lunedì 30 novembre 2015

La Storia - In Arabia Saudita, patria del petrolio: pena capitale con crocifissione per il giovane Ali

30 novembre '15 - lunedì            30th November / Monday               visione post - 11






(da la Repubblica - 25/09/'15  -  Il caso / Tahar Ben Jelloun)
Il caso fa le cose per bene: qualche giorno prima che Ali Mohammed Al Nimr, 20 anni,
nipote di un oppositore sciita del regime dell'Arabia Saudita, fosse condannato a essere
decapitato e poi crocifisso fino a putrefazione avvenuta, Faisal Bin Hassan Trad, l'amba-
sciatore saudita, è stato eletto a Ginevra presidente del Consiglio per i diritti umani delle
Nazioni Unite. Da parte di questa istituzione sempre più inefficace è una forma di umori-
smo nero un pò speciale. Un umorismo color petrolio. L'Arabia Saudita, da sempre gover-
nata dalla stessa famiglia, emette sentenze di morte a ogni piè sospinto. E' il paese che de-
tiene il record mondiale di esecuzioni capitali. Secondo i media e le associazioni per i dirit-
ti umani, quest'anno ci sono state 133 esecuzioni.
Il crimine di questo ragazzo (al momento dell'arresto aveva 17 anni) è di aver partecipato
a una manifestazione contro il regime.  La sentenza supera i limiti della comprensione. E' 
un assassinio. Quel ragazzo non ha ucciso, nè violentato, nè rubato. Ha solo partecipato a
una manifestazione nel corso della "primavera araba". Se sarà giustiziato, le Nazioni unite
dovrebbero perseguire l'Arabia saudita. Ma non lo faranno. 
Che cosa fare in questi casi? Lasciar correre, stare zitti, tenere un profilo basso per non per-
dere qualche contratto? Starsene dietro alla propria vigliaccheria e distogliere lo sguardo?
Ma è inammissibile. Per giudicare i governanti che hanno commesso crimini contro l'umani-
tà c'è la Corte penale internazionale: perchè non viene denunciato chi amministra la giusti-
zia in quel paese? - Già la condizione femminile è tra le più scandalose del mondo civile.  Il
fatto di esprimere un'opinione, di osare opporsi a un sistema arcaico, ancorchè perfettamen-
te aggiornato sotto il profilo tecnico, è punito con la morte. Ma nel caso del giovane Ali, la
punizione è già cominciata: prima sarà decapitato, poi crocifisso e infine lasciato agli uccelli
rapaci e alla putrefazione. Immaginiamo che cosa sta passando quest'uomo nell'anticamera
della morte: è già mezzo morto, morto di paura, morto di calvario anticipato. E' diventato il
simbolo della vittima la cui vita è stata confiscata da un regime in cui i diritti umani rientra-
no nella sfera del virtuale.
Anche se quello Stato ascoltasse le proteste internazionali e annullasse la condanna, resterà
il problema dell'esistenza di un sistena medievale che non si può nè criticare dall'interno nè
esautorare dall'esterno. Perchè è potente, molto potente. La ricchezza gli procura i miliardi
sufficienti a comprare qualsiasi cosa, dai beni materiali alle coscienze. Nessun Paese ha vo-
glia di contrastare l'Arabia Saudita. Sì, cè l'Iran, ma vorrebbe soppiantarla per diventare
il guardiano dei luoghi sacri e dei diritti umani non gli importa un fico.  Tutti i Paesi occi-
dentali hanno progetti di contratti con l'Arabia e non vogliono sacrificarli per la vita di un
ragazzo. Certo diversi capi di Stato hanno chiesto di annullare l'esecuzione di Ali, ma non
vogliono spingersi più in là di così. In quello risiede la potenza dell'Arabia Saudita. fa quel-
lo che vuole e non dà retta a nessuno.
Questa sentenza ricorda stranamente la condanna e l'esecuzione del grande poeta sufi (mi-
stico) del decimo secolo Al Hallaj.  Condannato a morte  per aver detto, parlando del suo 
amore per Dio, "Ana Al Haq" (Io sono la Verità), il suo corpo è stato evirato e crocifisso.
E' marcito al sole. Al Hallaj era impaziente di raggiungere Dio, perchè la sua passione per 
divinità l'aveva fatto rinunciare ai beni e ai piaceri materiali della vita.
Ma se le autorità saudite hanno deciso di crocifiggere Ali non è in omaggio al poeta sufi
ma semplicemente per crudeltà e arroganza. La loro potenza è nera come l'oro che li ri-
copre e che li rende così disumani.

Il Commento
di Luciano Finesso

Continua... to be continued...

Nessun commento:

Posta un commento