
I "film d'acqua" sono spesso premiati dal pubblico (vedi Master & Commander), però
realizzarli è tutt'altro che una passeggiata: i capricci del tempo e dell'oceano sono peri-
colosi; inoltre possono far lievitare assai il budget produttivo. Questa volta è stata una
tempesta al largo delle Canare a dar filo da torcere alla troupe; anche se ormai i pro-
gressi tecnologici (grafica al computer, montaggio digitale, o anche solo la migliore te-
nuta delle custodie per le riprese subacquee) rendono le cose più semplici rispetto al
passato. Per i suoi film Ron Howard si ispira volentieri a fatti reali - dallo spazio (con
Apollo 13) alle corse di Formula 1 (Rush) all'incontro in mare con i grandi cetacei -
ma poi li mette in scena come fiabe mitiche. La toria dell'Essex si prestava molto be-
ne a questo tipo di affabulazione; e il film la fa raccontare "in cornice" dal marinaio
Thomas Nickerson a Melville, che col suo capolavoro Moby Dick avrebbe elevato l'e-
pisodio allo statuto di leggenda facendo della balena un'incarnazione del biblico Le-
viatano.
Heart of the sea è corrusco e solenne, brutale e sanguigno; conmtiene scene impres-
sionanti (gli attacchi alla nave e alle barche di salvataggio, ma anche l'estrazione del-
l'olio di balena) e include episodi di cannibalismo: è più per adulti, insomma, che per
famiglie. Dopo un avvio lento, il clou arriva vreso la metà con l'epifania della balena
bianca. In seguito, se di qualcosa il film patisce è proprio la grande efficacia delle sce-
ne-madri col gigantesco capodoglio: un pò come accadeva nel vecchio Gli ammutinati
del Bounty, il cui nucleo drammatico era la rivolta, nella seconda parte anche lo "spec-
tacular" di Howard tende ad allentare la tensione, illanguidendosi un pò a paragone
con le peripezie precedenti. Originariamente previsto in uscita a marzo di quest'anno,
il film è stato poi rinviato a dicembre perchè possa concorrere asi prossimi Oscar. Dove
no sarà improbabile ritrovarlo candidato in diverse categorie, a partire dalla pittorica
fotografia - in stile stampa d'epoca - di Anmthony Dod Mantle.
In The Heart of The Sea
Regia di Ron Howard
Con Cillian Murphy, Chris Hemsworth, Michelle Fairley, Paul Anderson (2015)
Lucianone
"In The Heart of The Sea" - Le origini di Moby Dick
(da la Repubblica - 3 dicembre '15 - Al cinema / Roberto Nepoti)
Così Herman Melville venne a sapere
del mitico capodoglio
1820. Partita dall'isola americana di Nantucket, la baleniera Essex è diretta verso
l'Oceano Pacifico, dove conta di riempire 2000 barili con prezioso olio di cetaceo.
La comanda il capitano George Pollard jr., arrogante ma inesperto, e ha come uf-
ficiali Owen Chase e Matthew Joy; mentre l'equipaggio assortisce marinai di lungo
corso con pivelli. La rivalità tra il capitano e Chase, che aspirava al comando, è im-
mediata. Dopo alcuni incidenti e una lunga penuria di prede la nave trova in abbondanza
quel che cercava; ma è inaspettatamente attaccata da un capodoglio gigantesco (le crona-
che dicono che si trattò del primo caso documentato di aggressione internazionale di una
balena ai danni dell'uomo) e cola a picco. A bordo di tre fragili scialuppe, i superstiti ten--
tano il difficile viaggio per il Sudamerica. Frattanto Chase è perseguitato dal senso di
colpa per non aver saputo evitare la sciagura, fino a essere ossessionato dal vendicativo
bestione come il capitano Achab lo sarà da Moby Dick. Sì, perchè tradizione vuole che al
disastro reale dell'Essex si sia ispirato Herman Melville per il suo capolavoro letterario.
I "film d'acqua" sono spesso premiati dal pubblico (vedi Master & Commander), però
realizzarli è tutt'altro che una passeggiata: i capricci del tempo e dell'oceano sono peri-
colosi; inoltre possono far lievitare assai il budget produttivo. Questa volta è stata una
tempesta al largo delle Canare a dar filo da torcere alla troupe; anche se ormai i pro-
gressi tecnologici (grafica al computer, montaggio digitale, o anche solo la migliore te-
nuta delle custodie per le riprese subacquee) rendono le cose più semplici rispetto al
passato. Per i suoi film Ron Howard si ispira volentieri a fatti reali - dallo spazio (con
Apollo 13) alle corse di Formula 1 (Rush) all'incontro in mare con i grandi cetacei -
ma poi li mette in scena come fiabe mitiche. La toria dell'Essex si prestava molto be-
ne a questo tipo di affabulazione; e il film la fa raccontare "in cornice" dal marinaio
Thomas Nickerson a Melville, che col suo capolavoro Moby Dick avrebbe elevato l'e-
pisodio allo statuto di leggenda facendo della balena un'incarnazione del biblico Le-
viatano.
Heart of the sea è corrusco e solenne, brutale e sanguigno; conmtiene scene impres-
sionanti (gli attacchi alla nave e alle barche di salvataggio, ma anche l'estrazione del-
l'olio di balena) e include episodi di cannibalismo: è più per adulti, insomma, che per
famiglie. Dopo un avvio lento, il clou arriva vreso la metà con l'epifania della balena
bianca. In seguito, se di qualcosa il film patisce è proprio la grande efficacia delle sce-
ne-madri col gigantesco capodoglio: un pò come accadeva nel vecchio Gli ammutinati
del Bounty, il cui nucleo drammatico era la rivolta, nella seconda parte anche lo "spec-
tacular" di Howard tende ad allentare la tensione, illanguidendosi un pò a paragone
con le peripezie precedenti. Originariamente previsto in uscita a marzo di quest'anno,
il film è stato poi rinviato a dicembre perchè possa concorrere asi prossimi Oscar. Dove
no sarà improbabile ritrovarlo candidato in diverse categorie, a partire dalla pittorica
fotografia - in stile stampa d'epoca - di Anmthony Dod Mantle.
In The Heart of The Sea
Regia di Ron Howard
Con Cillian Murphy, Chris Hemsworth, Michelle Fairley, Paul Anderson (2015)
venerdì 18 dicembre 2015
Sport - calcio / Coppa Italia 2015/16
18 dicembre '15 - venerdì 18th December / Friday visione post - 5
Risultati delle partite / Gli Ottavi di finale
Lazio 2 Sampdoria 0
Udinese 1 Milan 2
Il quadro completo dei QUARTI
Lazio - Juventus
Milan - Carpi
Napoli - Inter
Spezia - Alessandria
Tutte le partite si giocheranno: mercoledì 20 gennaio (ore 21.00)
Lucianone
Risultati delle partite / Gli Ottavi di finale
Lazio 2 Sampdoria 0
Udinese 1 Milan 2
Il quadro completo dei QUARTI
Lazio - Juventus
Milan - Carpi
Napoli - Inter
Spezia - Alessandria
Tutte le partite si giocheranno: mercoledì 20 gennaio (ore 21.00)
Lucianone
giovedì 17 dicembre 2015
L'opinione del Giovedì - Le guerre, la memoria corta e gli interessi globali
17 dicembre '15 - giovedì 17th December / Thursday
Quando il papa Francesco parlò di terza guerra mondiale, composta da tante piccole
(ma non tanto) guerre che si svolgono in varie parti del mondo, affermò un qualcosa
che molte persone già pensavano e tuttora lo pensano. Adesso poi con l'entrata dell'Is
che ha occupato parecchio territorio non lontano dall'Europa, e con conflitti etnici/re-
ligiosi sempre più pressanti e incessanti tra molteplici nazioni, la verità che aveva de-
nunciato papa Bergoglio è sempre più palese.
E' stato detto che, comunque, sarebbe questa la quarta guerra mondiale, in quanto
la terza era stata quella della Guerra Fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica degli
anni Sessanta. E in buona parte è vero.
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Quando il papa Francesco parlò di terza guerra mondiale, composta da tante piccole
(ma non tanto) guerre che si svolgono in varie parti del mondo, affermò un qualcosa
che molte persone già pensavano e tuttora lo pensano. Adesso poi con l'entrata dell'Is
che ha occupato parecchio territorio non lontano dall'Europa, e con conflitti etnici/re-
ligiosi sempre più pressanti e incessanti tra molteplici nazioni, la verità che aveva de-
nunciato papa Bergoglio è sempre più palese.
E' stato detto che, comunque, sarebbe questa la quarta guerra mondiale, in quanto
la terza era stata quella della Guerra Fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica degli
anni Sessanta. E in buona parte è vero.
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Personaggio / sport - La leggenda del rugby: il gigante buono Jonah LOMU
17 dicembre '15 - giovedì 17th December / Thursday visione post - 22
Addio al gigante Lomu che portò il rugby nel futuro
Si è spento a 40 anni il giocatore più travolgente della storia.
Fu grazie alle sue imprese che un intero sport ha cambiato volto.
Il simbolo ALL BLACKS >> da Mandela alla malattia
(da
la Repubblica - 19 nov. 2015 - R2Sport - Massimo Calandri)
"Dicono sia già in Paradiso, è arrivato di corsa. Perchè nessuno può fermarlo".
Delle migliaia di messaggi di cordoglio, questo racconta meglio di tutti Jonah Lomu,
il gigante dallo sguardo triste che solo la malattia ha potuto placcare. La leggenda
neozelandese del rugby, l'uomo che ha ribaltato le leggi fisiche dello sport, che ne
ha riscritto logica e dinamica, il Tyson e il Maradona ovali, aveva 40 anni e un'ul-
tima meta da segnare: "Vorrei vedere i miei bambini maggiorenni".
Invece se n'è andato l'altra notte nella sua casa di Auckland, la moglie Nadene gli
stringeva la mano, i piccoli Brayley (6) e Dhyreille (5) dormivano innocenti. Il cuore,
la cosa più grande in quell'omone di quasi due metri e 118 chili di muscoli, non ha
retto. Soffriva da sempre di una rara forma di sindrome nefrosica, gli avevano tra-
piantato un rene ma lo aveva rigettato. Era un calvario di dialisi e ricoveri, però
uno così pensi che non si arrenda mai. Stava male già da ragazzo, eppure sparpa-
gliava avversari sul prato che neanche Bud Spencer, e allora? Allora è successo
che all'improvviso le proteine sono scese di 25 volte il normale, la luce si è spenta.
Ora Jonah è tornato a correre. Nel suo Paradiso ovale, implacabile e implaccabile.
"Chissà cosa avrei potuto combinare nella vita, se fossi stato bene". Nessuno mai,
come lui. Il più giovane a esordire con la maglia numero 11 dei mitici All Blacks,
a 19 anni. Un'ala anomala per dimensioni e velocità, si metteva l'ovale sotto l'a-
scella e chi lo teneva più? Nei mondiali sudafricani del 1995 avevano persino mes-
so una taglia: 5.000 dollari a chi fosse riuscito a bloccarlo. In qualsiasi modo, al-
meno per una volta. Lo fece Joost Van der Westhuizen nella storica finale vinta
dagli Springbooks ai supplementari davanti a Mandela, quella celebrata in Invictus.
Joost oggi è su di una sedia a rotelle, vittima della Sla, e uno degli ultimi amici che
gli è andato a fare visita in estate è stato proprio il gigante gentile. Il ragazzino che
in quella World Cup aveva sbalordito con 4 mete segnate in semifinale all'Inghil-
terra. La prima rimane la copertina di questo sport, un filmato cliccato milioni di
volte: Lomu supera Underwood, Carling (che poi ebbe una storia con Lady Diana)
e travolge - calpestandolo letteralmente - il povero Catt. Un mostro di velocità e
forza fisica, un fenomeno della natura, uno che avrebbe dominato in qualsiasi di-
sciplina: la Nfl offrì un tesoro per convincerlo a passare al football, niente da fare.
"Ricordatevi che il rugby è uno sport di squadra: tutti i 14 uomini devono passare
la palla a Jonah", era scritto in un profetico fax ricevuto dalla federazione neozelan-
dese prima di quell'incontro. La sera del match non partecipò al terzo tempo: si sen-
tiva stanco, spossato. Andò a letto presto, nemmeno gli riuscì di mangiare il sandwich
che gli avevano preparato. - La prima diagnosi della malattia non fu così allarmante.
Il ragazzo dallo sguardo triste e il fisico prodigioso partecipò alla sua seconda World
Cup, 4 anni dopo. Un'altra pioggia di marcature spettacolari, portandosi sulle spalle
come bambini mezza squadra inglese e pure la Francia. Però mancò ancora il titolo,L
La fortuna non è mai stata dalla sua parte. Tante battaglie in campo con diversi club
kiwi - Manuaku, Auckland Blues, Chiefs e Hurricanes - poi quella in ospedale, perchè
ad un certo punto il corpo non reggeva più. Il trapianto di un rene, donatogli da un
amico dj, nel 2004. Siona Tali 'Jonah' Lomu, figlio di un pastore metodista togano,
ricominciò dal Galles, una stagione ai Cardiff Blues. Ma non era più l'uragano di un
tempo. Una parabola lenta, inesorabile, chiusa nel 2010 giocando a Marsiglia con una
squadra di dilettanti. "Vorrei continuare, il rugby è tutta la mia vita. Ma non ce la fac-
cio". L'anno dopo, il rigetto del rene e di nuovo l'incubo dei ricoveri. "Devi sempre
cercare di restare positivo, anche se questa malattia ti distrugge fineun poco alla volta".
Jonah non ha mai mollato. "L'alternativa è una sola: stare su col morale. E lottare,.
sempre. Voglio insegnare ai miei figli che non c'è niente di facile, in questa vita".
L'impegno con l'Unicef e altre Charity, le strette di mano agli All Blacks - che a fine
ottobre hanno vinto il loro terzo titolo - e a Julian Savea, che sostengono sia il suo ere-
de ma è impossibile. Nei giorni scorsi era a Dubai con la famiglia, una breve vacanza.
Su twitter ha postato un messaggio dopo l'attentato di Parigi ("Siate forti, viva la
Francia") e un'ultima foto 3 giorni fa: il gioco d'acqua di una fontana. Ieri RichieMc
Caw, l'altra leggenda ovale neozelandese che ha appena alzato al cielo la World Cup
e oggi avrebbe dovuto annunciare ilò ritiro, lo ha salutato: "Eri un incredibile rugbi-
sta e una straordinaria persona. Riposa in pace, amico".
Lucianone
Addio al gigante Lomu che portò il rugby nel futuro
Si è spento a 40 anni il giocatore più travolgente della storia.
Fu grazie alle sue imprese che un intero sport ha cambiato volto.
Il simbolo ALL BLACKS >> da Mandela alla malattia
(da
la Repubblica - 19 nov. 2015 - R2Sport - Massimo Calandri)
"Dicono sia già in Paradiso, è arrivato di corsa. Perchè nessuno può fermarlo".
Delle migliaia di messaggi di cordoglio, questo racconta meglio di tutti Jonah Lomu,
il gigante dallo sguardo triste che solo la malattia ha potuto placcare. La leggenda
neozelandese del rugby, l'uomo che ha ribaltato le leggi fisiche dello sport, che ne
ha riscritto logica e dinamica, il Tyson e il Maradona ovali, aveva 40 anni e un'ul-
tima meta da segnare: "Vorrei vedere i miei bambini maggiorenni".
Invece se n'è andato l'altra notte nella sua casa di Auckland, la moglie Nadene gli
stringeva la mano, i piccoli Brayley (6) e Dhyreille (5) dormivano innocenti. Il cuore,
la cosa più grande in quell'omone di quasi due metri e 118 chili di muscoli, non ha
retto. Soffriva da sempre di una rara forma di sindrome nefrosica, gli avevano tra-
piantato un rene ma lo aveva rigettato. Era un calvario di dialisi e ricoveri, però
uno così pensi che non si arrenda mai. Stava male già da ragazzo, eppure sparpa-
gliava avversari sul prato che neanche Bud Spencer, e allora? Allora è successo
che all'improvviso le proteine sono scese di 25 volte il normale, la luce si è spenta.
Ora Jonah è tornato a correre. Nel suo Paradiso ovale, implacabile e implaccabile.
"Chissà cosa avrei potuto combinare nella vita, se fossi stato bene". Nessuno mai,
come lui. Il più giovane a esordire con la maglia numero 11 dei mitici All Blacks,
a 19 anni. Un'ala anomala per dimensioni e velocità, si metteva l'ovale sotto l'a-
scella e chi lo teneva più? Nei mondiali sudafricani del 1995 avevano persino mes-
so una taglia: 5.000 dollari a chi fosse riuscito a bloccarlo. In qualsiasi modo, al-
meno per una volta. Lo fece Joost Van der Westhuizen nella storica finale vinta
dagli Springbooks ai supplementari davanti a Mandela, quella celebrata in Invictus.
Joost oggi è su di una sedia a rotelle, vittima della Sla, e uno degli ultimi amici che
gli è andato a fare visita in estate è stato proprio il gigante gentile. Il ragazzino che
in quella World Cup aveva sbalordito con 4 mete segnate in semifinale all'Inghil-
terra. La prima rimane la copertina di questo sport, un filmato cliccato milioni di
volte: Lomu supera Underwood, Carling (che poi ebbe una storia con Lady Diana)
e travolge - calpestandolo letteralmente - il povero Catt. Un mostro di velocità e
forza fisica, un fenomeno della natura, uno che avrebbe dominato in qualsiasi di-
sciplina: la Nfl offrì un tesoro per convincerlo a passare al football, niente da fare.
"Ricordatevi che il rugby è uno sport di squadra: tutti i 14 uomini devono passare
la palla a Jonah", era scritto in un profetico fax ricevuto dalla federazione neozelan-
dese prima di quell'incontro. La sera del match non partecipò al terzo tempo: si sen-
tiva stanco, spossato. Andò a letto presto, nemmeno gli riuscì di mangiare il sandwich
che gli avevano preparato. - La prima diagnosi della malattia non fu così allarmante.
Il ragazzo dallo sguardo triste e il fisico prodigioso partecipò alla sua seconda World
Cup, 4 anni dopo. Un'altra pioggia di marcature spettacolari, portandosi sulle spalle
come bambini mezza squadra inglese e pure la Francia. Però mancò ancora il titolo,L
La fortuna non è mai stata dalla sua parte. Tante battaglie in campo con diversi club
kiwi - Manuaku, Auckland Blues, Chiefs e Hurricanes - poi quella in ospedale, perchè
ad un certo punto il corpo non reggeva più. Il trapianto di un rene, donatogli da un
amico dj, nel 2004. Siona Tali 'Jonah' Lomu, figlio di un pastore metodista togano,
ricominciò dal Galles, una stagione ai Cardiff Blues. Ma non era più l'uragano di un
tempo. Una parabola lenta, inesorabile, chiusa nel 2010 giocando a Marsiglia con una
squadra di dilettanti. "Vorrei continuare, il rugby è tutta la mia vita. Ma non ce la fac-
cio". L'anno dopo, il rigetto del rene e di nuovo l'incubo dei ricoveri. "Devi sempre
cercare di restare positivo, anche se questa malattia ti distrugge fineun poco alla volta".
Jonah non ha mai mollato. "L'alternativa è una sola: stare su col morale. E lottare,.
sempre. Voglio insegnare ai miei figli che non c'è niente di facile, in questa vita".
L'impegno con l'Unicef e altre Charity, le strette di mano agli All Blacks - che a fine
ottobre hanno vinto il loro terzo titolo - e a Julian Savea, che sostengono sia il suo ere-
de ma è impossibile. Nei giorni scorsi era a Dubai con la famiglia, una breve vacanza.
Su twitter ha postato un messaggio dopo l'attentato di Parigi ("Siate forti, viva la
Francia") e un'ultima foto 3 giorni fa: il gioco d'acqua di una fontana. Ieri RichieMc
Caw, l'altra leggenda ovale neozelandese che ha appena alzato al cielo la World Cup
e oggi avrebbe dovuto annunciare ilò ritiro, lo ha salutato: "Eri un incredibile rugbi-
sta e una straordinaria persona. Riposa in pace, amico".
Lucianone
mercoledì 16 dicembre 2015
Sport - calcio / Coppa Italia 2015-16
16 dicembre '15 - mercoledì 16th December / Wednesday visione post - 23
Risultati delle partite / Gli Ottavi di finale
Genoa 1 Inter 3 Roma 2 Fiorentina 0 Napoli 3
Alessandria 2 (dts) Cagliari 0 Spezia 4 (dts) Carpi 1 Verona H. 0
Juventus 4
Torino 0
Gli ottavi di Coppa delle sorprese
________________
Genoa - Alessandria 1 - 2
L'ex Marras firma l'impresa e la crisi di Gasperini.
L'esultanza di Marras (Alessandria), dopo il gol del pareggio
Roma - Spezia 2 - 4 (dts)
Lo Spezia passa battendo ai rigori la Roma. Figuraccia storica per i giallorossi:
Pjanic e Dzeko sbagliano i rigori.
Risultati delle partite / Gli Ottavi di finale
Genoa 1 Inter 3 Roma 2 Fiorentina 0 Napoli 3
Alessandria 2 (dts) Cagliari 0 Spezia 4 (dts) Carpi 1 Verona H. 0
Juventus 4
Torino 0
Gli ottavi di Coppa delle sorprese
________________
Genoa - Alessandria 1 - 2
L'ex Marras firma l'impresa e la crisi di Gasperini.
Era dal 1984 che una squadra di terza serie non raggiungeva i quarti di Coppa Italia: i piemontesi ringraziano il portiere Vannucchi e l'attaccante cresciuto nei rossoblù, gol e assist per Bocalon. Inutile l'1-1 di Pavoletti che al 92' manda la gara ai supplementari: i tifosi contestano
Roma - Spezia 2 - 4 (dts)
Lo Spezia passa battendo ai rigori la Roma. Figuraccia storica per i giallorossi:
Pjanic e Dzeko sbagliano i rigori.
Fischi all'Olimpico: la squadra di Di Carlo tiene lo 0-0 fino al 120' e poi conquista il quarto di finale contro l'Alessandria.
Gennaro Acampora, classe 1994, nato a Napoli: è lui che fa la storia. La Roma tocca il punto più basso dell'era Garcia e non va oltre gli ottavi di finale: non capitava dal 2000-01. Ai quarti va lo Spezia, che ora affronterà l'Alessandria, dopo aver sconfitto Dzeko e compagni ai calci di rigore. Il tiro decisivo è appunto di Acampora, entrato nel primo tempo supplementare, dopo gli errori dal dischetto di Pjanic e Dzeko. A nulla sono serviti, via via, gli ingressi dei titolari inizialmente lasciati a riposo da Garcia: Florenzi, De Rossi e Digne. La Roma è stata praticamente inesistente, la qualificazione dello Spezia è più che legittima e figlia di un atteggiamento tattico, quello di Di Carlo, prudente al punto giusto, senza dimenticare le puntate offensive.
Fiorentina - Carpi 0 - 1
Di Gaudio gol, e Sousa fuori dalla Coppa Italia
Fiorentina - Carpi 0 - 1
Di Gaudio gol, e Sousa fuori dalla Coppa Italia
Altra eliminazione a sorpresa dopo quelle di Genoa e Roma: decide un gol dell'esterno al 76'. Nel primo tempo palo di Gagliolo e traversa di Badelj, l'ingresso di Ilicic nella ripresa non scuote i viola che per la prima volta nella stagione chiudono un match senza segnare
La festa del Carpi a fine partita
Questione di gruppo e di identità -
Questione di gruppo e di identità -
lunedì 14 dicembre 2015
SOCIETA' / Russia - Putin e la minaccia dei suoi missili nucleari
14 dicembre '15 - lunedì 15th December / Monday visione post - 16
(da 'L'Arena' - 10/ 12/ '15 - Ferdinando Camon)
Una minaccia da non lanciare
Le parole pronunciate da Putin hanno molti significati nascosti, e in questo momento le
diplomazie del mondo si stanno arrovellando per tirarli fuori. Dice Putin che i suoi missili
da crociera, come quelli sparati da un sottomarino, "possono essere armati sia con testate
convenzionali sia con testate speciali, cioè nucleari". Ma, ha aggiunto, "certamente nulla di
questo è necessario nella lotta ai terroristi, e spero che non sarà mai necessario". E' una fra-
se esprime potenza e minaccia e che poi cerca di rassicurare. Ma guardiamo bene, que-
sta frase. Un sottomarino russo di nuova generazione, silenzioso e invisibile ai radar, ha spa-
rato missili da crociera contro due bastioni dell'Isis nelle vicinanze di Raqqa, usati come for-
tezze militari e depositi di armi. Gli obiettivi sono stati centrati e distrutti. E' dopo questa
constatazione che Putin ha lanciato il suo avvertimento, per dire : "Possiamo caricare questi missili con testate nucleari, e in un attimo cancellare l'Isis". La riserva è: "Se fosse necessa-
rio". Adesso ritiene che non sia necessario e per questo non lo fa. Lui vuole la vittoria sul-
l'Isis, la cancellazione dell'isis, e per ottenerla userà lo sforzo necessario. Con queste parole Putin assume la guida del fronte armato contro l'Isis, quella guida che anche ieri l'America
ha rifiutato. Il capo del Pentagono ha fatto ieri due dichiarazioni che sembrano in contrad-
dizione: da una parte ha ammesso che "siamo in guerra con l'Isis", e dall'altra ha ricordato
che l'America invierà elicotteri Apache e consiglieri militari, ma non soldati, perchè non vuole "americanizzare il conflitto".
Dunque siamo a una svolta: l'America vuole starne fuori, la Russia vuole entrarci dentro.
Noi non possiamo dimenticare che la preda finale che l'Isis vuole ingoiare siamo noi, noi
Europa, noi Italia, noi Roma: che succede, non possiamo più sentirci difesi dall'America,
dobbiamo sentirci difesi dalla Russia? La nostra difesa passa attraverso l'uso di ordigni
nucleari? Sganciati dove? Putin ha i mezzi per sparare missili nucleari da sottomarini
invisibili ma spararli "dove", su Raqqa? Raqqa è la capitale del sedicente Califfato, è
immagin ci sono dentro dei terroristiabile una testata "non conven
zionale" che vada a
cadere sulla capitale? Noi europei non abbiamo mai pensato di bruciare una città perchè
ci sono dentro dei terroristi: abbiamo sempre pensato che bisogna eliminare i terroristi,
non gli abitanti. La minaccia di Putin non doveva nemmeno essere pensata. ma ormai è
stata pensata e pronunciata. E ora non è più tra le cose irreali.
_________________________________________________________________
La divinizzazione del capo carismatico ha sempre, come corrispettivo, l'elaborazione
paranoica di un Nemico Totale. Non è possibile un'idealizzazione istituzionale senza
una demonizzazione istituzionale. Il capo divinizzato ha, come antagonista, un demone.
Stalin poteva nascondere tutti i suoi atroci misfatti, i bagni di sangue compiuti sul suo
popolo e sui suoi compagni perchè guidava la grande battaglia contro il demone capitalista.
Hitler giustificava i suoi crimini accusando gli ebrei di ogni male. Khomeini e Bin Laden
guidano la guerra santa islamica contro il Grande Satana occidentale.
(da "Leader e masse " - Francesco Alberoni, 2007)
Lucianone
(da 'L'Arena' - 10/ 12/ '15 - Ferdinando Camon)
Una minaccia da non lanciare
Le parole pronunciate da Putin hanno molti significati nascosti, e in questo momento le
diplomazie del mondo si stanno arrovellando per tirarli fuori. Dice Putin che i suoi missili
da crociera, come quelli sparati da un sottomarino, "possono essere armati sia con testate
convenzionali sia con testate speciali, cioè nucleari". Ma, ha aggiunto, "certamente nulla di
questo è necessario nella lotta ai terroristi, e spero che non sarà mai necessario". E' una fra-
se esprime potenza e minaccia e che poi cerca di rassicurare. Ma guardiamo bene, que-
sta frase. Un sottomarino russo di nuova generazione, silenzioso e invisibile ai radar, ha spa-
rato missili da crociera contro due bastioni dell'Isis nelle vicinanze di Raqqa, usati come for-
tezze militari e depositi di armi. Gli obiettivi sono stati centrati e distrutti. E' dopo questa
constatazione che Putin ha lanciato il suo avvertimento, per dire : "Possiamo caricare questi missili con testate nucleari, e in un attimo cancellare l'Isis". La riserva è: "Se fosse necessa-
rio". Adesso ritiene che non sia necessario e per questo non lo fa. Lui vuole la vittoria sul-
l'Isis, la cancellazione dell'isis, e per ottenerla userà lo sforzo necessario. Con queste parole Putin assume la guida del fronte armato contro l'Isis, quella guida che anche ieri l'America
ha rifiutato. Il capo del Pentagono ha fatto ieri due dichiarazioni che sembrano in contrad-
dizione: da una parte ha ammesso che "siamo in guerra con l'Isis", e dall'altra ha ricordato
che l'America invierà elicotteri Apache e consiglieri militari, ma non soldati, perchè non vuole "americanizzare il conflitto".
Dunque siamo a una svolta: l'America vuole starne fuori, la Russia vuole entrarci dentro.
Noi non possiamo dimenticare che la preda finale che l'Isis vuole ingoiare siamo noi, noi
Europa, noi Italia, noi Roma: che succede, non possiamo più sentirci difesi dall'America,
dobbiamo sentirci difesi dalla Russia? La nostra difesa passa attraverso l'uso di ordigni
nucleari? Sganciati dove? Putin ha i mezzi per sparare missili nucleari da sottomarini
invisibili ma spararli "dove", su Raqqa? Raqqa è la capitale del sedicente Califfato, è
immagin ci sono dentro dei terroristiabile una testata "non conven
zionale" che vada a
cadere sulla capitale? Noi europei non abbiamo mai pensato di bruciare una città perchè
ci sono dentro dei terroristi: abbiamo sempre pensato che bisogna eliminare i terroristi,
non gli abitanti. La minaccia di Putin non doveva nemmeno essere pensata. ma ormai è
stata pensata e pronunciata. E ora non è più tra le cose irreali.
_________________________________________________________________
La divinizzazione del capo carismatico ha sempre, come corrispettivo, l'elaborazione
paranoica di un Nemico Totale. Non è possibile un'idealizzazione istituzionale senza
una demonizzazione istituzionale. Il capo divinizzato ha, come antagonista, un demone.
Stalin poteva nascondere tutti i suoi atroci misfatti, i bagni di sangue compiuti sul suo
popolo e sui suoi compagni perchè guidava la grande battaglia contro il demone capitalista.
Hitler giustificava i suoi crimini accusando gli ebrei di ogni male. Khomeini e Bin Laden
guidano la guerra santa islamica contro il Grande Satana occidentale.
(da "Leader e masse " - Francesco Alberoni, 2007)
Lucianone
sabato 12 dicembre 2015
Sport - calcio / Serie A - 15^ giornata - 2015/16
12 dicembre '15 - sabato 12th December / Saturday visione post - 17
Risultati delle partite
Lazio 0 Torino 1 Inter 1 Bologna 3 Atalanta 3 Fiorentina 3
Juventus 2 Roma 1 Genoa 0 Napoli 2 Palermo 0 Udinese 0
Frosinone 0 Verona H. 0 Sampdoria 1 Carpi 0
Chievo 2 Empoli 1 Sassuolo 3 Milan 0
LA CLASSIFICA
Inter 33 / Fiorentina 32 / Napoli 31 / Roma Sa28 / Juventus 27 / Sassuolo 26 Milan, Atalanta 24 / Torino 22 / Empoli 21 / Chievo, Lazio 19 / Udinese 18 /
Sampdoria, Bologna, Genoa 16 / Palermo 15 / Frosinone 14 / Carpi 10 /
Verona H. 6
Lucianone
Risultati delle partite
Lazio 0 Torino 1 Inter 1 Bologna 3 Atalanta 3 Fiorentina 3
Juventus 2 Roma 1 Genoa 0 Napoli 2 Palermo 0 Udinese 0
Frosinone 0 Verona H. 0 Sampdoria 1 Carpi 0
Chievo 2 Empoli 1 Sassuolo 3 Milan 0
LA CLASSIFICA
Inter 33 / Fiorentina 32 / Napoli 31 / Roma Sa28 / Juventus 27 / Sassuolo 26 Milan, Atalanta 24 / Torino 22 / Empoli 21 / Chievo, Lazio 19 / Udinese 18 /
Sampdoria, Bologna, Genoa 16 / Palermo 15 / Frosinone 14 / Carpi 10 /
Verona H. 6
Lucianone
giovedì 10 dicembre 2015
Attualità / terrorismo Is - Chiudere le frontiere? Laura Boldrini: no, è un regalo all'Isis
10 dicembre '15 - giovedì 10th December / Thursday visione post - 38
(da 'l'Espresso' - 26 novembre '15 - Intervista a L. Boldrini / di Marco Damilano)
"E' tornata la parola guerra, ma anche la parola politica". La presidente della Camera
Laura Boldrini ragiona sul dopo-13 novembre dell'Europa e dell'Italia: la battaglia con-
tro il terrorismo e gli strumenti da usare, il no a uno scontro di civiltà, "errore nefasto",
e alla tentazione di chiudere le frontiere, "il miglior regalo che potremmo fare all'Is, l'u-
manità contro il terrorismo "che non deve annullare la normale dialettica democratica".
COME SI COMBATTE QUESTA GUERRA?
"Con la politica. Dopo cinque anni di guerra in Siria ci sono state 250mila vittime, oltre metà
della popolazione è fuori casa forzatamente, ci sono quattro milioni di profughi di cui due in Turchia. In pochi in questi anni abbiamo denunciato questa situazione, era evidente che farla
decantare avrebbe provocato altre sciagure. Ora si è capito che serve un dialogo con tutte le
parti: gli Stati Uniti, la Russia, l'Iran, l'Arabia Saudita, l'Unione africana, la Lega araba, l'U-
nione europea che spero parli con una sola voce. Sia chiaro: con l'Is no, non si tratta. E un
sedicente Stato che Stato non è. non bisognerebbe neppure chiamarlo così. E sfrutta la reli-
gione islamica per il potere, il novantanove per cento dei musulmani non hanno nulla a che
fare con un'entità che usurpa il nome di Dio".
PERO' ANCHE HOLLANDE, UOMO DI SINISTRA, INVOCA LA SOLUZIONE MILITARE
"Le azioni militari senza strategia sono disastrose. Ho lavorato in Afghanistan, oggi i taleba-
ni sono più forti di prima. In Iraq nel 2003 sembrò che il conflitto fosse finito in un mese con
la caduta di Saddam e invece oggi si levano voci come quella di Hillary Clinton e perfino di
Tony Blair che ammettono gli errori. Lo abbiamo visto in Libia. Il mito della guerra-lampo,
dell'esportazione della democrazia con le armi ha portato alle tragedie di questi anni. La
guerra è nefasta, crea odio e disfacimento. Abbiamo seminato odio, abbiamo creato con-
trapposizione, Abbiamo predicato lo scontro di civiltà, l'errore più grave di tutti. Ora pro-
seguire su questa strada sarebbe miopia politica".
COLPA DEGLI OCCIDENTALI? TROPPO BUONISTA PRESIDENTE, SI DIRA'. QUI
CI SPARANO ADDOSSO NEI BAR, IN UNA SALA CONCERTI...
La mia è una posizione realista, non buonista. Non sono mai stata contro gli interventi
militari a prescindere, mi è capitato anche di lavorare in situazioni in cui erano l'unico
modo per fermare il massacro di civili innocenti. Ma bisogna evitare di creare odio su
odio. fermarsi a riconsiderare gli strumenti con cui vogliamo combattere questa guerra.
Tagliare i finanziamenti. Non comprare più il petrolio che arriva dai territori occupati
dai tagliagole, un milione di dollari al giorno. Rafforzare l'intelligence, fare un salto
nell'integrazione europea significa anche avere una sola politica di sicurezza e di dife-
sa. Bloccare il traffico delle armi: ci sono triangolazioni con paesi eutopei che favori-
scono i terroristi, ben equipaggiati. Una battaglia culturale sul Web: l'azione di prose-
litismo è senza confini, si muove sulla Rete, serve un'azione di monitoraggio. Infine,
agire sulle cause sociali che spingono i giovani musulmani ad arruolarsi nell'Is. Lo
fanno perchè ci credono o prechè è l'unica ragione di sopravvivenza? Molti di loro
non hanno nulla da perdere. Sono questi i terreni su cui si combatte in modo efficace.
SOLUZIONI COMPLESSE. PER ALCUNI PARTITI, ANCHE ITALIANI, LA RICETTA E'
SEMPLICE: CHIUDERE LE FRONTIERE.
"I rifugiati sono le prime vittime del terrore. Chi vuolew rimandarli indietro fa un regalo
all'Is che si presenterebbe come l'unica protezione. Chi dicew che tutti i musulmani sono
uguali consegna a poche migliaia di miliziani la rappresentanza di miliardi di persone.
Una follia. Si pensa sempre che il nemico venga da fuori, invece è qui, in casa nostra.
Le ricette semplici sono un inganno. E sono anche le meno efficaci. Perchè il terrori-
smoè una minaccia globale, che colpisce ad ogni latitudine: a Parigi come a Beirut,
ad Ankara come a Nairobi".
COSA PENSA DELL'ATTEGGIAMENTO DEL GOVERNO RENZI?
"Il governo ha finora tenuto una posizione ragionevole cheLa condivido. Sullnon può
tradursi a lotta al terrorismo serve senso di responsabilità da parte di tutti. Non si può
usare il terrore per accumulare consenso spicciolo. E l'esigenza di restare uniti non
può tradursi in un appiattimento della dialettica politica, espressa in modo responsa-
bile. I terroristi vorrebbero farci vivere in una società cupa, con le donne chiuse in
casa. Ricordo Kabul dei talebani senza macchine, rumori, musica. Una città spettrale
in cui regnava la morte. La lotta al terrore parte da qui: non intaccare i nostri principi,
non rinunciare alla gioia di vivere.
Lucianone
(da 'l'Espresso' - 26 novembre '15 - Intervista a L. Boldrini / di Marco Damilano)
"E' tornata la parola guerra, ma anche la parola politica". La presidente della Camera
Laura Boldrini ragiona sul dopo-13 novembre dell'Europa e dell'Italia: la battaglia con-
tro il terrorismo e gli strumenti da usare, il no a uno scontro di civiltà, "errore nefasto",
e alla tentazione di chiudere le frontiere, "il miglior regalo che potremmo fare all'Is, l'u-
manità contro il terrorismo "che non deve annullare la normale dialettica democratica".
COME SI COMBATTE QUESTA GUERRA?
"Con la politica. Dopo cinque anni di guerra in Siria ci sono state 250mila vittime, oltre metà
della popolazione è fuori casa forzatamente, ci sono quattro milioni di profughi di cui due in Turchia. In pochi in questi anni abbiamo denunciato questa situazione, era evidente che farla
decantare avrebbe provocato altre sciagure. Ora si è capito che serve un dialogo con tutte le
parti: gli Stati Uniti, la Russia, l'Iran, l'Arabia Saudita, l'Unione africana, la Lega araba, l'U-
nione europea che spero parli con una sola voce. Sia chiaro: con l'Is no, non si tratta. E un
sedicente Stato che Stato non è. non bisognerebbe neppure chiamarlo così. E sfrutta la reli-
gione islamica per il potere, il novantanove per cento dei musulmani non hanno nulla a che
fare con un'entità che usurpa il nome di Dio".
PERO' ANCHE HOLLANDE, UOMO DI SINISTRA, INVOCA LA SOLUZIONE MILITARE
"Le azioni militari senza strategia sono disastrose. Ho lavorato in Afghanistan, oggi i taleba-
ni sono più forti di prima. In Iraq nel 2003 sembrò che il conflitto fosse finito in un mese con
la caduta di Saddam e invece oggi si levano voci come quella di Hillary Clinton e perfino di
Tony Blair che ammettono gli errori. Lo abbiamo visto in Libia. Il mito della guerra-lampo,
dell'esportazione della democrazia con le armi ha portato alle tragedie di questi anni. La
guerra è nefasta, crea odio e disfacimento. Abbiamo seminato odio, abbiamo creato con-
trapposizione, Abbiamo predicato lo scontro di civiltà, l'errore più grave di tutti. Ora pro-
seguire su questa strada sarebbe miopia politica".
COLPA DEGLI OCCIDENTALI? TROPPO BUONISTA PRESIDENTE, SI DIRA'. QUI
CI SPARANO ADDOSSO NEI BAR, IN UNA SALA CONCERTI...
La mia è una posizione realista, non buonista. Non sono mai stata contro gli interventi
militari a prescindere, mi è capitato anche di lavorare in situazioni in cui erano l'unico
modo per fermare il massacro di civili innocenti. Ma bisogna evitare di creare odio su
odio. fermarsi a riconsiderare gli strumenti con cui vogliamo combattere questa guerra.
Tagliare i finanziamenti. Non comprare più il petrolio che arriva dai territori occupati
dai tagliagole, un milione di dollari al giorno. Rafforzare l'intelligence, fare un salto
nell'integrazione europea significa anche avere una sola politica di sicurezza e di dife-
sa. Bloccare il traffico delle armi: ci sono triangolazioni con paesi eutopei che favori-
scono i terroristi, ben equipaggiati. Una battaglia culturale sul Web: l'azione di prose-
litismo è senza confini, si muove sulla Rete, serve un'azione di monitoraggio. Infine,
agire sulle cause sociali che spingono i giovani musulmani ad arruolarsi nell'Is. Lo
fanno perchè ci credono o prechè è l'unica ragione di sopravvivenza? Molti di loro
non hanno nulla da perdere. Sono questi i terreni su cui si combatte in modo efficace.
SOLUZIONI COMPLESSE. PER ALCUNI PARTITI, ANCHE ITALIANI, LA RICETTA E'
SEMPLICE: CHIUDERE LE FRONTIERE.
"I rifugiati sono le prime vittime del terrore. Chi vuolew rimandarli indietro fa un regalo
all'Is che si presenterebbe come l'unica protezione. Chi dicew che tutti i musulmani sono
uguali consegna a poche migliaia di miliziani la rappresentanza di miliardi di persone.
Una follia. Si pensa sempre che il nemico venga da fuori, invece è qui, in casa nostra.
Le ricette semplici sono un inganno. E sono anche le meno efficaci. Perchè il terrori-
smoè una minaccia globale, che colpisce ad ogni latitudine: a Parigi come a Beirut,
ad Ankara come a Nairobi".
COSA PENSA DELL'ATTEGGIAMENTO DEL GOVERNO RENZI?
"Il governo ha finora tenuto una posizione ragionevole cheLa condivido. Sullnon può
tradursi a lotta al terrorismo serve senso di responsabilità da parte di tutti. Non si può
usare il terrore per accumulare consenso spicciolo. E l'esigenza di restare uniti non
può tradursi in un appiattimento della dialettica politica, espressa in modo responsa-
bile. I terroristi vorrebbero farci vivere in una società cupa, con le donne chiuse in
casa. Ricordo Kabul dei talebani senza macchine, rumori, musica. Una città spettrale
in cui regnava la morte. La lotta al terrore parte da qui: non intaccare i nostri principi,
non rinunciare alla gioia di vivere.
venerdì 4 dicembre 2015
Sport - calcio / Coppa Italia 2015-16
4 dicembre '15 - venerdì 4th December / Friday visione post - 11
Risultati delle partite / Quarto turno
Carpi - Vicenza 2 - 1
Sassuolo - Cagliari 0 - 1
IL QUADRO DEGLI OTTAVI
Risultati delle partite / Quarto turno
Carpi - Vicenza 2 - 1
Sassuolo - Cagliari 0 - 1
IL QUADRO DEGLI OTTAVI
Questo il programma completo degli ottavi di finale:
Martedì 15 dicembre:
Genoa–Alessandria ore 19.15
Inter–Cagliari ore 21
Genoa–Alessandria ore 19.15
Inter–Cagliari ore 21
Mercoledì 16 dicembre:
Roma–Spezia ore 14.30
Fiorentina–Carpi ore 16.30
Napoli–Hellas Verona ore 19
Juventus–Torino ore 20.45
Roma–Spezia ore 14.30
Fiorentina–Carpi ore 16.30
Napoli–Hellas Verona ore 19
Juventus–Torino ore 20.45
Giovedì 17 dicembre:
Lazio–Udinese ore 16
Sampdoria–Milan ore 21
Otto partite in tre giorni, fra meno di due settimane. È ufficiale ed è stato comunicato il quadro degli ottavi di Coppa Italia 2015/2016, in programma a cavallo tra martedì 15 e giovedì 17 dicembre. Apre la rivelazione Alessandria, capace di eliminare il Palermo nell'ultimo turno della competizione e impegnata martedì 15 alle ore 19.15 in casa del Genoa, e chiude il Milan, in campo giovedì 17 alle 21 a Marassi contro la Sampdoria. Tredici squadre di Serie A e tre di Serie B ancora in corsa per la finale: debutto stagionale nella competizione per Lazio, Juventus, Inter, Napoli, Roma Genoa, Sampdoria e Fiorentina. Tra tutte le sfide spicca il derby torinese tra Juventus e Torino di mercoledì 16 alle 20.45.
Lucianone
Lazio–Udinese ore 16
Sampdoria–Milan ore 21
Otto partite in tre giorni, fra meno di due settimane. È ufficiale ed è stato comunicato il quadro degli ottavi di Coppa Italia 2015/2016, in programma a cavallo tra martedì 15 e giovedì 17 dicembre. Apre la rivelazione Alessandria, capace di eliminare il Palermo nell'ultimo turno della competizione e impegnata martedì 15 alle ore 19.15 in casa del Genoa, e chiude il Milan, in campo giovedì 17 alle 21 a Marassi contro la Sampdoria. Tredici squadre di Serie A e tre di Serie B ancora in corsa per la finale: debutto stagionale nella competizione per Lazio, Juventus, Inter, Napoli, Roma Genoa, Sampdoria e Fiorentina. Tra tutte le sfide spicca il derby torinese tra Juventus e Torino di mercoledì 16 alle 20.45.
Lucianone
IDEE / riflessioni - I volti dei siriani: quell'umanità nascosta
5 dicembre '15 - venerdì 5th December / Friday
giovedì 3 dicembre 2015
Riflessioni - Le armi da fuoco negli USA / L'aggressione ai manager di Air France
3 dicembre '15 - giovedì 3rd December / Thursday visione post - 14
Sento alla radio un dato impressionante, così impressionante che cerco conferma e la trovo
nella rivista online "Il Post Internazionale". Il dato è questo: la metà dei privati armati del
pianeta Terra abita negli Stati Uniti d'America, a fronte di una popolazione complessiva pa-
ri al 4 per cento di tutti gli umani. Che le stragi per arma da fuoco (ormai quotidiane, e i
morti sono migliaia) siano una specialità di quel grande Paese, è una inevitabile conseguen-
za statistica della concentrazione mai vista al mondo di armi da fuoco nelle case, nelle auto- mobili, nelle mani di chiunque. - Non per infierire, ma di questa vera e propria passione
per gli spari e per il piombo che trapassa le carni degli altri c'è abbondante, anzi esondante
prova in una produzione iconografica ormai sterminata. Il rapporto tra le armi che ho ef-
fettivamente vistoisto nei film e telefilmnella vita reale (pochissime) e quelle che ho visto
nei film e nei telefilm americani è, forse, di uno a un milione. Dall'infanzia in qua, dai pri-
mi western con Gary Cooper fino a Tarantino, la mia retina è crivellata da miliardi di spari,
nella quasi totalità made in Usa. Non per moralismo ma per saturazione, diciamo per over-
dose da piombo, confesso di desiderare, nel proseguio della mia vita da spettatore, il disar-
mo integrale. Mi sento come quei cani che a Capodanno, al primo sparo, si nascondono
sotto il tavolo.
(da la Repubblica - 03/10/'15 - L'AMACA / Michele Serra)
Le immagini (orribili) dell'aggressione ai due manager di Air France, rese stentore e, da
quel moltiplicatore di emozioni che sono i media, hanno un solo merito. Ci ricordano che
la lotta di classe esiste e non sempre è mediata dalla civiltà e dal rispetto. E' un meccani-(quasi)smo profondissimo di ogni società umana. Negli ultimi anni le tracce de conflitti
sociali, in Europa, si sono rarefatte fino (quasi) all'estinzione. Qualche capannello vo-
ciante in televisione, qulache immagine epica di minatori barricati o di operai sospesi su
una gru, ma su tutto una patina uniforme di concordia non sempre sincera, spesso ipo-
crita, falsa come il cerone che nasconde i lineamenti. Si chiama "rimozione", e gli psica-
nalisti insegnano che non fa bene.
Se alle radici della pace sociale ci fosse maggiore giustizia, minore sperequazione di red-
dito, potremmo anche farcene una ragione. Ma sappiamo che così non è. La famosa for-
bice tra ricchezza e povertà si è allargata; le forme intermedie di rappresentanza, politi-
ca e sindacale, si sono indebolite; e dunque non esiste fondata ragione per meravigliarsi
di sbocchi d'ira irragionevoli e detestabili come quello di un drappello di linciatori che
si accanisce su uno solo. Riconoscere il conflitto sociale, ridargli spazio politico e parole
(nuove) di identità, è il solo modo per dare forme civili, nonchè sbocchi plauisibili, alla
lotta di classe.
(da la Repubblica - 07/10/'15 - L'AMACA / Michele Serra)
Lucianone
Sento alla radio un dato impressionante, così impressionante che cerco conferma e la trovo
nella rivista online "Il Post Internazionale". Il dato è questo: la metà dei privati armati del
pianeta Terra abita negli Stati Uniti d'America, a fronte di una popolazione complessiva pa-
ri al 4 per cento di tutti gli umani. Che le stragi per arma da fuoco (ormai quotidiane, e i
morti sono migliaia) siano una specialità di quel grande Paese, è una inevitabile conseguen-
za statistica della concentrazione mai vista al mondo di armi da fuoco nelle case, nelle auto- mobili, nelle mani di chiunque. - Non per infierire, ma di questa vera e propria passione
per gli spari e per il piombo che trapassa le carni degli altri c'è abbondante, anzi esondante
prova in una produzione iconografica ormai sterminata. Il rapporto tra le armi che ho ef-
fettivamente vistoisto nei film e telefilmnella vita reale (pochissime) e quelle che ho visto
nei film e nei telefilm americani è, forse, di uno a un milione. Dall'infanzia in qua, dai pri-
mi western con Gary Cooper fino a Tarantino, la mia retina è crivellata da miliardi di spari,
nella quasi totalità made in Usa. Non per moralismo ma per saturazione, diciamo per over-
dose da piombo, confesso di desiderare, nel proseguio della mia vita da spettatore, il disar-
mo integrale. Mi sento come quei cani che a Capodanno, al primo sparo, si nascondono
sotto il tavolo.
(da la Repubblica - 03/10/'15 - L'AMACA / Michele Serra)
Le immagini (orribili) dell'aggressione ai due manager di Air France, rese stentore e, da
quel moltiplicatore di emozioni che sono i media, hanno un solo merito. Ci ricordano che
la lotta di classe esiste e non sempre è mediata dalla civiltà e dal rispetto. E' un meccani-(quasi)smo profondissimo di ogni società umana. Negli ultimi anni le tracce de conflitti
sociali, in Europa, si sono rarefatte fino (quasi) all'estinzione. Qualche capannello vo-
ciante in televisione, qulache immagine epica di minatori barricati o di operai sospesi su
una gru, ma su tutto una patina uniforme di concordia non sempre sincera, spesso ipo-
crita, falsa come il cerone che nasconde i lineamenti. Si chiama "rimozione", e gli psica-
nalisti insegnano che non fa bene.
Se alle radici della pace sociale ci fosse maggiore giustizia, minore sperequazione di red-
dito, potremmo anche farcene una ragione. Ma sappiamo che così non è. La famosa for-
bice tra ricchezza e povertà si è allargata; le forme intermedie di rappresentanza, politi-
ca e sindacale, si sono indebolite; e dunque non esiste fondata ragione per meravigliarsi
di sbocchi d'ira irragionevoli e detestabili come quello di un drappello di linciatori che
si accanisce su uno solo. Riconoscere il conflitto sociale, ridargli spazio politico e parole
(nuove) di identità, è il solo modo per dare forme civili, nonchè sbocchi plauisibili, alla
lotta di classe.
(da la Repubblica - 07/10/'15 - L'AMACA / Michele Serra)
Lucianone
mercoledì 2 dicembre 2015
Sport - calcio / Coppa Italia - 2015/16
2 dicembre '15 - mercoledì 2nd December / Wednesday
Risultati delle partite / Quarto turno
Spezia - Salernitana 2 - 0
Torino - Genoa 4 - 1
Milan - Crotone 3 - 1 (dts)
Palermo - Alessandria 2 - 3
Verona - Pavia 1 - 0
Udinese - Atalanta 3 - 1
Verona H. - Pavia 1 - 0
Gol all'esordio per Winck, e buona la prima per Delneri, il nuovo tecnico dell'Hellas.
In pieno recupero il brasiliano, subentrato al 18enne Cecchin, decide il quarto turno
di Coppa Italia; ora agli ottavi per Delneri il Napoli al San Paolo.
Palermo - Alessandria 2 - 3
Colpaccio dell'Alessandria (seconda in Lega Pro). Fuori il Palermo! Vazquez espulso,
e Gilardino non basta. Vantaggio di Loviso su rigore, raddoppio di Marconi, Trajkovski
spreca l'occasione per l'1-2 a fine primo tempo, ma si fa perdonare con il gol a inizio
ripresa. Gran gol di Nicco. Non serve la rete dell'ex centravanti azzurro, partito dalla
panchina.
Udinese - Atalanta 3 - 1
Di Natale con una doppietta sistema l'Atalanta. Un rigore e una rovesciata per il bomber
che dice di voler smettere a fine mese. La reazione dei nerazzurri si infrange contro il
18enne Meret, all'esordio tra i grandi. Non basta il gol di Monachello. Ora per i bianco-
neri la Lazio negli ottavi.
Lucianone
Risultati delle partite / Quarto turno
Spezia - Salernitana 2 - 0
Torino - Genoa 4 - 1
Milan - Crotone 3 - 1 (dts)
Palermo - Alessandria 2 - 3
Verona - Pavia 1 - 0
Udinese - Atalanta 3 - 1
Verona H. - Pavia 1 - 0
Gol all'esordio per Winck, e buona la prima per Delneri, il nuovo tecnico dell'Hellas.
In pieno recupero il brasiliano, subentrato al 18enne Cecchin, decide il quarto turno
di Coppa Italia; ora agli ottavi per Delneri il Napoli al San Paolo.
Palermo - Alessandria 2 - 3
Colpaccio dell'Alessandria (seconda in Lega Pro). Fuori il Palermo! Vazquez espulso,
e Gilardino non basta. Vantaggio di Loviso su rigore, raddoppio di Marconi, Trajkovski
spreca l'occasione per l'1-2 a fine primo tempo, ma si fa perdonare con il gol a inizio
ripresa. Gran gol di Nicco. Non serve la rete dell'ex centravanti azzurro, partito dalla
panchina.
Udinese - Atalanta 3 - 1
Di Natale con una doppietta sistema l'Atalanta. Un rigore e una rovesciata per il bomber
che dice di voler smettere a fine mese. La reazione dei nerazzurri si infrange contro il
18enne Meret, all'esordio tra i grandi. Non basta il gol di Monachello. Ora per i bianco-
neri la Lazio negli ottavi.
Lucianone
lunedì 30 novembre 2015
Ultime notizie - SPORT / dall'Italia
30 novembre '15 - lunedì 30th November / Monday visione post - 9
Calcio / serie A
VERONA
Hellas Verona - esonerato il tecnico Mandorlini (ora si pensa al successore)
Calcio / serie A
VERONA
Hellas Verona - esonerato il tecnico Mandorlini (ora si pensa al successore)
Il tecnico, arrivato nel 2010, lascia dopo 14 giornate senza vittorie: il suo Hellas è all'ultimo posto in classifica con 6 punti
Andrea Mandorlini non è più l'allenatore del Verona: lo comunica il club gialloblù con una nota sul proprio sito ufficiale. "L’Hellas Verona FC informa di aver sollevato dall’incarico il tecnico Andrea Mandorlini e i suoi collaboratori. Ad Andrea e al suo staff - si legge nella nota - i ringraziamenti da parte del Club per aver, attraverso dedizione, indiscutibile professionalità e intensa passione, condiviso gioie, dolori ma soprattutto vittorie, sul campo e fuori, che hanno portato la squadra dalla Lega Pro fino al palcoscenico della Serie A. Al Mister e al suo staff il più sincero in bocca al lupo per il futuro professionale". Fatali all’allenatore approdato alla guida dell’Hellas nel 2010 le zero vittorie in quattordici giornate e i soli sei punti in classifica: insieme a lui via i preparatori Marini e Morini e il collaboratore tecnico Nicolini.
SUCCESSORE — Il club sta pensando ora al successore: tra i nomi gira quello di Eugenio Corini, che dovrebbe però risolvere il contratto che lo lega al Chievo sino al 2017 per legarsi alla società di via Belgio.
Milano
Milano
Milan - Coppa Italia
Mihajlovic: "Perdere col Crotone sarebbe una catastrofe. Il presidente
Berlusconi mi ha chiamato e ci ha fatto i conplimenti. La Coppa Italia
è un obiettivo. Balotelli tornerà fra 1 o 2 settimane. Bacca non è il tito-
lare".
Il prossimo esame si chiama Crotone. Quarto turno di Coppa Italia, in programma domani a San Siro. "I giocatori che andranno in campo non dovranno pensare a quale squadra ci sarà di fronte, che sia il Crotone o un'altra: devono pensare che noi siamo il Milan e abbiamo il dovere di vincere. Sempre". Rieccolo Sinisa Mihajlovic 48 ore dopo la convincente vittoria per 4-1 in campionato con la Sampdoria, stavolta alla vigilia di una nuova sfida, in Coppa Italia. "Noi non giochiamo in Europa, per cui la Coppa Italia è un nostro obiettivo alla pari del terzo posto in campionato a fine stagione. Perdere col Crotone sarebbe una catastrofe". E il tecnico rossonero svela: "Ieri mi ha chiamato il presidente Berlusconi e ci ha fatto i complimenti".
Lucianone
Sport - calcio / Serie A - 14^ giornata - 2015/16
30 novembre '15 - lunedì 30th November / Monday
Risultati delle partite
Milan 4 Torino 2 Chievo 2 Empoli 1 Frosinone 3
Sampdoria 1 Bologna 0 Udinese 3 Lazio 0 Verona H. 2
Genoa 1 Palermo 0 Roma 0 Sassuolo 1 Napoli 2
Carpi 2 Juventus 3 Atalanta 2 Fiorentina 1 Inter 1
Classifica
Napoli 31 / Inter 30 / Fiorentina 29 / Roma 27 / Juventus 24 /
Sassuolo, Milan 23 / Torino, Atalanta 21 / Lazio 19 / Udinese, Empoli 18 /
Chievo, Sampdoria, Genoa 16 / Palermo 15 / Frosinone 14 / Bologna 13 /
Carpi 9 / Verona H. 6
Continua... to be continued...
Risultati delle partite
Milan 4 Torino 2 Chievo 2 Empoli 1 Frosinone 3
Sampdoria 1 Bologna 0 Udinese 3 Lazio 0 Verona H. 2
Genoa 1 Palermo 0 Roma 0 Sassuolo 1 Napoli 2
Carpi 2 Juventus 3 Atalanta 2 Fiorentina 1 Inter 1
Classifica
Napoli 31 / Inter 30 / Fiorentina 29 / Roma 27 / Juventus 24 /
Sassuolo, Milan 23 / Torino, Atalanta 21 / Lazio 19 / Udinese, Empoli 18 /
Chievo, Sampdoria, Genoa 16 / Palermo 15 / Frosinone 14 / Bologna 13 /
Carpi 9 / Verona H. 6
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ATTUALITA' / Riflessione e analisi - Mondi diversi che si incrociano ed ecco il cortocircuito / Ma l'escalation della differenza povertà-ricchezza è anche causa di terrorismo islamico?
30 novembre '15 - lunedì 30th November / Monday visione post - 14
Come sono vicini quei due mondi lontani
In Europa per decenni abbiamo visto solo la pace.
Altrove, una generazione è cresciuta tra le bombe.
Ora queste realtà diverse sono entrate in contatto.
(da l'Espresso - 26 / 11/ '15 - Roberto Saviano / L'antitaliano)
Roberto Bolano chiuse "Amuleto" con questa frase: "E anche se il canto che ascoltavo
parlava della guerra , delle imprese eroiche di un'intera generazione di giovani latino-
americani sacrificati, io capii che al di là di tutto, parlava del coraggio (,,,). E quel canto
è il nostro amuleto". Quando colpiscono la vita con atti di forza, quando la storia ci
presenta il conto e non capiamo cosa stiamo pagando, penso che abbiamo bisogno di
canti e ancor di più di amuleti. E ne abbiamo bisogno perchè stiamo vivendo un corto-
circuito. Venerdì scorso per i fatti di Parigi, qualche settimana fa per l'aereo russo pre-
cipitato nel Sinai e per l'attacco kamikaze a Beirut, ad Aprile per il massacro nel cam-
pus di Garissa e per quello a Gennaio alla redazione di "Charlie Hebdo", reperivamo
informazioni in tempo reale sui social. Venerdì scorso sapeva più l'adolescente con un
account Twitter che il giornalista che provava a contattare colleghi a Parigi per poter
dare informazioni attendibili. L'essere connessi e quindi idealmente vicinissimi, rende
ancora più stridenti le diversità che vivono identiche generazioni di paesi separati che
da poche ore di volo. E fa capire come l'umanità, oggi più che mai, si divida innanzitut-
to tra chi riconosce e chi non riconosce colpi di proiettile. L'umanità che sa riconoscere
colpi di pistola, colpi di mitra, colpi di artiglieria, la differenza tra una granata e una
bombola del gas che esplode, generazioni e generazioni di giovani in Libia, Egitto, Isra
ele, Libano, Turchia, Palestina, Kosovo nati e cresciuti con questa conoscenza che i lo-
ro coetanei europei, vicinissimi non hanno. Quando parlo di Napoli come di territorio
in guerra, è esttamente a questo che mi riferisco. A Napoli un colpo di pistola lo ricono-
scono anche i bambini; invece al Bataclan, venerdì scorso, ci sono testimoni che riferi-
scono di aver sentito colpi di arma da fuoco ma di averli creduti effetti speciali. Di aver-
li creduti rumori innocui.
Ecco il cortocircuito: siamo una generazione che sta vivendo guerre su molti fronti,
eppure siamo nati per essere incapaci di imbracciare un fucile, di saperlo caricare, in-
capaci di riconoscere un bossolo o di mettere la sicura a un'arma. Siamo la speranza
partorita dalla Seconda guerra mondiale, una speranza non solo abortita, ma anche
in larga parte incapace di leggere il presente che del passato è la logica conseguenza.
Questa superficialità ci ha portati a non essere nemmeno capaci di leggere l'inutilità
e persino la pericolosità di certe decisioni in politica estera, come ad esempio l'inva-
sione decisa da Bush e Blair dell'Iraq a guerra già vinta, contro Saddam Hussein già
sconfitto, con l'unico effetto di creare proselitismo e un sentimento antioccidentale
ancora più diffuso. Siamo in balia di interessi che a volte non comprendiamo, e a vol-
te siamo proprio noi i destinatari di certe azioni. Noi che abbiamo bisogno che ci si di-
ca che non si sta a braccia conserte, inattivi, mentre aspettiamo che la prossima bomba
ci cada in testa o che la prossima raffica di mitra pieghi le nostre già deboli volontà.
Del resto a Garissa, come in Francia, si è voluto colpire esattamente ciò per cui sono
iniziate le primavere arabe: ovvero l'affermazione della sacrosanta volontà di poter
scegliere come vivere. Gli attentati di Parigi non hanno preso di mira ambasciate o
parlamenti, non sono più questi i loro nemici, ma i luoghi della nostra felicità quoti-
diana. Hanno colpito prima un aereo di turisti di ritorno da una vacanza, poi a Bei-
rut hanno ammazzatpo 47 persone che si trovavano per strada. E in Francia un tea-
tro, poi un ristorante, lo stadio. Capiscono ciò per cui vale la pena vivere: la libertà
di scegliere dove andare in vacanza, a che ora uscire per fare la spesa, che musica
ascoltare, che persona amare, dove andare a mangiare, come poter passare insieme
il tempo. Ecco cosa hanno voluto attaccare.
Ecco perchè nessuna vacanza, nessun concerto e nessuna uscita possono essere date
per scontate: perchè ci sono persone, a poca distanza da noi, con cui ci capita di dia-
logare sui social, che questa libertà non ce l'hanno da molto tempo o non l'hanno
mai avuta. Persone che decidono di lasciare i loro paesi e chiedono asilo a noi, pro-
prio perchè dove sono nati non possono vivere, figuriamoci se possono scegliere.
Un concerto, una cena, una partita di calcio sono la costituzione della libertà che
non appartiene solo a noi. Sono il segno della possibilità di scegliere. Ricordiamolo
ogni volta che siamo lì, semplicemente e superficialmente a vivere.
Continua... to be continued...
Come sono vicini quei due mondi lontani
In Europa per decenni abbiamo visto solo la pace.
Altrove, una generazione è cresciuta tra le bombe.
Ora queste realtà diverse sono entrate in contatto.
(da l'Espresso - 26 / 11/ '15 - Roberto Saviano / L'antitaliano)
Roberto Bolano chiuse "Amuleto" con questa frase: "E anche se il canto che ascoltavo
parlava della guerra , delle imprese eroiche di un'intera generazione di giovani latino-
americani sacrificati, io capii che al di là di tutto, parlava del coraggio (,,,). E quel canto
è il nostro amuleto". Quando colpiscono la vita con atti di forza, quando la storia ci
presenta il conto e non capiamo cosa stiamo pagando, penso che abbiamo bisogno di
canti e ancor di più di amuleti. E ne abbiamo bisogno perchè stiamo vivendo un corto-
circuito. Venerdì scorso per i fatti di Parigi, qualche settimana fa per l'aereo russo pre-
cipitato nel Sinai e per l'attacco kamikaze a Beirut, ad Aprile per il massacro nel cam-
pus di Garissa e per quello a Gennaio alla redazione di "Charlie Hebdo", reperivamo
informazioni in tempo reale sui social. Venerdì scorso sapeva più l'adolescente con un
account Twitter che il giornalista che provava a contattare colleghi a Parigi per poter
dare informazioni attendibili. L'essere connessi e quindi idealmente vicinissimi, rende
ancora più stridenti le diversità che vivono identiche generazioni di paesi separati che
da poche ore di volo. E fa capire come l'umanità, oggi più che mai, si divida innanzitut-
to tra chi riconosce e chi non riconosce colpi di proiettile. L'umanità che sa riconoscere
colpi di pistola, colpi di mitra, colpi di artiglieria, la differenza tra una granata e una
bombola del gas che esplode, generazioni e generazioni di giovani in Libia, Egitto, Isra
ele, Libano, Turchia, Palestina, Kosovo nati e cresciuti con questa conoscenza che i lo-
ro coetanei europei, vicinissimi non hanno. Quando parlo di Napoli come di territorio
in guerra, è esttamente a questo che mi riferisco. A Napoli un colpo di pistola lo ricono-
scono anche i bambini; invece al Bataclan, venerdì scorso, ci sono testimoni che riferi-
scono di aver sentito colpi di arma da fuoco ma di averli creduti effetti speciali. Di aver-
li creduti rumori innocui.
Ecco il cortocircuito: siamo una generazione che sta vivendo guerre su molti fronti,
eppure siamo nati per essere incapaci di imbracciare un fucile, di saperlo caricare, in-
capaci di riconoscere un bossolo o di mettere la sicura a un'arma. Siamo la speranza
partorita dalla Seconda guerra mondiale, una speranza non solo abortita, ma anche
in larga parte incapace di leggere il presente che del passato è la logica conseguenza.
Questa superficialità ci ha portati a non essere nemmeno capaci di leggere l'inutilità
e persino la pericolosità di certe decisioni in politica estera, come ad esempio l'inva-
sione decisa da Bush e Blair dell'Iraq a guerra già vinta, contro Saddam Hussein già
sconfitto, con l'unico effetto di creare proselitismo e un sentimento antioccidentale
ancora più diffuso. Siamo in balia di interessi che a volte non comprendiamo, e a vol-
te siamo proprio noi i destinatari di certe azioni. Noi che abbiamo bisogno che ci si di-
ca che non si sta a braccia conserte, inattivi, mentre aspettiamo che la prossima bomba
ci cada in testa o che la prossima raffica di mitra pieghi le nostre già deboli volontà.
Del resto a Garissa, come in Francia, si è voluto colpire esattamente ciò per cui sono
iniziate le primavere arabe: ovvero l'affermazione della sacrosanta volontà di poter
scegliere come vivere. Gli attentati di Parigi non hanno preso di mira ambasciate o
parlamenti, non sono più questi i loro nemici, ma i luoghi della nostra felicità quoti-
diana. Hanno colpito prima un aereo di turisti di ritorno da una vacanza, poi a Bei-
rut hanno ammazzatpo 47 persone che si trovavano per strada. E in Francia un tea-
tro, poi un ristorante, lo stadio. Capiscono ciò per cui vale la pena vivere: la libertà
di scegliere dove andare in vacanza, a che ora uscire per fare la spesa, che musica
ascoltare, che persona amare, dove andare a mangiare, come poter passare insieme
il tempo. Ecco cosa hanno voluto attaccare.
Ecco perchè nessuna vacanza, nessun concerto e nessuna uscita possono essere date
per scontate: perchè ci sono persone, a poca distanza da noi, con cui ci capita di dia-
logare sui social, che questa libertà non ce l'hanno da molto tempo o non l'hanno
mai avuta. Persone che decidono di lasciare i loro paesi e chiedono asilo a noi, pro-
prio perchè dove sono nati non possono vivere, figuriamoci se possono scegliere.
Un concerto, una cena, una partita di calcio sono la costituzione della libertà che
non appartiene solo a noi. Sono il segno della possibilità di scegliere. Ricordiamolo
ogni volta che siamo lì, semplicemente e superficialmente a vivere.
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La Storia - In Arabia Saudita, patria del petrolio: pena capitale con crocifissione per il giovane Ali
30 novembre '15 - lunedì 30th November / Monday visione post - 11
(da la Repubblica - 25/09/'15 - Il caso / Tahar Ben Jelloun)
Il caso fa le cose per bene: qualche giorno prima che Ali Mohammed Al Nimr, 20 anni,
nipote di un oppositore sciita del regime dell'Arabia Saudita, fosse condannato a essere
decapitato e poi crocifisso fino a putrefazione avvenuta, Faisal Bin Hassan Trad, l'amba-
sciatore saudita, è stato eletto a Ginevra presidente del Consiglio per i diritti umani delle
Nazioni Unite. Da parte di questa istituzione sempre più inefficace è una forma di umori-
smo nero un pò speciale. Un umorismo color petrolio. L'Arabia Saudita, da sempre gover-
nata dalla stessa famiglia, emette sentenze di morte a ogni piè sospinto. E' il paese che de-
tiene il record mondiale di esecuzioni capitali. Secondo i media e le associazioni per i dirit-
ti umani, quest'anno ci sono state 133 esecuzioni.
Il crimine di questo ragazzo (al momento dell'arresto aveva 17 anni) è di aver partecipato
a una manifestazione contro il regime. La sentenza supera i limiti della comprensione. E'
un assassinio. Quel ragazzo non ha ucciso, nè violentato, nè rubato. Ha solo partecipato a
una manifestazione nel corso della "primavera araba". Se sarà giustiziato, le Nazioni unite
dovrebbero perseguire l'Arabia saudita. Ma non lo faranno.
Che cosa fare in questi casi? Lasciar correre, stare zitti, tenere un profilo basso per non per-
dere qualche contratto? Starsene dietro alla propria vigliaccheria e distogliere lo sguardo?
Ma è inammissibile. Per giudicare i governanti che hanno commesso crimini contro l'umani-
tà c'è la Corte penale internazionale: perchè non viene denunciato chi amministra la giusti-
zia in quel paese? - Già la condizione femminile è tra le più scandalose del mondo civile. Il
fatto di esprimere un'opinione, di osare opporsi a un sistema arcaico, ancorchè perfettamen-
te aggiornato sotto il profilo tecnico, è punito con la morte. Ma nel caso del giovane Ali, la
punizione è già cominciata: prima sarà decapitato, poi crocifisso e infine lasciato agli uccelli
rapaci e alla putrefazione. Immaginiamo che cosa sta passando quest'uomo nell'anticamera
della morte: è già mezzo morto, morto di paura, morto di calvario anticipato. E' diventato il
simbolo della vittima la cui vita è stata confiscata da un regime in cui i diritti umani rientra-
no nella sfera del virtuale.
Anche se quello Stato ascoltasse le proteste internazionali e annullasse la condanna, resterà
il problema dell'esistenza di un sistena medievale che non si può nè criticare dall'interno nè
esautorare dall'esterno. Perchè è potente, molto potente. La ricchezza gli procura i miliardi
sufficienti a comprare qualsiasi cosa, dai beni materiali alle coscienze. Nessun Paese ha vo-
glia di contrastare l'Arabia Saudita. Sì, cè l'Iran, ma vorrebbe soppiantarla per diventare
il guardiano dei luoghi sacri e dei diritti umani non gli importa un fico. Tutti i Paesi occi-
dentali hanno progetti di contratti con l'Arabia e non vogliono sacrificarli per la vita di un
ragazzo. Certo diversi capi di Stato hanno chiesto di annullare l'esecuzione di Ali, ma non
vogliono spingersi più in là di così. In quello risiede la potenza dell'Arabia Saudita. fa quel-
lo che vuole e non dà retta a nessuno.
Questa sentenza ricorda stranamente la condanna e l'esecuzione del grande poeta sufi (mi-
stico) del decimo secolo Al Hallaj. Condannato a morte per aver detto, parlando del suo
amore per Dio, "Ana Al Haq" (Io sono la Verità), il suo corpo è stato evirato e crocifisso.
E' marcito al sole. Al Hallaj era impaziente di raggiungere Dio, perchè la sua passione per
divinità l'aveva fatto rinunciare ai beni e ai piaceri materiali della vita.
Ma se le autorità saudite hanno deciso di crocifiggere Ali non è in omaggio al poeta sufi
ma semplicemente per crudeltà e arroganza. La loro potenza è nera come l'oro che li ri-
copre e che li rende così disumani.
Il Commento
di Luciano Finesso
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(da la Repubblica - 25/09/'15 - Il caso / Tahar Ben Jelloun)
Il caso fa le cose per bene: qualche giorno prima che Ali Mohammed Al Nimr, 20 anni,
nipote di un oppositore sciita del regime dell'Arabia Saudita, fosse condannato a essere
decapitato e poi crocifisso fino a putrefazione avvenuta, Faisal Bin Hassan Trad, l'amba-
sciatore saudita, è stato eletto a Ginevra presidente del Consiglio per i diritti umani delle
Nazioni Unite. Da parte di questa istituzione sempre più inefficace è una forma di umori-
smo nero un pò speciale. Un umorismo color petrolio. L'Arabia Saudita, da sempre gover-
nata dalla stessa famiglia, emette sentenze di morte a ogni piè sospinto. E' il paese che de-
tiene il record mondiale di esecuzioni capitali. Secondo i media e le associazioni per i dirit-
ti umani, quest'anno ci sono state 133 esecuzioni.
Il crimine di questo ragazzo (al momento dell'arresto aveva 17 anni) è di aver partecipato
a una manifestazione contro il regime. La sentenza supera i limiti della comprensione. E'
un assassinio. Quel ragazzo non ha ucciso, nè violentato, nè rubato. Ha solo partecipato a
una manifestazione nel corso della "primavera araba". Se sarà giustiziato, le Nazioni unite
dovrebbero perseguire l'Arabia saudita. Ma non lo faranno.
Che cosa fare in questi casi? Lasciar correre, stare zitti, tenere un profilo basso per non per-
dere qualche contratto? Starsene dietro alla propria vigliaccheria e distogliere lo sguardo?
Ma è inammissibile. Per giudicare i governanti che hanno commesso crimini contro l'umani-
tà c'è la Corte penale internazionale: perchè non viene denunciato chi amministra la giusti-
zia in quel paese? - Già la condizione femminile è tra le più scandalose del mondo civile. Il
fatto di esprimere un'opinione, di osare opporsi a un sistema arcaico, ancorchè perfettamen-
te aggiornato sotto il profilo tecnico, è punito con la morte. Ma nel caso del giovane Ali, la
punizione è già cominciata: prima sarà decapitato, poi crocifisso e infine lasciato agli uccelli
rapaci e alla putrefazione. Immaginiamo che cosa sta passando quest'uomo nell'anticamera
della morte: è già mezzo morto, morto di paura, morto di calvario anticipato. E' diventato il
simbolo della vittima la cui vita è stata confiscata da un regime in cui i diritti umani rientra-
no nella sfera del virtuale.
Anche se quello Stato ascoltasse le proteste internazionali e annullasse la condanna, resterà
il problema dell'esistenza di un sistena medievale che non si può nè criticare dall'interno nè
esautorare dall'esterno. Perchè è potente, molto potente. La ricchezza gli procura i miliardi
sufficienti a comprare qualsiasi cosa, dai beni materiali alle coscienze. Nessun Paese ha vo-
glia di contrastare l'Arabia Saudita. Sì, cè l'Iran, ma vorrebbe soppiantarla per diventare
il guardiano dei luoghi sacri e dei diritti umani non gli importa un fico. Tutti i Paesi occi-
dentali hanno progetti di contratti con l'Arabia e non vogliono sacrificarli per la vita di un
ragazzo. Certo diversi capi di Stato hanno chiesto di annullare l'esecuzione di Ali, ma non
vogliono spingersi più in là di così. In quello risiede la potenza dell'Arabia Saudita. fa quel-
lo che vuole e non dà retta a nessuno.
Questa sentenza ricorda stranamente la condanna e l'esecuzione del grande poeta sufi (mi-
stico) del decimo secolo Al Hallaj. Condannato a morte per aver detto, parlando del suo
amore per Dio, "Ana Al Haq" (Io sono la Verità), il suo corpo è stato evirato e crocifisso.
E' marcito al sole. Al Hallaj era impaziente di raggiungere Dio, perchè la sua passione per
divinità l'aveva fatto rinunciare ai beni e ai piaceri materiali della vita.
Ma se le autorità saudite hanno deciso di crocifiggere Ali non è in omaggio al poeta sufi
ma semplicemente per crudeltà e arroganza. La loro potenza è nera come l'oro che li ri-
copre e che li rende così disumani.
Il Commento
di Luciano Finesso
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