31 gennaio '20 - venerdì 31st January / Friday visione post - 8
Risultati delle partite
Brescia 1 Spal 1 Fiorentina 0 Torino 0 Inter 1 Parma 2
Milan 1 Bologna 3 Genoa 0 Atalanta 7 Cagliari 1 Udinese 0
Sampdoria 0 H. Verona 3 Roma 1 Napoli 2
Sassuolo 0 Lecce 0 Lazio 1 Juventus 1
CLASSIFICA
Juventus 51 / Inter 48 / Lazio 46 / Roma 39 / Atalanta 38 / Cagliari, Parma, Milan 31
Hellas Verona 29 / Napoli, Bologna, Torino 27 / Fiorentina 25 / Udinese 24 /
Sassuolo 23 / Sampdoria 20 / Lecce 16 / Spal, Genoa, Brescia 15
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venerdì 31 gennaio 2020
Nuove riflessioni Del Venerdì - Virus, epidemie, odio, paura e la speranza di qualche decisivo cambiamento epocale
31 gennaio '20 - venerdì 31st January / Friday visione post - 11
- Ma per il futuro dovremo abituarci a virus sempre più frequenti?
Globalizzazione ed epidemie andranno di pari passo? -
Dopo Ebola e Sars, è arrivato adesso un nuovo virus: il Coronavirus. E' scoppiato in Cina, è molto
contagioso e soprattutto si diffonde con grande rapidità, così sembra e dicono gli scienziati e ricer-
catori cinesi. Ha fatto già parecchie vittime, soprattutto fra gli anziani già debilitati per altre malat-
tie, ma sembra anche tra un bel pò di dottori e infermieri..
Nato in Cina, e precisamente nella città (ma là tipo metropoli) di Wuhan il nuovo virus della fami-
glia Coronavirus ha la particolarità di diffondersi rapidamente pur non facendo - almeno pare - tantissime vittime, ma colpendo soprattutto in modo letale le persone anziane già gravemente de- bilitate per complicanze pregresse. Col passare dei giorni gli abitanti di Wuhan contagiati sono sempre di più tanto che le autorità cinesi di quella grande città hanno deciso di metterla intera-
mente in quarantena. sprando di poter contenere il più possibile la diffusione incontrollata del virus.spesso letale per gli anziani dai 70 anni e oltre. Il pericolo di un'epidemia ha perciò comin-
ciato a diffondere paura nella popolazione.
Le prime immagini giunte a noi occidentali di cinesi asserragliati nelle loro case alte come grat-
tacieli che gridano parole consolatorie da un condominio all'altro e che diffondono canzoni e preghiere, nel vuoto della città deserta, per far sentire che esistono o solo per farsi compagnia nell'assenza improvvisa di compagnia e aggregazione e contatto quotidiano per le strade citta-
dine, e nel desiderio di riempire un vuoto insopportabile. sono state immagini che ci hanno
sconvolto in tanti, e che soprattutto noi italiani non avremmo mai pensato che ci avrebbero ri-
guardato di lì a pochi giorni, soprattutto noi abitanti del Nord dell'Italia. E quella visione pau-
rosa di una città cinese spettrale speravamo di non poterla provare anche noi dalle nostre parti.
Però poi è successo: il virus è arrivato e la paura si è fatta realtà fisica anche da noi nelle re-
gioni italiane del Nord, primi in Europa.
Continua...
to be continued...
- Ma per il futuro dovremo abituarci a virus sempre più frequenti?
Globalizzazione ed epidemie andranno di pari passo? -
Dopo Ebola e Sars, è arrivato adesso un nuovo virus: il Coronavirus. E' scoppiato in Cina, è molto
contagioso e soprattutto si diffonde con grande rapidità, così sembra e dicono gli scienziati e ricer-
catori cinesi. Ha fatto già parecchie vittime, soprattutto fra gli anziani già debilitati per altre malat-
tie, ma sembra anche tra un bel pò di dottori e infermieri..
Nato in Cina, e precisamente nella città (ma là tipo metropoli) di Wuhan il nuovo virus della fami-
glia Coronavirus ha la particolarità di diffondersi rapidamente pur non facendo - almeno pare - tantissime vittime, ma colpendo soprattutto in modo letale le persone anziane già gravemente de- bilitate per complicanze pregresse. Col passare dei giorni gli abitanti di Wuhan contagiati sono sempre di più tanto che le autorità cinesi di quella grande città hanno deciso di metterla intera-
mente in quarantena. sprando di poter contenere il più possibile la diffusione incontrollata del virus.spesso letale per gli anziani dai 70 anni e oltre. Il pericolo di un'epidemia ha perciò comin-
ciato a diffondere paura nella popolazione.
Le prime immagini giunte a noi occidentali di cinesi asserragliati nelle loro case alte come grat-
tacieli che gridano parole consolatorie da un condominio all'altro e che diffondono canzoni e preghiere, nel vuoto della città deserta, per far sentire che esistono o solo per farsi compagnia nell'assenza improvvisa di compagnia e aggregazione e contatto quotidiano per le strade citta-
dine, e nel desiderio di riempire un vuoto insopportabile. sono state immagini che ci hanno
sconvolto in tanti, e che soprattutto noi italiani non avremmo mai pensato che ci avrebbero ri-
guardato di lì a pochi giorni, soprattutto noi abitanti del Nord dell'Italia. E quella visione pau-
rosa di una città cinese spettrale speravamo di non poterla provare anche noi dalle nostre parti.
Però poi è successo: il virus è arrivato e la paura si è fatta realtà fisica anche da noi nelle re-
gioni italiane del Nord, primi in Europa.
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Cultura / Libro e intervista - Il romanzo "Olocaustico" di Alberto Caviglia: le bugie sulla SHOAH
31 gennaio '20 - venerdì 31st January / Friday visione post - 9
(da la Repubblica - 5 dicembre '19 - Cultura/L'intervista - di Francesco Manacorda, Roma)
"Ma che risate le bugie sulla Shoah"
La mattina dell'appuntamento con Alberto Caviglia, una normale mattina italiana, sui giornali ci
sono le foto di "Miss Hitler" con la sua svasticona tatuata sulla schiena, le dichiarazioni di un'al-
tra autoproclamata meonazista secondo la quale ad Auschwitz "c'erano piscina, teatro, cinema",
la storia di un consigliere comunale di Schio, che non vuole le pietre d'inciampo perchè "rischia-
no di alimentare di nuovo odio e divisioni".
Caviglia, per molti anni assistente alla regia di Ferzan Ozpetek e poi regista di Pecore in erba,
un "mockumentary" sull'antisemitismo, esce adesso con Olocaustico, il suo primo romanzo.
La storia è quella di David Piperno, giovane ebreo romano archetipico fin dal nome. E' in Israele,
dove sogna di girare il suo grande film di fantascienza, ma intanto si arrangia facendo videointer-
viste ai sopravvissuti della Shoah per lo Yad Vashem, il museo della memoria che è pietra fondan-
te dell'identità nazionale. Quando anche l'ultimo sopravvissuto muore il suo incarico è finito. Ma
David ha un asso nella manica: inventarsi un sopravvissuto e intervistarlo. Incredibile successo
dell'inganno e poi invece scoperta, scandalo e conseguente negazione planetaria della Shoah Il
finale di redenzione (o quasi) prevede che la verità storica torni ad affermarsi anche grazie ad al-
leati improbabili come un preistorico lucertolone e tramite l'ubriacatura globale per le "fake news".
Intervista (F. Manacorda)
- O gli dei del marketing hanno deciso di darle una mano, oppure lei è stato davvero poco fantasio-
so. Oggi il suo romanzo dell'assurdo rischia di diventare narrazione della realtà...
"Ho cominciato a scriverlo due anni fa proprio sull'onda di alcuni episodi come quelli che oggi
sono sempre più frequenti; in particolare la legge approvata in Polonia che proibiva di parlare di
responsabilità polacca nella Shoah perchè sosteneva che tutte le responsabilità per i campi di ster- minio erano tedesche. Una cosa incredibile. Ma ormai con il mio editore, Shulim Vogelmann di
Giuntina, abbiamo una chat apposita in cui ci scambiamo solo articoli su queste notizie".
- Il suo approccio alla Shoa è - diciamo - non ortodosso. Ma si può fare ironia su questo tema
quando per l'appunto la realtà supera l'immaginazione ed Ezio Greggio rischia di passare da
Striscia la Notizia al Giardino dei Giusti?
"Il mio libro non fa umorismo fine a se stesso sulla Shoah, ma semmai guarda in modo umoristi-
co a come è trattata la Shoah".
- E come è trattata?
"Partiamo da una premessa. Io appartengo all'ultima generazione che ha ascoltato i racconti dei
testimoni reali, le vittime della Shoah. Lo considero un grande privilegio che ai miei figli, se ne
avrò, non sarà dato. Così cerco di accorciare la distanza che separa i più giovani da quanto è ac-
caduto. Oggi infatti i ragazzi vanno ad Auschwitz e si fanno i selfie. Ecco, non vorrei che Aus-
schwitz fosse vissuto come un Jurassic Park, una storia di dinosauri passata e non legata all'Eu-
ropa di oggi; ma vorrei che anche i più giovani sentissero quanto è accaduto come cosa viva e
presente, come un rischio oggettivo di fronte alle tante manifestazioni che vediamo oggi e che
mi spaventano".
- Non pensa che l'identità ebraica - con la necessaria genericità che questo termine porta in sè -
rischi di cristallizzarsi sulla Shoah e di identificarsi esclusivamente con questo enorme trauma?
"Prima del libro ho fatto un film sull'antisemitismo che non parlava di Shoah. E' stato difficile
farlo, ma non volevo che le due cose si sovrapponessero. E allo stesso modo penso che ebraismo
e Shoah non si debbano sovrapporre. Ma vedo anche che oggi c'è sempre più insofferenza per co-
me è raccontata la Shoah. Non ci si può rassegnare a non raccontarla perchè le persone sono in-
sofferenti a questa narrazione. Ma bisogna assolutamente uscire dalla retorica con cui oggi viene
raccontata la Shoah, trovare nuovi modi per narrarla. Dobbiamo far capire che è una storia che
non è lontana da noi ma abbiamo anche la responsabilità di custodirla e tramandarla. E' quello
che accade al mio protagonista e provo a fare anche nel mio libro".
- "Olocaustico" è un titolo forte, anche perchè, al di là del gioco di parole, ricorre talvolta nei
siti negazionisti, con un chiaro intento dispregiativo.
"E' un titolo provocatorio. Ma questo è un libro per negare i negazionismi e prova a farlo entran-
do nello stesso terreno di gioco dei negazionisti - quello delle realtà negate e delle storie incredi-
bili fatte passare per verità - per far vedere la natura criminale dei loro atti. Per questo esaspero
nel libro quello che vorrebbero fare, ossia cancellare la Shoah".
- Nel libro proprio le "fake news" sconfiggono i negazionisti sul loro terreno e ristabiliscono
l'esistenza - sebbene riveduta e corretta - della Shoah. E' una soluzione?
"Ovviamente non ho soluzioni e non penso che quel che accade nel libro debba accadere nella
realtà. ma sono tutt'altro che ottimista: penso che siamo in un momento di caos che è destinato
a peggiorare perchè stanno aumentando gli strumenti con cui si possono proporre dubbi e ne-
gazioni di fatti storicamente avvenuti. Stiamo perdendo la guerra tra "fake news" e realtà sto-
rica. E se crollasse la memoria della Shoah si porterebbe dietro anche tutte le altre certezze su
cui basiamo la nostra civiltà".
- Il senso di colpa è ingrediente essenziale dell'identità ebraica. Si sente anche un pò in colpa
per aver scritto "Olocaustico"? Teme reazioni, magari dalla stessa comunità ebraica?
"Ho qualche preoccupazione, ma quando penso alla storia che ho scritto e a come possa esse-
re interpretata - perche' alla fine i rischi nascono da quello - non c'è nulla che mi porti al rimor-
so. Credo in questa operazione e a quella che per me è un'assunzione di responsabilità, nono-
stante io navighi nel senso di colpa in qualsiasi altro campo".
Lucianone
(da la Repubblica - 5 dicembre '19 - Cultura/L'intervista - di Francesco Manacorda, Roma)
"Ma che risate le bugie sulla Shoah"
La mattina dell'appuntamento con Alberto Caviglia, una normale mattina italiana, sui giornali ci
sono le foto di "Miss Hitler" con la sua svasticona tatuata sulla schiena, le dichiarazioni di un'al-
tra autoproclamata meonazista secondo la quale ad Auschwitz "c'erano piscina, teatro, cinema",
la storia di un consigliere comunale di Schio, che non vuole le pietre d'inciampo perchè "rischia-
no di alimentare di nuovo odio e divisioni".
Caviglia, per molti anni assistente alla regia di Ferzan Ozpetek e poi regista di Pecore in erba,
un "mockumentary" sull'antisemitismo, esce adesso con Olocaustico, il suo primo romanzo.
La storia è quella di David Piperno, giovane ebreo romano archetipico fin dal nome. E' in Israele,
dove sogna di girare il suo grande film di fantascienza, ma intanto si arrangia facendo videointer-
viste ai sopravvissuti della Shoah per lo Yad Vashem, il museo della memoria che è pietra fondan-
te dell'identità nazionale. Quando anche l'ultimo sopravvissuto muore il suo incarico è finito. Ma
David ha un asso nella manica: inventarsi un sopravvissuto e intervistarlo. Incredibile successo
dell'inganno e poi invece scoperta, scandalo e conseguente negazione planetaria della Shoah Il
finale di redenzione (o quasi) prevede che la verità storica torni ad affermarsi anche grazie ad al-
leati improbabili come un preistorico lucertolone e tramite l'ubriacatura globale per le "fake news".
Intervista (F. Manacorda)
- O gli dei del marketing hanno deciso di darle una mano, oppure lei è stato davvero poco fantasio-
so. Oggi il suo romanzo dell'assurdo rischia di diventare narrazione della realtà...
"Ho cominciato a scriverlo due anni fa proprio sull'onda di alcuni episodi come quelli che oggi
sono sempre più frequenti; in particolare la legge approvata in Polonia che proibiva di parlare di
responsabilità polacca nella Shoah perchè sosteneva che tutte le responsabilità per i campi di ster- minio erano tedesche. Una cosa incredibile. Ma ormai con il mio editore, Shulim Vogelmann di
Giuntina, abbiamo una chat apposita in cui ci scambiamo solo articoli su queste notizie".
- Il suo approccio alla Shoa è - diciamo - non ortodosso. Ma si può fare ironia su questo tema
quando per l'appunto la realtà supera l'immaginazione ed Ezio Greggio rischia di passare da
Striscia la Notizia al Giardino dei Giusti?
"Il mio libro non fa umorismo fine a se stesso sulla Shoah, ma semmai guarda in modo umoristi-
co a come è trattata la Shoah".
- E come è trattata?
"Partiamo da una premessa. Io appartengo all'ultima generazione che ha ascoltato i racconti dei
testimoni reali, le vittime della Shoah. Lo considero un grande privilegio che ai miei figli, se ne
avrò, non sarà dato. Così cerco di accorciare la distanza che separa i più giovani da quanto è ac-
caduto. Oggi infatti i ragazzi vanno ad Auschwitz e si fanno i selfie. Ecco, non vorrei che Aus-
schwitz fosse vissuto come un Jurassic Park, una storia di dinosauri passata e non legata all'Eu-
ropa di oggi; ma vorrei che anche i più giovani sentissero quanto è accaduto come cosa viva e
presente, come un rischio oggettivo di fronte alle tante manifestazioni che vediamo oggi e che
mi spaventano".
- Non pensa che l'identità ebraica - con la necessaria genericità che questo termine porta in sè -
rischi di cristallizzarsi sulla Shoah e di identificarsi esclusivamente con questo enorme trauma?
"Prima del libro ho fatto un film sull'antisemitismo che non parlava di Shoah. E' stato difficile
farlo, ma non volevo che le due cose si sovrapponessero. E allo stesso modo penso che ebraismo
e Shoah non si debbano sovrapporre. Ma vedo anche che oggi c'è sempre più insofferenza per co-
me è raccontata la Shoah. Non ci si può rassegnare a non raccontarla perchè le persone sono in-
sofferenti a questa narrazione. Ma bisogna assolutamente uscire dalla retorica con cui oggi viene
raccontata la Shoah, trovare nuovi modi per narrarla. Dobbiamo far capire che è una storia che
non è lontana da noi ma abbiamo anche la responsabilità di custodirla e tramandarla. E' quello
che accade al mio protagonista e provo a fare anche nel mio libro".
- "Olocaustico" è un titolo forte, anche perchè, al di là del gioco di parole, ricorre talvolta nei
siti negazionisti, con un chiaro intento dispregiativo.
"E' un titolo provocatorio. Ma questo è un libro per negare i negazionismi e prova a farlo entran-
do nello stesso terreno di gioco dei negazionisti - quello delle realtà negate e delle storie incredi-
bili fatte passare per verità - per far vedere la natura criminale dei loro atti. Per questo esaspero
nel libro quello che vorrebbero fare, ossia cancellare la Shoah".
- Nel libro proprio le "fake news" sconfiggono i negazionisti sul loro terreno e ristabiliscono
l'esistenza - sebbene riveduta e corretta - della Shoah. E' una soluzione?
"Ovviamente non ho soluzioni e non penso che quel che accade nel libro debba accadere nella
realtà. ma sono tutt'altro che ottimista: penso che siamo in un momento di caos che è destinato
a peggiorare perchè stanno aumentando gli strumenti con cui si possono proporre dubbi e ne-
gazioni di fatti storicamente avvenuti. Stiamo perdendo la guerra tra "fake news" e realtà sto-
rica. E se crollasse la memoria della Shoah si porterebbe dietro anche tutte le altre certezze su
cui basiamo la nostra civiltà".
- Il senso di colpa è ingrediente essenziale dell'identità ebraica. Si sente anche un pò in colpa
per aver scritto "Olocaustico"? Teme reazioni, magari dalla stessa comunità ebraica?
"Ho qualche preoccupazione, ma quando penso alla storia che ho scritto e a come possa esse-
re interpretata - perche' alla fine i rischi nascono da quello - non c'è nulla che mi porti al rimor-
so. Credo in questa operazione e a quella che per me è un'assunzione di responsabilità, nono-
stante io navighi nel senso di colpa in qualsiasi altro campo".
Lucianone
sabato 25 gennaio 2020
SPORT / calcio - Serie A - 20^ giornata 2019/ 20
25 gennaio '20 - sabato 25th January / Saturday visione post - 5
Risultati delle partite
Lazio 5 Sassuolo 2 Napoli 0 Milan 3 Bologna 1 Brescia 2
Sampdoria 1 Torino 1 Fiorentina 2 Udinese 2 H. Verona 1 Cagliari 2
Lecce 1 Genoa 1 Juventus 2 Atalanta 1
Inter 1 Roma 3 Parma 1 Spal 2
CLASSIFICA
Juventus 51 / I8 / Inter 47 / Lazio 45 / Roma 38 / Atalanta 35 / Cagliari 30 /
Parma, Milan 28 / Torino 27 / Hellas Verona 26 / Napoli, Bologna, Fiorentina, Udinese 24
Sassuolo 22 / Sampdoria 19 / Lecce 16 / Brescia 15 / Genoa 14 / Spal 12
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to be continued...
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Lazio 5 Sassuolo 2 Napoli 0 Milan 3 Bologna 1 Brescia 2
Sampdoria 1 Torino 1 Fiorentina 2 Udinese 2 H. Verona 1 Cagliari 2
Lecce 1 Genoa 1 Juventus 2 Atalanta 1
Inter 1 Roma 3 Parma 1 Spal 2
CLASSIFICA
Juventus 51 / I8 / Inter 47 / Lazio 45 / Roma 38 / Atalanta 35 / Cagliari 30 /
Parma, Milan 28 / Torino 27 / Hellas Verona 26 / Napoli, Bologna, Fiorentina, Udinese 24
Sassuolo 22 / Sampdoria 19 / Lecce 16 / Brescia 15 / Genoa 14 / Spal 12
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Ultime notizie - dall'Italia e dal Mondo
25 gennaio '20 - sabato 25th January / Saturday visione post - 5
CINA - il coronaVirus
Il presidente cinese Xi: "Situazione grave, l'epidemia accelera"
Burioni: "Il coronavirus può essere trasmesso da persone senza sintomi" / Annullata maratona di
Hong Kong / Stop a circolazione delle auto a Wuhan. / Gli Usa portano via personale diplomatico
Fuori dalla Cina continentale accertati 38 casi. Altre 15 vittime il numero totale sale a 41.
Isolati in Cina 56 milioni di persone. Tre casi confermati in Francia.
I
ITALIA - Ricordo di Giulio Regeni
Quattro anni fa l'ultimo sms. Fiaccolate in molte città
Il presidente della Camera Fico: "Decidere su ritiro ambasciatore, non si può fare finta di nulla".
Le manifestazioni a Frenze, Bologna, Bari, Napoli.
Calcio - Serie A - gli anticipi
L'Atalanta straripa a Torino: , finisce 0 - 7 / E' una disfatta storica per i granata
Altre partite:
Brescia - Milan 0 - 1 / Fiorentina - Genoa 0 - 0 / Spal - Bologna 1 - 3
Lucianone
CINA - il coronaVirus
Il presidente cinese Xi: "Situazione grave, l'epidemia accelera"
Burioni: "Il coronavirus può essere trasmesso da persone senza sintomi" / Annullata maratona di
Hong Kong / Stop a circolazione delle auto a Wuhan. / Gli Usa portano via personale diplomatico
Fuori dalla Cina continentale accertati 38 casi. Altre 15 vittime il numero totale sale a 41.
Isolati in Cina 56 milioni di persone. Tre casi confermati in Francia.
I
ITALIA - Ricordo di Giulio Regeni
Quattro anni fa l'ultimo sms. Fiaccolate in molte città
Il presidente della Camera Fico: "Decidere su ritiro ambasciatore, non si può fare finta di nulla".
Le manifestazioni a Frenze, Bologna, Bari, Napoli.
Calcio - Serie A - gli anticipi
L'Atalanta straripa a Torino: , finisce 0 - 7 / E' una disfatta storica per i granata
Altre partite:
Brescia - Milan 0 - 1 / Fiorentina - Genoa 0 - 0 / Spal - Bologna 1 - 3
Lucianone
ATTUALITA' / Mondo - Ambiente in fiamme
25 gennaio '20 - sabato 25th January / Saturday visione post - 4
(da la Repubblica - 13 gennaio 2020 - Il Reportage / di Marco Mensurati, inviato)
Soccorso Australia. In viaggio con i pompieri che sfidano l'apocalisse
Australia
Holbrook (Nuovo Galles del Sud)
- Il pickup con lo stemma della Fire Brogade procede a tutta velocità lungo Jingellick road, in
direzione del fumo. In lontananza i monti sembrano vulcani. Nella notte si è alzato un vento da
nord fresco e teso che ha spazzato via la fuliggine dalla valle e ha pulito il cielo, così le colonne grigiastre che si stagliano sopra le cime del Mount Buffalo e Mount Beauty, nel cuore della re-
gione alpina, sembrano eruzioni. Lo spettacolo è suggestivo ma non deve ingannare, dietro quel-
le montagne c'è l'inferno. Nascoste da un sipario di fumo ci sono decine di comunità in agonia,
isolate, senza azqua e senza elettricità da giorni. Piccole cittadine turistiche semidistrutte da una
prima ondata di fuoco a fine dicembre e ora tenute sotto scacco dal megablaze, il super incendio
che si è creato venerdì notte dall'unione di due differenti fronti, impressionante per estensione,
pmntensità e velocità. Una lieve variazione della direzione del vento e quei posti verranno spaz-
zati via.
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to be continued...
(da la Repubblica - 13 gennaio 2020 - Il Reportage / di Marco Mensurati, inviato)
Soccorso Australia. In viaggio con i pompieri che sfidano l'apocalisse
Australia
Holbrook (Nuovo Galles del Sud)
- Il pickup con lo stemma della Fire Brogade procede a tutta velocità lungo Jingellick road, in
direzione del fumo. In lontananza i monti sembrano vulcani. Nella notte si è alzato un vento da
nord fresco e teso che ha spazzato via la fuliggine dalla valle e ha pulito il cielo, così le colonne grigiastre che si stagliano sopra le cime del Mount Buffalo e Mount Beauty, nel cuore della re-
gione alpina, sembrano eruzioni. Lo spettacolo è suggestivo ma non deve ingannare, dietro quel-
le montagne c'è l'inferno. Nascoste da un sipario di fumo ci sono decine di comunità in agonia,
isolate, senza azqua e senza elettricità da giorni. Piccole cittadine turistiche semidistrutte da una
prima ondata di fuoco a fine dicembre e ora tenute sotto scacco dal megablaze, il super incendio
che si è creato venerdì notte dall'unione di due differenti fronti, impressionante per estensione,
pmntensità e velocità. Una lieve variazione della direzione del vento e quei posti verranno spaz-
zati via.
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sabato 18 gennaio 2020
Riflessioni - La guerra è veloce e rock e distruttiva, tutto il resto è lento ma magari costruttivo
19 gennaio '20 - sabato 19th january / Saturday visione post - 11
(da la Repubblica - 8 gennaio 2020 - L'Amaca / Michele Serra)
Veloce è la guerra
Perchè non sussistano stupidi scrupoli formalisti - la Costituzione americana, per esempio -
Trump ha chiarito, su Twitter, che per dichiarare guerra basta e avanza Twitter, Le 48 ore
di preavviso al Congresso previste dalla suddetta Costituzione sono, a pensarci bene, un
lasso di tempo da secoli passati. Possono bastare 48 secondi, prima di premere il bottone.
I pionieri del web (quasi tutti democratici, libertari, scamiciati, nemici del vecchio nota-
bilato in giacca e cravatta che reggeva il mondo) pensarono che per fottere il potere la ve-
locità era un'idea meravigliosa. Per dirla alla Celentano, la politica, con tutte le sue regole
e sottoregole, è lenta, il web è rock. E anche il fascismo, a conti fatti, è rock. Ambedue -
la guerra e il fascismo - si trovano perfettamente a loro agio, nell'epoca dei social network.
La dialettica, il ragionamento, la discussione, il dubbio, l'esitazione, la diplomazia, le trat-
tative di pace, la democrazia: sono lenti. Lenta è stata l'evoluzione, lento il processo di
civilizzazione, lenta è la cultura, lento il passa di chi si gode il paesaggio e cerca sintonia
con i tempi del mondo (lentissimi: circa quattro miliardi di anni per arrivare da una assur-
da sfera gassosa fino ai giorni nostri).
Il dubbio, a questo punto, è che la velocità - della parola, del pensiero, del gesto della ma-
no - sia il tritolo che sta per far saltare il mondo. Ma è solo un dubbio, sapete. E mi ci vor-
ranno anni, per capire se è un dubbio fondato oppure una sciocchezza. nel frattempo, chis-
sà cosa sarà successo
Lucianone
(da la Repubblica - 8 gennaio 2020 - L'Amaca / Michele Serra)
Veloce è la guerra
Perchè non sussistano stupidi scrupoli formalisti - la Costituzione americana, per esempio -
Trump ha chiarito, su Twitter, che per dichiarare guerra basta e avanza Twitter, Le 48 ore
di preavviso al Congresso previste dalla suddetta Costituzione sono, a pensarci bene, un
lasso di tempo da secoli passati. Possono bastare 48 secondi, prima di premere il bottone.
I pionieri del web (quasi tutti democratici, libertari, scamiciati, nemici del vecchio nota-
bilato in giacca e cravatta che reggeva il mondo) pensarono che per fottere il potere la ve-
locità era un'idea meravigliosa. Per dirla alla Celentano, la politica, con tutte le sue regole
e sottoregole, è lenta, il web è rock. E anche il fascismo, a conti fatti, è rock. Ambedue -
la guerra e il fascismo - si trovano perfettamente a loro agio, nell'epoca dei social network.
La dialettica, il ragionamento, la discussione, il dubbio, l'esitazione, la diplomazia, le trat-
tative di pace, la democrazia: sono lenti. Lenta è stata l'evoluzione, lento il processo di
civilizzazione, lenta è la cultura, lento il passa di chi si gode il paesaggio e cerca sintonia
con i tempi del mondo (lentissimi: circa quattro miliardi di anni per arrivare da una assur-
da sfera gassosa fino ai giorni nostri).
Il dubbio, a questo punto, è che la velocità - della parola, del pensiero, del gesto della ma-
no - sia il tritolo che sta per far saltare il mondo. Ma è solo un dubbio, sapete. E mi ci vor-
ranno anni, per capire se è un dubbio fondato oppure una sciocchezza. nel frattempo, chis-
sà cosa sarà successo
Lucianone
venerdì 17 gennaio 2020
SPORT / calcio - Serie A - 18^ e 19^ giornata 2019 /20
17 gennaio '20 - venerdì 17th january / friday visione post - 9
Risultati delle partite
18^ giornata
Brescia 1 Spal 0 Genoa 2 Roma 0 Bologna 1 Atalanta 5
Lazio 2 H. Verona 2 Sassuolo 1 Torino 2 Fiorentina 1 Parma 0
Juventus 4 Milan 0 Lecce 0 Napoli 1
Cagliari 0 Sampdoria 0 Udinese 1 Inter 3
Risultati delle partite
19^ giornata
Cagliari 0 Lazio 1 Inter 1 Udinese 3 Fiorentina 1 Sampdoria 5
Milan 2 Napoli 0 Atalanta 1 Sassuolo 0 Spal 0 Brescia 1
Torino 1 H. Verona 2 Roma 1 Parma 2
Bologna 0 Genoa 1 Juventus 2 Lecce 0
Lucianone
Risultati delle partite
18^ giornata
Brescia 1 Spal 0 Genoa 2 Roma 0 Bologna 1 Atalanta 5
Lazio 2 H. Verona 2 Sassuolo 1 Torino 2 Fiorentina 1 Parma 0
Juventus 4 Milan 0 Lecce 0 Napoli 1
Cagliari 0 Sampdoria 0 Udinese 1 Inter 3
Risultati delle partite
19^ giornata
Cagliari 0 Lazio 1 Inter 1 Udinese 3 Fiorentina 1 Sampdoria 5
Milan 2 Napoli 0 Atalanta 1 Sassuolo 0 Spal 0 Brescia 1
Torino 1 H. Verona 2 Roma 1 Parma 2
Bologna 0 Genoa 1 Juventus 2 Lecce 0
Lucianone
mercoledì 15 gennaio 2020
Ultime notizie - dall'Italia e dal Mondo / Latest news
15 gennaio '20 - mercoledì 15th January / Wednesday visione post - 14
Roma - politica
Riforme: voto ai 18enni per il Senato, via libera in commissione Affari Costituzionali
Senatori a 25 aani ed elettori a 18 Un emendamento della maggioranza firmato dal dem
Parrini introduce la novità in Costituzione. Il testo modifica quello approvato in prima
lettura a luglio alla Camera.
Regionali CALABRIA - voto
Quattro candidati del centrodestra condannati dalla Corte dei Conti per danno erariale
Dovranno restituire oltre 500mila euro per uso improprio dei fondi. Sono consiglieri
uscenti in corsa per un nuovo mandato. Stesse contestazioni per un altro ex.
LIBIA
Conte ed Erdogan: "Percorso condiviso sotto egida Onu"
Il leader turco annuncia la presenza alla conferenza di Berlino del 19 gennaio, con Ue e Russia. Di Maio incontra il presidente tunisino Said. I due leader libici, Serraj e Haftar sono a Mosca da Putin per i colloqui sul cessate il fuoco
Unione europea, Turchia e Russia parteciperanno al summit di Berlino sulla Libia, che verosimilmente sarà il 19 gennaio. Per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte "l'Unione europea avrà un grande ruolo per una pace duratura, ma anche il presidente Erdogan, la Russia e tutti gli altri attori, anche quelli libici", sottolineando che "l'Italia sostiene per la Libia il percorso già disegnato sotto l'egida Onu". È stato lo stesso presidente turco Recep Tayyip Erdogan ad annunciare la presenza propria, e quella del leader del Cremlino Vladimir Putin, alla conferenza del 19, al termine del colloquio con Conte ad Ankara. "Il cessate il fuoco può risultare una misura molto precaria se non inserito in uno sforzo della comunità internazionale per garantire la stabilità in Libia", ha aggiunto Conte nella conferenza stampa congiunta.
Lucianone
Roma - politica
Riforme: voto ai 18enni per il Senato, via libera in commissione Affari Costituzionali
Senatori a 25 aani ed elettori a 18 Un emendamento della maggioranza firmato dal dem
Parrini introduce la novità in Costituzione. Il testo modifica quello approvato in prima
lettura a luglio alla Camera.
Regionali CALABRIA - voto
Quattro candidati del centrodestra condannati dalla Corte dei Conti per danno erariale
Dovranno restituire oltre 500mila euro per uso improprio dei fondi. Sono consiglieri
uscenti in corsa per un nuovo mandato. Stesse contestazioni per un altro ex.
LIBIA
Conte ed Erdogan: "Percorso condiviso sotto egida Onu"
Il leader turco annuncia la presenza alla conferenza di Berlino del 19 gennaio, con Ue e Russia. Di Maio incontra il presidente tunisino Said. I due leader libici, Serraj e Haftar sono a Mosca da Putin per i colloqui sul cessate il fuoco
Unione europea, Turchia e Russia parteciperanno al summit di Berlino sulla Libia, che verosimilmente sarà il 19 gennaio. Per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte "l'Unione europea avrà un grande ruolo per una pace duratura, ma anche il presidente Erdogan, la Russia e tutti gli altri attori, anche quelli libici", sottolineando che "l'Italia sostiene per la Libia il percorso già disegnato sotto l'egida Onu". È stato lo stesso presidente turco Recep Tayyip Erdogan ad annunciare la presenza propria, e quella del leader del Cremlino Vladimir Putin, alla conferenza del 19, al termine del colloquio con Conte ad Ankara. "Il cessate il fuoco può risultare una misura molto precaria se non inserito in uno sforzo della comunità internazionale per garantire la stabilità in Libia", ha aggiunto Conte nella conferenza stampa congiunta.
Lucianone
venerdì 10 gennaio 2020
Cultura - Arte politica / Intervista all'artista Regina José Galindo
10 gennaio '20 - venerdì - venerdì 10th January / Friday visione post - 15
(da la Repubblica - 10 dicembre '19 - di Stefania Parmeggiani / Roma)
"Per fare arte politica
ci metto il corpo"
"Sono un'artista e ho una coscienza politica". Regina Josè Galindo sorride, ma il tono è fermo, non
ammette repliche. Che nessuno la definisca "artivista", anche se, da vent'anni, instancabilmente, uti-
lizza il suo corpo per denunciare l'orrore della guerra civile in Guatemala, la violazione dei diritti
umani e della dignità delle donne, le implicazioni della violenza sociale e delle ingiustizie. Anche
se nelle sue performance accusa il potere, il concetto di alterità e la presunzione occidentale, quel-
lo che le interessa è venire riconosciuta come artista visuale e poetessa. Il resto sono solo etichette.
Vincitrice nel 2005 del Leone d'Oro alla Biennale di Venezia con il video di un intervento di imeno-
plastica effettuato sul suo corpo, Regina ha fatto di tutto: si è immersa in una vasca di acqua fred-
da trattenendo il fiato fino a sentirsi male, si è avvolta in un sacchetto di plastica e si è gettata in
una discarica di Città del Guatemala, si è incisa sul corpo la parola perra (cagna) come facevano
i soldati che praticavano gli stupri etnici, incinta di otto mesi si è incatenata al letto utilizzando dei
veri cordoni ombelicali, nella stessa posizione in cui erano legate e torturate le donne indigene per-
chè abortissero, ha innerso i piedi in un catino pieno di sangue, si è autofustigata,, denudata, ane-
stetizzata ed esposta agli sguardi del pubblico... Eppure, tutto questo non è solo politica o atto di
denuncia. E' poesia, immagini e parole che attingono alla tradizione delle pratiche sciamaniche
di guarigione e ai rituali religiosi, è un lungo filo rosso che unisce il suo primo atto psicomagico
- gridare poesie al vento appesa a un arco in abito da sposa - all'ultimo progetto, Lavarse las ma-
nos, performance che si svolgerà questa sera (10 dicembre) a Roma, melle sale della Real Aca-
demia de Espagna, e mostra - a cura di Federica La Paglia - che si inaugurerà negli stessi spazi
il 13 dicembre.
Intervista (di Stefania Parmeggiani)
Perchè rifiuta di definirsi "artivista"?
"Non mi piace questo termine, ammiro artiste come Tania Bruguera che lo rivendicano, ma io
sono un'attivista ogni giorno della mia vita. Poi è inevitabile che la mia coscienza politica si
rifletta in quello che faccio".
E' stata paragonata ad artiste come Marina Abramovic...
"Massimo rispetto, ma non mi sento vicina a nessuna donna bianca del primo mondo. Il mio
lavoro è direttamente collegato a ciò che sono: una donna, latino-americana, guatemalteca".
Il suo corpo è centrale in molti dei suoi lavori. Pensa di essere vulnerabile?
"No. Non sono una donna vulnerabile. Ho ascendenze Maya e nessuna donna Maya lo è. Sono
autonoma, sovrana e indipendente e questo grazie al mio lavoro, al riconoscimento ottenito al-
la Biennale di Venezia e all'appoggio della mia galleria. Il mercato dell'arte mi ha permesso,
come diceva Virginia Woolf, di avere una stanza tutta per me, indipendenza economica e quin-
di intellettuale".
L'intolleranza alle ingiustizie nasce dalla sua storia personale
"Quando cresci in un Paese come il Guatemala negli anni della guerra e del genocidio, quando
sei circondata dal negazionismo, quando vivi una nuova ondata di violenza e vedi i pesi colo-
nizzatori continuare a massacrare persone e terra, è inevitabile aprire gli occhi e maturare una
chiara idea di lotta sociale".
Nel 2003 ha immerso i piedi in un catino di sangue attraversando Ciudad de Guatemala per
protestare contro la candidatura alla presidenza dell'ex dittatore Efrain Rios Montt. Come
hanno reagito le persone?
"Vedevano le impronte e capivano... Il sangue è un simbolo universale e anche il dolore. Il pro-
blema non è la reazione della gente, ma quella delle istituzioni e delle imprese, le critiche che
arrivano da chi detiene il potere e che spesso suonano come una minaccia".
Non ha mai pensato di lasciare il Guatemala?
"Moltissime volte, soprattutto per dare la possibilità a mia figlia di vivere in un paese libero e
sicuro, ma non è facile ottenere i documenti. Qualche anno fa provai in Germania, richiesta
respinta".
Perchè si occupa di migrazioni?
"Ho iniziato a occuparmi del tema in Guatemala. Ho lavorato sulla carovana dei migranti e sui
centri di detenzione dei centroamericani in Texas. Missing Forever è incentrato sulle c inque
morti di bambini migranti guatemaltechi che hanno perso la vita all'interno dei centri di deten-
zione controllati dalla pattuglia di frontiera degli Stati Uniti. Poi ho pensato di indagare lo stes-
so fenomeno in altri contesti. Il progetto Cuestiones de estado, di cui Lavarse las manos fa par-
te, mette i visitatori di fronte alla vita degli altri, pone interrogativi sulla normalità dell'indiffe-
renza, sul pregiudizio e il paternalismo".
Ad esempio?
In Spagna incontro persone che mi dicono di non avre colpe per quello che accda nel mio paese.
E' vero, non hanno colpe dirette per quel che sta accadendo adesso, ma sono 500 anni che vivo-
no un privilegio sulla nostra pelle".
Pensa che l'arte possa cambiare il mondo?
Qualche anno fa avrei risposto di no. oggi penso che possa aiutare ad avere consapevolezza. E
la consapevolezza è necessaria quando si esercita il diritto di voto. I latinos che hanno votato
Trump cosa pensavano? Non credo che si rendessero conto di quello che sarebbe accaduto. E
gli americani? Con loro non mi appello neanche più all'empatia, ma all'egoismo. Se non sono
interessati ai bambini detenuti nei campi di Trump che almeno sappiano che i costi li pagano
loro".
E' sempre così arrabbiata?
"Sì, ma l'arte mi permette di prendere tutta questa rabbia e di trasformarla in qualcosa di po-
sitivo".
Lucianone
(da la Repubblica - 10 dicembre '19 - di Stefania Parmeggiani / Roma)
"Per fare arte politica
ci metto il corpo"
"Sono un'artista e ho una coscienza politica". Regina Josè Galindo sorride, ma il tono è fermo, non
ammette repliche. Che nessuno la definisca "artivista", anche se, da vent'anni, instancabilmente, uti-
lizza il suo corpo per denunciare l'orrore della guerra civile in Guatemala, la violazione dei diritti
umani e della dignità delle donne, le implicazioni della violenza sociale e delle ingiustizie. Anche
se nelle sue performance accusa il potere, il concetto di alterità e la presunzione occidentale, quel-
lo che le interessa è venire riconosciuta come artista visuale e poetessa. Il resto sono solo etichette.
Vincitrice nel 2005 del Leone d'Oro alla Biennale di Venezia con il video di un intervento di imeno-
plastica effettuato sul suo corpo, Regina ha fatto di tutto: si è immersa in una vasca di acqua fred-
da trattenendo il fiato fino a sentirsi male, si è avvolta in un sacchetto di plastica e si è gettata in
una discarica di Città del Guatemala, si è incisa sul corpo la parola perra (cagna) come facevano
i soldati che praticavano gli stupri etnici, incinta di otto mesi si è incatenata al letto utilizzando dei
veri cordoni ombelicali, nella stessa posizione in cui erano legate e torturate le donne indigene per-
chè abortissero, ha innerso i piedi in un catino pieno di sangue, si è autofustigata,, denudata, ane-
stetizzata ed esposta agli sguardi del pubblico... Eppure, tutto questo non è solo politica o atto di
denuncia. E' poesia, immagini e parole che attingono alla tradizione delle pratiche sciamaniche
di guarigione e ai rituali religiosi, è un lungo filo rosso che unisce il suo primo atto psicomagico
- gridare poesie al vento appesa a un arco in abito da sposa - all'ultimo progetto, Lavarse las ma-
nos, performance che si svolgerà questa sera (10 dicembre) a Roma, melle sale della Real Aca-
demia de Espagna, e mostra - a cura di Federica La Paglia - che si inaugurerà negli stessi spazi
il 13 dicembre.
Intervista (di Stefania Parmeggiani)
Perchè rifiuta di definirsi "artivista"?
"Non mi piace questo termine, ammiro artiste come Tania Bruguera che lo rivendicano, ma io
sono un'attivista ogni giorno della mia vita. Poi è inevitabile che la mia coscienza politica si
rifletta in quello che faccio".
E' stata paragonata ad artiste come Marina Abramovic...
"Massimo rispetto, ma non mi sento vicina a nessuna donna bianca del primo mondo. Il mio
lavoro è direttamente collegato a ciò che sono: una donna, latino-americana, guatemalteca".
Il suo corpo è centrale in molti dei suoi lavori. Pensa di essere vulnerabile?
"No. Non sono una donna vulnerabile. Ho ascendenze Maya e nessuna donna Maya lo è. Sono
autonoma, sovrana e indipendente e questo grazie al mio lavoro, al riconoscimento ottenito al-
la Biennale di Venezia e all'appoggio della mia galleria. Il mercato dell'arte mi ha permesso,
come diceva Virginia Woolf, di avere una stanza tutta per me, indipendenza economica e quin-
di intellettuale".
L'intolleranza alle ingiustizie nasce dalla sua storia personale
"Quando cresci in un Paese come il Guatemala negli anni della guerra e del genocidio, quando
sei circondata dal negazionismo, quando vivi una nuova ondata di violenza e vedi i pesi colo-
nizzatori continuare a massacrare persone e terra, è inevitabile aprire gli occhi e maturare una
chiara idea di lotta sociale".
Nel 2003 ha immerso i piedi in un catino di sangue attraversando Ciudad de Guatemala per
protestare contro la candidatura alla presidenza dell'ex dittatore Efrain Rios Montt. Come
hanno reagito le persone?
"Vedevano le impronte e capivano... Il sangue è un simbolo universale e anche il dolore. Il pro-
blema non è la reazione della gente, ma quella delle istituzioni e delle imprese, le critiche che
arrivano da chi detiene il potere e che spesso suonano come una minaccia".
Non ha mai pensato di lasciare il Guatemala?
"Moltissime volte, soprattutto per dare la possibilità a mia figlia di vivere in un paese libero e
sicuro, ma non è facile ottenere i documenti. Qualche anno fa provai in Germania, richiesta
respinta".
Perchè si occupa di migrazioni?
"Ho iniziato a occuparmi del tema in Guatemala. Ho lavorato sulla carovana dei migranti e sui
centri di detenzione dei centroamericani in Texas. Missing Forever è incentrato sulle c inque
morti di bambini migranti guatemaltechi che hanno perso la vita all'interno dei centri di deten-
zione controllati dalla pattuglia di frontiera degli Stati Uniti. Poi ho pensato di indagare lo stes-
so fenomeno in altri contesti. Il progetto Cuestiones de estado, di cui Lavarse las manos fa par-
te, mette i visitatori di fronte alla vita degli altri, pone interrogativi sulla normalità dell'indiffe-
renza, sul pregiudizio e il paternalismo".
Ad esempio?
In Spagna incontro persone che mi dicono di non avre colpe per quello che accda nel mio paese.
E' vero, non hanno colpe dirette per quel che sta accadendo adesso, ma sono 500 anni che vivo-
no un privilegio sulla nostra pelle".
Pensa che l'arte possa cambiare il mondo?
Qualche anno fa avrei risposto di no. oggi penso che possa aiutare ad avere consapevolezza. E
la consapevolezza è necessaria quando si esercita il diritto di voto. I latinos che hanno votato
Trump cosa pensavano? Non credo che si rendessero conto di quello che sarebbe accaduto. E
gli americani? Con loro non mi appello neanche più all'empatia, ma all'egoismo. Se non sono
interessati ai bambini detenuti nei campi di Trump che almeno sappiano che i costi li pagano
loro".
E' sempre così arrabbiata?
"Sì, ma l'arte mi permette di prendere tutta questa rabbia e di trasformarla in qualcosa di po-
sitivo".
Lucianone
Nuove riflessioni Del Venerdì - Le guerre d'oggi e i bambini, il futuro e i giovani
10 gennaio '20 - venerdì 10th January / Friday visione post - 12
"Mamma, perchè ci sono le guerre?"
Almeno una volta, forse due o tre, un bambino e una bambina nella vita hanno chiesto al genitore,
solitamente la madre, il perchè delle guerre. E di sicuro a questa domanda la mamma (o il padre)
si è sentito imbarazzata/o e lì per lì impreparati a rispondere. Anche perchè gli stessi genitori non
sanno più raccapezzarsi sulla visione di un mondo che ormai contiene sempre più Paesi coinvolti
nella spirale delle guerre. Magari invece i nonni e bisnonni riescono ancora a dire (dando testimo-
nianze anche dirette) qualcosa di più ai nipoti e rispondere che la guerra è sempre esistita co-
me forma di conflitto degli esseri umani per rubarsi a vicenda dei territori o delle risorse (petro-
lio o altro), così come i bambini litigano per rubarsi i giocattoli, solo che le guerre sono molto
terribili perchè fanno morire moltissime persone e spesso interi popoli, arrivando a genocidi.
Adesso cambiamo prospettiva, nel senso proprio di capovolgere la situazione e i luoghi: non più
il nostro Occidente (dove a parte gli atti terroristici più o meno eclatanti vere e proprie guerre per-
manenti non esistono), ma la Siria, la Libia, lo Yemen e tanti Stati africani dove le guerre sono un
fatto quotidiano per cui le situazioni di conflitto armato sono indirizzate soprattutto a stragi dei
civili: donne, vecchi e in gran parte bambini, che spesso oltre che essere vittime inermi sono an-
che strumento usato dai capi-guerra e dagli stessi guerrafondai (seduti comodi nei loro lussuosi
fortini del capitale sbrana-popoli), bambini di sei, sette anni istruiti all'arte della guerra e quindi
vittime attive mandate al macello. COME POSSONO QUESTI BIMBI CHIEDERE ALLA
LORO MAMMA/PAPA': "perchè ci sono le guerre?": Semplicemente non ne hanno il tempo!
Allora nel futuro ormai prossimo sono due le cause che porteranno alla possibile distruzione
del nostro Pianeta: le guerre, appunto, concomitanti dovunque con lo spettro sempre presente
di una finale guerra cosmica atomica, e la distruzione dell'equilibrio climatico, in parte già in
atto. Che poi tra le due cause sia ormai preminente e incipiente l'ultima per conseguenza de-
gli inconfutabili sconvolgimenti climatici cui assistiamo ormai inerti e indifesi anno per anno,
è cosa ormai certa.
Ma le nuove generazioni sapranno salvare il loro futuro e quello
del pianeta?
CONTINUA...
to be continued...
"Mamma, perchè ci sono le guerre?"
Almeno una volta, forse due o tre, un bambino e una bambina nella vita hanno chiesto al genitore,
solitamente la madre, il perchè delle guerre. E di sicuro a questa domanda la mamma (o il padre)
si è sentito imbarazzata/o e lì per lì impreparati a rispondere. Anche perchè gli stessi genitori non
sanno più raccapezzarsi sulla visione di un mondo che ormai contiene sempre più Paesi coinvolti
nella spirale delle guerre. Magari invece i nonni e bisnonni riescono ancora a dire (dando testimo-
nianze anche dirette) qualcosa di più ai nipoti e rispondere che la guerra è sempre esistita co-
me forma di conflitto degli esseri umani per rubarsi a vicenda dei territori o delle risorse (petro-
lio o altro), così come i bambini litigano per rubarsi i giocattoli, solo che le guerre sono molto
terribili perchè fanno morire moltissime persone e spesso interi popoli, arrivando a genocidi.
Adesso cambiamo prospettiva, nel senso proprio di capovolgere la situazione e i luoghi: non più
il nostro Occidente (dove a parte gli atti terroristici più o meno eclatanti vere e proprie guerre per-
manenti non esistono), ma la Siria, la Libia, lo Yemen e tanti Stati africani dove le guerre sono un
fatto quotidiano per cui le situazioni di conflitto armato sono indirizzate soprattutto a stragi dei
civili: donne, vecchi e in gran parte bambini, che spesso oltre che essere vittime inermi sono an-
che strumento usato dai capi-guerra e dagli stessi guerrafondai (seduti comodi nei loro lussuosi
fortini del capitale sbrana-popoli), bambini di sei, sette anni istruiti all'arte della guerra e quindi
vittime attive mandate al macello. COME POSSONO QUESTI BIMBI CHIEDERE ALLA
LORO MAMMA/PAPA': "perchè ci sono le guerre?": Semplicemente non ne hanno il tempo!
Allora nel futuro ormai prossimo sono due le cause che porteranno alla possibile distruzione
del nostro Pianeta: le guerre, appunto, concomitanti dovunque con lo spettro sempre presente
di una finale guerra cosmica atomica, e la distruzione dell'equilibrio climatico, in parte già in
atto. Che poi tra le due cause sia ormai preminente e incipiente l'ultima per conseguenza de-
gli inconfutabili sconvolgimenti climatici cui assistiamo ormai inerti e indifesi anno per anno,
è cosa ormai certa.
Ma le nuove generazioni sapranno salvare il loro futuro e quello
del pianeta?
CONTINUA...
to be continued...
domenica 5 gennaio 2020
Istruzione / libro - "Indietro tutta": sui disturbi di apprendimento; ma gli adolescenti non sono malati
5 gennaio 2020 - domenica 5th January / Sunday visione post - 5
(da Corriere della Sera - 20 dicembre '19 - di Elisabetta Rosaspina)
Sono adolescenti, non malati
Una volta molti di loro si chiamavano semplicemente "discoli". E l'autore, un ex Lucignolo, ne sa
qualcosa. Oggi molti di loro finiscono catalogati sotto una sigla "Dsa", acronimo di "Disturbi spe-
cifici dell'apprendimento": è più che un'etichetta, un arcipelago di possibilità, dai comuni lazzaroni d'antan ai ragazzini iperattivi, dagli immaturi agli introversi, dai sognatori ai ribelli. In poche paro-
le: il variegato (e complicato) mondo degli adolescenti.
Le nuove avventure di Francesco Dell'Oro, l'uomo bussola di migliaia di studenti, partono proprio
da qui. Dalla improbabile epidemia che avrebbe colpito i millennials, falcidiati dalla dislessia, dal-
la discalculia, dalla disortografia e dalla disgrafia. Possibile, si chiede l'autore (di "Indietro tutta")
che dagli screening a tappeto emerga che il 35 per cento di loro ha Bisogni educativi speciali (Bes)?
Non sarebbe il caso di inserire bei processi di certificazione almeno un frammento di dubbio?
Così, forte della sua oluridecennale esperienza a capo del Servizio di orientamento scolastico del
Comune di Milano, Dell'Oro si è rimesso alla tastiera per scrivere un rassicurante manuale di 142
pagine rivolto a genitori e insegnanti con lo scopo di sdrammatizzare e magari sorridere un pò di
questo allarmante dilagare di "disturbi specifici dell'apprendimento". Il titolo è già un avviso ai
naviganti: Indietro tutta (Tralerighe editore). Perchè forse è arrivato il momento perlomeno di frenare l'eccesso di "certificazione" e di nin confondere l'adolescenza con ina patologia.
Indietro tutta può anche essere un invito a ricordare il proprio passato, sè stessi da bambini, eser-
cizio che a Francesco Dell'Oro riesce benissimo. In copertina, la sua foto in bianco e nero, dili-
gentemente seduto a un banco, con la penna in mano, un vasetto di fiori di campo accanto e il
palottoliere alle spalle, assomiglia all'immagine posata che, in fondo a qualche cassetto, conser-
vano quasi tutti gli scolari degli anni Cinquanta e Sessanta. Ma l'aria giudiziosa dell'autore non
inganni. Ogi sarebbe un tipico caso di Adhd. Deficit di attenzione e iperattività. Soltanto che al-
lora la diagnosi non esisteva e la terapia sperimentale escogitata dal suo insegnante, il professor
Villa, si concretizzò in un paio di pattini a rotelle con i quali il piccolo Francesco sfogò i suoi
eccessi di vivacità.
Ora che ha sulle spalle quasi mezzo secolo di attività come orientatore (in proprio dal 2013, da
quando è andato in pensione), Dell'Oro sa bene che le situazioni difficili esistono, e sono giusta-
mente previste e regolate dalla legge 170. Non le banalizza, non le sottovaluta, ma avverte che
il certificato non deve diventare una scorciatoia per ottenere strumenti dispensativi o compensa-
tivi (per esempio una calcolatrice in caso di discalculia) magari del tutto superflui. Il suo non è
un amarcord nè un nostalgico rimpianto della propria infanzia, anche se... la disgrafia esisteva
pure allora, liquidata dai maestri come scritture a "zampa di gallina". Il rimedio di allora? Gli
esercizi di pregrafismo: "Nei primi due mesi di scuola - racconta - eravamo impegnati a riempi-
re le prime pagine dei nostri quaderni, con la copertina nera e i bordi rossi, disegnando quadra-
tini, aste e triangoli. E oggi? Oggi "basta entrare in una classe qualsiasi e osservare con atten-
zione i nostri studenti: tengono in mano la penna biro o la matita come fosse un martello. Con
un problema: il campo visivo viene compromesso e ridotto con le conseguenze che possiamo
immaginare. Per non essere a norma, ai tempi in cui Dell'Oro portava il grembiule nero e il
fiocco rosso, bastava confessare, nello svolgimento del tema "L'animale preferito", un'inopina-
ta passione per l'ornitorinco, anzichè limitarsi all'ordinario attaccamento a un cane, un gatto o
un cavallo. Ma un'indole fuori dagli schemi continua a destare allarme anche sessant'anni più
tardi, e può finire addirittura sotto esame di un neuropsichiatra. Esiste "un fragile confine tra
un apparente disturbo e i segnali dell'immaturità di un percorso infantile e adolescenziale (av-
verte l'autore). La vita è strana e porta ognuno di noi ai blocchi di di partenza con intelligenze,
sensibilità molto diverse. Non sempre in linea con la 'media' dei nostri coetanei". In ogni caso
la scuola non dovrebbe essere considerata una corsa a premi.
"Non capirò mai l'orgoglio insensato dei genitori per i bambini che alle elementari studiano
già l'analisi logica e vorrei avere di fronte per un minuto chi l'ha inserita nei loro programmi
scolastici", dissente Dell'oro, nel cui studio arrivano adolescenti afflitti perchè non hanno
conquistato un 10 in matematica. L'ansiogena abitudine al confronto e alla competizione na-
sce spesso in famiglia: "Se un ragazzino torna a casa annunciando di aver meritato 6, i geni-
tori non dovrebbero rispondergli: e gli altri quanto hanno preso?".
Forse non è un caso che molti dislessici cessino di esserlo nel momento in cui adell'Oro inse-
gna loro a leggere lentamente, distanziando le parole come fanno gli attori, senza fretta. Pren-
dendosi il tempo di respirare.
Lucianone
(da Corriere della Sera - 20 dicembre '19 - di Elisabetta Rosaspina)
Sono adolescenti, non malati
Una volta molti di loro si chiamavano semplicemente "discoli". E l'autore, un ex Lucignolo, ne sa
qualcosa. Oggi molti di loro finiscono catalogati sotto una sigla "Dsa", acronimo di "Disturbi spe-
cifici dell'apprendimento": è più che un'etichetta, un arcipelago di possibilità, dai comuni lazzaroni d'antan ai ragazzini iperattivi, dagli immaturi agli introversi, dai sognatori ai ribelli. In poche paro-
le: il variegato (e complicato) mondo degli adolescenti.
Le nuove avventure di Francesco Dell'Oro, l'uomo bussola di migliaia di studenti, partono proprio
da qui. Dalla improbabile epidemia che avrebbe colpito i millennials, falcidiati dalla dislessia, dal-
la discalculia, dalla disortografia e dalla disgrafia. Possibile, si chiede l'autore (di "Indietro tutta")
che dagli screening a tappeto emerga che il 35 per cento di loro ha Bisogni educativi speciali (Bes)?
Non sarebbe il caso di inserire bei processi di certificazione almeno un frammento di dubbio?
Così, forte della sua oluridecennale esperienza a capo del Servizio di orientamento scolastico del
Comune di Milano, Dell'Oro si è rimesso alla tastiera per scrivere un rassicurante manuale di 142
pagine rivolto a genitori e insegnanti con lo scopo di sdrammatizzare e magari sorridere un pò di
questo allarmante dilagare di "disturbi specifici dell'apprendimento". Il titolo è già un avviso ai
naviganti: Indietro tutta (Tralerighe editore). Perchè forse è arrivato il momento perlomeno di frenare l'eccesso di "certificazione" e di nin confondere l'adolescenza con ina patologia.
Indietro tutta può anche essere un invito a ricordare il proprio passato, sè stessi da bambini, eser-
cizio che a Francesco Dell'Oro riesce benissimo. In copertina, la sua foto in bianco e nero, dili-
gentemente seduto a un banco, con la penna in mano, un vasetto di fiori di campo accanto e il
palottoliere alle spalle, assomiglia all'immagine posata che, in fondo a qualche cassetto, conser-
vano quasi tutti gli scolari degli anni Cinquanta e Sessanta. Ma l'aria giudiziosa dell'autore non
inganni. Ogi sarebbe un tipico caso di Adhd. Deficit di attenzione e iperattività. Soltanto che al-
lora la diagnosi non esisteva e la terapia sperimentale escogitata dal suo insegnante, il professor
Villa, si concretizzò in un paio di pattini a rotelle con i quali il piccolo Francesco sfogò i suoi
eccessi di vivacità.
Ora che ha sulle spalle quasi mezzo secolo di attività come orientatore (in proprio dal 2013, da
quando è andato in pensione), Dell'Oro sa bene che le situazioni difficili esistono, e sono giusta-
mente previste e regolate dalla legge 170. Non le banalizza, non le sottovaluta, ma avverte che
il certificato non deve diventare una scorciatoia per ottenere strumenti dispensativi o compensa-
tivi (per esempio una calcolatrice in caso di discalculia) magari del tutto superflui. Il suo non è
un amarcord nè un nostalgico rimpianto della propria infanzia, anche se... la disgrafia esisteva
pure allora, liquidata dai maestri come scritture a "zampa di gallina". Il rimedio di allora? Gli
esercizi di pregrafismo: "Nei primi due mesi di scuola - racconta - eravamo impegnati a riempi-
re le prime pagine dei nostri quaderni, con la copertina nera e i bordi rossi, disegnando quadra-
tini, aste e triangoli. E oggi? Oggi "basta entrare in una classe qualsiasi e osservare con atten-
zione i nostri studenti: tengono in mano la penna biro o la matita come fosse un martello. Con
un problema: il campo visivo viene compromesso e ridotto con le conseguenze che possiamo
immaginare. Per non essere a norma, ai tempi in cui Dell'Oro portava il grembiule nero e il
fiocco rosso, bastava confessare, nello svolgimento del tema "L'animale preferito", un'inopina-
ta passione per l'ornitorinco, anzichè limitarsi all'ordinario attaccamento a un cane, un gatto o
un cavallo. Ma un'indole fuori dagli schemi continua a destare allarme anche sessant'anni più
tardi, e può finire addirittura sotto esame di un neuropsichiatra. Esiste "un fragile confine tra
un apparente disturbo e i segnali dell'immaturità di un percorso infantile e adolescenziale (av-
verte l'autore). La vita è strana e porta ognuno di noi ai blocchi di di partenza con intelligenze,
sensibilità molto diverse. Non sempre in linea con la 'media' dei nostri coetanei". In ogni caso
la scuola non dovrebbe essere considerata una corsa a premi.
"Non capirò mai l'orgoglio insensato dei genitori per i bambini che alle elementari studiano
già l'analisi logica e vorrei avere di fronte per un minuto chi l'ha inserita nei loro programmi
scolastici", dissente Dell'oro, nel cui studio arrivano adolescenti afflitti perchè non hanno
conquistato un 10 in matematica. L'ansiogena abitudine al confronto e alla competizione na-
sce spesso in famiglia: "Se un ragazzino torna a casa annunciando di aver meritato 6, i geni-
tori non dovrebbero rispondergli: e gli altri quanto hanno preso?".
Forse non è un caso che molti dislessici cessino di esserlo nel momento in cui adell'Oro inse-
gna loro a leggere lentamente, distanziando le parole come fanno gli attori, senza fretta. Pren-
dendosi il tempo di respirare.
Lucianone
mercoledì 1 gennaio 2020
SPORT - calcio / Serie A - 17^ giornata
1 gennaio 2020 - mercoledì 1st January / Wednesday visione post - 4
Risultati delle partite
Sampdoria 1 Fiorentina 1 Udinese 2 Inter 4 Torino 1 Atalanta 5
Juventus 2 Roma 4 Cagliari 1 Genoa 0 Spal 2 Milan 0
Lecce 2 Parma 1 Sassuolo 1 Lazio
Bologna 3 Brescia 1 Napoli 2 H, Verona (5 febbraio)
CLASSIFICA
Inter, Juventus 42 / Lazio 36 / Roma 35 / Atalanta 31 / Cagliari 29 /Parma 25 /
Napoli 24 / Bologna 22 / Torino, Milan 21 / H. Verona, Sassuolo 19 /Udinese 18 /
Fiorentina 17 / Lecce, Sampdoria 15 / Brescia 14 / Spal 12 / Genoa 11
Il Commento
di Luciano Finesso
C'è una squadra nerazzurra che spacca! E non è l'Inter di Conte. Ma è una squadra che abita in
quel di Bergamo. E' la Berghem che non scherza, che rifila cinque schiaffoni ai cugini ricchi e
borghesoni della Milano rimasta da sola locomotiva economica d'Italia in crisi nera, ma che
nel calcio oggi annaspa come non mai. Risultato: la 'Dea' Atalanta è adesso lo squadrone che
fu il Milan ai tempi d'oro (Gullit eccetera), e il Milan è ridimensionato e ridotto a squadretta di
provincia (almeno per ora).
Inter e Roma vincono con risultato largo (4 volte), la Juventus vince in trasferta con i doriani
ma si becca il solito gol (difesa da registrare ancora); la Lazio fa la sosta e poi avrà una parti-
ta in più (forse facile?) con Hellas Verona, a febbraio.
Lucianone
Risultati delle partite
Sampdoria 1 Fiorentina 1 Udinese 2 Inter 4 Torino 1 Atalanta 5
Juventus 2 Roma 4 Cagliari 1 Genoa 0 Spal 2 Milan 0
Lecce 2 Parma 1 Sassuolo 1 Lazio
Bologna 3 Brescia 1 Napoli 2 H, Verona (5 febbraio)
CLASSIFICA
Inter, Juventus 42 / Lazio 36 / Roma 35 / Atalanta 31 / Cagliari 29 /Parma 25 /
Napoli 24 / Bologna 22 / Torino, Milan 21 / H. Verona, Sassuolo 19 /Udinese 18 /
Fiorentina 17 / Lecce, Sampdoria 15 / Brescia 14 / Spal 12 / Genoa 11
Il Commento
di Luciano Finesso
C'è una squadra nerazzurra che spacca! E non è l'Inter di Conte. Ma è una squadra che abita in
quel di Bergamo. E' la Berghem che non scherza, che rifila cinque schiaffoni ai cugini ricchi e
borghesoni della Milano rimasta da sola locomotiva economica d'Italia in crisi nera, ma che
nel calcio oggi annaspa come non mai. Risultato: la 'Dea' Atalanta è adesso lo squadrone che
fu il Milan ai tempi d'oro (Gullit eccetera), e il Milan è ridimensionato e ridotto a squadretta di
provincia (almeno per ora).
Inter e Roma vincono con risultato largo (4 volte), la Juventus vince in trasferta con i doriani
ma si becca il solito gol (difesa da registrare ancora); la Lazio fa la sosta e poi avrà una parti-
ta in più (forse facile?) con Hellas Verona, a febbraio.
Lucianone
Società - Stati Uniti / Il presidente Trump e il disprezzo per la Costituzione
1 gennaio 2020 - mercoledì 1 January / Wednesday visione post - 5
(da la Repubblica - 19 luglio 2019 - Le idee / di Roger Cohen)
La dignità secondo Trump
Il governo di Trump ha creato a luglio una "Commissione per i diritti inalienabili" che riesaminerà il
concetto di diritti umani. E' come se l'Arabia Saudita stabilisse una commissione per la democrazia
multipartitica o la Corea del Nord una per porre fine alle carestie: farebbe ridere se la minaccia non
fosse grave. Annunciando la composizione del nuovo organismo, il segretario di Stato Mike Pompeo
ha precisato che il governo "prende sul serio le idee dei padri fondatori sulla libertà individuale e sul
governo istituzionale". La sua dichiarazione ha coinciso con l'ennesima dimostrazione da parte di
Trump del suo disprezzo per la Costituzione: un suo tweet in cui comunicava che il suo mandato sa-
rebbe durato "altri sei anni, o forse dieci o quattordici (sto scherzando)". Ha-ha. Governare a vita è
una delle idee che Trump continua a insinuare nel subconscio nazionale. Lo fa sotto forma di battuta, ovviamente, ma anche ciò si iscrive nell'insidioso disegno del modo di operare del presidente. Nello
stesso tweet, Trump definisce se stesso "un vero genio stabile". Ora questo 'genio in capo', tramite il
suo Segretario di Stato, ha stabilito che i tempi sono maturi per determinare "quali diritti abbiano il
diritto di essere rispettati".
Gli autocrati del mondo , dal russo Vladimir Putin al cinese Xi Jinping, da tempo considerano le or-
ganizzazioni per i diritti umani dei cavalli di Troia delle agende democratiche di sinistra. Il loro ten-
tativo è distogliere l'attenzione dai loro gravi abusi dei diritti umani. Ora sembra che anche gli Stati Uniti di Trump si vogliano unire al club degli scettici sui diritti umani. E' difficile immaginare un-
più completo disconoscimento del ruolo degli Stati Uniti a loro difesa da quando Eleanor Roosevelt
presiedette la stesura della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani nel 1948. Occorre ricordare
che questo è il governo che non ha ravvisato nell'assassinio del giornalista del Washington Post Ja-
mal Khashoggi per mano saudita alcun motivo per rimproverare il principe ereditario Mohammed
bin Salman; che ha abbracciato il dittatore nordcoreano Kim Jong-un; che si è inchinato davanti a
ogni autocrate tranne quelli dell'Iran e del Venezuela; che separa i bambini figli dei migranti dalle
loro famiglie.
Questo (di Trump) è il governo che ha cancellato i diritti legati alla riproduzione dal Rapporto an-
nuo sui diritti umani che stila il Dipartimento di Stato; che ha reso più debole una recente risolu-
zione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulle vittime di stupro nei conflitti armati;
che si è ritirato dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. I moderni diritti umani pog-
goano sulla dignità innata di ogni essere umano. Non sono diritti concessi da Dio, o da Trump, e
valgono per tutte le persone di ogni fede e per chi una fede non l'ha. Includono la libertà di parola,
di stampa, di riunione, di religione e il "diritto a essere riconosciuti come persona davanti alla leg-
ge dovunque", come afferma la Dichiarazione universale dei diritti umani. Essi prevedono anche
la lotta contro la discriminazione motivata da razza o etnia, da disabilità, da genere o da orienta-
mento sessuale. Gli Stati Uniti sono stati indefessi sostenitori di questi diritti. Il tentativo di Pom-
peo, un cristiano evangelico la cui politica è infusa dalle sue convinzioni religiose, sembra volere
mettere indietro l'orologio. A maggio, dal Registro Federale si è appreso che la Commissione
avrebbe fornito "un nuovo modo di vedere il concetto dei diritti umani laddove quel concetto si è
discostato dai principi fondanti della nostra Nazione in materia di legge naturale e diritti naturali".
Tra questi "diritti naturali", all'epoca, s'includevano la schiavitù e la disumanizzazione delle per-
sone di colore, nonchè la privazione della libertà per le donne. Non sto suggerendo che Pompeo
voglia tornare a quel punto, ma i diritti 'naturali' del 1776 non sono i diritti umani che gli Stati
Uniti hanno contribuito a inserire nel codice del 1948.
Nel 1995, Hillary Clinton dichiarò: "I diritti delle donne sono diritti umani" e, sedici anni più tar-
di: "I diritti degli omosessuali sono diritti umani". Oggi, è ovvia la guerra che l'amministrazione
Trump sta facendo ai diritti legati alla riproduzione e quelli della comunità Lgbt. Per Pompeo, i
diritti religiosi sono chiaramente diritti umani; quanto al resto niente è chiaro. A capo della Commissione, ha nominato Mary Ann Glendon, una professoressa di Harvard nota per il suo ze-
lo contro l'aborto e il matrimonio omosessuale. Trump, dopo aver mostrato una consapevole ne-
gligenza verso i diritti umani, ora vuole una loro nuova definizione.
L'esercizio non può che riflettere il suo disprezzo per lo Stato di diritto, la stampa libera, un si-
stema giudiziario indipendente le minoranza, i diritti riproduttivi delle donne, la sicurezza dei
bambini migranti, la verità e la decenza e la sua sconfinata affezione per i trasgressori dei dirit-
ti umani. In altre parole, un disastro annunciato.
Lucianone
(da la Repubblica - 19 luglio 2019 - Le idee / di Roger Cohen)
La dignità secondo Trump
Il governo di Trump ha creato a luglio una "Commissione per i diritti inalienabili" che riesaminerà il
concetto di diritti umani. E' come se l'Arabia Saudita stabilisse una commissione per la democrazia
multipartitica o la Corea del Nord una per porre fine alle carestie: farebbe ridere se la minaccia non
fosse grave. Annunciando la composizione del nuovo organismo, il segretario di Stato Mike Pompeo
ha precisato che il governo "prende sul serio le idee dei padri fondatori sulla libertà individuale e sul
governo istituzionale". La sua dichiarazione ha coinciso con l'ennesima dimostrazione da parte di
Trump del suo disprezzo per la Costituzione: un suo tweet in cui comunicava che il suo mandato sa-
rebbe durato "altri sei anni, o forse dieci o quattordici (sto scherzando)". Ha-ha. Governare a vita è
una delle idee che Trump continua a insinuare nel subconscio nazionale. Lo fa sotto forma di battuta, ovviamente, ma anche ciò si iscrive nell'insidioso disegno del modo di operare del presidente. Nello
stesso tweet, Trump definisce se stesso "un vero genio stabile". Ora questo 'genio in capo', tramite il
suo Segretario di Stato, ha stabilito che i tempi sono maturi per determinare "quali diritti abbiano il
diritto di essere rispettati".
Gli autocrati del mondo , dal russo Vladimir Putin al cinese Xi Jinping, da tempo considerano le or-
ganizzazioni per i diritti umani dei cavalli di Troia delle agende democratiche di sinistra. Il loro ten-
tativo è distogliere l'attenzione dai loro gravi abusi dei diritti umani. Ora sembra che anche gli Stati Uniti di Trump si vogliano unire al club degli scettici sui diritti umani. E' difficile immaginare un-
più completo disconoscimento del ruolo degli Stati Uniti a loro difesa da quando Eleanor Roosevelt
presiedette la stesura della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani nel 1948. Occorre ricordare
che questo è il governo che non ha ravvisato nell'assassinio del giornalista del Washington Post Ja-
mal Khashoggi per mano saudita alcun motivo per rimproverare il principe ereditario Mohammed
bin Salman; che ha abbracciato il dittatore nordcoreano Kim Jong-un; che si è inchinato davanti a
ogni autocrate tranne quelli dell'Iran e del Venezuela; che separa i bambini figli dei migranti dalle
loro famiglie.
Questo (di Trump) è il governo che ha cancellato i diritti legati alla riproduzione dal Rapporto an-
nuo sui diritti umani che stila il Dipartimento di Stato; che ha reso più debole una recente risolu-
zione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulle vittime di stupro nei conflitti armati;
che si è ritirato dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. I moderni diritti umani pog-
goano sulla dignità innata di ogni essere umano. Non sono diritti concessi da Dio, o da Trump, e
valgono per tutte le persone di ogni fede e per chi una fede non l'ha. Includono la libertà di parola,
di stampa, di riunione, di religione e il "diritto a essere riconosciuti come persona davanti alla leg-
ge dovunque", come afferma la Dichiarazione universale dei diritti umani. Essi prevedono anche
la lotta contro la discriminazione motivata da razza o etnia, da disabilità, da genere o da orienta-
mento sessuale. Gli Stati Uniti sono stati indefessi sostenitori di questi diritti. Il tentativo di Pom-
peo, un cristiano evangelico la cui politica è infusa dalle sue convinzioni religiose, sembra volere
mettere indietro l'orologio. A maggio, dal Registro Federale si è appreso che la Commissione
avrebbe fornito "un nuovo modo di vedere il concetto dei diritti umani laddove quel concetto si è
discostato dai principi fondanti della nostra Nazione in materia di legge naturale e diritti naturali".
Tra questi "diritti naturali", all'epoca, s'includevano la schiavitù e la disumanizzazione delle per-
sone di colore, nonchè la privazione della libertà per le donne. Non sto suggerendo che Pompeo
voglia tornare a quel punto, ma i diritti 'naturali' del 1776 non sono i diritti umani che gli Stati
Uniti hanno contribuito a inserire nel codice del 1948.
Nel 1995, Hillary Clinton dichiarò: "I diritti delle donne sono diritti umani" e, sedici anni più tar-
di: "I diritti degli omosessuali sono diritti umani". Oggi, è ovvia la guerra che l'amministrazione
Trump sta facendo ai diritti legati alla riproduzione e quelli della comunità Lgbt. Per Pompeo, i
diritti religiosi sono chiaramente diritti umani; quanto al resto niente è chiaro. A capo della Commissione, ha nominato Mary Ann Glendon, una professoressa di Harvard nota per il suo ze-
lo contro l'aborto e il matrimonio omosessuale. Trump, dopo aver mostrato una consapevole ne-
gligenza verso i diritti umani, ora vuole una loro nuova definizione.
L'esercizio non può che riflettere il suo disprezzo per lo Stato di diritto, la stampa libera, un si-
stema giudiziario indipendente le minoranza, i diritti riproduttivi delle donne, la sicurezza dei
bambini migranti, la verità e la decenza e la sua sconfinata affezione per i trasgressori dei dirit-
ti umani. In altre parole, un disastro annunciato.
Lucianone
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