Il primo progetto integrato di calcio
per i ragazzi con disabilità mentali
da la Repubblica - 23 aprile '16 - Alessandra Retico)
Io non resto da solo:
la rivincita degli autistici su un campo di pallone
Giulio aveva paura della pioggia. Ma c'era un pallone da inseguire e chessene venisse
giù pure la tempesta. Anna con le mani sempre dietro la schiena e Maria sull'orecchio,
ma per fare gol si sono liberate di se stesse. Nomi di fantasia e vite vere, quelle oltre il
silenzio. E' lo strano caso dche non è prprietario diel calcio giocato a Roma e da (quasi) nessun'altra parte.
Trenta bambini dai 5 ai 12 anni con disabilità psicomotorie di vario livello, l'80 per
cento con autismo, provenienti dalle scuole pubbliche della capitale per partecipare
a "Calcio insieme", un programma iniziato due mesi fa e nato dalla collaborazione
tra la Fondazione Roma Cares e l'Associazione dilettantistica "Calcio integrato".
Finanziato dal club di Totti, con l'appoggio del Coni e del Cip, è gratuito per i ragaz-
zi e per le famiglie. Entusiaste. "L'attività di charity costruisce l'identità di un cam-
pione e di una società, che non è proprietario di un valore, ma solo custode" spiega
Catia Augelli, responsabile della ong benefica del club. Il direttore generale, Mauro
Baldissoni: "La Roma è una grande piattaforma sociale che vuole restituire opere
ed esempi alla collettività".
Tre giorni a settimana sui campi del Centro Olimpico Giulio Onesti, a tirare calci
alla paura. Io non sto da solo. Accanto un gruppo di specialisti: 10 istruttori e 2 re-
sponsabili tecnici della Roma, 4 psicologi dello sport, un logopedista e un medico
della Asl. Coordinati dallo psicologo della sport, il professor Alberto Cei: "Voglia-
mo creare un sistema di allenamento che sia strutturato per diventare metodo di-
dattico. Alla fine del progetto triennale pubblicheremo uno studio scientifico anche
se abbiamo già degli indicatori di miglioramento delle prestazioni motorie e di so-
cializzazione. Prima e dopo l'allenamento i ragazzi stanno in circolo abbracciati.
Non è banale per chi spesso rifiuta il contatto fisico". E se non lo rifiutano, ci pen-
sano gli altri, vedi il bimbo autistico di Livorno che la scuola ha "dimenticato" di
coinvolgere nella gita dell'istituto. Sindrome con poche certezze: la prevalenza a
livello mondiale è di circa l'1%, ha una frequenza di 4 volte maggiore nei maschi
rispetto alle femmine. Maresa Sannucci, coordinatrice del progetto: "Vedremo se
diminuisce l'uso dei farmaci e se la socializzazione calcio si ripercuote nella vita
scolastica. Con l'idea di portare i bimbi con disabilità a giocare con gli altri".
Niente di simile nel mondo, se non alla scuola del Manchester United. Adesso an-
che noi diamo un calcio alla pioggia.
Lucianone
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