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(da la Repubblica - 19 luglio 2019 - Le idee / di Roger Cohen)
La dignità secondo Trump
Il governo di Trump ha creato a luglio una "Commissione per i diritti inalienabili" che riesaminerà il
concetto di diritti umani. E' come se l'Arabia Saudita stabilisse una commissione per la democrazia
multipartitica o la Corea del Nord una per porre fine alle carestie: farebbe ridere se la minaccia non
fosse grave. Annunciando la composizione del nuovo organismo, il segretario di Stato Mike Pompeo
ha precisato che il governo "prende sul serio le idee dei padri fondatori sulla libertà individuale e sul
governo istituzionale". La sua dichiarazione ha coinciso con l'ennesima dimostrazione da parte di
Trump del suo disprezzo per la Costituzione: un suo tweet in cui comunicava che il suo mandato sa-
rebbe durato "altri sei anni, o forse dieci o quattordici (sto scherzando)". Ha-ha. Governare a vita è
una delle idee che Trump continua a insinuare nel subconscio nazionale. Lo fa sotto forma di battuta, ovviamente, ma anche ciò si iscrive nell'insidioso disegno del modo di operare del presidente. Nello
stesso tweet, Trump definisce se stesso "un vero genio stabile". Ora questo 'genio in capo', tramite il
suo Segretario di Stato, ha stabilito che i tempi sono maturi per determinare "quali diritti abbiano il
diritto di essere rispettati".
Gli autocrati del mondo , dal russo Vladimir Putin al cinese Xi Jinping, da tempo considerano le or-
ganizzazioni per i diritti umani dei cavalli di Troia delle agende democratiche di sinistra. Il loro ten-
tativo è distogliere l'attenzione dai loro gravi abusi dei diritti umani. Ora sembra che anche gli Stati Uniti di Trump si vogliano unire al club degli scettici sui diritti umani. E' difficile immaginare un-
più completo disconoscimento del ruolo degli Stati Uniti a loro difesa da quando Eleanor Roosevelt
presiedette la stesura della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani nel 1948. Occorre ricordare
che questo è il governo che non ha ravvisato nell'assassinio del giornalista del Washington Post Ja-
mal Khashoggi per mano saudita alcun motivo per rimproverare il principe ereditario Mohammed
bin Salman; che ha abbracciato il dittatore nordcoreano Kim Jong-un; che si è inchinato davanti a
ogni autocrate tranne quelli dell'Iran e del Venezuela; che separa i bambini figli dei migranti dalle
loro famiglie.
Questo (di Trump) è il governo che ha cancellato i diritti legati alla riproduzione dal Rapporto an-
nuo sui diritti umani che stila il Dipartimento di Stato; che ha reso più debole una recente risolu-
zione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulle vittime di stupro nei conflitti armati;
che si è ritirato dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. I moderni diritti umani pog-
goano sulla dignità innata di ogni essere umano. Non sono diritti concessi da Dio, o da Trump, e
valgono per tutte le persone di ogni fede e per chi una fede non l'ha. Includono la libertà di parola,
di stampa, di riunione, di religione e il "diritto a essere riconosciuti come persona davanti alla leg-
ge dovunque", come afferma la Dichiarazione universale dei diritti umani. Essi prevedono anche
la lotta contro la discriminazione motivata da razza o etnia, da disabilità, da genere o da orienta-
mento sessuale. Gli Stati Uniti sono stati indefessi sostenitori di questi diritti. Il tentativo di Pom-
peo, un cristiano evangelico la cui politica è infusa dalle sue convinzioni religiose, sembra volere
mettere indietro l'orologio. A maggio, dal Registro Federale si è appreso che la Commissione
avrebbe fornito "un nuovo modo di vedere il concetto dei diritti umani laddove quel concetto si è
discostato dai principi fondanti della nostra Nazione in materia di legge naturale e diritti naturali".
Tra questi "diritti naturali", all'epoca, s'includevano la schiavitù e la disumanizzazione delle per-
sone di colore, nonchè la privazione della libertà per le donne. Non sto suggerendo che Pompeo
voglia tornare a quel punto, ma i diritti 'naturali' del 1776 non sono i diritti umani che gli Stati
Uniti hanno contribuito a inserire nel codice del 1948.
Nel 1995, Hillary Clinton dichiarò: "I diritti delle donne sono diritti umani" e, sedici anni più tar-
di: "I diritti degli omosessuali sono diritti umani". Oggi, è ovvia la guerra che l'amministrazione
Trump sta facendo ai diritti legati alla riproduzione e quelli della comunità Lgbt. Per Pompeo, i
diritti religiosi sono chiaramente diritti umani; quanto al resto niente è chiaro. A capo della Commissione, ha nominato Mary Ann Glendon, una professoressa di Harvard nota per il suo ze-
lo contro l'aborto e il matrimonio omosessuale. Trump, dopo aver mostrato una consapevole ne-
gligenza verso i diritti umani, ora vuole una loro nuova definizione.
L'esercizio non può che riflettere il suo disprezzo per lo Stato di diritto, la stampa libera, un si-
stema giudiziario indipendente le minoranza, i diritti riproduttivi delle donne, la sicurezza dei
bambini migranti, la verità e la decenza e la sua sconfinata affezione per i trasgressori dei dirit-
ti umani. In altre parole, un disastro annunciato.
Lucianone
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