Addio al gigante Lomu che portò il rugby nel futuro
Si è spento a 40 anni il giocatore più travolgente della storia.
Fu grazie alle sue imprese che un intero sport ha cambiato volto.
Il simbolo ALL BLACKS >> da Mandela alla malattia
(da
la Repubblica - 19 nov. 2015 - R2Sport - Massimo Calandri)
"Dicono sia già in Paradiso, è arrivato di corsa. Perchè nessuno può fermarlo".
Delle migliaia di messaggi di cordoglio, questo racconta meglio di tutti Jonah Lomu,
il gigante dallo sguardo triste che solo la malattia ha potuto placcare. La leggenda
neozelandese del rugby, l'uomo che ha ribaltato le leggi fisiche dello sport, che ne
ha riscritto logica e dinamica, il Tyson e il Maradona ovali, aveva 40 anni e un'ul-
tima meta da segnare: "Vorrei vedere i miei bambini maggiorenni".
Invece se n'è andato l'altra notte nella sua casa di Auckland, la moglie Nadene gli
stringeva la mano, i piccoli Brayley (6) e Dhyreille (5) dormivano innocenti. Il cuore,
la cosa più grande in quell'omone di quasi due metri e 118 chili di muscoli, non ha
retto. Soffriva da sempre di una rara forma di sindrome nefrosica, gli avevano tra-
piantato un rene ma lo aveva rigettato. Era un calvario di dialisi e ricoveri, però
uno così pensi che non si arrenda mai. Stava male già da ragazzo, eppure sparpa-
gliava avversari sul prato che neanche Bud Spencer, e allora? Allora è successo
che all'improvviso le proteine sono scese di 25 volte il normale, la luce si è spenta.
Ora Jonah è tornato a correre. Nel suo Paradiso ovale, implacabile e implaccabile.
"Chissà cosa avrei potuto combinare nella vita, se fossi stato bene". Nessuno mai,
come lui. Il più giovane a esordire con la maglia numero 11 dei mitici All Blacks,
a 19 anni. Un'ala anomala per dimensioni e velocità, si metteva l'ovale sotto l'a-
scella e chi lo teneva più? Nei mondiali sudafricani del 1995 avevano persino mes-
so una taglia: 5.000 dollari a chi fosse riuscito a bloccarlo. In qualsiasi modo, al-
meno per una volta. Lo fece Joost Van der Westhuizen nella storica finale vinta
dagli Springbooks ai supplementari davanti a Mandela, quella celebrata in Invictus.
Joost oggi è su di una sedia a rotelle, vittima della Sla, e uno degli ultimi amici che
gli è andato a fare visita in estate è stato proprio il gigante gentile. Il ragazzino che
in quella World Cup aveva sbalordito con 4 mete segnate in semifinale all'Inghil-
terra. La prima rimane la copertina di questo sport, un filmato cliccato milioni di
volte: Lomu supera Underwood, Carling (che poi ebbe una storia con Lady Diana)
e travolge - calpestandolo letteralmente - il povero Catt. Un mostro di velocità e
forza fisica, un fenomeno della natura, uno che avrebbe dominato in qualsiasi di-
sciplina: la Nfl offrì un tesoro per convincerlo a passare al football, niente da fare.
"Ricordatevi che il rugby è uno sport di squadra: tutti i 14 uomini devono passare
la palla a Jonah", era scritto in un profetico fax ricevuto dalla federazione neozelan-
dese prima di quell'incontro. La sera del match non partecipò al terzo tempo: si sen-
tiva stanco, spossato. Andò a letto presto, nemmeno gli riuscì di mangiare il sandwich
che gli avevano preparato. - La prima diagnosi della malattia non fu così allarmante.
Il ragazzo dallo sguardo triste e il fisico prodigioso partecipò alla sua seconda World
Cup, 4 anni dopo. Un'altra pioggia di marcature spettacolari, portandosi sulle spalle
come bambini mezza squadra inglese e pure la Francia. Però mancò ancora il titolo,L
La fortuna non è mai stata dalla sua parte. Tante battaglie in campo con diversi club
kiwi - Manuaku, Auckland Blues, Chiefs e Hurricanes - poi quella in ospedale, perchè
ad un certo punto il corpo non reggeva più. Il trapianto di un rene, donatogli da un
amico dj, nel 2004. Siona Tali 'Jonah' Lomu, figlio di un pastore metodista togano,
ricominciò dal Galles, una stagione ai Cardiff Blues. Ma non era più l'uragano di un
tempo. Una parabola lenta, inesorabile, chiusa nel 2010 giocando a Marsiglia con una
squadra di dilettanti. "Vorrei continuare, il rugby è tutta la mia vita. Ma non ce la fac-
cio". L'anno dopo, il rigetto del rene e di nuovo l'incubo dei ricoveri. "Devi sempre
cercare di restare positivo, anche se questa malattia ti distrugge fineun poco alla volta".
Jonah non ha mai mollato. "L'alternativa è una sola: stare su col morale. E lottare,.
sempre. Voglio insegnare ai miei figli che non c'è niente di facile, in questa vita".
L'impegno con l'Unicef e altre Charity, le strette di mano agli All Blacks - che a fine
ottobre hanno vinto il loro terzo titolo - e a Julian Savea, che sostengono sia il suo ere-
de ma è impossibile. Nei giorni scorsi era a Dubai con la famiglia, una breve vacanza.
Su twitter ha postato un messaggio dopo l'attentato di Parigi ("Siate forti, viva la
Francia") e un'ultima foto 3 giorni fa: il gioco d'acqua di una fontana. Ieri RichieMc
Caw, l'altra leggenda ovale neozelandese che ha appena alzato al cielo la World Cup
e oggi avrebbe dovuto annunciare ilò ritiro, lo ha salutato: "Eri un incredibile rugbi-
sta e una straordinaria persona. Riposa in pace, amico".
Lucianone
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