sabato 14 maggio 2016

Intervista - Il giornalista Can Dundar sulla censura nella Turchia di Erdogan

14 maggio '16 - sabato               14th May / Saturday                             visione post - 6

(da la Repubblica - 27/02/'16 - L'Intervista / di Marco Ansaldo)
"Quale sarà il titolo della nostra prima pagina? Naturalmente 'Grazie, signor Presidente'.
Grazie per l'aiuto che ci ha dato mettendoci in prigione e portando il caso del passaggio se-
greto di armi dalla Turchia alla Siria sotto gli occhi dell'opinione pubblica mondiale".
Ride ora Can Dundar, il direttore del quotidiano Cumhuriyet, libero dopo 92 giorni in cella
passati insieme al capo della redazione di Ankara, Erdem Gul.  E l'ironia del titolo  sul suo
giornale brucia tremendamente a Tayyp Erdogan, che si è visto sorpassare da una decisione
della Corte Costituzionale: la detenzione dei due giornalisti viola i "diritti individuali, la li-
bertà di espressione e di stampa". La Presidenza della Repubblica schiuma di rabbia, se si leggono le parole del portavoce Ibrahim Kalin: "Questa decisione non è un'assoluzione. Il
caso resta aperto. La presidenza turca lo segue da vicino. Quando i Paesi occidentali pren-
dono misure in casi simili, vengono definite come parte della lotta al terrorismo. Distorsio-
ni dello stesso tipo non possono essere accattate in Turchia", ha concluso Kalin paragonan-
do òa vicenda a WikiLeaks e riferendosi ai casi fatti emergere da Julian Assange e Edward
Snowden). Adesso Ca Dundar è tornato al suo giornale, portato in trionfo da tutta la reda-
zione su un pullman che alle due dell'altra notte l'ha prelevato dal carcere alla periferia di Istanbul.
INIZIO INTERVISTA
"Grazie, grazie a voi di Repubblica che avete pubblicato il mio articolo dalla prigione e i
nostro appello alla libertà di stampa in Turchia".
M. Ansaldo - L'avrebbe fatta ogni giornalista. Come ha saputo la notizia del vostro
 rilascio?
"Ci siamo trovati fuori. E ieri era il deserto, oggi il paradiso. Per me è cambiato il mondo.
Ogni cosa ora ha un colore. E la libertà è come l'acqua quando hai sete".
M. Ansaldo - Come ha speso questo periodo dentro?
"Scrivendo. Articoli per la stampa internazionale e un libro sui miei giorni nella prigione
di Silivri. Poi ho letto molto". 
M. Ansaldo - Che cosa?
"Tutto quello che avevo saltato prima (ride ancora, ndr): il Don Chisciotte di Cervantes,,
libri di autori che hanno fatto la galera, scrittori turchi".
M. - La reazione della Presidenza della Repubblica non è stata esattamente positiva.
Si parla di contrasti interni nel partito al potere, fra Erdogan e il suo predecessore
Abdullah Gul. A lei che pare?
"Forse è andata così. E comunque è Erdogan ad averci messo dentro. Poi oggi è il suo
compleanno. Siamo felici di festeggiarlo con questa decisione, con un regalo per lui. Il
suo portavoce ci ha paragonato ad Assange, però non è corretto: il fondatore di Wiki-
Leaks non è un giornalista. Noi invece abbiamo l'obbligo di fare il nostro mestiere".
M. Ansaldo - Dunque ripubblicherebbe lo scoop che ha rivelato il traffico di armi
dalla Turchia alla Siria su camion protetti dai sevizi segreti turchi, e che vi è costa-
to il carcere?
"Abbiamo seguito molto quella storia, ma ci siamo dovuti fermare.   Quel servizio ha
mostrato il coinvolgimento del nostro Paese nella guerra in Siria. Ora sappiamo quan-
to questa trama sia importante".
M. Ansaldo - Come vede la situazione della stampa da voi?
"Per la maggior parte non è libera. Ha grosse difficoltà di carattere politico ed economico.
Dunque, per me, provare la solidarietà dei media collocati all'opposizione è stato confor-
tante. E l'appoggio  della stampa mondiale  è stato sorprendente, questo il governo turco 
non lo ha potuto arginare. Così Erdogan ci ha fatto diventare degli eroi. Davvero grazie,
signor Presidente".

Lucianone

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