giovedì 3 dicembre 2015

Riflessioni - Le armi da fuoco negli USA / L'aggressione ai manager di Air France

3 dicembre '15 - giovedì            3rd December / Thursday                       visione post - 14

Sento alla radio un dato impressionante, così impressionante che cerco conferma e la trovo
nella rivista online "Il Post Internazionale".  Il dato è questo: la metà dei privati armati  del
pianeta Terra abita negli Stati Uniti d'America, a fronte di una popolazione complessiva pa-
ri al 4 per cento di tutti gli umani.  Che  le stragi  per arma da fuoco  (ormai quotidiane, e i 
morti sono migliaia) siano una specialità di quel grande Paese, è una inevitabile conseguen-
za statistica della concentrazione mai vista al mondo di armi da fuoco nelle case, nelle auto- mobili, nelle mani di chiunque.  -   Non per infierire, ma di questa vera  e  propria passione
per gli spari e per il piombo che trapassa le carni degli altri c'è abbondante, anzi esondante
prova in una produzione iconografica ormai sterminata.  Il rapporto  tra le armi che ho ef-
fettivamente vistoisto nei film e telefilmnella vita reale (pochissime) e quelle  che ho visto
nei film e nei telefilm americani è, forse, di uno a un milione. Dall'infanzia in qua, dai pri-
mi western con Gary Cooper fino a Tarantino, la mia retina è crivellata da miliardi di spari,
nella quasi totalità made in Usa. Non per moralismo ma per saturazione, diciamo per over-
dose da piombo, confesso di desiderare, nel proseguio della mia vita da spettatore, il disar-
mo integrale.  Mi sento  come  quei cani  che a Capodanno, al primo sparo, si nascondono
sotto il tavolo.
(da la Repubblica - 03/10/'15  -  L'AMACA / Michele Serra)

Le immagini  (orribili) dell'aggressione ai due manager di Air France, rese stentore e, da
quel moltiplicatore di emozioni che sono i media, hanno un solo merito. Ci ricordano che
la lotta di classe esiste e non sempre è mediata dalla civiltà e dal rispetto. E' un meccani-(quasi)smo profondissimo di ogni società umana.  Negli ultimi anni le tracce de conflitti
sociali, in Europa, si  sono rarefatte fino (quasi) all'estinzione.    Qualche capannello vo- 
ciante in televisione, qulache immagine epica di minatori barricati o di operai sospesi su 
una gru, ma su tutto  una patina uniforme  di concordia non sempre sincera, spesso ipo-
crita, falsa come il cerone che nasconde i lineamenti. Si chiama "rimozione", e gli psica-
nalisti insegnano che non fa bene. 
Se alle radici della pace sociale ci fosse maggiore giustizia, minore sperequazione di red-
dito, potremmo anche farcene una ragione. Ma sappiamo che così non è. La famosa for-
bice tra ricchezza e povertà si è allargata; le forme intermedie di rappresentanza, politi- 
ca e sindacale, si sono indebolite; e dunque non esiste fondata ragione per meravigliarsi
di sbocchi d'ira irragionevoli e detestabili come quello  di un drappello  di linciatori che 
si accanisce su uno solo. Riconoscere il conflitto sociale, ridargli spazio politico e parole 
(nuove)  di identità, è il solo modo per dare forme civili, nonchè sbocchi plauisibili, alla
lotta di classe.
(da la Repubblica -  07/10/'15  -  L'AMACA / Michele Serra) 

Lucianone

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