31 maggio '16 - martedì 31st May / Tuesday visione post - 27
(a cura
di Luciano Finesso)
99° Giro d'Italia / 6 - 29 maggio
_____________________________________
Vittoria di VINCENZO NIBALI
- Arriva a Torino in maglia rosa, da trionfatore.
- Lo Squalo ha conquistato tutti con il cuore, recuperando nelle ultime
tappe alpine le forze e la volontà che sfortuna (la bici guasta) e la de-
pressione (per la morte del ciclista delle giovanili del suo team) gli
avevano tolto nell'ultima parte del Giro.
- Insomma Nibali è stato capace di ribaltare il Giro e di risorgere come
l'araba fenice sulla cima di Pinerolo e poi su quella di Guillestre. Ha
vinto anche le mille pressioni che gli venivano da ogni parte: se ne è
liberato giusto in tempo per volare incontro al meritato trionfo.
. Merito va dato comunque agli altri grandi ciclisti che si sono dimo-
strati rivali all'altezza: Valverde, Chaves e soprattutto lo sfortunato
Kruijswjik, fermato solo da una rovinosa caduta ghiacciata.
Champions League - finale / sabato 28 maggio
________________________
Real Madrid batte Atletico Madrid, ai rigori, e si assicura l'11^ Coppa Champions
Il superderby europeo Real - Atletico l'ha decisa CR7, cioè Cristiano Ronaldo, trasfor-
mando il rigore decisivo. Grande prestazione, comunque, anche di Yannick Carrasco,
belga dell'Atletico e autore del gol che ha portato la sfida ai supplementari. Superbi
sono stati pure, nel tener testa ai madrileni, Oblak e Saul: insomma grande onore a
questo Atletico che, non dimentichiamo, ha eliminato le due favorite Barcellona e Ba-
yern arrendendosi soltanto, nella sfida col Real, ai calci di rigore e a un passo dal
traguardo (ancora una volta). Ma la squadra di Zizou/Zidane aveva Bale, Pepe, Ramos,
Casemiro... e un gioco sorprendente italianizzato, ma soprattutto un certo CR7.
Internazionali di tennis - ROMA / domenica 15 maggio
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La finale donne è tutta americana: Serena Williams - Madison Keys
La spunta la WILLIAMS, 34 anni, quarta vittoria a Roma e numero 1.
Con questa vittoria la statunitense ha centrato il suo 70° titolo in carriera.
Serena aveva già trionfato a Roma tre volte: nel 2002, 2013 e 2014. Quan-
do saluta il pubblico, al termine del match - pubblico (record) che l'ha so-
stenuta per tutto il torneo - lei ringrazia parlando italiano durante la pre-
miazione: "Grazie a tutti, mi sono divertita molto. Complimenti Madison".
Ma è la Keys la vera sorpresa: solo 21 anni e già una più che promessa.
Punteggi: S. Williams (Usa) b. Keys (Usa) 7-6 (7-5) 6-3.
La finale uomini va allo scozzese Andy Murray, nella sfida con Djokovic;
punteggi: Murray (Gbr) b. Djokovic (Ser) 6-3, 6-3.
Lucianone
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martedì 31 maggio 2016
Ultime notizie >> dall'Italia e dal Mondo / Latest news
31 maggio '16 - martedì 31st May / Tuesday
FIRENZE
Naufragio Costa Concordia: Schettino condannato in appello / confermati i 16 anni
La decisione della Corte d'appello di Firenze per il disastro del 13 gennaio 2012
all'isola del Giglio in cui morirono 32 persone. La difesa: ricorreremo in Cassazione.
FRANCIA
Parigi - La sindaca Hidalgo sui profughi: "In un mese il campo a Parigi"
La sindaca Hidalgo: basta con le tende, voglio guardarmi allo specchio senza
sentirmi colpevole. Entro un mese e mezzo una nuova struttura conforme alle
regole Onu, con abitazioni modulabili nel nord della capitale.
ITALIA - Economia
Bankitalia, Visco: "Tagliare cuneo fiscale, le banche riducano dipendenti e
sportelli / Palazzo Koch: necessario ripensare l'organizzazione degli istituti
di credito / Disoccupazione aumentata al 11,7 ma aumentano posti di lavoro /
Voucher, rinviato decreto sulla tracciabilità.
ROMA
Vertenza Almaviva: trovato l'accordo, salvi 3mila posti di lavoro
Chiusura positiva della trattativa tra l'azienda di call center con la mediazione
del governo. La soddisfazione del ministro Poletti. L'intesa precede lo stop ai
licenziamenti e ammortizzatori sociali per 18 mesi con riduzione progressiva
della solidarietà.
COREA DEL NORD
Kim Jong.un sta con Trump: "E' saggio"
Un quotidiano nordcoreano suggerisce ai cittadinio americani di votare
il magnate repubblicano: "E' un uomo saggio e lungimirante", si legge
nel testo. Bocciata invece la rivale democratica Hillary Clinton giudicata
"noiosa".
Il dittatore Kim Jong-un e il candidato repubblicano Trump
Lucianone
FIRENZE
Naufragio Costa Concordia: Schettino condannato in appello / confermati i 16 anni
La decisione della Corte d'appello di Firenze per il disastro del 13 gennaio 2012
all'isola del Giglio in cui morirono 32 persone. La difesa: ricorreremo in Cassazione.
FRANCIA
Parigi - La sindaca Hidalgo sui profughi: "In un mese il campo a Parigi"
La sindaca Hidalgo: basta con le tende, voglio guardarmi allo specchio senza
sentirmi colpevole. Entro un mese e mezzo una nuova struttura conforme alle
regole Onu, con abitazioni modulabili nel nord della capitale.
ITALIA - Economia
Bankitalia, Visco: "Tagliare cuneo fiscale, le banche riducano dipendenti e
sportelli / Palazzo Koch: necessario ripensare l'organizzazione degli istituti
di credito / Disoccupazione aumentata al 11,7 ma aumentano posti di lavoro /
Voucher, rinviato decreto sulla tracciabilità.
ROMA
Vertenza Almaviva: trovato l'accordo, salvi 3mila posti di lavoro
Chiusura positiva della trattativa tra l'azienda di call center con la mediazione
del governo. La soddisfazione del ministro Poletti. L'intesa precede lo stop ai
licenziamenti e ammortizzatori sociali per 18 mesi con riduzione progressiva
della solidarietà.
COREA DEL NORD
Kim Jong.un sta con Trump: "E' saggio"
Un quotidiano nordcoreano suggerisce ai cittadinio americani di votare
il magnate repubblicano: "E' un uomo saggio e lungimirante", si legge
nel testo. Bocciata invece la rivale democratica Hillary Clinton giudicata
"noiosa".
Il dittatore Kim Jong-un e il candidato repubblicano Trump
Lucianone
lunedì 30 maggio 2016
Società Italia / politica e tv - Differenze: la complessità di 'Report' e la sintesi di un tweet. Con riflessioni.
30 maggio '16 - lunedì' 30th May / Monday visione post - 7
(da la Repubblica . 19 aprile '16 - Canal Grande / Antonio Dipollina)
La complessità di Report e la politica ridotta a un tweet
Quindici milioni che vanno a votare, più del doppio che non ci vanno, due milioni e
mezzo che domenica sera invece affrontano la complessità di cose energetiche e pro-
getti e drammi e utopie a Report (Raitre). Viene da abbracciarli, soprattutto conside-
rato l'impegno che ci vuole per capire qualcosa, rispetto al mondo esterno dove la
politica finisce ostaggio di un tweet rilasciato a una pericolosa ora da limoncello do-
menicale. C'è stata una mezz'ora di puntata in cui davvero veniva da chiedersi per-
chè ossia quando è stato tratteggiato l'ipotetico gigantesco piano per coibentare ca-
se, anche solo sostituire infissi, l'innesco di mastodontico lavoro e altrettanto grande
risparmio energetico finale. In un posto serio i vertici di un paese invece di twittare
si presenterebbero alla prossima puntata e direbbero: vi spieghiamo perchè un pia-
no simile si farà, oppure perchè è invece una boutade. Sarebbe quasi una cosa seria,
e quindi ciaone.
_______________________________________
RIFLESSIONI
continua--- to be continued...
(da la Repubblica . 19 aprile '16 - Canal Grande / Antonio Dipollina)
La complessità di Report e la politica ridotta a un tweet
Quindici milioni che vanno a votare, più del doppio che non ci vanno, due milioni e
mezzo che domenica sera invece affrontano la complessità di cose energetiche e pro-
getti e drammi e utopie a Report (Raitre). Viene da abbracciarli, soprattutto conside-
rato l'impegno che ci vuole per capire qualcosa, rispetto al mondo esterno dove la
politica finisce ostaggio di un tweet rilasciato a una pericolosa ora da limoncello do-
menicale. C'è stata una mezz'ora di puntata in cui davvero veniva da chiedersi per-
chè ossia quando è stato tratteggiato l'ipotetico gigantesco piano per coibentare ca-
se, anche solo sostituire infissi, l'innesco di mastodontico lavoro e altrettanto grande
risparmio energetico finale. In un posto serio i vertici di un paese invece di twittare
si presenterebbero alla prossima puntata e direbbero: vi spieghiamo perchè un pia-
no simile si farà, oppure perchè è invece una boutade. Sarebbe quasi una cosa seria,
e quindi ciaone.
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RIFLESSIONI
continua--- to be continued...
sabato 28 maggio 2016
venerdì 27 maggio 2016
LIBRO - "I bambini sono cattivi": parlando della perfezione/imperfezione dei bambini
27 maggio '16 - venerdì 27th May / Friday visione post - 13
(da la Repubblica - 1 maggio '16 - Little People / Claudia Morgoglione)
CARI BAMBINI, non vi chiediamo la perfezione
E' il luogo comune per eccellenza: i bambini sono buoni. Hanno un cuore d'oro,
l'innocenza li preserva da ogni tentazione, sono guidati dalle migliori intenzioni.
Ma è davvero sempre così? Ovviamente no. Tutti lo sappiamo. Ma sono loro, in
particolare, i più piccini, ad avere il diritto di conoscere la verità: al di là delle
aspettative dei genitori, la perfezione non esiste.
E a ricordarcelo arriva un libro dal titolo provocatorio, I bambini sono cattivi,
scritto da Vincent Cuvellier con illustrazioni di Aurélie Guillerey, edito in Fran-
cia da Gallimard e pubblicato qui in Italia da Sinnos. Grazie ai suoi disegni ac
cattivanti , e alle semplici frasi distribuite in ciascuna pagina, il volume descri-
ve - con un linguaggio adatto a una platea infantile - alcuni casi classici in cui i
più piccini sbagliano. Ad esempio quando sono contrariati e urlano a squarcia-
gola, provocando negli adulti "la voglia di arrampicarsi sugli alberi e di restare
lassù fino alla fine dei tempi". O quando rifiutano di condividere gli oggetti
("non è la mia amichetta, non è carina, non avrà mai i miei giocattoli"). O quan-
do dimostrano poca disponibilità verso il cibo preparato dai genitori. E poi ci so-
no comportamenti più gravi, come le botte ai coetanei.
Non solo difetti ed errori, però. Nell'ultima parte il libro ricorda tutto il bello del-
l'essere bambini: la dolcezza, il talento ("Mozart a cinque anni componeva la sua
prima sinfonia"), la capacità di sorridere al mondo. E il risultato di questo doppio
percorso, nel positivo e negativo che c'è da sempre in ognuno di noi, è un manuale
- allegro, ironico, mai noioso - di educazione e insieme di autoaccettazione.
IL Libro: "I bambini sono cattivi"
di Vincent Cuvellier e Aurélie Guillerey
Sinnos edit., trad. di P. Balzano
pagg.32, euro 11
Dai 4 anni
Lucianone
(da la Repubblica - 1 maggio '16 - Little People / Claudia Morgoglione)
CARI BAMBINI, non vi chiediamo la perfezione
E' il luogo comune per eccellenza: i bambini sono buoni. Hanno un cuore d'oro,
l'innocenza li preserva da ogni tentazione, sono guidati dalle migliori intenzioni.
Ma è davvero sempre così? Ovviamente no. Tutti lo sappiamo. Ma sono loro, in
particolare, i più piccini, ad avere il diritto di conoscere la verità: al di là delle
aspettative dei genitori, la perfezione non esiste.
E a ricordarcelo arriva un libro dal titolo provocatorio, I bambini sono cattivi,
scritto da Vincent Cuvellier con illustrazioni di Aurélie Guillerey, edito in Fran-
cia da Gallimard e pubblicato qui in Italia da Sinnos. Grazie ai suoi disegni ac
cattivanti , e alle semplici frasi distribuite in ciascuna pagina, il volume descri-
ve - con un linguaggio adatto a una platea infantile - alcuni casi classici in cui i
più piccini sbagliano. Ad esempio quando sono contrariati e urlano a squarcia-
gola, provocando negli adulti "la voglia di arrampicarsi sugli alberi e di restare
lassù fino alla fine dei tempi". O quando rifiutano di condividere gli oggetti
("non è la mia amichetta, non è carina, non avrà mai i miei giocattoli"). O quan-
do dimostrano poca disponibilità verso il cibo preparato dai genitori. E poi ci so-
no comportamenti più gravi, come le botte ai coetanei.
Non solo difetti ed errori, però. Nell'ultima parte il libro ricorda tutto il bello del-
l'essere bambini: la dolcezza, il talento ("Mozart a cinque anni componeva la sua
prima sinfonia"), la capacità di sorridere al mondo. E il risultato di questo doppio
percorso, nel positivo e negativo che c'è da sempre in ognuno di noi, è un manuale
- allegro, ironico, mai noioso - di educazione e insieme di autoaccettazione.
IL Libro: "I bambini sono cattivi"
di Vincent Cuvellier e Aurélie Guillerey
Sinnos edit., trad. di P. Balzano
pagg.32, euro 11
Dai 4 anni
Lucianone
Società / Milano - Profughi e volontari: la solidarietà utile e magari necessaria
27 maggio '16 - venerdì 27th May / Friday visione post - 24
Le azioni buone e positive vengono dalla gente comune, come al solito, senza bisogno di organizzare sempre partite di calcio benefiche, trasmissioni televisive roboanti o
altri espedienti tipici dei mezzi massmediatici dove gente straricca (ci vuole poco!)
mette in campo valanghe di euro che poi in vera fede noi non sappiamo sempre in
quale porto arrivino... veramente. - Ecco invece, per rifarmi all'inizio della gente
comune, un esemplare esempio di solidarietà che questa volta viene da Milano.
(Lucianone)
-
Quaranta dipendenti Novartis hanno lavorato in
due centri di accoglienza, a spese dell'azienda
(da la Repubblica - 29 aprile 2016 - Luca De Vito)
Una giornata da volontario. "Così aiutiamo i bambini profughi".
"Se non fossi qui adesso, probabilmente sarei in ufficio ad arrabbiarmi con qualcuno. E
probabilmente per qualcosa di inutile". Paola Spreafico, 40 anni, ride mentre sbuccia
una pera nelle cucine del centro profughi di via Sammartini insieme a Valentina Ianni-
celli, 29 anni. Loro sono due dei quaranta dipendenti della multinazionale Novartis im-
piegati nella sede di Origgio (in provincia di Varese) che si sono divisi in due centri
d'accoglienza di Milano per una giornata di volontariato offerta dall'azienda: ovvero il
loro stipendio lo hanno preso ugualmente ma la giornata di lavoro l'hanno passata con
i profughi. I due centri erano Casa Suraya, in via Salerio, e Sprar di via Sammartini, en-
trambi gestiti dalla cooperativa Farsi Prossimo, con il sostegno della Caritas ambrosiana.
"Ho scelto di venire qui - dice una delle volontarie - perchè di queste persone si legge sui
giornali o si sente parlare in tv, ma la realtà dei profughi difficilmente si ha la possibilità
di conoscerla da vicino, e difficilmente si riesce ad aiutare. Questa è una opportunità per
per rendersi conto che dietro a queste persone ci sono delle storie che è anche bello cono-
scere. E poi mi interessa anche capire come loro vedono noi".
Quella di ieri è stata un'iniziativa voluta dall'azienda per il Community Day, giornata di
solidarietà che ogni anno Novartis organizza con i suoi dipendenti. Quest'anno la giornata -
è stata organizzata con il sostegno di Fondazione Avsi e si è inserita nella campagna "Pro-
fughi e noi. Tutti sulla stessa strada", dedicata ai profughi che ogni giorno fuggono da
guerre, persecuzioni, fame e disastri naturali. "Solo immedesimandosi con chi è profugo
è possibile cominciare a guardare a questo fenomeno con uno sgiurdo nuovo - dice Giam-
paolo Silvestri, segretario generale di Fondazione AVSI - e quindi concorrere a trovare so-
luzioni realistiche, insieme, rimboccandosi le maniche".
Per i volontari è stata soprattutto una giornata da trascorrere in modo diverso dal solito e
l'occasione per riflettere su un tema attuale come quello dell'immigrazione. "Tra la fami-
glia e il lavoro non riesco mai a trovare tempo per il volontariato - dice Manuela Morge-
se, 39 anni e addetta ai fornitori - questa è un'occasione che non mi lascio scappare, an-
che perchè la nostra azienda propone questa iniziativa tutti gli anni". I volontari si sono
alternati in varie attività: c'era chi stava dietro ai fornelli per la preparazione del pranzo,
chi si è messo a dipingere i muri del corridoio, chi ha fatto del giardinaggio e chi si è
occupato della pulizia degli spazi comuni.
"E' l'opportunità per dare una mano - dice Fulvio Gaeta, addetto al settore finanza - io
lo facevo anche con le altre aziende con cui lavoravo prima. Sono diventato papà da un
paio di anni e vedere tutte quelle immagini di bambini in fuga ti scalda il cuore. Soprat-
tutto se pensi che potrebbero esserci i tuoi figli nella stessa situazione. Per questo dedi-
care qualche ora del mio tempo, mi sembra il minimo".
Lucianone
Le azioni buone e positive vengono dalla gente comune, come al solito, senza bisogno di organizzare sempre partite di calcio benefiche, trasmissioni televisive roboanti o
altri espedienti tipici dei mezzi massmediatici dove gente straricca (ci vuole poco!)
mette in campo valanghe di euro che poi in vera fede noi non sappiamo sempre in
quale porto arrivino... veramente. - Ecco invece, per rifarmi all'inizio della gente
comune, un esemplare esempio di solidarietà che questa volta viene da Milano.
(Lucianone)
-
Quaranta dipendenti Novartis hanno lavorato in
due centri di accoglienza, a spese dell'azienda
(da la Repubblica - 29 aprile 2016 - Luca De Vito)
Una giornata da volontario. "Così aiutiamo i bambini profughi".
"Se non fossi qui adesso, probabilmente sarei in ufficio ad arrabbiarmi con qualcuno. E
probabilmente per qualcosa di inutile". Paola Spreafico, 40 anni, ride mentre sbuccia
una pera nelle cucine del centro profughi di via Sammartini insieme a Valentina Ianni-
celli, 29 anni. Loro sono due dei quaranta dipendenti della multinazionale Novartis im-
piegati nella sede di Origgio (in provincia di Varese) che si sono divisi in due centri
d'accoglienza di Milano per una giornata di volontariato offerta dall'azienda: ovvero il
loro stipendio lo hanno preso ugualmente ma la giornata di lavoro l'hanno passata con
i profughi. I due centri erano Casa Suraya, in via Salerio, e Sprar di via Sammartini, en-
trambi gestiti dalla cooperativa Farsi Prossimo, con il sostegno della Caritas ambrosiana.
"Ho scelto di venire qui - dice una delle volontarie - perchè di queste persone si legge sui
giornali o si sente parlare in tv, ma la realtà dei profughi difficilmente si ha la possibilità
di conoscerla da vicino, e difficilmente si riesce ad aiutare. Questa è una opportunità per
per rendersi conto che dietro a queste persone ci sono delle storie che è anche bello cono-
scere. E poi mi interessa anche capire come loro vedono noi".
Quella di ieri è stata un'iniziativa voluta dall'azienda per il Community Day, giornata di
solidarietà che ogni anno Novartis organizza con i suoi dipendenti. Quest'anno la giornata -
è stata organizzata con il sostegno di Fondazione Avsi e si è inserita nella campagna "Pro-
fughi e noi. Tutti sulla stessa strada", dedicata ai profughi che ogni giorno fuggono da
guerre, persecuzioni, fame e disastri naturali. "Solo immedesimandosi con chi è profugo
è possibile cominciare a guardare a questo fenomeno con uno sgiurdo nuovo - dice Giam-
paolo Silvestri, segretario generale di Fondazione AVSI - e quindi concorrere a trovare so-
luzioni realistiche, insieme, rimboccandosi le maniche".
Per i volontari è stata soprattutto una giornata da trascorrere in modo diverso dal solito e
l'occasione per riflettere su un tema attuale come quello dell'immigrazione. "Tra la fami-
glia e il lavoro non riesco mai a trovare tempo per il volontariato - dice Manuela Morge-
se, 39 anni e addetta ai fornitori - questa è un'occasione che non mi lascio scappare, an-
che perchè la nostra azienda propone questa iniziativa tutti gli anni". I volontari si sono
alternati in varie attività: c'era chi stava dietro ai fornelli per la preparazione del pranzo,
chi si è messo a dipingere i muri del corridoio, chi ha fatto del giardinaggio e chi si è
occupato della pulizia degli spazi comuni.
"E' l'opportunità per dare una mano - dice Fulvio Gaeta, addetto al settore finanza - io
lo facevo anche con le altre aziende con cui lavoravo prima. Sono diventato papà da un
paio di anni e vedere tutte quelle immagini di bambini in fuga ti scalda il cuore. Soprat-
tutto se pensi che potrebbero esserci i tuoi figli nella stessa situazione. Per questo dedi-
care qualche ora del mio tempo, mi sembra il minimo".
Lucianone
mercoledì 18 maggio 2016
Scienze / tecnologia - L'era pre-Internet con le sue implicazioni e l'influenza di Internet sui nostri cervelli
18 maggio '16 - mercoledì 18th May / Wednesday visione post - 33
(da il Corriere della Sera - 16/04/'16 - di Matteo Persivale)
La memoria corta
Come è possibile che tanti gruppi pop diventino famosi per una canzone o due e poi
svaniscano nel nulla, senza lasciare più traccia di sè? Nel 1974 una giovane autostop-
pista inglese che si autodefiniva "poetessa freelance", incontrata per caso in un bar
africano, spiegò allo scrittore americano George Plimpton che tutte quelle band spa-
rivano per colpa delle chitarre elettriche. Con gli amplificatori e i cavi ad alta tensio-
ne evidentemente i musicisti restavano fulminati, suonando. E per questo, ipotizza-
va lei, scomparivano. Quella giovane hippie, pur così fantasiosa, non poteva imma-
ginare che oltre quarant'anni dopo una tecnologia molto più sofisticata avrebbe
fatto più o meno la stessa cosa: non cancellando dalla memoria solo le band che non
fanno più canzoni di successo, ma tutto quello che è successo prima dell'arrivo della
rivoluzione digitale. - L'ultimo indizio? "American Crime Story" (in Italia su FX),
il telefilm dedicato al processo al campione di football O.J. Simpson, avvenuto nel
1995, è stato negli Stati Uniti un successone a sorpresa: per il pubblico più giovane
non era il replay di una cosa già vissuta (come temuto dai produttori) ma una novi-
tà, un fatto del 1995 sconosciuto ai nativi digitali perchè, semplicemente, avvenuto
nell'era pre-Internet (allora non era un fenomeno di massa). Un successo che ha fat-
to sì che la celebre serie di telefilm polizieschi "Law & Order" ora lanci "Law & Or-
der True Crime", i veri delitti degli anni 90 e 80 trasformati in fiction, inediti per una
parte molto appetibile (per gli inserzionisti) del pubblico, quella più giovane.
Come mai? Da una parte, ci spiegano i neurologi, la tecnologia digitale e, soprattutto,
la portabilità di Internet (grazie agli smartphone) abbinata ai sempre più pervasivi
social media, ha cambiato i nostri cervelli. E' la neuroplasticità, l'abilità del cervello
di ristrutturarsi influenzato da determinati stimoli: Internet ha cambiato la nostra
soglia di attenzione in un modo che fino a vent'anni fa era riservato soltanto a certe
professioni ben precise - i controllori di volo, per esempio, pionieri del multitasking
"spalmando" il tempo del turno lavorativo in una sorta di "presente continuo" nel
quale gestire tutto quel traffico aereo, quelle decine di migliaia di vite umane, lassù.
Nicholas Carr (Internet ci rende stupidi? Come la rete sta cambiando il nostro cervel-
lo, Cortina editore) spiega come ormai "noi vogliamo essere interrotti, perchè ogni
nuova interruzione ci porta un nuovo frammento d'informazione... Chiediamo a In-
ternet di interromperci costantemente, in modi sempre nuovi. Accettiamo, coscienti
di farlo, la perdita di concentrazione e di capacità di mettere a fuoco un solo argo-
mento, la divisione della nostra attenzione e la frammentazione dei nostri pensieri
in cambio dell'abbondanza di informazioni - interessanti o quantomeno capaci di
attrarre la nostra attenzione - che riceviamo. Staccare la spina è un'opzione che
molti di noi non sarebbero neppure disposti a prendere in considerazione".
Carr presenta studi scientifici che indicano come il multitasking non sia equivalen-
te alla complessità alla quale avevamo abituato - con fatica - i nostri cervelli negli
anni giovanili se siamo nati prima della rivoluzione digitale. Per i nativi digitali in-
vece questa realtà - mediatica e, come abbiamo visto, neurologica - è l'unica alla
quale siano mai stati abituati (il massmediologo della New York University Clay
Shirky chiama questa situazione "il deperimento dei filtri").
In Technopoly. La resa della cultura alla tecnologia (Bollati Boringhieri), scritto
in tempi non sospetti (quando Internet non era ancora un fenomeno di massa)
Neil Postman avvertiva di un fenomeno ripetuto attraverso millenni di storia
umana: ogni volta che l'homo sapiens ha costruito uno strumento - il fuoco tenu-
to sotto controllo, gli orologi, l'elettricità, le automobili, i cellulari - quello stru-
mento è diventato la nostra nuova realtà, e per quello strumento rivoluzionario
abbiamo adattato le nostre vite, e la nostra economia. - Oltre alla questione del-
la neuroplasticità c'è quella, ancora più delicata, del senso del tempo: ora che il
futuro tecnologico è arrivato viviamo in un "presente continuo", apparentemen-
te destinato a continuare per sempre perchè la costante interruzione dei media
digitali la tradizionale "narrativa temporale", come la chiamano i massmedio-
logi, è scomparsa in nome di un "presente continuo" tenuto costantemente
"acceso" da un nuovo stimolo, un nuovo post di Facebook, un nuovo tweet, e
una nuova immagine da postare - o da "like-are" - su Instagram. Con gli algo-
ritmi di Google che mettono a nostra disposizione lo scibile umano, dai Sume-
ri alle foto di gstti, collegati nello stesso identico modo, senza gerarchia - con
gli hyperlink. La tecnologia che ci permette di avere il controllo di spazi con-
cettuali diversi allo stesso tempo ha frammentato la nostra attenzione ma so-
prattutto il nostro tempo: utilizzando i nostri gadget tecnologici non siamo
nel momento "presente" come lo concepivamo una volta, ma occupiamo si-
multaneamente vari spazi concettuali, frammenti che semplicemente avven-
gono nello stesso momento, ci dice Douglas Rushkoff nel suo saggio "Presente
continuo. Quando tutto accade ora", Codice editore.
Lucianone
(da il Corriere della Sera - 16/04/'16 - di Matteo Persivale)
La memoria corta
Come è possibile che tanti gruppi pop diventino famosi per una canzone o due e poi
svaniscano nel nulla, senza lasciare più traccia di sè? Nel 1974 una giovane autostop-
pista inglese che si autodefiniva "poetessa freelance", incontrata per caso in un bar
africano, spiegò allo scrittore americano George Plimpton che tutte quelle band spa-
rivano per colpa delle chitarre elettriche. Con gli amplificatori e i cavi ad alta tensio-
ne evidentemente i musicisti restavano fulminati, suonando. E per questo, ipotizza-
va lei, scomparivano. Quella giovane hippie, pur così fantasiosa, non poteva imma-
ginare che oltre quarant'anni dopo una tecnologia molto più sofisticata avrebbe
fatto più o meno la stessa cosa: non cancellando dalla memoria solo le band che non
fanno più canzoni di successo, ma tutto quello che è successo prima dell'arrivo della
rivoluzione digitale. - L'ultimo indizio? "American Crime Story" (in Italia su FX),
il telefilm dedicato al processo al campione di football O.J. Simpson, avvenuto nel
1995, è stato negli Stati Uniti un successone a sorpresa: per il pubblico più giovane
non era il replay di una cosa già vissuta (come temuto dai produttori) ma una novi-
tà, un fatto del 1995 sconosciuto ai nativi digitali perchè, semplicemente, avvenuto
nell'era pre-Internet (allora non era un fenomeno di massa). Un successo che ha fat-
to sì che la celebre serie di telefilm polizieschi "Law & Order" ora lanci "Law & Or-
der True Crime", i veri delitti degli anni 90 e 80 trasformati in fiction, inediti per una
parte molto appetibile (per gli inserzionisti) del pubblico, quella più giovane.
Come mai? Da una parte, ci spiegano i neurologi, la tecnologia digitale e, soprattutto,
la portabilità di Internet (grazie agli smartphone) abbinata ai sempre più pervasivi
social media, ha cambiato i nostri cervelli. E' la neuroplasticità, l'abilità del cervello
di ristrutturarsi influenzato da determinati stimoli: Internet ha cambiato la nostra
soglia di attenzione in un modo che fino a vent'anni fa era riservato soltanto a certe
professioni ben precise - i controllori di volo, per esempio, pionieri del multitasking
"spalmando" il tempo del turno lavorativo in una sorta di "presente continuo" nel
quale gestire tutto quel traffico aereo, quelle decine di migliaia di vite umane, lassù.
Nicholas Carr (Internet ci rende stupidi? Come la rete sta cambiando il nostro cervel-
lo, Cortina editore) spiega come ormai "noi vogliamo essere interrotti, perchè ogni
nuova interruzione ci porta un nuovo frammento d'informazione... Chiediamo a In-
ternet di interromperci costantemente, in modi sempre nuovi. Accettiamo, coscienti
di farlo, la perdita di concentrazione e di capacità di mettere a fuoco un solo argo-
mento, la divisione della nostra attenzione e la frammentazione dei nostri pensieri
in cambio dell'abbondanza di informazioni - interessanti o quantomeno capaci di
attrarre la nostra attenzione - che riceviamo. Staccare la spina è un'opzione che
molti di noi non sarebbero neppure disposti a prendere in considerazione".
Carr presenta studi scientifici che indicano come il multitasking non sia equivalen-
te alla complessità alla quale avevamo abituato - con fatica - i nostri cervelli negli
anni giovanili se siamo nati prima della rivoluzione digitale. Per i nativi digitali in-
vece questa realtà - mediatica e, come abbiamo visto, neurologica - è l'unica alla
quale siano mai stati abituati (il massmediologo della New York University Clay
Shirky chiama questa situazione "il deperimento dei filtri").
In Technopoly. La resa della cultura alla tecnologia (Bollati Boringhieri), scritto
in tempi non sospetti (quando Internet non era ancora un fenomeno di massa)
Neil Postman avvertiva di un fenomeno ripetuto attraverso millenni di storia
umana: ogni volta che l'homo sapiens ha costruito uno strumento - il fuoco tenu-
to sotto controllo, gli orologi, l'elettricità, le automobili, i cellulari - quello stru-
mento è diventato la nostra nuova realtà, e per quello strumento rivoluzionario
abbiamo adattato le nostre vite, e la nostra economia. - Oltre alla questione del-
la neuroplasticità c'è quella, ancora più delicata, del senso del tempo: ora che il
futuro tecnologico è arrivato viviamo in un "presente continuo", apparentemen-
te destinato a continuare per sempre perchè la costante interruzione dei media
digitali la tradizionale "narrativa temporale", come la chiamano i massmedio-
logi, è scomparsa in nome di un "presente continuo" tenuto costantemente
"acceso" da un nuovo stimolo, un nuovo post di Facebook, un nuovo tweet, e
una nuova immagine da postare - o da "like-are" - su Instagram. Con gli algo-
ritmi di Google che mettono a nostra disposizione lo scibile umano, dai Sume-
ri alle foto di gstti, collegati nello stesso identico modo, senza gerarchia - con
gli hyperlink. La tecnologia che ci permette di avere il controllo di spazi con-
cettuali diversi allo stesso tempo ha frammentato la nostra attenzione ma so-
prattutto il nostro tempo: utilizzando i nostri gadget tecnologici non siamo
nel momento "presente" come lo concepivamo una volta, ma occupiamo si-
multaneamente vari spazi concettuali, frammenti che semplicemente avven-
gono nello stesso momento, ci dice Douglas Rushkoff nel suo saggio "Presente
continuo. Quando tutto accade ora", Codice editore.
Lucianone
ARTE / L'anno scorso - Mostre a Milano sull'arte e la Grande Guerra
18 maggio '16 - mercoledì 18th May / Wednesday
(da il Corriere della Sera - 31 marzo 2015 - di Antonio Carioti)
Dall'angoscia alla retorica
L'arte e la Grande Guerra
Per l'Italia la Prima guerra mondiale non cominciò nel 1914, come per il resto d'Europa, ma
cent'anni fa, il 24 maggio 1915, e durò fino al 1918. Ma era stata ampiamente preannunciata,
in campo artistico e culturale, da segnali e presagi che facevano intuire sviluppi sconvolgenti
all'orizzonte. Quando poi il sanguinoso conflitto terminò, le sue ripercussioni si proiettarono
a lungo nella vita del Paese. Per questo la mostra sulla Grande guerra organizzata da Intesa
Sanpaolo a Milano, presso le sue Gallerie d'Italia di piazza Scala (da domani al 23 agosto '15)
comprende oltre 200 opere, dipinti e sculture, che coprono un periodo ben più vasto, dal 1890
al 1935.
Continua... to be continued...
(da il Corriere della Sera - 31 marzo 2015 - di Antonio Carioti)
Dall'angoscia alla retorica
L'arte e la Grande Guerra
Per l'Italia la Prima guerra mondiale non cominciò nel 1914, come per il resto d'Europa, ma
cent'anni fa, il 24 maggio 1915, e durò fino al 1918. Ma era stata ampiamente preannunciata,
in campo artistico e culturale, da segnali e presagi che facevano intuire sviluppi sconvolgenti
all'orizzonte. Quando poi il sanguinoso conflitto terminò, le sue ripercussioni si proiettarono
a lungo nella vita del Paese. Per questo la mostra sulla Grande guerra organizzata da Intesa
Sanpaolo a Milano, presso le sue Gallerie d'Italia di piazza Scala (da domani al 23 agosto '15)
comprende oltre 200 opere, dipinti e sculture, che coprono un periodo ben più vasto, dal 1890
al 1935.
Continua... to be continued...
martedì 17 maggio 2016
Sport - calcio / Serie A - 38^ giornata 2015/16
17 maggio '16 - martedì 17th May / Tuesday visione post - 7
Ultima giornata di campionato di calcio di serie A, 2015-2016
Risultati delle partite
Juventus 5 Milan 1 Napoli 4 Sassuolo 3 Chievo 0 Empoli 2
Sampdoria 0 Roma 3 Frosinone 0 Inter 1 Bologna 0 Torino 1
Genoa 1 Lazio 2 Palermo 3 Udinese 1
Atalanta 2 Fiorentina 4 Verona H. 2 Carpi 2
CLASSIFICA finale
JUVENTUS 91 / Napoli 82 / Roma 80 / Inter 67 / Fiorentina 64 /
Sassuolo 61 / Milan 57 / Lazio 54 / Chievo 50 / Empoli, Genoa 46 /
Torino, Atalanta 45 / Bologna 43 / Sampdoria 40 / Palermo, Udinese 39 /
Carpi 38 / Frosinone 31 / Verona Hellas 28
Continua... to be continued...
Ultima giornata di campionato di calcio di serie A, 2015-2016
Risultati delle partite
Juventus 5 Milan 1 Napoli 4 Sassuolo 3 Chievo 0 Empoli 2
Sampdoria 0 Roma 3 Frosinone 0 Inter 1 Bologna 0 Torino 1
Genoa 1 Lazio 2 Palermo 3 Udinese 1
Atalanta 2 Fiorentina 4 Verona H. 2 Carpi 2
CLASSIFICA finale
JUVENTUS 91 / Napoli 82 / Roma 80 / Inter 67 / Fiorentina 64 /
Sassuolo 61 / Milan 57 / Lazio 54 / Chievo 50 / Empoli, Genoa 46 /
Torino, Atalanta 45 / Bologna 43 / Sampdoria 40 / Palermo, Udinese 39 /
Carpi 38 / Frosinone 31 / Verona Hellas 28
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sabato 14 maggio 2016
Spettacoli / cinema - "La sposa bambina" della regista yemenita Khadija al Salami
14 maggio '16 - sabato 14th May / Saturday visione post - 15
Nel primo film diretto da una donna yemenita
la vicenda di una ragazza simbolo di resistenza
(da la Repubblica - 6 maggio '16 - Visti da Natalia / Natalia Aspesi)
Non è difficile vendere una bambina come sposa a un uomo adulto e spesso vecchio.
Basta un sensale, due testimoni, il padre, tutti uomini seduti per terra, a decidere la
dote che lo sposo dovrà dare in cambio (una mucca, o due capre o altro). E Nijood,
10 anni, deve lasciare la famiglia, seguire uno sconosciuto, non riuscire a ribellarsi
allo stupro feroce, diventare una schiava. In Sudan è peggio, ma nelle campagne
dello Yemen succede ancora così: una sposa su sette ha meno di 15 anni, e nessuna
legge pone un limite d'età ai matrimonio.
La sposa bambina, primo film diretto da una donna yemenita, la documentarista
Khadija al-Salami, costato 80 mila dollari, girato clandestinamente nello Yemen
("Un incubo!") con una troupe egiziana non esistendone una locale, ha vinto il
premio per il miglior film al Festival di Dubai 2014, viene dato in anteprima ita-
liana al Festival dei Diritti di Milano ed esce nei nostri cinema il 12 maggio. Ci sono
due ragioni per vederlo: il meraviglioso infinito, vuoto, e attualmente irraggiungibi-
le paesaggio rupestre, e la bambinoa Nijood, una piccolina avvolta nei veli neri, i lu-
centi occhi scuri, il chiaro viso aggrottato nel dolore e nella cocciuta e coraggiosa
decisione di riprendersi la vita, la bambola rosa che canta, i giochi con gli altri bam-
bini. Nijood nasce e cresce in una famiglia contadina, è una bambina felice, amata,
solare, che dve lasciare la tribù e scendere a Sana'a, quella ex capitale che nei servi-
zi fotografici appare sontuosa e che nel film si vede deturpata dal traffico, dalla pol-
vere, dal rumore.
Nijood è l'unico tesoro della famiglia ormai poverissima, e quindi è necessario venderla
a uno sposo. Ma la bambina si rivela una mogliettina insopportabile, piange, fa dispera-
re la suocera che ha constatato felice la sua deflorazione dopo una notte di ribellione,
minaccia il suicidio e quasi lo mette in pratica. Il marito la riporta al padre, perchè la
domi: ma lei riesce a scappare e a farsi portare da un taxi in tribunale. Imbarazza il gio-
vane magistrato chiedendogli il divorzio, lui in città non ha mai visto una bambina spo-
sata, ancor meno una che vuole divorziare. Come giudice non ha che la legge, che però
non contempla un caso simile: gli accusati, il padre e il marito, come difesa hanno la
Sharia, le tradizioni secolari della loro gente, il non sapere nè leggere nè scrivere, l'asso-
luta buona fede. La legge non può che affidare la decisione al potere assoluto del grasso
sceicco della tribù. - Il film nasce ovviamente da una storia vera, in parte da quella del-
la stessa regista, che pur essendo di buona famiglia fu fatta sposare a 11 anni ma riuscì
poi ad andare a studiare negli Usa e adesso vive a Parigi.
combattuta contro il governo dai ribelli Houti delle tribù sciite, che hanno occupato Sa-
na'a, e dal recente arrivo dell'Is e di Al Qaeda. E anche dalla guerra sferrata da una
coalizione guidata dall'Arabia Saudita, con le armi fornite dall'Occidente. Sotto i bom-
bardamenti, la popolazione, i bambini, muoiono a migliaia, non solo quindi come la pic-
cola sposa yemenita Rawan, 8 anni, diventata famosa per essere morta la notte di nozze
per emorragia interna.
Durante la Primavera araba, furono raccolte un milione di firme per una nuova
costituzione, ma la guerra ha distrutto ogni tentativo di cambiamento, i bambini
muoiono a centinaia sotto le bombe , le case sono distrutte, manca ovunque l'acqua
e il cibo. Il destino delle spose bambine ormai non è più una priorità.
Khadija al-Salami racconta come la vita della vera Nijood sia stata diversa da quella
nel film. Diventata famosa, coccolata dalle donne occidentali, da Nicole Kidman e da
Hillary Clinton, sia stata eletta tra le donne dell'anno da una rivista americana, ab-
bia scritto la sua storia con la scrittrice francese Delphine Minoui (Io, Nojoud, 10
anni, divorziata) pubblicata in Francia nel 2009, e il padre per suo diritto le requisì
tutto il guadagno. Poi ha abbandonato gli studi che erano pagati da altri e la casa re-
galata dall'editore del libro, e si è sposata a 18 anni con il figlio di uno sceicco. L'in-
cantevole bambina del film è nipote del regista. L'assurdità è che la sua deliziosa
voce, le voci di quei pastori di un altro mondo per noi incomprensibile siano stati
doppiati, togliendo loro verità e realtà.
Lucianone
Nel primo film diretto da una donna yemenita
la vicenda di una ragazza simbolo di resistenza
(da la Repubblica - 6 maggio '16 - Visti da Natalia / Natalia Aspesi)
Non è difficile vendere una bambina come sposa a un uomo adulto e spesso vecchio.
Basta un sensale, due testimoni, il padre, tutti uomini seduti per terra, a decidere la
dote che lo sposo dovrà dare in cambio (una mucca, o due capre o altro). E Nijood,
10 anni, deve lasciare la famiglia, seguire uno sconosciuto, non riuscire a ribellarsi
allo stupro feroce, diventare una schiava. In Sudan è peggio, ma nelle campagne
dello Yemen succede ancora così: una sposa su sette ha meno di 15 anni, e nessuna
legge pone un limite d'età ai matrimonio.
La sposa bambina, primo film diretto da una donna yemenita, la documentarista
Khadija al-Salami, costato 80 mila dollari, girato clandestinamente nello Yemen
("Un incubo!") con una troupe egiziana non esistendone una locale, ha vinto il
premio per il miglior film al Festival di Dubai 2014, viene dato in anteprima ita-
liana al Festival dei Diritti di Milano ed esce nei nostri cinema il 12 maggio. Ci sono
due ragioni per vederlo: il meraviglioso infinito, vuoto, e attualmente irraggiungibi-
le paesaggio rupestre, e la bambinoa Nijood, una piccolina avvolta nei veli neri, i lu-
centi occhi scuri, il chiaro viso aggrottato nel dolore e nella cocciuta e coraggiosa
decisione di riprendersi la vita, la bambola rosa che canta, i giochi con gli altri bam-
bini. Nijood nasce e cresce in una famiglia contadina, è una bambina felice, amata,
solare, che dve lasciare la tribù e scendere a Sana'a, quella ex capitale che nei servi-
zi fotografici appare sontuosa e che nel film si vede deturpata dal traffico, dalla pol-
vere, dal rumore.
Nijood è l'unico tesoro della famiglia ormai poverissima, e quindi è necessario venderla
a uno sposo. Ma la bambina si rivela una mogliettina insopportabile, piange, fa dispera-
re la suocera che ha constatato felice la sua deflorazione dopo una notte di ribellione,
minaccia il suicidio e quasi lo mette in pratica. Il marito la riporta al padre, perchè la
domi: ma lei riesce a scappare e a farsi portare da un taxi in tribunale. Imbarazza il gio-
vane magistrato chiedendogli il divorzio, lui in città non ha mai visto una bambina spo-
sata, ancor meno una che vuole divorziare. Come giudice non ha che la legge, che però
non contempla un caso simile: gli accusati, il padre e il marito, come difesa hanno la
Sharia, le tradizioni secolari della loro gente, il non sapere nè leggere nè scrivere, l'asso-
luta buona fede. La legge non può che affidare la decisione al potere assoluto del grasso
sceicco della tribù. - Il film nasce ovviamente da una storia vera, in parte da quella del-
la stessa regista, che pur essendo di buona famiglia fu fatta sposare a 11 anni ma riuscì
poi ad andare a studiare negli Usa e adesso vive a Parigi.
Concentrato in una storia drammatica privata, il film non accenna neppure alla guerra
che sta distruggendo lo Yemen, malgrado le continue tregue, c'è una rivoluzione civilecombattuta contro il governo dai ribelli Houti delle tribù sciite, che hanno occupato Sa-
na'a, e dal recente arrivo dell'Is e di Al Qaeda. E anche dalla guerra sferrata da una
coalizione guidata dall'Arabia Saudita, con le armi fornite dall'Occidente. Sotto i bom-
bardamenti, la popolazione, i bambini, muoiono a migliaia, non solo quindi come la pic-
cola sposa yemenita Rawan, 8 anni, diventata famosa per essere morta la notte di nozze
per emorragia interna.
costituzione, ma la guerra ha distrutto ogni tentativo di cambiamento, i bambini
muoiono a centinaia sotto le bombe , le case sono distrutte, manca ovunque l'acqua
e il cibo. Il destino delle spose bambine ormai non è più una priorità.
Khadija al-Salami racconta come la vita della vera Nijood sia stata diversa da quella
nel film. Diventata famosa, coccolata dalle donne occidentali, da Nicole Kidman e da
Hillary Clinton, sia stata eletta tra le donne dell'anno da una rivista americana, ab-
bia scritto la sua storia con la scrittrice francese Delphine Minoui (Io, Nojoud, 10
anni, divorziata) pubblicata in Francia nel 2009, e il padre per suo diritto le requisì
tutto il guadagno. Poi ha abbandonato gli studi che erano pagati da altri e la casa re-
galata dall'editore del libro, e si è sposata a 18 anni con il figlio di uno sceicco. L'in-
cantevole bambina del film è nipote del regista. L'assurdità è che la sua deliziosa
voce, le voci di quei pastori di un altro mondo per noi incomprensibile siano stati
doppiati, togliendo loro verità e realtà.
Lucianone
Intervista - Il giornalista Can Dundar sulla censura nella Turchia di Erdogan
14 maggio '16 - sabato 14th May / Saturday visione post - 6
(da la Repubblica - 27/02/'16 - L'Intervista / di Marco Ansaldo)
"Quale sarà il titolo della nostra prima pagina? Naturalmente 'Grazie, signor Presidente'.
Grazie per l'aiuto che ci ha dato mettendoci in prigione e portando il caso del passaggio se-
greto di armi dalla Turchia alla Siria sotto gli occhi dell'opinione pubblica mondiale".
Ride ora Can Dundar, il direttore del quotidiano Cumhuriyet, libero dopo 92 giorni in cella
passati insieme al capo della redazione di Ankara, Erdem Gul. E l'ironia del titolo sul suo
giornale brucia tremendamente a Tayyp Erdogan, che si è visto sorpassare da una decisione
della Corte Costituzionale: la detenzione dei due giornalisti viola i "diritti individuali, la li-
bertà di espressione e di stampa". La Presidenza della Repubblica schiuma di rabbia, se si leggono le parole del portavoce Ibrahim Kalin: "Questa decisione non è un'assoluzione. Il
caso resta aperto. La presidenza turca lo segue da vicino. Quando i Paesi occidentali pren-
dono misure in casi simili, vengono definite come parte della lotta al terrorismo. Distorsio-
ni dello stesso tipo non possono essere accattate in Turchia", ha concluso Kalin paragonan-
do òa vicenda a WikiLeaks e riferendosi ai casi fatti emergere da Julian Assange e Edward
Snowden). Adesso Ca Dundar è tornato al suo giornale, portato in trionfo da tutta la reda-
zione su un pullman che alle due dell'altra notte l'ha prelevato dal carcere alla periferia di Istanbul.
INIZIO INTERVISTA
"Grazie, grazie a voi di Repubblica che avete pubblicato il mio articolo dalla prigione e i
nostro appello alla libertà di stampa in Turchia".
M. Ansaldo - L'avrebbe fatta ogni giornalista. Come ha saputo la notizia del vostro
rilascio?
"Ci siamo trovati fuori. E ieri era il deserto, oggi il paradiso. Per me è cambiato il mondo.
Ogni cosa ora ha un colore. E la libertà è come l'acqua quando hai sete".
M. Ansaldo - Come ha speso questo periodo dentro?
"Scrivendo. Articoli per la stampa internazionale e un libro sui miei giorni nella prigione
di Silivri. Poi ho letto molto".
M. Ansaldo - Che cosa?
"Tutto quello che avevo saltato prima (ride ancora, ndr): il Don Chisciotte di Cervantes,,
libri di autori che hanno fatto la galera, scrittori turchi".
M. - La reazione della Presidenza della Repubblica non è stata esattamente positiva.
Si parla di contrasti interni nel partito al potere, fra Erdogan e il suo predecessore
Abdullah Gul. A lei che pare?
"Forse è andata così. E comunque è Erdogan ad averci messo dentro. Poi oggi è il suo
compleanno. Siamo felici di festeggiarlo con questa decisione, con un regalo per lui. Il
suo portavoce ci ha paragonato ad Assange, però non è corretto: il fondatore di Wiki-
Leaks non è un giornalista. Noi invece abbiamo l'obbligo di fare il nostro mestiere".
M. Ansaldo - Dunque ripubblicherebbe lo scoop che ha rivelato il traffico di armi
dalla Turchia alla Siria su camion protetti dai sevizi segreti turchi, e che vi è costa-
to il carcere?
"Abbiamo seguito molto quella storia, ma ci siamo dovuti fermare. Quel servizio ha
mostrato il coinvolgimento del nostro Paese nella guerra in Siria. Ora sappiamo quan-
to questa trama sia importante".
M. Ansaldo - Come vede la situazione della stampa da voi?
"Per la maggior parte non è libera. Ha grosse difficoltà di carattere politico ed economico.
Dunque, per me, provare la solidarietà dei media collocati all'opposizione è stato confor-
tante. E l'appoggio della stampa mondiale è stato sorprendente, questo il governo turco
non lo ha potuto arginare. Così Erdogan ci ha fatto diventare degli eroi. Davvero grazie,
signor Presidente".
Lucianone
(da la Repubblica - 27/02/'16 - L'Intervista / di Marco Ansaldo)
"Quale sarà il titolo della nostra prima pagina? Naturalmente 'Grazie, signor Presidente'.
Grazie per l'aiuto che ci ha dato mettendoci in prigione e portando il caso del passaggio se-
greto di armi dalla Turchia alla Siria sotto gli occhi dell'opinione pubblica mondiale".
Ride ora Can Dundar, il direttore del quotidiano Cumhuriyet, libero dopo 92 giorni in cella
passati insieme al capo della redazione di Ankara, Erdem Gul. E l'ironia del titolo sul suo
giornale brucia tremendamente a Tayyp Erdogan, che si è visto sorpassare da una decisione
della Corte Costituzionale: la detenzione dei due giornalisti viola i "diritti individuali, la li-
bertà di espressione e di stampa". La Presidenza della Repubblica schiuma di rabbia, se si leggono le parole del portavoce Ibrahim Kalin: "Questa decisione non è un'assoluzione. Il
caso resta aperto. La presidenza turca lo segue da vicino. Quando i Paesi occidentali pren-
dono misure in casi simili, vengono definite come parte della lotta al terrorismo. Distorsio-
ni dello stesso tipo non possono essere accattate in Turchia", ha concluso Kalin paragonan-
do òa vicenda a WikiLeaks e riferendosi ai casi fatti emergere da Julian Assange e Edward
Snowden). Adesso Ca Dundar è tornato al suo giornale, portato in trionfo da tutta la reda-
zione su un pullman che alle due dell'altra notte l'ha prelevato dal carcere alla periferia di Istanbul.
INIZIO INTERVISTA
"Grazie, grazie a voi di Repubblica che avete pubblicato il mio articolo dalla prigione e i
nostro appello alla libertà di stampa in Turchia".
M. Ansaldo - L'avrebbe fatta ogni giornalista. Come ha saputo la notizia del vostro
rilascio?
"Ci siamo trovati fuori. E ieri era il deserto, oggi il paradiso. Per me è cambiato il mondo.
Ogni cosa ora ha un colore. E la libertà è come l'acqua quando hai sete".
M. Ansaldo - Come ha speso questo periodo dentro?
"Scrivendo. Articoli per la stampa internazionale e un libro sui miei giorni nella prigione
di Silivri. Poi ho letto molto".
M. Ansaldo - Che cosa?
"Tutto quello che avevo saltato prima (ride ancora, ndr): il Don Chisciotte di Cervantes,,
libri di autori che hanno fatto la galera, scrittori turchi".
M. - La reazione della Presidenza della Repubblica non è stata esattamente positiva.
Si parla di contrasti interni nel partito al potere, fra Erdogan e il suo predecessore
Abdullah Gul. A lei che pare?
"Forse è andata così. E comunque è Erdogan ad averci messo dentro. Poi oggi è il suo
compleanno. Siamo felici di festeggiarlo con questa decisione, con un regalo per lui. Il
suo portavoce ci ha paragonato ad Assange, però non è corretto: il fondatore di Wiki-
Leaks non è un giornalista. Noi invece abbiamo l'obbligo di fare il nostro mestiere".
M. Ansaldo - Dunque ripubblicherebbe lo scoop che ha rivelato il traffico di armi
dalla Turchia alla Siria su camion protetti dai sevizi segreti turchi, e che vi è costa-
to il carcere?
"Abbiamo seguito molto quella storia, ma ci siamo dovuti fermare. Quel servizio ha
mostrato il coinvolgimento del nostro Paese nella guerra in Siria. Ora sappiamo quan-
to questa trama sia importante".
M. Ansaldo - Come vede la situazione della stampa da voi?
"Per la maggior parte non è libera. Ha grosse difficoltà di carattere politico ed economico.
Dunque, per me, provare la solidarietà dei media collocati all'opposizione è stato confor-
tante. E l'appoggio della stampa mondiale è stato sorprendente, questo il governo turco
non lo ha potuto arginare. Così Erdogan ci ha fatto diventare degli eroi. Davvero grazie,
signor Presidente".
Lucianone
giovedì 12 maggio 2016
L'Opinione del Giovedì - Selfie, bullismo, camorra/mafia, razzismo di ogni tipo
12 MAGGIO '16 - Giovedì 12th MAY / Thursday
Sport - calcio / Serie A - 37^ giornata 2015/16
12 maggio '16 - giovedì 12th May / Thursday visione post - 5
Risultati delle partite
Inter 2 Bologna 0 Roma 3 Atalanta 1 Carpi 1 Fiorentina 0
Empoli 1 Milan 1 Chievo 0 Udinese 1 Lazio 3 Palermo 0
Frosinone 0 Sampdoria 0 Verona H. 2 Torino 1
Sassuolo 1 Genoa 3 Juventus 1 Napoli 2
CLASSIFICA
Juventus 88 / Napoli 79 / Roma 77 / Inter 67 / Fiorentina 61 /
Sassuolo 58 / Milan 57 / Lazio 54 / Chievo 49 / Genoa 46 / Torino 45 /
Empoli 43 / Atalanta 42 / Bologna 41 / Sampdoria 40 / Udinese 39 /
Palermo 36 / Carpi 35 / Frosinone 31 / Verona H. 28
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Risultati delle partite
Inter 2 Bologna 0 Roma 3 Atalanta 1 Carpi 1 Fiorentina 0
Empoli 1 Milan 1 Chievo 0 Udinese 1 Lazio 3 Palermo 0
Frosinone 0 Sampdoria 0 Verona H. 2 Torino 1
Sassuolo 1 Genoa 3 Juventus 1 Napoli 2
CLASSIFICA
Juventus 88 / Napoli 79 / Roma 77 / Inter 67 / Fiorentina 61 /
Sassuolo 58 / Milan 57 / Lazio 54 / Chievo 49 / Genoa 46 / Torino 45 /
Empoli 43 / Atalanta 42 / Bologna 41 / Sampdoria 40 / Udinese 39 /
Palermo 36 / Carpi 35 / Frosinone 31 / Verona H. 28
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mercoledì 11 maggio 2016
Ultime notizie dall'Italia /dal Mondo - Latest news today
11 maggio '16 - mercoledì 11th May / Wednesday visione post - 15
LONDRA
Sadiq Khan: "Occidente e Islam compatibili, ne sono la prova"
Il nuovo sindaco di Londra: "Io sono europeo, asiatico e tifoso
del Liverpool". E parla di Brexit ("Mi coordinerò con Cameron"), di Trump
e di come fare per avere più bus ecologici.
Italia - CREMONA
Don Inzoli, accusato di pedofilia, risarcisce cinque vittime degli abusi
alla Cultura - Tre giorni fa aveva detto: «Per sistemare i problemi a volte è necessario sporcarsi le mani»
Lucianone
LONDRA
Sadiq Khan: "Occidente e Islam compatibili, ne sono la prova"
Il nuovo sindaco di Londra: "Io sono europeo, asiatico e tifoso
del Liverpool". E parla di Brexit ("Mi coordinerò con Cameron"), di Trump
e di come fare per avere più bus ecologici.
Italia - CREMONA
Don Inzoli, accusato di pedofilia, risarcisce cinque vittime degli abusi
Il religioso, esponente di spicco di Comunione e Liberazione e fondatore del Banco Alimentare, ha consegnato 25mila euro alle famiglie di cinque ragazzi che lo accusano di violenza sessuale. Otto gli episodi contestati a Don Inzoli.
MILANO
Investe una ragazza e scappa, la crede morta e si butta sotto un treno
L’incidente alle 3 di notte tra il 23 e il 24 aprile scorsi. Una ragazza sta attraversando la strada in piazzale Baiamonti, vicino al cimitero Monumentale, quando viene travolta da un automobilista di 28 anni. L’uomo era alla guida ubriaco ed è scappato subito dopo l’incidente. La ragazza però era rimasta miracolosamente illesa
SPORT / Londra
Tuffi: Cagnotto, 2 medaglie in una sera / E' oro da 1 mt e argento nel sincro misto
La veterana e la Bertocchi (argento) realizzano una doppietta azzurra nella gara singola. Verzotto accompagna la superstar nel doppio
PARMA - politica
Pizzarotti indagato per abuso d'ufficio / Il sindaco: "Vado avanti"
L’inchiesta sulle nomine al Teatro Regio. Insieme al sindaco, eletto con il M5S, avviso anche per l’assessore SPORT / Londra
Tuffi: Cagnotto, 2 medaglie in una sera / E' oro da 1 mt e argento nel sincro misto
La veterana e la Bertocchi (argento) realizzano una doppietta azzurra nella gara singola. Verzotto accompagna la superstar nel doppio
PARMA - politica
Pizzarotti indagato per abuso d'ufficio / Il sindaco: "Vado avanti"
alla Cultura - Tre giorni fa aveva detto: «Per sistemare i problemi a volte è necessario sporcarsi le mani»
Lucianone
Storie/ esemplari - "Calcio insieme": la rivincita degli autistici
11 maggio '16 - mercoledì 11th May / Wednesday VISIONE POST - 22
Il primo progetto integrato di calcio
per i ragazzi con disabilità mentali
da la Repubblica - 23 aprile '16 - Alessandra Retico)
Io non resto da solo:
la rivincita degli autistici su un campo di pallone
Giulio aveva paura della pioggia. Ma c'era un pallone da inseguire e chessene venisse
giù pure la tempesta. Anna con le mani sempre dietro la schiena e Maria sull'orecchio,
ma per fare gol si sono liberate di se stesse. Nomi di fantasia e vite vere, quelle oltre il
silenzio. E' lo strano caso dche non è prprietario diel calcio giocato a Roma e da (quasi) nessun'altra parte.
Trenta bambini dai 5 ai 12 anni con disabilità psicomotorie di vario livello, l'80 per
cento con autismo, provenienti dalle scuole pubbliche della capitale per partecipare
a "Calcio insieme", un programma iniziato due mesi fa e nato dalla collaborazione
tra la Fondazione Roma Cares e l'Associazione dilettantistica "Calcio integrato".
Finanziato dal club di Totti, con l'appoggio del Coni e del Cip, è gratuito per i ragaz-
zi e per le famiglie. Entusiaste. "L'attività di charity costruisce l'identità di un cam-
pione e di una società, che non è proprietario di un valore, ma solo custode" spiega
Catia Augelli, responsabile della ong benefica del club. Il direttore generale, Mauro
Baldissoni: "La Roma è una grande piattaforma sociale che vuole restituire opere
ed esempi alla collettività".
Tre giorni a settimana sui campi del Centro Olimpico Giulio Onesti, a tirare calci
alla paura. Io non sto da solo. Accanto un gruppo di specialisti: 10 istruttori e 2 re-
sponsabili tecnici della Roma, 4 psicologi dello sport, un logopedista e un medico
della Asl. Coordinati dallo psicologo della sport, il professor Alberto Cei: "Voglia-
mo creare un sistema di allenamento che sia strutturato per diventare metodo di-
dattico. Alla fine del progetto triennale pubblicheremo uno studio scientifico anche
se abbiamo già degli indicatori di miglioramento delle prestazioni motorie e di so-
cializzazione. Prima e dopo l'allenamento i ragazzi stanno in circolo abbracciati.
Non è banale per chi spesso rifiuta il contatto fisico". E se non lo rifiutano, ci pen-
sano gli altri, vedi il bimbo autistico di Livorno che la scuola ha "dimenticato" di
coinvolgere nella gita dell'istituto. Sindrome con poche certezze: la prevalenza a
livello mondiale è di circa l'1%, ha una frequenza di 4 volte maggiore nei maschi
rispetto alle femmine. Maresa Sannucci, coordinatrice del progetto: "Vedremo se
diminuisce l'uso dei farmaci e se la socializzazione calcio si ripercuote nella vita
scolastica. Con l'idea di portare i bimbi con disabilità a giocare con gli altri".
Niente di simile nel mondo, se non alla scuola del Manchester United. Adesso an-
che noi diamo un calcio alla pioggia.
Lucianone
Il primo progetto integrato di calcio
per i ragazzi con disabilità mentali
da la Repubblica - 23 aprile '16 - Alessandra Retico)
Io non resto da solo:
la rivincita degli autistici su un campo di pallone
Giulio aveva paura della pioggia. Ma c'era un pallone da inseguire e chessene venisse
giù pure la tempesta. Anna con le mani sempre dietro la schiena e Maria sull'orecchio,
ma per fare gol si sono liberate di se stesse. Nomi di fantasia e vite vere, quelle oltre il
silenzio. E' lo strano caso dche non è prprietario diel calcio giocato a Roma e da (quasi) nessun'altra parte.
Trenta bambini dai 5 ai 12 anni con disabilità psicomotorie di vario livello, l'80 per
cento con autismo, provenienti dalle scuole pubbliche della capitale per partecipare
a "Calcio insieme", un programma iniziato due mesi fa e nato dalla collaborazione
tra la Fondazione Roma Cares e l'Associazione dilettantistica "Calcio integrato".
Finanziato dal club di Totti, con l'appoggio del Coni e del Cip, è gratuito per i ragaz-
zi e per le famiglie. Entusiaste. "L'attività di charity costruisce l'identità di un cam-
pione e di una società, che non è proprietario di un valore, ma solo custode" spiega
Catia Augelli, responsabile della ong benefica del club. Il direttore generale, Mauro
Baldissoni: "La Roma è una grande piattaforma sociale che vuole restituire opere
ed esempi alla collettività".
Tre giorni a settimana sui campi del Centro Olimpico Giulio Onesti, a tirare calci
alla paura. Io non sto da solo. Accanto un gruppo di specialisti: 10 istruttori e 2 re-
sponsabili tecnici della Roma, 4 psicologi dello sport, un logopedista e un medico
della Asl. Coordinati dallo psicologo della sport, il professor Alberto Cei: "Voglia-
mo creare un sistema di allenamento che sia strutturato per diventare metodo di-
dattico. Alla fine del progetto triennale pubblicheremo uno studio scientifico anche
se abbiamo già degli indicatori di miglioramento delle prestazioni motorie e di so-
cializzazione. Prima e dopo l'allenamento i ragazzi stanno in circolo abbracciati.
Non è banale per chi spesso rifiuta il contatto fisico". E se non lo rifiutano, ci pen-
sano gli altri, vedi il bimbo autistico di Livorno che la scuola ha "dimenticato" di
coinvolgere nella gita dell'istituto. Sindrome con poche certezze: la prevalenza a
livello mondiale è di circa l'1%, ha una frequenza di 4 volte maggiore nei maschi
rispetto alle femmine. Maresa Sannucci, coordinatrice del progetto: "Vedremo se
diminuisce l'uso dei farmaci e se la socializzazione calcio si ripercuote nella vita
scolastica. Con l'idea di portare i bimbi con disabilità a giocare con gli altri".
Niente di simile nel mondo, se non alla scuola del Manchester United. Adesso an-
che noi diamo un calcio alla pioggia.
Lucianone
LIBRO - "Come se mangiassi pietre": sui luoghi della guerra nella ex Jugoslavia
11 maggio '16 - mercoledì 11th May / Wednesday visione post - 20
Vent'anni dopo gli accordi di Dayton,
in libreria il racconto di W.L.Tochman
sui luoghi della guerra nella ex Jugoslavia.
(da la Repubblica - 10/12/2015 - Stefania Parmeggiani)
Bosnia, reportage dal paese
divenuto cimitero senza fine
Sono passati esattamente vent'anni dagli accordi di Dayton, quelli che misero fine
alla guerra in Bosnia-Erzegovina. Oggi il Paese è spezzato in due e secondo alcuni
la violenza è ancora lì, che cova sotto la cenere. Nelle strade non ci sono più giorna-
listi, ma basta uscire dalle città per incontrare gli antropologi forensi. Arrivati all'in-
domani del conflitto su incarico del Tribunale internazionale dell'Aja, non hanno an-
cora fatto le valigie. Pulizia etnica, campi di concentramento, esecuzioni di massa,
fosse comuni, riesumazioni, identificazioni. Il loro lavoro è essenziale: sono gli unici
che possono dare una risposta definitiva alle famiglie di chi è stato inghiottito dalla
guerra.,
Nel reportage letterario Come se mangiassi pietre, pubblicato in Italia da Keller editore
con la traduzione di Marzena Borejczuk, il giornalista Wojciech L. Tochman, direttore
dell'Istituto Polacco di Reportage, accompagna la dottoressa Ewa Klonowski nella ri-
cerca della verità. Al momento del loro incontro - siamo nel 2003 - questa donna dai
capelli bianchi e dagli occhi asciutti aveva già portato alla luce i resti di duemila per-
sone. Li aveva ripescati dai pozzi, tirati fuori dalle grotte, estratti da una discarica o
da una accozzaglia di ossa suine. Attraverso di lei Tochman racconta il dolore che
non finisce mai e le enormi difficoltà del lavoro forense: gli ultranazionalisti serbi
dopo la guerra hanno dissotterrato i corpi per riseppellirli altrove e sottrarsi così alla
giustizia internazionale. Fa anche qualcosa di più: racconta quello che succede quan-
do le armi non sparano e ci restituisce una riflessione universale sopra la perdita, la
vergogna e anche il perdono. Seguendo l'esempio di Ryszard Kapuscinski, esce dai
confini della cronaca per indagare i fatti con gli strumenti della letteratura.
La sua lingua è fredda e tagliente, descrive i luoghi dei massacri, le città abbandonate
dai musulmani e quelle occupate dai serbi senza alcun sensazionalismo. Il racconto si
muove tra due poli: quello che è successo durante la guerra e i suoi effetti sulle perso-
ne e sull'economia. Tochman visita anche la Repubblica Srpska e mostra come il con-
flitto sia stato devastante per tutti. - Il suo reportage si conclude a Potocari dove nel
luglio del 1995 i civili in fuga da Srebrenica avevano cercato rifugio nella base dei
caschi blu olandesi. Dopo tre anni i serbi avevano rotto l'assedio e si erano riversati
tra le case. Quella volta gli olandesi non mossero un dito per aiutare gli abitanti, i ser-
bi trascinarono via almeno ottomila tra uomini e ragazzi più alti di un metro e mezzo.
Il giornalista si siede sull'erba insieme ai sopravvissuti e ascolta il Rei-ul-Ulema, la
suprema autorità religiosa dei musulmani bosniaci, invocare Allah. Sta assistendo a
uno dei funerali collettivi che da allora ogni luglio dà sepoltura alle vittime identifi-
cate nell'anno precedente. Il cimitero - un rettangolo lungo un chilometro e largo tre-
cento metri - nel 2003 non era ancora completo. Non lo è neanche oggi: solo 6.200
vittime sono state identificate. Dalle fosse comuni continuano a venire riesumati ca-
daveri.
Lucianone
.
Vent'anni dopo gli accordi di Dayton,
in libreria il racconto di W.L.Tochman
sui luoghi della guerra nella ex Jugoslavia.
(da la Repubblica - 10/12/2015 - Stefania Parmeggiani)
Bosnia, reportage dal paese
divenuto cimitero senza fine
Sono passati esattamente vent'anni dagli accordi di Dayton, quelli che misero fine
alla guerra in Bosnia-Erzegovina. Oggi il Paese è spezzato in due e secondo alcuni
la violenza è ancora lì, che cova sotto la cenere. Nelle strade non ci sono più giorna-
listi, ma basta uscire dalle città per incontrare gli antropologi forensi. Arrivati all'in-
domani del conflitto su incarico del Tribunale internazionale dell'Aja, non hanno an-
cora fatto le valigie. Pulizia etnica, campi di concentramento, esecuzioni di massa,
fosse comuni, riesumazioni, identificazioni. Il loro lavoro è essenziale: sono gli unici
che possono dare una risposta definitiva alle famiglie di chi è stato inghiottito dalla
guerra.,
Nel reportage letterario Come se mangiassi pietre, pubblicato in Italia da Keller editore
con la traduzione di Marzena Borejczuk, il giornalista Wojciech L. Tochman, direttore
dell'Istituto Polacco di Reportage, accompagna la dottoressa Ewa Klonowski nella ri-
cerca della verità. Al momento del loro incontro - siamo nel 2003 - questa donna dai
capelli bianchi e dagli occhi asciutti aveva già portato alla luce i resti di duemila per-
sone. Li aveva ripescati dai pozzi, tirati fuori dalle grotte, estratti da una discarica o
da una accozzaglia di ossa suine. Attraverso di lei Tochman racconta il dolore che
non finisce mai e le enormi difficoltà del lavoro forense: gli ultranazionalisti serbi
dopo la guerra hanno dissotterrato i corpi per riseppellirli altrove e sottrarsi così alla
giustizia internazionale. Fa anche qualcosa di più: racconta quello che succede quan-
do le armi non sparano e ci restituisce una riflessione universale sopra la perdita, la
vergogna e anche il perdono. Seguendo l'esempio di Ryszard Kapuscinski, esce dai
confini della cronaca per indagare i fatti con gli strumenti della letteratura.
La sua lingua è fredda e tagliente, descrive i luoghi dei massacri, le città abbandonate
dai musulmani e quelle occupate dai serbi senza alcun sensazionalismo. Il racconto si
muove tra due poli: quello che è successo durante la guerra e i suoi effetti sulle perso-
ne e sull'economia. Tochman visita anche la Repubblica Srpska e mostra come il con-
flitto sia stato devastante per tutti. - Il suo reportage si conclude a Potocari dove nel
luglio del 1995 i civili in fuga da Srebrenica avevano cercato rifugio nella base dei
caschi blu olandesi. Dopo tre anni i serbi avevano rotto l'assedio e si erano riversati
tra le case. Quella volta gli olandesi non mossero un dito per aiutare gli abitanti, i ser-
bi trascinarono via almeno ottomila tra uomini e ragazzi più alti di un metro e mezzo.
Il giornalista si siede sull'erba insieme ai sopravvissuti e ascolta il Rei-ul-Ulema, la
suprema autorità religiosa dei musulmani bosniaci, invocare Allah. Sta assistendo a
uno dei funerali collettivi che da allora ogni luglio dà sepoltura alle vittime identifi-
cate nell'anno precedente. Il cimitero - un rettangolo lungo un chilometro e largo tre-
cento metri - nel 2003 non era ancora completo. Non lo è neanche oggi: solo 6.200
vittime sono state identificate. Dalle fosse comuni continuano a venire riesumati ca-
daveri.
Lucianone
.
lunedì 9 maggio 2016
Ultime notizie dall'Italia /dal Mondo - Latest news today
9 maggio '16 - lunedì 9th May / Monday visione post - 18
LONDRA
L'allarme di Cameron sulla Brexit: "Minaccerà la pace in Europa"
Johnson lo smentisce: "Non è una cosa seria".
VIENNA
Italia / Economia- Banca Etruria
Perquisizioni in corso nella sede della banca / Secondo i magistrati il cliente
veniva spinto a effettuare il disinvestimento di operazioni a capitale
garantito per i prodotti subordinati
Banca Etruria: i pm scoprono la cabina di regia: "Così i manager piazzavano
le obbligazioni".
È stato individuato l’«anello superiore» che disponeva il collocamento delle obbligazioni subordinate di Banca Etruria al “pubblico indistinto”. Grazie anche alle dichiarazioni contenute nelle oltre 400 denunce raccolte dalla Procura di Arezzo, i magistrati del pool che indagano sul dissesto del vecchio istituto di credito ritengono con «ragionevole certezza» di aver individuato una «cabina di regia» a livello manageriale, che ha prescritto il collocamento delle obbligazioni subordinate in modo “granulare”, andando ad individuare anche soggetti con un profilo di investitore a “rischio basso” e non più solo a “rischio medio-elevato” in linea con la tipologia di investimento finanziario.
LONDRA
L'allarme di Cameron sulla Brexit: "Minaccerà la pace in Europa"
Johnson lo smentisce: "Non è una cosa seria".
Il premier britannico, David Cameron, ha avvertito che la Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, potrebbe mettere a rischio «la pace e la stabilità» in Europa. Nel corso di un discorso tenuto al British Museum di Londra a favore della permanenza del Paese nei Ventotto, Cameron ha detto che l’Ue, con il Regno Unito al suo interno, ha contribuito a tenere uniti Paesi divisi e che la Brexit metterebbe in pericolo la pace e la stabilità che hanno caratterizzato l’Europa negli ultimi decenni. «Possiamo essere sicuri che la pace e la stabilità del nostro continente siano garantite senza dubbio? Vale la pena di correre questo rischio?».
VIENNA
Austria nel caos: si dimette il cancelliere Faymann
In carica dal 2008, il socialdemocratico ha annunciato il passo indietro dopo la vittoria dell’estrema destra di Hofer alle presidenziali. L’interim va al suo vice Mitterlehner.
Perquisizioni in corso nella sede della banca / Secondo i magistrati il cliente
veniva spinto a effettuare il disinvestimento di operazioni a capitale
garantito per i prodotti subordinati
Banca Etruria: i pm scoprono la cabina di regia: "Così i manager piazzavano
le obbligazioni".
È stato individuato l’«anello superiore» che disponeva il collocamento delle obbligazioni subordinate di Banca Etruria al “pubblico indistinto”. Grazie anche alle dichiarazioni contenute nelle oltre 400 denunce raccolte dalla Procura di Arezzo, i magistrati del pool che indagano sul dissesto del vecchio istituto di credito ritengono con «ragionevole certezza» di aver individuato una «cabina di regia» a livello manageriale, che ha prescritto il collocamento delle obbligazioni subordinate in modo “granulare”, andando ad individuare anche soggetti con un profilo di investitore a “rischio basso” e non più solo a “rischio medio-elevato” in linea con la tipologia di investimento finanziario.
I CLIENTI DI BANCA ETRURIA chiedono di riavere indietro tutti i loro soldi -
Lucianone
Lucianone
Sport - calcio / Serie B - 40^ giornata 2015/16 >>> Cagliari: promozione sicura in A, dopo Crotone
9 maggio '16 - lunedì 9th May / Monday visione post - 13
Risultati delle partite
Bari 0 Avellino 1 Crotone 1 Livorno 1 Novara 2 Pro Vercelli 1
Cagliari 3 Como 1 Latina 1 Perugia 1 Ascoli 0 Trapani 1
Salernitana 0 Ternana 1 Vicenza 2 Pescara 4
Modena 0 Cesena 1 Virtus Entella 1 Lanciano 0
CLASSIFICA
Crotone 79 / Cagliari 77 / Pescara 68 / Trapani 67 / Bari, Spezia 65 /
Novara, Cesena 62 / Virtus Entella 61 / Perugia, Brescia 54 / Avellino, Ternana 49 /
Vicenza 48 / Ascoli 46 / Pro Vercelli 43 / Lanciano, Modena, Salernitana, Latina 42 /
Livorno 38 / Como 30
Ci aspettavamo, quasi fino a poche settimane fa, che la prima a salire nell'Olimpo
(ma è ancora così?) della A fosse la squadra cagliaritana che per un lunghissimo pe-
riodo aveva accumulato punti da tre e vantaggi molto sostanziali sulle inseguitrici e
solo sulla seconda aveva scavato un bel fosso-margine di punti da Prima Assoluta.
Ma, si sa, il calcio ancor più di altri sport è imprevedibile, e quello che ieri sembra-
va sicuro oggi più non lo è (vedi quest'anno, per eccellenza, il caso Juve).
E chi ti viene, quatta quatta, a sconvolgere ogni (si credeva) predestinato pronostico?
Ma sì, ti viene una squadretta calabrese come il Crotone che in pochi anni sale dalla
serie D alla A, e che meritatamente l'ha ottenuta facendosi strada tra una marea di
concorrenti e appunto quatta quatta è diventata una squadra vera da serie maggiore
alla faccia di Lotito & company. Benvenuta Crotone, hai tutto il nostro rispetto oltre
che, naturalmente, immensa ammirazione!
Continua... to be continued...
Risultati delle partite
Bari 0 Avellino 1 Crotone 1 Livorno 1 Novara 2 Pro Vercelli 1
Cagliari 3 Como 1 Latina 1 Perugia 1 Ascoli 0 Trapani 1
Salernitana 0 Ternana 1 Vicenza 2 Pescara 4
Modena 0 Cesena 1 Virtus Entella 1 Lanciano 0
CLASSIFICA
Crotone 79 / Cagliari 77 / Pescara 68 / Trapani 67 / Bari, Spezia 65 /
Novara, Cesena 62 / Virtus Entella 61 / Perugia, Brescia 54 / Avellino, Ternana 49 /
Vicenza 48 / Ascoli 46 / Pro Vercelli 43 / Lanciano, Modena, Salernitana, Latina 42 /
Livorno 38 / Como 30
IL Commento
di luciano Finesso Ci aspettavamo, quasi fino a poche settimane fa, che la prima a salire nell'Olimpo
(ma è ancora così?) della A fosse la squadra cagliaritana che per un lunghissimo pe-
riodo aveva accumulato punti da tre e vantaggi molto sostanziali sulle inseguitrici e
solo sulla seconda aveva scavato un bel fosso-margine di punti da Prima Assoluta.
Ma, si sa, il calcio ancor più di altri sport è imprevedibile, e quello che ieri sembra-
va sicuro oggi più non lo è (vedi quest'anno, per eccellenza, il caso Juve).
E chi ti viene, quatta quatta, a sconvolgere ogni (si credeva) predestinato pronostico?
Ma sì, ti viene una squadretta calabrese come il Crotone che in pochi anni sale dalla
serie D alla A, e che meritatamente l'ha ottenuta facendosi strada tra una marea di
concorrenti e appunto quatta quatta è diventata una squadra vera da serie maggiore
alla faccia di Lotito & company. Benvenuta Crotone, hai tutto il nostro rispetto oltre
che, naturalmente, immensa ammirazione!
Continua... to be continued...
sabato 7 maggio 2016
Spettacoli - Curiosità Tv / Il docu-reality che racconta gli oggetti
8 maggio '16 - sabato 8th May / Saturday visione post - 9
(da 'Corriere della Sera' - 16/04/'16 - A Fil di Rete / di Aldo Grasso)
Ci sono programmi che esercitano un potere quasi ipnotico, un'invincibile attiranza.
Li guardi e ti senti pervaso da una sorta di languore. Per farla breve, mi piace "Com'è
fatto". L' idea del programma è di una sempicità disarmante e forse il suo fascino con-
siste proprio nel sentirsi parte di una grande enciclopedia popolare.
"Come è fatto" (titolo originale "How It's Made") è un docu-reality prodotto in Québec
dal 2001; in Italia è trasmesso dai canali di Discovery Channel (attualmente su DMAX,
mercoledì, 21.10). In ogni puntata viene descriita , con filmati e voce fuori campo, la
realizzazione di oggetti che utilizziamo nella vita di tutti i giorni. Vogliamo sapere come
vengono fabbricate le monete? Detto fatto. Oppure com'è fatto un lucchetto, un coltellino svizzero, una penna a sfera, una lattina di birra, la vasta gamma del junk food, insomma
qualunque cosa (eccetto armi, sigarette e sex toys). In questo momento vanno in onda
puntate dedicate al cibo: caramelle gommose, sushi industriale, patatine fritte, salse pic-
canti ecc. Gli autori e produttori, André Douillard e Jean-Marc St-Pierre, girano il mon-
do per realizzare questi documentari, immagino con la formula del product placement, o
qualcosa di simile. Tempo fa, il Wall Street Journal ha dedicato alla trasmissione un lun-
go articolo: "Come è fatto ha creato un suo pubblico eterogeneo di fan. Gli appassionati
di meccanica si dilettano a veder funzionare pompe e valvole. I fumatori di maijuana si
fissano sulle immagini ipnotiche. I ragazzini amano gli attrezzi che si muovono. E i pro-
duttori dicono di ricevere lettere di congratulazioni da genitori di bambini autistici che
restano affascinati dai processi metodici di produzione". A volte, di fronte alle spiegazio-
ni seducenti, mi sento di rappresentare molte categorie di spettatori ingenui. Per fortuna
il programma si interroga sugli oggetti e non sulle persone.
Lucianone
(da 'Corriere della Sera' - 16/04/'16 - A Fil di Rete / di Aldo Grasso)
Ci sono programmi che esercitano un potere quasi ipnotico, un'invincibile attiranza.
Li guardi e ti senti pervaso da una sorta di languore. Per farla breve, mi piace "Com'è
fatto". L' idea del programma è di una sempicità disarmante e forse il suo fascino con-
siste proprio nel sentirsi parte di una grande enciclopedia popolare.
"Come è fatto" (titolo originale "How It's Made") è un docu-reality prodotto in Québec
dal 2001; in Italia è trasmesso dai canali di Discovery Channel (attualmente su DMAX,
mercoledì, 21.10). In ogni puntata viene descriita , con filmati e voce fuori campo, la
realizzazione di oggetti che utilizziamo nella vita di tutti i giorni. Vogliamo sapere come
vengono fabbricate le monete? Detto fatto. Oppure com'è fatto un lucchetto, un coltellino svizzero, una penna a sfera, una lattina di birra, la vasta gamma del junk food, insomma
qualunque cosa (eccetto armi, sigarette e sex toys). In questo momento vanno in onda
puntate dedicate al cibo: caramelle gommose, sushi industriale, patatine fritte, salse pic-
canti ecc. Gli autori e produttori, André Douillard e Jean-Marc St-Pierre, girano il mon-
do per realizzare questi documentari, immagino con la formula del product placement, o
qualcosa di simile. Tempo fa, il Wall Street Journal ha dedicato alla trasmissione un lun-
go articolo: "Come è fatto ha creato un suo pubblico eterogeneo di fan. Gli appassionati
di meccanica si dilettano a veder funzionare pompe e valvole. I fumatori di maijuana si
fissano sulle immagini ipnotiche. I ragazzini amano gli attrezzi che si muovono. E i pro-
duttori dicono di ricevere lettere di congratulazioni da genitori di bambini autistici che
restano affascinati dai processi metodici di produzione". A volte, di fronte alle spiegazio-
ni seducenti, mi sento di rappresentare molte categorie di spettatori ingenui. Per fortuna
il programma si interroga sugli oggetti e non sulle persone.
Lucianone
venerdì 6 maggio 2016
Sport - calcio / Serie A - 36^ giornata 2015/16
6 maggio '16 - venerdì 6th May / Friday
Risultati delle partite
Udinese 1 Chievo 0 Juventus 2 Empoli 0 Milan 3 Palermo 2
Torino 5 Fiorentina 0 Carpi 0 Bologna 0 Frosinone 3 Sampdoria 0
Sassuolo 1 Lazio 2 Genoa 2 Napoli 2
Verona 0 Inter 0 Roma 3 Atalanta 1
CLASSIFICA
JUVENTUS 88 / Napoli 76 / Roma 74 / Inter 64 / Fiorentina 60 / Sassuolo 55 /
Milan 54 / Lazio 51 / Chievo 49 / Torino 45 / Genoa, Empoli 43 / Atalanta,
Bologna 41 / Sampdoria 40 / Udinese 38 / Carpi, Palermo 35 / Frosinone 31 /
Verona H. 25
Continua... to be continued...
Risultati delle partite
Udinese 1 Chievo 0 Juventus 2 Empoli 0 Milan 3 Palermo 2
Torino 5 Fiorentina 0 Carpi 0 Bologna 0 Frosinone 3 Sampdoria 0
Sassuolo 1 Lazio 2 Genoa 2 Napoli 2
Verona 0 Inter 0 Roma 3 Atalanta 1
CLASSIFICA
JUVENTUS 88 / Napoli 76 / Roma 74 / Inter 64 / Fiorentina 60 / Sassuolo 55 /
Milan 54 / Lazio 51 / Chievo 49 / Torino 45 / Genoa, Empoli 43 / Atalanta,
Bologna 41 / Sampdoria 40 / Udinese 38 / Carpi, Palermo 35 / Frosinone 31 /
Verona H. 25
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martedì 3 maggio 2016
Calcio - Premier League inglese / L'impresa di Claudio Ranieri: lo scudetto al Leicester, prima volta
3 maggio '16 - martedì 3rd May / Tuesday visione post - 14
Claudio Ranieri / PRIMA
La favola del Leicester
Ranieri, lacrime e conto alla rovescia: l'Inghilterra ora vuole l'happy end
Una storia italiana
Claudio Ranieri si commuove dopo l'ennesima vittoria del suo Leicester, più vicino al
più incredibile dei trionfi: a 5 partite dalla fine ha 7 punti di vantaggio. E' la favola
sportiva dell'anno. E ora tutta l'Inghilterra fa il tifo per il lieto fine.
__________________
Un signore con gli occhiali sottili e i capelli grigi si mangia un pò di lacrime, ed è la più bella immagine della domenica. Piange educatamente, Claudio Ranieri, com'è nel suo stile, perchè
sa benissimo che il Leicester puù realizzare l'impresa dell'anno, altro che Messi e Cristiano
Ronaldo. Ha 7 punti di vantaggio sul Tottenham a cinque giornate dalla fine, sogna lui e so-
gnano in tanti: il piccolo Leicester è già la squadra di tutti. E' lo sport come lo vorremmo.
E' un minuscolo, enorme universo di civiltà e possibilità. Ha giocatori che stavano in fabbri-
ca e ora corrono pazzamente. Ha vecchi tifosi increduli, come se il Sassuolo vincesse lo scu-
detto (comunque è settimo, eh?). In tanti, ieri, hanno cambiato canale e sono andati via dal-
la serie A che prende a calci in testa la gente e tira petardi ai giocatori (Palermo) e che vive
di sospetti, isteri, vittimismi e piagnistei. Molto meglio le lacrime felici di Ranieri, persona
per bene, uno che nella vita ha insegnato, ha lavorato tanto e vinto poco, dalla Vigor lame-
zia alla Premier passando per Spèagna, Francia, Grecia, Juve, Roma, Inter e altre geogra-
fie, senza mai una caduta di gusto...
(da la Repubblica - lunedì 11 aprile 2016 - RSport / Maurizio Crosetti)
RANIERI
Tre punti ed è fatta:
il Tottenham pareggia in casa contro il Wba e ora è a -7 dal Leicester a tre turni
dalla fine. Le Foxes possono vincere la Premier già domenica a Manchester se bat-
tono lo United. Merito anche degli uomini della panchina, come il bomber Ulloa
riempieLeicester gran riserva - Con la panca va in fuga
No Vardy no party? Il team di Ranieri ha dimostrato di poter attingere anche fra i
sostituti. Come il bomber patagonico Ulloa, il 12° uomo, decisivo nelle ultime due
gare. O i ragazzini Schlupp e Gray, tutto cuore, corsa e polmoni.
___________
L'impresa di Ranieri
una medicina per il calcio
Quello che sta facendo Claudio Ranieri a Leicester è una medicina per il football.
Ci vuole ogni tanto. La cosa che emoziona milioni di persone nel mondo, e ci riempie
gli occhi, non è certo il modo di giocare del Leicester - che il tecnico romano ha costruito
attorno a uno scheletro elementare con un impianto semplice, quasi primordiale - ma è
il senso dell'impresa, la grandiosità palpabile di un'utopia che si trasforma in realtà.
C'è una vibrazione contagiosa che parte dall'ombelico di Leicester e attraversa il pianeta,
non solo quello british , non soltanto quello del pallone. Dopo aver saputo che il principe
William segue con passione le imprese delle Foxes, Ranieri ha invitato il futuro re a Leice-
ster per partecipare ai festeggiamenti. - Passo dopo passo, sono caduti tutti i veli su quel-
la che sta diventando una delle più grandi imprese di tutti i tempi nella storia del calcio
inglese ed europeo. Come nel paradosso di Achille e la Tartaruga, la squadra di Ranieri
si è lasciata alle spalle tutti gli avversari più forti, veloci, ricchi e potenti. Adesso soltanto
l'irriducibile Tottenham di Mauricio Pochettino ha una remota chance di scavalcare il Leicester nelle tre tappe che mancano al traguardo...
(da La Gazzetta dello Sport - martedì 26 aprile 2016 - DECATREND / di Alessandro De Calò)
Lucianone
Claudio Ranieri / PRIMA
La favola del Leicester
Ranieri, lacrime e conto alla rovescia: l'Inghilterra ora vuole l'happy end
Una storia italiana
Claudio Ranieri si commuove dopo l'ennesima vittoria del suo Leicester, più vicino al
più incredibile dei trionfi: a 5 partite dalla fine ha 7 punti di vantaggio. E' la favola
sportiva dell'anno. E ora tutta l'Inghilterra fa il tifo per il lieto fine.
__________________
Un signore con gli occhiali sottili e i capelli grigi si mangia un pò di lacrime, ed è la più bella immagine della domenica. Piange educatamente, Claudio Ranieri, com'è nel suo stile, perchè
sa benissimo che il Leicester puù realizzare l'impresa dell'anno, altro che Messi e Cristiano
Ronaldo. Ha 7 punti di vantaggio sul Tottenham a cinque giornate dalla fine, sogna lui e so-
gnano in tanti: il piccolo Leicester è già la squadra di tutti. E' lo sport come lo vorremmo.
E' un minuscolo, enorme universo di civiltà e possibilità. Ha giocatori che stavano in fabbri-
ca e ora corrono pazzamente. Ha vecchi tifosi increduli, come se il Sassuolo vincesse lo scu-
detto (comunque è settimo, eh?). In tanti, ieri, hanno cambiato canale e sono andati via dal-
la serie A che prende a calci in testa la gente e tira petardi ai giocatori (Palermo) e che vive
di sospetti, isteri, vittimismi e piagnistei. Molto meglio le lacrime felici di Ranieri, persona
per bene, uno che nella vita ha insegnato, ha lavorato tanto e vinto poco, dalla Vigor lame-
zia alla Premier passando per Spèagna, Francia, Grecia, Juve, Roma, Inter e altre geogra-
fie, senza mai una caduta di gusto...
(da la Repubblica - lunedì 11 aprile 2016 - RSport / Maurizio Crosetti)
RANIERI
Tre punti ed è fatta:
il Tottenham pareggia in casa contro il Wba e ora è a -7 dal Leicester a tre turni
dalla fine. Le Foxes possono vincere la Premier già domenica a Manchester se bat-
tono lo United. Merito anche degli uomini della panchina, come il bomber Ulloa
riempieLeicester gran riserva - Con la panca va in fuga
No Vardy no party? Il team di Ranieri ha dimostrato di poter attingere anche fra i
sostituti. Come il bomber patagonico Ulloa, il 12° uomo, decisivo nelle ultime due
gare. O i ragazzini Schlupp e Gray, tutto cuore, corsa e polmoni.
___________
L'impresa di Ranieri
una medicina per il calcio
Quello che sta facendo Claudio Ranieri a Leicester è una medicina per il football.
Ci vuole ogni tanto. La cosa che emoziona milioni di persone nel mondo, e ci riempie
gli occhi, non è certo il modo di giocare del Leicester - che il tecnico romano ha costruito
attorno a uno scheletro elementare con un impianto semplice, quasi primordiale - ma è
il senso dell'impresa, la grandiosità palpabile di un'utopia che si trasforma in realtà.
C'è una vibrazione contagiosa che parte dall'ombelico di Leicester e attraversa il pianeta,
non solo quello british , non soltanto quello del pallone. Dopo aver saputo che il principe
William segue con passione le imprese delle Foxes, Ranieri ha invitato il futuro re a Leice-
ster per partecipare ai festeggiamenti. - Passo dopo passo, sono caduti tutti i veli su quel-
la che sta diventando una delle più grandi imprese di tutti i tempi nella storia del calcio
inglese ed europeo. Come nel paradosso di Achille e la Tartaruga, la squadra di Ranieri
si è lasciata alle spalle tutti gli avversari più forti, veloci, ricchi e potenti. Adesso soltanto
l'irriducibile Tottenham di Mauricio Pochettino ha una remota chance di scavalcare il Leicester nelle tre tappe che mancano al traguardo...
(da La Gazzetta dello Sport - martedì 26 aprile 2016 - DECATREND / di Alessandro De Calò)
Lucianone
lunedì 2 maggio 2016
Sport - calcio / Serie B - 39^ giornata 2015/16
2 maggio '16 - lunedì 2nd May / Monday visione psot - 14
Il CROTONE ha conquistato la serie A: è la prima volta dei calabresi
Un'altra impresa è quella del BENEVENTO, che raggiunge la B per la prima volta
Risultati delle partite
Modena 1 Ascoli 2 Brescia 0 Cagliari 2 Lanciano 1 Latina 0
Crotone 1 Salernitana 2 Vicenza 1 Livorno 2 Avellino 2 Spezia 0
Perugia 0 Trapani 0 Virtus Entella 0 Como 1 Cesena 2
Bari 0 Novara 0 Pescara 0 Ternana 2 Pro Vercelli 1
CLASSIFICA
CROTONE 78 / Cagliari 74 / Trapani 66 / Pescara, Bari 65 / Spezia 62 /
Cesena, Virtus Entella 61 / Novara 59 / Brescia 54 / Perugia 53 / Avellino 48 /
Ascoli 45 / Vicenza 45 / Pro Vercelli 42 / Latina, Modena, Salernitana 41 /
Lanciano 39 / Livorno 37 / Como 29
Continua... to be continued...
Il CROTONE ha conquistato la serie A: è la prima volta dei calabresi
Un'altra impresa è quella del BENEVENTO, che raggiunge la B per la prima volta
Risultati delle partite
Modena 1 Ascoli 2 Brescia 0 Cagliari 2 Lanciano 1 Latina 0
Crotone 1 Salernitana 2 Vicenza 1 Livorno 2 Avellino 2 Spezia 0
Perugia 0 Trapani 0 Virtus Entella 0 Como 1 Cesena 2
Bari 0 Novara 0 Pescara 0 Ternana 2 Pro Vercelli 1
CLASSIFICA
CROTONE 78 / Cagliari 74 / Trapani 66 / Pescara, Bari 65 / Spezia 62 /
Cesena, Virtus Entella 61 / Novara 59 / Brescia 54 / Perugia 53 / Avellino 48 /
Ascoli 45 / Vicenza 45 / Pro Vercelli 42 / Latina, Modena, Salernitana 41 /
Lanciano 39 / Livorno 37 / Como 29
Continua... to be continued...
domenica 1 maggio 2016
Appuntamenti - Danza, Arte, Fotografia
1 maggio '16 - domenica 1st May / Sunday visione post - 12
'Festival Danza Estate' - Bergamo
"A corpo libero" di Silvia Gribaudi
Auditorium di Piazza della Libertà - Bergamo
4 maggio 2016 / ore 20,30
"(X) No, non distruggeremo l'auditorium di Bergamo"
del collettivo Cinetico
Auditorium di Piazza della Libertà - Bergamo
15 maggio '16 / ore 20,30
"10 Miniballetti"
Auditorium di Piazza della Libertà - BG
16 maggio '16
"La guerra granda delle donne" - Naturalis Labor
Auditorium di Piazza della Libertà
21 - 22 maggio '16
"Bolero" di Ziya Azazi
Teatro Sociale - Bergamo alta / Prima europea
4 - 5 giugno
"Tablao Flamenco"
Circolo Arci Maite - Bergamo alta / Prima nazionale
9 giugno - ore 18.00
Fotografia
HERB RITTS - Fotografie /
'IN EQUILIBRIO'
Milano - Palazzo della Ragione, Piazza dei Mercanti 1
Fino al 5 giugno 2016
Sulla Rotta delle Spezie - terre, popoli,conquiste
Colori, fascino e storia delle spezie visti
dai fotografi del National Geographic
Torino - Museo d'Arte Orientale
30 maggio - 27 settembre 2016
Arte
Storie dell'Impressionismo
I grandi protagonisti da Monet a Renoir da Van Gogh a Gauguin
Treviso - Museo Santa Caterina
29 ottobre 2016 - 17 aprile 2017
Lucianone
'Festival Danza Estate' - Bergamo
"A corpo libero" di Silvia Gribaudi
Auditorium di Piazza della Libertà - Bergamo
4 maggio 2016 / ore 20,30
"(X) No, non distruggeremo l'auditorium di Bergamo"
del collettivo Cinetico
Auditorium di Piazza della Libertà - Bergamo
15 maggio '16 / ore 20,30
"10 Miniballetti"
Auditorium di Piazza della Libertà - BG
16 maggio '16
"La guerra granda delle donne" - Naturalis Labor
Auditorium di Piazza della Libertà
21 - 22 maggio '16
"Bolero" di Ziya Azazi
Teatro Sociale - Bergamo alta / Prima europea
4 - 5 giugno
"Tablao Flamenco"
Circolo Arci Maite - Bergamo alta / Prima nazionale
9 giugno - ore 18.00
Fotografia
HERB RITTS - Fotografie /
'IN EQUILIBRIO'
Milano - Palazzo della Ragione, Piazza dei Mercanti 1
Fino al 5 giugno 2016
Sulla Rotta delle Spezie - terre, popoli,conquiste
Colori, fascino e storia delle spezie visti
dai fotografi del National Geographic
Torino - Museo d'Arte Orientale
30 maggio - 27 settembre 2016
Arte
Storie dell'Impressionismo
I grandi protagonisti da Monet a Renoir da Van Gogh a Gauguin
Treviso - Museo Santa Caterina
29 ottobre 2016 - 17 aprile 2017
Lucianone
Riflessioni - Su Breivik e sulla giustizia norvegese / Poco materiale on line su Prince: perchè?
1 maggio '16 - domenica 1st May / Sunday visione post - 11
Perchè i norvegesi si sentono costretti a trattare "umanamente" il nazista Breivik,
un ripugnante assassino di ragazzi inermi? Non perchè lui meriti la qualifica di es-
sere umano. Ma perchè la meritano loro. Questo, credo, è il senso di una sentenza
che sta facendo inevitabilmente discutere...
Non potrebbe esserci occasione più dolorosa, più difficile, più estrema, per mettere
alla prova il vincolo che lega una democrazia a quei principi di rispetto dell'integri-
tàù dell'uomo - perfino di quell'uomo mostruoso - che è esttamente ciò che lui odia
e vorrebbe distruggere: perchè è un nazista e non crede nei diritti umani.
Quella sentenza, compresa la tempesta emotiva che suscita, va tenuta a mente anche
nel durissimo confronto con l'altro mostro che abbiamo di fronte, il jihadismo, Con-
trapporre agli sgozzatori, ai carnefici, ai rapitori e mercanti di donne, ai distruttori
di Palmira la fragile bandiera del diritto e della libertà può sembrare folle, o puerile, .
o masochista. Ma non essere come loro (come Breivik, come Jihadi John, come il se-
dicente califfo genocida) è la nostra sola possibilità non solo di salvezza; anche di vit-
toria.
(da la Repubblica - 22/04/'16 - L'Amaca / Michele Serra)
Il materiale di Prince udibile e visibile on line è pochissimo, e quasi tutto a pagamento.
E stiamo parlando di uno degli artisti più dinamici e "contemporanei" degli ultimi 30
anni. Tra i primissimi a mettere in rete la sua musica, è stato anche tra i primi a levar-
la, o a fare di tutto perchè ciò avvenisse. Fino a fare causa (lui potente e ricco) a singo-
li utenti che scaricavano sue canzoni e addirittura sue fotografie (!) senza pagare i
diritti. Un avido? Un tirchio? O un artista che (come dichiarò molto laconicamente)
voleva "proteggere il suo catalogo"?.
Ognuno, ovviamente, la pensi come crede. La mia sensazione è che non i quattrini, ma
la perdita di controllo sul proprio lavoro, sulla propria immagine, sulla propria perxo-
na siano la vera ragione del rapporto molto conflittuale di Prince con la rete. Voleva
essere il regista del suo film (nessuno più di un artista può desiderare di esserlo) e non
una delle tante icone/figurine pop in balia di miliardi di collezionisti. La custodia o ad-
dirittura la sottrazione di se stessi - fino dai tempi di Salinger e della sua ormai leggen-
daria, maniacale sparizione dalla scena pubblica - è una delle poche armi a disposizio-
ne dell'essere umano nell'epoca della sua massima riproducibilità tecnica. E il discorso
non riguarda solo gli artisti.
(da la Repubblica - 23 aprile '16 - L'Amaca / Michele Serra)
Lucianone
Perchè i norvegesi si sentono costretti a trattare "umanamente" il nazista Breivik,
un ripugnante assassino di ragazzi inermi? Non perchè lui meriti la qualifica di es-
sere umano. Ma perchè la meritano loro. Questo, credo, è il senso di una sentenza
che sta facendo inevitabilmente discutere...
Non potrebbe esserci occasione più dolorosa, più difficile, più estrema, per mettere
alla prova il vincolo che lega una democrazia a quei principi di rispetto dell'integri-
tàù dell'uomo - perfino di quell'uomo mostruoso - che è esttamente ciò che lui odia
e vorrebbe distruggere: perchè è un nazista e non crede nei diritti umani.
Quella sentenza, compresa la tempesta emotiva che suscita, va tenuta a mente anche
nel durissimo confronto con l'altro mostro che abbiamo di fronte, il jihadismo, Con-
trapporre agli sgozzatori, ai carnefici, ai rapitori e mercanti di donne, ai distruttori
di Palmira la fragile bandiera del diritto e della libertà può sembrare folle, o puerile, .
o masochista. Ma non essere come loro (come Breivik, come Jihadi John, come il se-
dicente califfo genocida) è la nostra sola possibilità non solo di salvezza; anche di vit-
toria.
(da la Repubblica - 22/04/'16 - L'Amaca / Michele Serra)
Il materiale di Prince udibile e visibile on line è pochissimo, e quasi tutto a pagamento.
E stiamo parlando di uno degli artisti più dinamici e "contemporanei" degli ultimi 30
anni. Tra i primissimi a mettere in rete la sua musica, è stato anche tra i primi a levar-
la, o a fare di tutto perchè ciò avvenisse. Fino a fare causa (lui potente e ricco) a singo-
li utenti che scaricavano sue canzoni e addirittura sue fotografie (!) senza pagare i
diritti. Un avido? Un tirchio? O un artista che (come dichiarò molto laconicamente)
voleva "proteggere il suo catalogo"?.
Ognuno, ovviamente, la pensi come crede. La mia sensazione è che non i quattrini, ma
la perdita di controllo sul proprio lavoro, sulla propria immagine, sulla propria perxo-
na siano la vera ragione del rapporto molto conflittuale di Prince con la rete. Voleva
essere il regista del suo film (nessuno più di un artista può desiderare di esserlo) e non
una delle tante icone/figurine pop in balia di miliardi di collezionisti. La custodia o ad-
dirittura la sottrazione di se stessi - fino dai tempi di Salinger e della sua ormai leggen-
daria, maniacale sparizione dalla scena pubblica - è una delle poche armi a disposizio-
ne dell'essere umano nell'epoca della sua massima riproducibilità tecnica. E il discorso
non riguarda solo gli artisti.
(da la Repubblica - 23 aprile '16 - L'Amaca / Michele Serra)
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