29 febbraio '16 - lunedì 29th February / Monday visione post - 6
(da la Repubblica - 22/02/2016 - La storia / Francesca De Benedetti)
" Torna da dove sei venuta! In cucina! ". Zenith Irfan ha 21 anni e almeno una certezza:
l'ultima cosa che farà è chiudersi in casa a preparare pane chapati o pollo karahi, come in-
vece le intima di fare uno sconosciuto mentre lei attraversa in moto il passo del Khunjerab,
al confine tra il suo Pakistan e la Cina.
Zenith è studentessa di marketing alla School of Economics di Lahore, ma nel suo paese e
ormai in tutto il mondo è "One girl, two wheels", la ragazza su due ruote: così ha battez-
zato il suo seguitissimo blog su Facebook. Ai social, Zenith consegna giorno dopo giorno
io suoi "diari della motocicletta". "Non sapevo neppure che ci fossero precedenti famosi,
non conoscevo i diari di Che Guevara. Non ho ispiratori se non mio padre", ci racconta
Zenith. Che però nel suo piccolo una rivoluzione l'ha fatta: la "rivoluzione a bordo", in
un paese dove una donna on the road non è la norma ma un tabù, soprattutto nelle zone
rurali, le più conservatrici. In moto si va tutt'al più al seguito di un uomo, sedute rigoro-
samente alla amazzone, a gambe chiuse. Anche la bicicletta è perlopiù "cosa da maschi":
se ci sale una donna, è costume che lo faccia con le cosce di lato, ben serrate.
Ma ora la "ragazza su due ruote" ispira miriadi di coetanee pachistane, la sua posta Face-
book si intasa di messaggi, altre donne organizzano corse in motocicletta. Com'è comincia-
ta, questa contagiosa storia d'amore con una Honda Cd-70? "Ho perso mio papà quan-
d'ero piccina - racconta Zenith - e a 12 anni mia madre ha sfogliato con me l'album di fa-
miglia. 'Tuo padre aveva un sogno che non ha potuto realizzare, cioè attraversare il Paki-
stan in moto', mi ha detto insinuando in me l'idea che quel sogno potesse rivivere grazie
a me". L'idea per un pò è rimasta in cantina assieme ai ricordi. Poi "nel giugno del 2015,
alla School of Economics ci hanno dato una settimana di pausa. Mi chiedevo cosa fare ed
è stato allora che mi sono ricordata di quell'idea folle: il viaggio in moto. Tutta la famiglia
mi ha dato una mano, mio fratello mi ha venduto la sua Honda, mia madre l'ha convinto
a insegnarmi a usarla".
Quell'estate Zenith mette in borsa una torcia, ginocchiere, jeans e magliette, crema solare,
corde elastiche, coltellino pieghevole e insetticida. Trova spazio anche per il make-up,
"ma l'essenziale". La sua prima avventura a due ruote dura cinque giorni, è un tour del
Kashmir, con tappa a Muzaffarabad. "E' stato così bello che ci ho preso gusto. Appena
ho potuto, sono risalita sulla Honda per un viaggio di tre settimane fino al confine con
la Cina, al passo del Khunjerab". E' stato lì che un uomo le ha urlato di "tornarsene a ca-
sa", ma lei ha tirato dritto. "Non mi sono mai sentita sola, anche perchè ero con un grup-
petto di motociclisti; nessuno ha tentato di molestarmi. Ma devo dire che le reazioni della
gente, a vedere una donna su due ruote, spesso erano di stupore o fastidio. Quando mi fer-
mavo a chiedere informazioni tutta bardata con il casco e le protezioni. il più delle volte
mi scambiavano per un maschio. Ma poi, quando capivano che ero una femmina, rimane-
vano così scioccati che non davo loro neppure il tempo di reagire: un rombo di motori e
ripartivo a gran velocità. L'unico momento in cui ho provato davvero paura è stato vicino
al lago Saiful Muluk. Mi si sono rotti i freni mentre scendevo lungo le montagne e mi -
salvata facendomi forza con le ginocchia contro il fango. Credetemi, rifarei tutto. Ho desi-
derato queste avventure e mi sono goduta ogni istante. Mi è piaciuta soprattutto Shigar,
nel nord del Pakistan: era tutto così bello da lasciarmi incantata per giorni". Il diario vir-
tuale di Zenith riempe con le immagini quello che le parole non spiegano: in foto, le ragaz-
zine le si raccolgono attorno estasiate, ci sono i pashtun che le sorridono, o lei seduta al
centro della strada bagnata dal sole, mentre medita. Su Facebook Zenith cita pure Fran-
klin Delano Roosevelt: "L'unica cosa che dovete temere è la paura". "Una donna che viag-
gia da sola è ancora un tabù, come lo è una ragazza che va in moto. Ma io voglio correre
libera", dice lei. E non lascia spazio a incertezze: "Per noi donne le cose possono cambiare,
i social mi consentono di dare l'ispirazione a tante altre ragazze. Mi scrivono un sacco di
messaggi al giorno, ormai ci facciamo coraggio a vicenda nell'inseguire i nostri sogni". La
scelta di Zenith è contagiosa: "Il governo sta attrezzando le donne di scooter, la polizia in-
segna loro a guidarli, la mia esperienza ha ispirato una vera e propria campagna. Si chia-
ma Women on wheels".
Continua...
to be continued...
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lunedì 29 febbraio 2016
Personaggio / musica - Il maestro Ezio Bosso
29 febbraio '16 - lunedì 29th February / Monday visione post - 30
(da la Repubblica - 12/02/'16 - L'intervista / Angelo Carotenuto - Bordighera)
L'uomo che ha stupito il festival è un italiano che gira il mondo in carrozzina e domani
(13 febbraio) dirigerà la Lithuanian Orchestra a Vilnius. Non aveva mai inciso un disco, E'
arrivato all'Ariston e i telespettatori sono passati da 11 a 13 milioni. Si è svegliato in testa
alla classifica di iTunes col suo esordio (The 12th room), ha acceso il pc e ha trovato 145
mila persone in più iscritte alla sua pagina Facebook.
Ezio Bosso dal 2011 fa i conti con una malattia neurodegenerativa che agisce sui neuroni.
Mercoledì era all'Ariston, suonava e sorrideva, mentre la violinista dell'orchestra in un an-
golo piangeva. Seduto ai bordi di una piscina a Bordighera, maglia scura e foulard colora-
tissimo, la mattina dopo racconta una rivoluzione. Fuma un paio di sigarette. E' un uomo
sereno. "Forse esiste un bisogno di ascoltare cose meno urlate e più sincere. Forse esiste
una necessità di sentirsi meno Superman. Ai miei concerti vengono ragazzi giovani e an-
ziani. Non è vero che la gente non va a sentire Bach e Chopin. C'è qualcuno a cui fa co-
modo raccontarlo, per paura che i giovani si accostino a certi autori. La musica è un'azione
condivisa. Uno come me deve togliere la paura che ne esista di noiosa".
Quanto è speciale il piano che lei suona?
"I tasti del mio amico Steinway pesano quasi la metà rispetto agli altri: 29 grammi contro
56. Altrimenti non ce la farei a suonarli, mi stanco, si gelano le dita. A guardarmi ora sono
persino fichissimo. Ho pure un preparatore, Pietro AzzolaMa fino a poco fa era una discus-
sione continua per avere un piano così".
Perchè s'è dovuto trasferire a Londra?
"Perchè lì hanno avuto sin dall'inizio meno paura della mia musica. Io sono cresciuto con un
fratello più grande di dodici anni e una sorella di sei. Avevamo una chitarrina jazz, un flauti-
no, uno xilofono. I miei erano operai, non giravano soldi veri, presi lezioni da una prozia vec-
chissima, da bimbo pensavo fosse nata nel '600. Quando mi sono diplomato, ho scelto uno
strumento che potesse darmi da vivere: il contrabbasso. C'erano più posti liberi nelle orche-
stre".
Se la ricorda la sua prima composizione?
"Avrò avuto 11 anni, l'età in cui Mozart era già a 300. Era bruttissima, scritta con una penna
rossa. Sarà chiusa in qualche cassetto o in qualche cassonetto. A questo punto sospetto che
verrà fuori postuma,ne sono certo".
Da dove viene la forza della sua ironia? Su twitter ha risposto al blog satirico Spinoza che
prendeva in giro la sua capigliatura "da coglione".
"Non mi sono offeso. Spinoza mi piace un casino. Potrei mai prendermi sul serio? Io sono
già così, come mi vedete. Se facessi il tronfio, sai che noia. Solo la musica merita tutto l'im-
pegno".
Crede di essere piaciuto perchè la sua storia è esemplare?
"Gli esempi veri non si vedono quasi mai. Ho messo in pubblico le mie mani e la mia faccia.
Cos' come scolto le storie degli altri, ogni tanto provo a raccontare un pezzetto della mia. So-
no un essere umano, uno solo, se vi girate a guardare ne trovate tanti".
Lei è credente?
"Sono diversamente credente. Sono così ateo da non sopportare gli altri atei. Qualsiasi cosa
riguardi la religione, nmasce come un aiuto a vivere. Non è bellissimo? Che noia raccontarsi
che tutto finisce. Il mistero è parte della fede cristiana ma può essere usato con ambivalenza.
Credere è un equilibrio delicato".
In che cosa trova ristoro?
"Nell'ascolto degli altri, negli sguardi, nella capacità di farsi compagnia. Amo le preghiere.
Il Padre nostro è magnifico. Credo nella poesia. In Emily Dickinson, oppure nella sempli-
cità di Prévert. La musica mi ha dato una bella vita, mi ha fatto viaggiare, conoscere la
filosofia, la pneumologia, la meteorologia. Mi ha fatto incontrare l'amore".
E cosa le ha tolto?
"Da ragazzo mi impediva di andare a giocare a rugby, sport che amo più del calcio. Col
calcio si litiga, col rugby si va a bere una birra. A sciola ero un caprone, La musica mi ha
insegnato a incuriosirmi, Un amore non può toglierti qualcosa. Mi fanno ridere quelli che
raccontano di essersi sacrificati per amore. Peggio per loro.".
Cosa pensa che possa ancora cambiare nella sua vita?
"E' strano. Sembra che prima di Sanremo io non avessi mai suonato in vita mia. La diffe-
renza è che adesso ve ne siete accorti. Ero su Facebook sin dalla sua apertura. Mi convin-
se un'amica dicendo che serviva a scambiarsi foto. Io sono gentile e rispondo a tutti. Ora
con duemila messaggi al giorno come faccio? Me lo farò spiegare da Morandi. Solo che
io devo pure studiare. Sono un pò spaventato, poi mi dico che le cose succedono quando
devono succedere".
Vale anche per quello che le è capitato cinque anni fa? Doveva succedere?
"Per forza devo crederlo. Mi guardi. Ho forse un'alternativa? Restare fermi non serve.
Certe volte muovendo un passo, si scopre una luce più bella".
Che cosa le manca oggi?
"Quei bei viaggi lunghi che facevo una volta. In Vietnam, in Argentina, nella Terra del
Fuoco, alla fine del mondo".
Bosso, c'è qualcosa che le fa paura?
"Le paure servono. Non è utile scacciarle. Ho paura che la paura un giorno mi paralizzi.
Questo sì. Ma non vale solo per me. Mi spaventa che possa accadere a chiunque".
_____________________________________________________
Lucianone
(da la Repubblica - 12/02/'16 - L'intervista / Angelo Carotenuto - Bordighera)
L'uomo che ha stupito il festival è un italiano che gira il mondo in carrozzina e domani
(13 febbraio) dirigerà la Lithuanian Orchestra a Vilnius. Non aveva mai inciso un disco, E'
arrivato all'Ariston e i telespettatori sono passati da 11 a 13 milioni. Si è svegliato in testa
alla classifica di iTunes col suo esordio (The 12th room), ha acceso il pc e ha trovato 145
mila persone in più iscritte alla sua pagina Facebook.
Ezio Bosso dal 2011 fa i conti con una malattia neurodegenerativa che agisce sui neuroni.
Mercoledì era all'Ariston, suonava e sorrideva, mentre la violinista dell'orchestra in un an-
golo piangeva. Seduto ai bordi di una piscina a Bordighera, maglia scura e foulard colora-
tissimo, la mattina dopo racconta una rivoluzione. Fuma un paio di sigarette. E' un uomo
sereno. "Forse esiste un bisogno di ascoltare cose meno urlate e più sincere. Forse esiste
una necessità di sentirsi meno Superman. Ai miei concerti vengono ragazzi giovani e an-
ziani. Non è vero che la gente non va a sentire Bach e Chopin. C'è qualcuno a cui fa co-
modo raccontarlo, per paura che i giovani si accostino a certi autori. La musica è un'azione
condivisa. Uno come me deve togliere la paura che ne esista di noiosa".
Quanto è speciale il piano che lei suona?
"I tasti del mio amico Steinway pesano quasi la metà rispetto agli altri: 29 grammi contro
56. Altrimenti non ce la farei a suonarli, mi stanco, si gelano le dita. A guardarmi ora sono
persino fichissimo. Ho pure un preparatore, Pietro AzzolaMa fino a poco fa era una discus-
sione continua per avere un piano così".
Perchè s'è dovuto trasferire a Londra?
"Perchè lì hanno avuto sin dall'inizio meno paura della mia musica. Io sono cresciuto con un
fratello più grande di dodici anni e una sorella di sei. Avevamo una chitarrina jazz, un flauti-
no, uno xilofono. I miei erano operai, non giravano soldi veri, presi lezioni da una prozia vec-
chissima, da bimbo pensavo fosse nata nel '600. Quando mi sono diplomato, ho scelto uno
strumento che potesse darmi da vivere: il contrabbasso. C'erano più posti liberi nelle orche-
stre".
Se la ricorda la sua prima composizione?
"Avrò avuto 11 anni, l'età in cui Mozart era già a 300. Era bruttissima, scritta con una penna
rossa. Sarà chiusa in qualche cassetto o in qualche cassonetto. A questo punto sospetto che
verrà fuori postuma,ne sono certo".
Da dove viene la forza della sua ironia? Su twitter ha risposto al blog satirico Spinoza che
prendeva in giro la sua capigliatura "da coglione".
"Non mi sono offeso. Spinoza mi piace un casino. Potrei mai prendermi sul serio? Io sono
già così, come mi vedete. Se facessi il tronfio, sai che noia. Solo la musica merita tutto l'im-
pegno".
Crede di essere piaciuto perchè la sua storia è esemplare?
"Gli esempi veri non si vedono quasi mai. Ho messo in pubblico le mie mani e la mia faccia.
Cos' come scolto le storie degli altri, ogni tanto provo a raccontare un pezzetto della mia. So-
no un essere umano, uno solo, se vi girate a guardare ne trovate tanti".
Lei è credente?
"Sono diversamente credente. Sono così ateo da non sopportare gli altri atei. Qualsiasi cosa
riguardi la religione, nmasce come un aiuto a vivere. Non è bellissimo? Che noia raccontarsi
che tutto finisce. Il mistero è parte della fede cristiana ma può essere usato con ambivalenza.
Credere è un equilibrio delicato".
In che cosa trova ristoro?
"Nell'ascolto degli altri, negli sguardi, nella capacità di farsi compagnia. Amo le preghiere.
Il Padre nostro è magnifico. Credo nella poesia. In Emily Dickinson, oppure nella sempli-
cità di Prévert. La musica mi ha dato una bella vita, mi ha fatto viaggiare, conoscere la
filosofia, la pneumologia, la meteorologia. Mi ha fatto incontrare l'amore".
E cosa le ha tolto?
"Da ragazzo mi impediva di andare a giocare a rugby, sport che amo più del calcio. Col
calcio si litiga, col rugby si va a bere una birra. A sciola ero un caprone, La musica mi ha
insegnato a incuriosirmi, Un amore non può toglierti qualcosa. Mi fanno ridere quelli che
raccontano di essersi sacrificati per amore. Peggio per loro.".
Cosa pensa che possa ancora cambiare nella sua vita?
"E' strano. Sembra che prima di Sanremo io non avessi mai suonato in vita mia. La diffe-
renza è che adesso ve ne siete accorti. Ero su Facebook sin dalla sua apertura. Mi convin-
se un'amica dicendo che serviva a scambiarsi foto. Io sono gentile e rispondo a tutti. Ora
con duemila messaggi al giorno come faccio? Me lo farò spiegare da Morandi. Solo che
io devo pure studiare. Sono un pò spaventato, poi mi dico che le cose succedono quando
devono succedere".
Vale anche per quello che le è capitato cinque anni fa? Doveva succedere?
"Per forza devo crederlo. Mi guardi. Ho forse un'alternativa? Restare fermi non serve.
Certe volte muovendo un passo, si scopre una luce più bella".
Che cosa le manca oggi?
"Quei bei viaggi lunghi che facevo una volta. In Vietnam, in Argentina, nella Terra del
Fuoco, alla fine del mondo".
Bosso, c'è qualcosa che le fa paura?
"Le paure servono. Non è utile scacciarle. Ho paura che la paura un giorno mi paralizzi.
Questo sì. Ma non vale solo per me. Mi spaventa che possa accadere a chiunque".
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Lucianone
Sport - Serie B / 28^ giornata 2015/16
29 febbraio '16 - lunedì 29th February / Monday visione post - 9
Risultati delle partite
Novara 1 Cesena 2 Avellino 2 Brescia 2 Crotone 2 Latina 0
Pro Vercelli 1 Cagliari 0 Livorno 1 Como 1 Vicenza 0 Modena 1
Pescara 2 Ternana 2 Trapani 1 Entella 2 Lanciano 1
Ascoli 2 Spezia 2 Salernitana 1 Perugia 1 Bari 0
CLASSIFICA
Cagliari 61 / Crotone 59 / Pescara 49 / Cesena 46 / Novara 43 /
Virtus Entella, Spezia 43 / Brescia 42 / Bari 41 / Avellino 40 / Trapani 37 /
Ternana 36 / Perugia 34 / Latina 33 / Ascoli, Modena 32 / Vicenza 30 /
Pro Vercelli, Lanciano 29 / Salernitana 26 / Como 21
Il Commento
Continua... to be continued...
Risultati delle partite
Novara 1 Cesena 2 Avellino 2 Brescia 2 Crotone 2 Latina 0
Pro Vercelli 1 Cagliari 0 Livorno 1 Como 1 Vicenza 0 Modena 1
Pescara 2 Ternana 2 Trapani 1 Entella 2 Lanciano 1
Ascoli 2 Spezia 2 Salernitana 1 Perugia 1 Bari 0
CLASSIFICA
Cagliari 61 / Crotone 59 / Pescara 49 / Cesena 46 / Novara 43 /
Virtus Entella, Spezia 43 / Brescia 42 / Bari 41 / Avellino 40 / Trapani 37 /
Ternana 36 / Perugia 34 / Latina 33 / Ascoli, Modena 32 / Vicenza 30 /
Pro Vercelli, Lanciano 29 / Salernitana 26 / Como 21
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sabato 27 febbraio 2016
Sport - calcio / Serie A - 26^ giornata 2015/16
27 febbraio '16 - sabato 27th February / Saturday visione post - 12
Risultati delle partite
Atalanta 2 Bologna 0 Frosinone 0 Genoa 2 Inter 3
Fiorentina 3 Juventus 0 Lazio 0 Udinese 1 Sampdoria 1
Roma 5 Sassuolo 3 Torino 0 Verona H. 3 Napoli 1
Palermo 0 Empoli 2 Carpi 0 Chievo 1 Milan 1
CLASSIFICA
Juventus 58 / Napoli 56 / Fiorentina 52 / Roma 50 / Inter 48 / Milan 43 /
Sassuolo 38 / Lazio 37 / Bologna, Empoli 34 / Torino 32 / Chievo 31 /
Atalanta 29 / Genoa 28 / Udinese 27 / Palermo 26 / Sampdoria 25 /
Frosinone 23 / Carpi 20 / Verona H. 18
IL PUNTO
sulla salvezza
Si salvi chi può! Diventa sempre più vero il famoso detto, perchè tutto risulta ancora
possibile a tutt'oggi, dopo la chiusura della ventiseiesima giornata di A, dove squadre
(insospettabili a inizio campionato) come Udinese, Palermo e Sampdoria non si posso-
no dire tranquille e dovranno lottare ancora un bel pò per uscire dalle sabbie mobili ri-
succhianti le tre destinate alla serie cadetta (la B). Dopo la quasi sonante vittoria del-
l'Hellas sul Chievo, dei pareggi senza gol di Carpi e Frosinone, e delle sconfitte di Udi-
nese, Samp e Palermo, ecco che è ancora tutta da rivedere la lotta lì in fondo. Più bello,
più entusiasmante, certo! E tenendo conto che Genoa e Atalanta non possono neppure
loro permettersi troppi passi falsi!
(Lucianone)
Il Commento
Continua...
to be continued...
Risultati delle partite
Atalanta 2 Bologna 0 Frosinone 0 Genoa 2 Inter 3
Fiorentina 3 Juventus 0 Lazio 0 Udinese 1 Sampdoria 1
Roma 5 Sassuolo 3 Torino 0 Verona H. 3 Napoli 1
Palermo 0 Empoli 2 Carpi 0 Chievo 1 Milan 1
CLASSIFICA
Juventus 58 / Napoli 56 / Fiorentina 52 / Roma 50 / Inter 48 / Milan 43 /
Sassuolo 38 / Lazio 37 / Bologna, Empoli 34 / Torino 32 / Chievo 31 /
Atalanta 29 / Genoa 28 / Udinese 27 / Palermo 26 / Sampdoria 25 /
Frosinone 23 / Carpi 20 / Verona H. 18
IL PUNTO
sulla salvezza
Si salvi chi può! Diventa sempre più vero il famoso detto, perchè tutto risulta ancora
possibile a tutt'oggi, dopo la chiusura della ventiseiesima giornata di A, dove squadre
(insospettabili a inizio campionato) come Udinese, Palermo e Sampdoria non si posso-
no dire tranquille e dovranno lottare ancora un bel pò per uscire dalle sabbie mobili ri-
succhianti le tre destinate alla serie cadetta (la B). Dopo la quasi sonante vittoria del-
l'Hellas sul Chievo, dei pareggi senza gol di Carpi e Frosinone, e delle sconfitte di Udi-
nese, Samp e Palermo, ecco che è ancora tutta da rivedere la lotta lì in fondo. Più bello,
più entusiasmante, certo! E tenendo conto che Genoa e Atalanta non possono neppure
loro permettersi troppi passi falsi!
(Lucianone)
Il Commento
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Riflessioni - I vecchi e la morte (programmata) / Ma non era una crisi "di sistema"?
.
27 febbraio '16 - sabato 27th February / Saturday visione post - 17
Ormai vegliardo, al termine di una vita luminosa e fervida (è uno dei maestri del-
l'astrattismo italiano), Eugenio Carmi ha scelto di morire in Svizzera, nel giorno
del suo novantaseiesimo compleanno, dopo avere spiegato ai quattro figli che pre-
feriva essere lui, non il suo cancro, a decidere quando e come congedarsi. Ma il
giorno prima dell'addio, senza interventi esterni, Carmi è morto motu proprio, bef-
fando le proprie stesse disposizioni.
Conoscendolo. ho potuto sorridere del suo finale stoico e al tempo stesso spiritoso.
Mi è tornato in mente il capo indiano del "Piccolo Grande Uomo", che presagendo
la fine si fa portare dal nipote (Dustin Hoffman) in cima a una montagna per lasciar-
si morire. All'opposto di Carmi, inopinatamente il vecchio si alza dal suo giaciglio di
commiato e sentenzia: oggi non è un buon giorno per morire, riportatemi a casa. In
entrambe le storie, quella vera e quella finta, la morte non è orrore e scompiglio, ma
un silenzioso mistero da affronatre senza schiamazzi. Chissà perxhè questo voler mo-
rire, che è anche un saper morire, viene giudicato dagli zelanti un atto di arroganza.
Quando è invece l'umiltà - la coscienza della fine - a circondare quei morenti così
composti, così a noi fraterni. Ti abbraccio, caro Carmi, e con te tutti coloro che si af-
(da la Repubblica - 19/02/'16 - L'amaca / Michele Serra)
Ma non si era detto, otto anni fa (quando la immobiliare rivelò che il mondo
si reggeva sulla compravendita dei debiti pubblici e privati, ovvero su un vuoto tra-
vestito da pieno), che la crisi era "di sistema"? Che il cedimento non era passeggero,
ma strutturale? Che in troppi eravamo vissuti al di sopra delle nostre possibilità? Che
niente sarebbe stato più come prima? Sì, ce lo ricordiamo benissimo: si era detto pro-
prio così.
E allora perchè mai la Borsa dovrebbe per forza tornare ai livelli degli anni d'oro, i
debiti, anche i più incalliti, evaporare, il Pil lievitare, l'economia ripartire al galoppo,
la crisi sparire? Perchè questa rinnovata meraviglia su un tonfo che era stato valutato
senza risalita? Ci dev'essere un "pensiero magico" che impedisce di prendere atto del-
la paurosa fragilità di un sistema nel quale il lavoro non vale più una cicca, la produzio-
ne mondiale di beni ammonta a circa un settimo della ricchezza finanziaria, il risparmio
è solo un gruzzolo virtuale in balia di videate ondeggianti che affastellano numerini (mi-
ca pane o coperte di lana: numerini). Gli econimisti capiscono un sacco, ovviamente. Ma
non mi sorprenderebbe scoprire che un economista, senza rendere pubblica la notizia,
abbia messo patate in cantina, legna in legnaia, riso e farina in dispenza, e qualche ban-
conota sotto il materasso.
(la Repubblica - 12/02/'16 - L'amaca / Michele Serra)
Lucianone
27 febbraio '16 - sabato 27th February / Saturday visione post - 17
Ormai vegliardo, al termine di una vita luminosa e fervida (è uno dei maestri del-
l'astrattismo italiano), Eugenio Carmi ha scelto di morire in Svizzera, nel giorno
del suo novantaseiesimo compleanno, dopo avere spiegato ai quattro figli che pre-
feriva essere lui, non il suo cancro, a decidere quando e come congedarsi. Ma il
giorno prima dell'addio, senza interventi esterni, Carmi è morto motu proprio, bef-
fando le proprie stesse disposizioni.
Conoscendolo. ho potuto sorridere del suo finale stoico e al tempo stesso spiritoso.
Mi è tornato in mente il capo indiano del "Piccolo Grande Uomo", che presagendo
la fine si fa portare dal nipote (Dustin Hoffman) in cima a una montagna per lasciar-
si morire. All'opposto di Carmi, inopinatamente il vecchio si alza dal suo giaciglio di
commiato e sentenzia: oggi non è un buon giorno per morire, riportatemi a casa. In
entrambe le storie, quella vera e quella finta, la morte non è orrore e scompiglio, ma
un silenzioso mistero da affronatre senza schiamazzi. Chissà perxhè questo voler mo-
rire, che è anche un saper morire, viene giudicato dagli zelanti un atto di arroganza.
Quando è invece l'umiltà - la coscienza della fine - a circondare quei morenti così
composti, così a noi fraterni. Ti abbraccio, caro Carmi, e con te tutti coloro che si af-
(da la Repubblica - 19/02/'16 - L'amaca / Michele Serra)
Ma non si era detto, otto anni fa (quando la immobiliare rivelò che il mondo
si reggeva sulla compravendita dei debiti pubblici e privati, ovvero su un vuoto tra-
vestito da pieno), che la crisi era "di sistema"? Che il cedimento non era passeggero,
ma strutturale? Che in troppi eravamo vissuti al di sopra delle nostre possibilità? Che
niente sarebbe stato più come prima? Sì, ce lo ricordiamo benissimo: si era detto pro-
prio così.
E allora perchè mai la Borsa dovrebbe per forza tornare ai livelli degli anni d'oro, i
debiti, anche i più incalliti, evaporare, il Pil lievitare, l'economia ripartire al galoppo,
la crisi sparire? Perchè questa rinnovata meraviglia su un tonfo che era stato valutato
senza risalita? Ci dev'essere un "pensiero magico" che impedisce di prendere atto del-
la paurosa fragilità di un sistema nel quale il lavoro non vale più una cicca, la produzio-
ne mondiale di beni ammonta a circa un settimo della ricchezza finanziaria, il risparmio
è solo un gruzzolo virtuale in balia di videate ondeggianti che affastellano numerini (mi-
ca pane o coperte di lana: numerini). Gli econimisti capiscono un sacco, ovviamente. Ma
non mi sorprenderebbe scoprire che un economista, senza rendere pubblica la notizia,
abbia messo patate in cantina, legna in legnaia, riso e farina in dispenza, e qualche ban-
conota sotto il materasso.
(la Repubblica - 12/02/'16 - L'amaca / Michele Serra)
Lucianone
martedì 16 febbraio 2016
Sport - calcio / Serie A - 25^ giornata 2015/16
16 febbraio '16 - martedì 16th February / Tuesday visione post - 6
Risultati delle partite
Lazio 5 Carpi 1 Empoli 1 Chievo 1 Juventus 1 Milan 2
Verona H. 2 Roma 3 Frosinone 2 Sassuolo 1 Napoli 0 Genoa 1
Palermo 1 Sampdoria 0 Udinese 0 Fiorentina 2
Torino 3 Atalanta 0 Bologna 1 Inter 1
CLASSIFICA
Napoli 56 / Juventus 54 / Roma 47 / Fiorentina 46 / Inter 45 / Milan 40 /
Lazio 36 / Sassuolo, Empoli 34 / Chievo, Bologna 30 / Torino, Atalanta 28 /
Udinese 27 / Palermo 26 / Genoa 25 / Sampdoria 24 / Carpi, Frosinone 19 /
Verona H. 15
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Risultati delle partite
Lazio 5 Carpi 1 Empoli 1 Chievo 1 Juventus 1 Milan 2
Verona H. 2 Roma 3 Frosinone 2 Sassuolo 1 Napoli 0 Genoa 1
Palermo 1 Sampdoria 0 Udinese 0 Fiorentina 2
Torino 3 Atalanta 0 Bologna 1 Inter 1
CLASSIFICA
Napoli 56 / Juventus 54 / Roma 47 / Fiorentina 46 / Inter 45 / Milan 40 /
Lazio 36 / Sassuolo, Empoli 34 / Chievo, Bologna 30 / Torino, Atalanta 28 /
Udinese 27 / Palermo 26 / Genoa 25 / Sampdoria 24 / Carpi, Frosinone 19 /
Verona H. 15
Continua... to be continued...
Lavoro / rapporto-economia - Immigrati imprenditori in Italia
16 febbraio '16 - martedì 16th February / Tuesday visione post - 21
Sono oltre 600.000 gli immigrati imprenditori
in Italia e non conoscono crisi.
La fondazione Moressa fotografa un settore in crescita.
Nell'ultimo anno aumento del 3,8%. E Lombardia prima.
(da la Repubblica - 12/03/'15 - / Vladimiro Polchi)
Vive in Lombardia, fa soldi con il commercio e le costruzioni, viene dal Marocco o
dalla Cina. Eccolo l'identikit dell'immigrato che fa impresa. Sì, perchè tra i 5 milioni
di "nuovi italiani" cresce un esercito di imprenditori: ben 630mila, il 21,3% in più ne-
gli ultimi cinque anni. Insomma le aziende straniere, pur non essendo impermeabili
alla crisi, paiono resistere meglio alla tempesta. A mappare l'imprenditoria immigra-
ta in Italia è la fondazione Leone Moressa. Dalla'analisi emerge il suo peso crescente:
una scjera giunta a contare tra le sue fila 630mila membri nel 2014, pari all'8,3% de-
gli imprenditori totali. Nell'ultimo anno, in particolare, il numero di stranieri titolari
di imprese registrate presso le Camere di commercio è aumentato del 3,8%. Ancora
più impressionante il adto relativo agli ultimi 5 anni: mentre gli imprenditori nati in
Italia sono diminuiti del 6,9%, i nati all'estero hanno fatto un balzo avanti del 21,3%.
"Le opportunità dell'imprenditoria straniera per il nostro Paese sono molteplici -
scrivono i ricercatori della Moressa - basti pensare all'occupazione creata, alla nasci-
ta di nuovi servizi rivolti prima ai connazionali e poi anche agli autoctoni e alla possi-
bilità di costruire ponti con i Paesi d'origine".
Cosa producono le imprese straniere? I principali settori d'attività sono il commercio
(34,5%), le costruzioni (22,2%) e i servizi alle imprese (15,6%). Osservando la varia-
zione nel periodo 2009-2014, spicca il 30% in più di imprenditori del commercio e il
36% di crescita nella ristorazione. Da dove provengono? Le prime tre nazionalità de-
gli imprenditori stranieri sono Marocco (10,8%), Cina (9,9%) e Romania (9,6%).
La frammentarietà dell'immigrazione in Italia si ritrova anche nell'imprenditoria,
con oltre 200 nazionalità presenti. Tuttavia, le prime dieci rappresentano oltre il 60%
del totale: tra queste ben 5 nazionalità sono di Paesi europei (Romania, Germania,
Francia e Svizzera), tre africane (Marocco, Egitto e Senegal) e due asiatiche (Cina e
Bangladesh). I loro affari si concentrano per lo più nel centro-nord. A livello territo-
riale, infatti, oltre un quinto degli imprenditori stranieri lavora in Lombardia (20,8%).
Seguono il Lazio (11,7%) e l'Emilia Romagna (9,2%). Oltre la metà degli imprenditori
stranieri si concentra nelle prime quattro regioni (la quarta è la Toscana).
La loro crescita costante è confermata anche nell'ultimo anno da alcuni picchi improv-
visi. A livello locale, la regione con l'aumento più forte è la Campania (+8,6%), seguita
da Lazio (+7,9%) e Calabria (+5,5%). Per quanto riguarda le nazionalità, il Bangladesh
registra un aumento da record: 19,2 in più, che conferma il trend degli ultimi 5 anni, va-
le a dire +121,3%. Anche Senegal (+7,3%) ed Egitto (+6,2%) possono vantare una cre-
scita consistente nell'ultimo anno.
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Sono oltre 600.000 gli immigrati imprenditori
in Italia e non conoscono crisi.
La fondazione Moressa fotografa un settore in crescita.
Nell'ultimo anno aumento del 3,8%. E Lombardia prima.
(da la Repubblica - 12/03/'15 - / Vladimiro Polchi)
Vive in Lombardia, fa soldi con il commercio e le costruzioni, viene dal Marocco o
dalla Cina. Eccolo l'identikit dell'immigrato che fa impresa. Sì, perchè tra i 5 milioni
di "nuovi italiani" cresce un esercito di imprenditori: ben 630mila, il 21,3% in più ne-
gli ultimi cinque anni. Insomma le aziende straniere, pur non essendo impermeabili
alla crisi, paiono resistere meglio alla tempesta. A mappare l'imprenditoria immigra-
ta in Italia è la fondazione Leone Moressa. Dalla'analisi emerge il suo peso crescente:
una scjera giunta a contare tra le sue fila 630mila membri nel 2014, pari all'8,3% de-
gli imprenditori totali. Nell'ultimo anno, in particolare, il numero di stranieri titolari
di imprese registrate presso le Camere di commercio è aumentato del 3,8%. Ancora
più impressionante il adto relativo agli ultimi 5 anni: mentre gli imprenditori nati in
Italia sono diminuiti del 6,9%, i nati all'estero hanno fatto un balzo avanti del 21,3%.
"Le opportunità dell'imprenditoria straniera per il nostro Paese sono molteplici -
scrivono i ricercatori della Moressa - basti pensare all'occupazione creata, alla nasci-
ta di nuovi servizi rivolti prima ai connazionali e poi anche agli autoctoni e alla possi-
bilità di costruire ponti con i Paesi d'origine".
Cosa producono le imprese straniere? I principali settori d'attività sono il commercio
(34,5%), le costruzioni (22,2%) e i servizi alle imprese (15,6%). Osservando la varia-
zione nel periodo 2009-2014, spicca il 30% in più di imprenditori del commercio e il
36% di crescita nella ristorazione. Da dove provengono? Le prime tre nazionalità de-
gli imprenditori stranieri sono Marocco (10,8%), Cina (9,9%) e Romania (9,6%).
La frammentarietà dell'immigrazione in Italia si ritrova anche nell'imprenditoria,
con oltre 200 nazionalità presenti. Tuttavia, le prime dieci rappresentano oltre il 60%
del totale: tra queste ben 5 nazionalità sono di Paesi europei (Romania, Germania,
Francia e Svizzera), tre africane (Marocco, Egitto e Senegal) e due asiatiche (Cina e
Bangladesh). I loro affari si concentrano per lo più nel centro-nord. A livello territo-
riale, infatti, oltre un quinto degli imprenditori stranieri lavora in Lombardia (20,8%).
Seguono il Lazio (11,7%) e l'Emilia Romagna (9,2%). Oltre la metà degli imprenditori
stranieri si concentra nelle prime quattro regioni (la quarta è la Toscana).
La loro crescita costante è confermata anche nell'ultimo anno da alcuni picchi improv-
visi. A livello locale, la regione con l'aumento più forte è la Campania (+8,6%), seguita
da Lazio (+7,9%) e Calabria (+5,5%). Per quanto riguarda le nazionalità, il Bangladesh
registra un aumento da record: 19,2 in più, che conferma il trend degli ultimi 5 anni, va-
le a dire +121,3%. Anche Senegal (+7,3%) ed Egitto (+6,2%) possono vantare una cre-
scita consistente nell'ultimo anno.
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Istruzione / Università - Test già al liceo: per la scelta del futuro
16 febbraio '16 - martedì 16th February / Tuesday visione post - 10
- "La scelta del futuro non si può improvvisare" -
Test per l'università al quarto anno di liceo.
(da la Repubblica - 12/03/'15 - Corrado Zunino)
Il quarto anno di scuola superiore diventa il più importante dell'intero ciclo
scolastico. Ai diciassettenni di liceo, di tecnico e di professionale ora si chiede
di decidere in quel periodo, e non oltre, del proprio futuro universitario, di
immaginare con concretezza e consapevolezza un domani di studio e lavoro
aderente alla propria personalità, alle capacità. Diversi atenei stanno scegliendo
di posizionare nella prima metà del quarto anno superiore il test d'ingresso per
i propri dipartimenti a numero chiuso, ormai la metà di quelli esistenti. L'ultimo
annuncio è stato dell'università Bocconi di Milano. - Il test per entrare si chiama
"Scopri il tuo talento" e potrà essere affrontato alla fine dell'anno scolastico, dal
24 al 26 giugno. Tre giorni di orientamento per spiegare i corsi e descrivere la vi-
ta di campus e, quindi, offrire ai partecipanti la possibilità di eseguire la prova
che darà l'ingresso a Economia e commercio per il 2016-'17. L'ateneo commer-
ciale mantiene alto lo standard: per accedere alla prova serve la media dell'8
nell'anno precedente, il terzo. Il rettore (della Bocconi) Andrea Sironi ha scelto
di rivolgersi direttamente ai "quartini" comprendendo la difficoltà, per un ra-
gazzo di quinta, di gestire insieme Maturità e prova universitaria. Già succede
con i test nazionali: Medicina e Architettura. Da sempre, poi, la Bocconi si mi-
sura con una erie di università internazionali - la London School, l'Essec Busi-
ness School, la Hec di Parigi, che hanno un calendario d'ingresso virato sui
primi sei mesi dell'anno. Restano aperte le date delle prove di febbraio e mag-
gio, queste rivolte agli iscritti alla quinta. "La tendenza per tutti gli studenti
è muoversi prima possibile per pianificare il futuro", spiega Antonella Carù,
direttore della scuola universitaria.
La "Buona scuola" di governo nel 2014 ha messo al centro dell'attenzione
l'orientamento individuando nel quarto anno la stagione delle scelte, così co-
me al quarto anno la riforma chiede di far partire gli stage in azienda per
tecnici e professionali: alternanza scuola-lavoro. Il Politecnico di Milano ha
anticipato tutti: offre il test d'ìngresso per Ingegneria dal 2005, dieci stagio-
ni fa. L'intuizione è stata premiata: i quaranta iscritti iniziali sono diventati
1.190 nel 2010 e 3.840 l'anno scorso. - Nel 2014 al Politecnico ci sono stati
10,342 iscritti totali alla prova d'accesso (per 6.455 posti disponibili): i quasi
4.000 "anticipati del quarto anno" si sono giocati la carta dell'ammissione
subito. Il Politecnico di Milano ha fissato, per il test di quarta, ventun sessio-
ni comprese tra il 10 marzo e il 10 luglio. Il test on line, detto appunto Tol,
al PoliMi prevede 65 domande a risposta multipla: si deve rispondere in
un'ora e 50 minuti. A Milano dalla Statale alla Bicocca, atenei pubblici, di-
versi test orientativi sono stati anticipati alla primavera pur restando per le
quinte classi: "Vogliamo ridurre il numero di abbandoni e quelli dei fuori
corso", è la logica, "tutti gli studi dicono che il fenomeno dipende da scelte
scarsamente consapevoli".
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- "La scelta del futuro non si può improvvisare" -
Test per l'università al quarto anno di liceo.
(da la Repubblica - 12/03/'15 - Corrado Zunino)
Il quarto anno di scuola superiore diventa il più importante dell'intero ciclo
scolastico. Ai diciassettenni di liceo, di tecnico e di professionale ora si chiede
di decidere in quel periodo, e non oltre, del proprio futuro universitario, di
immaginare con concretezza e consapevolezza un domani di studio e lavoro
aderente alla propria personalità, alle capacità. Diversi atenei stanno scegliendo
di posizionare nella prima metà del quarto anno superiore il test d'ingresso per
i propri dipartimenti a numero chiuso, ormai la metà di quelli esistenti. L'ultimo
annuncio è stato dell'università Bocconi di Milano. - Il test per entrare si chiama
"Scopri il tuo talento" e potrà essere affrontato alla fine dell'anno scolastico, dal
24 al 26 giugno. Tre giorni di orientamento per spiegare i corsi e descrivere la vi-
ta di campus e, quindi, offrire ai partecipanti la possibilità di eseguire la prova
che darà l'ingresso a Economia e commercio per il 2016-'17. L'ateneo commer-
ciale mantiene alto lo standard: per accedere alla prova serve la media dell'8
nell'anno precedente, il terzo. Il rettore (della Bocconi) Andrea Sironi ha scelto
di rivolgersi direttamente ai "quartini" comprendendo la difficoltà, per un ra-
gazzo di quinta, di gestire insieme Maturità e prova universitaria. Già succede
con i test nazionali: Medicina e Architettura. Da sempre, poi, la Bocconi si mi-
sura con una erie di università internazionali - la London School, l'Essec Busi-
ness School, la Hec di Parigi, che hanno un calendario d'ingresso virato sui
primi sei mesi dell'anno. Restano aperte le date delle prove di febbraio e mag-
gio, queste rivolte agli iscritti alla quinta. "La tendenza per tutti gli studenti
è muoversi prima possibile per pianificare il futuro", spiega Antonella Carù,
direttore della scuola universitaria.
La "Buona scuola" di governo nel 2014 ha messo al centro dell'attenzione
l'orientamento individuando nel quarto anno la stagione delle scelte, così co-
me al quarto anno la riforma chiede di far partire gli stage in azienda per
tecnici e professionali: alternanza scuola-lavoro. Il Politecnico di Milano ha
anticipato tutti: offre il test d'ìngresso per Ingegneria dal 2005, dieci stagio-
ni fa. L'intuizione è stata premiata: i quaranta iscritti iniziali sono diventati
1.190 nel 2010 e 3.840 l'anno scorso. - Nel 2014 al Politecnico ci sono stati
10,342 iscritti totali alla prova d'accesso (per 6.455 posti disponibili): i quasi
4.000 "anticipati del quarto anno" si sono giocati la carta dell'ammissione
subito. Il Politecnico di Milano ha fissato, per il test di quarta, ventun sessio-
ni comprese tra il 10 marzo e il 10 luglio. Il test on line, detto appunto Tol,
al PoliMi prevede 65 domande a risposta multipla: si deve rispondere in
un'ora e 50 minuti. A Milano dalla Statale alla Bicocca, atenei pubblici, di-
versi test orientativi sono stati anticipati alla primavera pur restando per le
quinte classi: "Vogliamo ridurre il numero di abbandoni e quelli dei fuori
corso", è la logica, "tutti gli studi dicono che il fenomeno dipende da scelte
scarsamente consapevoli".
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domenica 14 febbraio 2016
Sport - calcio / Serie B - 26^ giornata 2015/16
15 febbraio '16 - domenica 15th February / Sunday visione post - 11
Risultati delle partite
Pescara 1 Avellino 1 Cesena 2 Como 1 Crotone 1 Lanciano 2
Vicenza 1 Bari 1 Perugia 1 Novara 1 Pro Vercelli 1 Modena 1
Latina 1 Ternana 4 Virtus Entella 4 Spezia 3 Brescia 2
Cagliari 3 Salernitana 0 Trapani 0 Livorno 0 Ascoli 2
CLASSIFICA
Cagliari 58 / Crotone 55 / Pescara 48 / Cesena, Novara 42 / Bari 40 /
Brescia 39 / Virtus Entella, Spezia 37 / Avellino 36 / Perugia 34 /
Trapani, Ternana 33 / Latina 32 / Livorno 30 Vicenza 29 / Pro Vercelli,
Ascoli 28 / Lanciano 27 / Modena 26 / Salernitana 24 / Como 21
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Risultati delle partite
Pescara 1 Avellino 1 Cesena 2 Como 1 Crotone 1 Lanciano 2
Vicenza 1 Bari 1 Perugia 1 Novara 1 Pro Vercelli 1 Modena 1
Latina 1 Ternana 4 Virtus Entella 4 Spezia 3 Brescia 2
Cagliari 3 Salernitana 0 Trapani 0 Livorno 0 Ascoli 2
CLASSIFICA
Cagliari 58 / Crotone 55 / Pescara 48 / Cesena, Novara 42 / Bari 40 /
Brescia 39 / Virtus Entella, Spezia 37 / Avellino 36 / Perugia 34 /
Trapani, Ternana 33 / Latina 32 / Livorno 30 Vicenza 29 / Pro Vercelli,
Ascoli 28 / Lanciano 27 / Modena 26 / Salernitana 24 / Como 21
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venerdì 12 febbraio 2016
Sport - calcio / Serie A - 25^ giornata 2015/16 >>> Gli anticipi di giovedì e venerdì
12 febbraio '16 - venerdì 12th February / Friday visione post - 15
Risultati delle due partite (giovedì e venerdì)
Lazio 5 Carpi 1
Verona H. 2 Roma 3
Nella classifica parziale:
la Lazio supera Empoli e Sassuolo;
il Verona H. rimane sotto a 4 lunghezze dal Carpi (e dal Frosinone)
Commento breve e riflessioni
Benone!, sempre meglio... Adesso ci si mette anche una scadenza di calendario
assurda: si parte addirittura da giovedì per arrivare a lunedì (e allora perchè
no anche una partita il martedì e magari due il mercoledì?). Ma chi l'ha conce-
pito un calendario della A di questo genere? Se volete affossare le squadre mi-
nori della provincia, ditelo dall'inizio e ci mettiamo l'anima in pace.
Giovedì 11 febbraio: nell'orario serale gioca l'Hellas Verona contro la Lazio,
allo stadio olimpico di Roma, e sulla groppa i gialloblù hanno una partitona da
3-3, in cui hanno dato l'anima contro l'Inter di mister Mancini. Logico che ar-
rivino alla trasferta del giovedì (solo 4 giorni dopo) spompati al massimo grado,
si è visto soprattutto nel 2° tempo, e con una Lazio rilassata dagli ultimi pareg
gi facili. Uguale discorso per il Carpi: gli si impone di giocare il venerdì contro
la Roma rigenerata e rinata dalla cura Spalletti. Anticipi, dunque, scioccanti.
Al Frosinone, chissà perchè, tocca un sabato più rilassante contro, per di più,
un Empoli quasi già salvo in anticipo. Già tutto scritto prima nel destino? Mah,
misteri da oroscopo!
(Lucianone)
Lucianone
Risultati delle due partite (giovedì e venerdì)
Lazio 5 Carpi 1
Verona H. 2 Roma 3
Nella classifica parziale:
la Lazio supera Empoli e Sassuolo;
il Verona H. rimane sotto a 4 lunghezze dal Carpi (e dal Frosinone)
Commento breve e riflessioni
Benone!, sempre meglio... Adesso ci si mette anche una scadenza di calendario
assurda: si parte addirittura da giovedì per arrivare a lunedì (e allora perchè
no anche una partita il martedì e magari due il mercoledì?). Ma chi l'ha conce-
pito un calendario della A di questo genere? Se volete affossare le squadre mi-
nori della provincia, ditelo dall'inizio e ci mettiamo l'anima in pace.
Giovedì 11 febbraio: nell'orario serale gioca l'Hellas Verona contro la Lazio,
allo stadio olimpico di Roma, e sulla groppa i gialloblù hanno una partitona da
3-3, in cui hanno dato l'anima contro l'Inter di mister Mancini. Logico che ar-
rivino alla trasferta del giovedì (solo 4 giorni dopo) spompati al massimo grado,
si è visto soprattutto nel 2° tempo, e con una Lazio rilassata dagli ultimi pareg
gi facili. Uguale discorso per il Carpi: gli si impone di giocare il venerdì contro
la Roma rigenerata e rinata dalla cura Spalletti. Anticipi, dunque, scioccanti.
Al Frosinone, chissà perchè, tocca un sabato più rilassante contro, per di più,
un Empoli quasi già salvo in anticipo. Già tutto scritto prima nel destino? Mah,
misteri da oroscopo!
(Lucianone)
Lucianone
giovedì 11 febbraio 2016
L'opinione del Giovedì - Lavoro giovani: non abbattersi, ma perseverare nella ricerca, anche se non facile
11 febbraio '16 - giovedì 11th February / Thursday
Cultura / Piccolo libro - Sensazioni e vocaboli in "Lost in translation"
11 febbraio '16 - giovedì 11th February / Thursday visione post - 35
(da la Repubblica - 25/10/'15 - Little People / Alessandra Rota)
In quella parola così strana
c'è un segreto
Piccolo libro da maneggiare con cura perchè è davvero prezioso. Quello che fa Ella Frances
Sanders è raccontare le sensazioni in una parola. Un solo vocabolo serve per descrivere un
mondo di emozioni, magari nascoste. Tradotto e illustrato con grande bravura (e ironia) da
Ilaria Piperno, è un manuale per anime globalizzate che non credono nell'aridità del linguag-
gio tecnologico. E' un libro per piccoli, grandi, per tutti. Leggerne una pagina al giorno signi-
fica scoprire nuovi orizzonti o apprezzarne il lato già conosciuto. Come? Attraverso la tradu-
zione di una parola: Mangata in svedese è la scia luminosa della luna che si riflette sul- l'acqua. Gezellig (olandese) è la sensazione di un maglione caldo addosso mentre si beve una tazza di tè con una persona cara accanto. Kilig (in Tagalog, lingua austronesiana parlata nel-
le Filippine) è la sensazione di avere una farfalla nello stomaco in situazioni romantiche.
Ancora: Pisan zapra in malese è il tempo necessario per mangiare una banana. E poi Nunchi
(coreano) che è l'arte sottile di comprendere e sentire l'amore altrui; Poronkusema (finlande-
se) che altro non è che la distanza che una renna può percorrere prima di fare una pausa.
Mamihlapinatapai è un sostantivo difficilissimo da pronunciare anche nella Terra del fuoco
(Cile, Argentina), ma il concetto è chiarissimo: la tacita intesa tra due persone che pensano
e desiderano la stessa cosa, ma nessuno dei due vuol fare il primo passo.
E volendo c'è Jugaad, in hindi, soluzione efficace di un problema con risorse minime.
Bellissimo.
LIBRO: Lost in translation - di Ella Frances Sanders; tradotto e illustrato da
Ilaria Piperno - Marcos y Marcos, pagg. 48, euro 15
Lucianone
(da la Repubblica - 25/10/'15 - Little People / Alessandra Rota)
In quella parola così strana
c'è un segreto
Piccolo libro da maneggiare con cura perchè è davvero prezioso. Quello che fa Ella Frances
Sanders è raccontare le sensazioni in una parola. Un solo vocabolo serve per descrivere un
mondo di emozioni, magari nascoste. Tradotto e illustrato con grande bravura (e ironia) da
Ilaria Piperno, è un manuale per anime globalizzate che non credono nell'aridità del linguag-
gio tecnologico. E' un libro per piccoli, grandi, per tutti. Leggerne una pagina al giorno signi-
fica scoprire nuovi orizzonti o apprezzarne il lato già conosciuto. Come? Attraverso la tradu-
zione di una parola: Mangata in svedese è la scia luminosa della luna che si riflette sul- l'acqua. Gezellig (olandese) è la sensazione di un maglione caldo addosso mentre si beve una tazza di tè con una persona cara accanto. Kilig (in Tagalog, lingua austronesiana parlata nel-
le Filippine) è la sensazione di avere una farfalla nello stomaco in situazioni romantiche.
Ancora: Pisan zapra in malese è il tempo necessario per mangiare una banana. E poi Nunchi
(coreano) che è l'arte sottile di comprendere e sentire l'amore altrui; Poronkusema (finlande-
se) che altro non è che la distanza che una renna può percorrere prima di fare una pausa.
Mamihlapinatapai è un sostantivo difficilissimo da pronunciare anche nella Terra del fuoco
(Cile, Argentina), ma il concetto è chiarissimo: la tacita intesa tra due persone che pensano
e desiderano la stessa cosa, ma nessuno dei due vuol fare il primo passo.
E volendo c'è Jugaad, in hindi, soluzione efficace di un problema con risorse minime.
Bellissimo.
LIBRO: Lost in translation - di Ella Frances Sanders; tradotto e illustrato da
Ilaria Piperno - Marcos y Marcos, pagg. 48, euro 15
Lucianone
domenica 7 febbraio 2016
Sport - calcio / Serie A - 24^ giornata 2015/16
7 febbraio '16 - domenica 7th February / Sunday visione post - 23
Risultati delle partite
Bologna 1 Genoa 0 Verona H. 3 Frosinone 0 Milan 1 Napoli 1
Fiorentina 1 Lazio 0 Inter 3 Juventus 2 Udinese 1 Carpi 0
Sassuolo 2 Torino 1 Atalanta 0 Roma 2
Palermo 2 Chievo 2 Empoli 0 Sampdoria 1
CLASSIFICA
Napoli 56 / Juventus 54 / Fiorentina 46 / Inter 45 / Roma 44 / Milan 40 /
Sassuolo, Empoli 34 / Lazio 33 / Chievo, Bologna 30 / Torino, Atalanta 28 /
Palermo 26 / Udinese 27 / Genoa 25 / Sampdoria 24 / Carpi, Frosinone 19 /
Verona H. 15
Il Commento e... le cifre
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Risultati delle partite
Bologna 1 Genoa 0 Verona H. 3 Frosinone 0 Milan 1 Napoli 1
Fiorentina 1 Lazio 0 Inter 3 Juventus 2 Udinese 1 Carpi 0
Sassuolo 2 Torino 1 Atalanta 0 Roma 2
Palermo 2 Chievo 2 Empoli 0 Sampdoria 1
CLASSIFICA
Napoli 56 / Juventus 54 / Fiorentina 46 / Inter 45 / Roma 44 / Milan 40 /
Sassuolo, Empoli 34 / Lazio 33 / Chievo, Bologna 30 / Torino, Atalanta 28 /
Palermo 26 / Udinese 27 / Genoa 25 / Sampdoria 24 / Carpi, Frosinone 19 /
Verona H. 15
Il Commento e... le cifre
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venerdì 5 febbraio 2016
Personaggio / intervista - Blek le Rat, pioniere della street art
5 febbraio '16 - venerdì 5th February / Friday visione post - 33
Il pioniere dei writers dice:
"L'arte democratica siamo noi"
(da la Repubblica - Milano/Cultura - 14 gennaio '16 - Michele Tavola)
Il papà di Bansky
"La street art c'era già secoli fa a Pompei"
E' uno dei pionieri della street art e nell'ambiente dei graffitari un mito vivente.
Il parigino Blek le Rat, al secolo Xavier Prou, continua a essere uno dei protago-
nisti mondiali dell'arte urbana e a influenzare generazioni di writers. (Oggi alle
18.30 sarà all'Istituto Francese di via Magenta e da settimana prossima apre la
sua prima personale italiana nella nuova galleria Wunderkammern, già attiva
a Roma e da ora anche a Milano in via Ausonio, tra i cui soci figura Dorothy de
Rubeis, moglie di Giuseppe Sala, candidato alle primarie del centrosinistra per
la poltrona di sindaco).
M. Tavola - Blek le Rat, si riconosce sotto l'etichetta di padre della street art?
"Non ho inventato niente, la street art c'era già a Pompei duemila anni fa. Oggi è
solo tornata l'esigenza, sempre esistita, di comunicare e di usare i muri per farlo.
Il movimento è più potente che mai e sono sicuro che ha ancora un grande futuro
perchè noi ci rivolgiamo a tutti. Non come l'arte concettuale, che per me è la mor-
te dell'arte, ripiegata su sè stessa e accessibile a una piccola setta di iniziati. So
di farmi dei nemici dicendo questo, ma pazienza. Noi, street artist, invece, propo-
niamo una vera democratizzazione dell'arte".
M. Tavola - Il suo marchio distintivo, da 35 anni a questa parte, è l'uso dello
stencil e anche in questo caso le viene riconosciuto una primogenitura.
"E anche in questo caso non è vero. Certamente sono uno di quelli che l'ha diffuso
nel movimento street, ma ancora una volta ho adattato alle mie esigenze qualcosa
che già esisteva. A Padova nel 1961, avevo dieci anni ed ero in vacanza con la mia
famiglia, ho visto sui muri alcune vestigia della propaganda fascista: volti di Mus-
solini, di profilo con l'elmetto, di una forza visiva impressionante. Vent'anni dopo
a Parigi ho provato a fare i primi graffiti di notte, con la bomboletta, ma non pa-
droneggiavo la tecnica e sono venuti malissimo. Allora mi sono ricordato del Duce
a Padova e ho iniziato con lo stencil".
M. Tavola - Sui muri si vede di tutto, ma il dibattito su cosa sia arte e cosa no è
ancora aperto. Qual è il suo punto di vista?
"Amo molto le tag dei ragazzini che agiscono di notte, non è il mio modo di lavorare
ma li rispetto. E' vero che alcuni hanno un approccio aggressivo e distruttivo, ma na-
sce dalla necessità di comunicare e di non farsi distruggere dalla città (Blek si avvici-
na alla finestra e indica la facciata di un edificio di via Ausonio). Le vede quelle tag
fatte con la bomboletta? Per me sono un regalo alla città".
M. Tavoosito di dipinti fatti di nottela - Probabilmente chi vive lì la pensa diversamente.
" Non è importante, certo costerà ripulirle, ma per me conta di più che chi le ha fatte
aveva un'esigenza vitale di esprimersi, urgenza di lasciare un segno e affermare la
propria esistenza".
M. Tavola - A proposito di dipinti fatti di noptte, lei ha avuto qualche problema con la
giustizia.
"Un cattivo ricordo. Nel 1992 stavo dipingendo per strada una Madonna col bambino
ispirata a Caravaggio e mi ha preso la polizia. Mi hanno processato e condannato. Mi
hanno umiliato. Sono deluso dal mio paese e non espongo più in Francia. Se Bansky
fosse stato francese non avrebbe avuto lo stesso successo".
M. Tavola - Già, Bansky, che di lei ha detto: "Ogni volta che dipingo qualcosa, scopro
che Blek le Rat l'aveva già fatto vent'anni fa". Cosa pensa di lui?
Lui rappresenta la nuova generazione, io sono "old school". Bansky a venticinque anni
aveva già capito il sistema dell'arte, io ne ho impiegati 40 per comprenderlo. Si dice che
da ragazzino fosse un teppistello e per questo mi è ancora più simpatico, ma è dotato di
talento e intelligenza fuori dal comune".
Lucianone
Il pioniere dei writers dice:
"L'arte democratica siamo noi"
(da la Repubblica - Milano/Cultura - 14 gennaio '16 - Michele Tavola)
Il papà di Bansky
"La street art c'era già secoli fa a Pompei"
E' uno dei pionieri della street art e nell'ambiente dei graffitari un mito vivente.
Il parigino Blek le Rat, al secolo Xavier Prou, continua a essere uno dei protago-
nisti mondiali dell'arte urbana e a influenzare generazioni di writers. (Oggi alle
18.30 sarà all'Istituto Francese di via Magenta e da settimana prossima apre la
sua prima personale italiana nella nuova galleria Wunderkammern, già attiva
a Roma e da ora anche a Milano in via Ausonio, tra i cui soci figura Dorothy de
Rubeis, moglie di Giuseppe Sala, candidato alle primarie del centrosinistra per
la poltrona di sindaco).
M. Tavola - Blek le Rat, si riconosce sotto l'etichetta di padre della street art?
"Non ho inventato niente, la street art c'era già a Pompei duemila anni fa. Oggi è
solo tornata l'esigenza, sempre esistita, di comunicare e di usare i muri per farlo.
Il movimento è più potente che mai e sono sicuro che ha ancora un grande futuro
perchè noi ci rivolgiamo a tutti. Non come l'arte concettuale, che per me è la mor-
te dell'arte, ripiegata su sè stessa e accessibile a una piccola setta di iniziati. So
di farmi dei nemici dicendo questo, ma pazienza. Noi, street artist, invece, propo-
niamo una vera democratizzazione dell'arte".
M. Tavola - Il suo marchio distintivo, da 35 anni a questa parte, è l'uso dello
stencil e anche in questo caso le viene riconosciuto una primogenitura.
"E anche in questo caso non è vero. Certamente sono uno di quelli che l'ha diffuso
nel movimento street, ma ancora una volta ho adattato alle mie esigenze qualcosa
che già esisteva. A Padova nel 1961, avevo dieci anni ed ero in vacanza con la mia
famiglia, ho visto sui muri alcune vestigia della propaganda fascista: volti di Mus-
solini, di profilo con l'elmetto, di una forza visiva impressionante. Vent'anni dopo
a Parigi ho provato a fare i primi graffiti di notte, con la bomboletta, ma non pa-
droneggiavo la tecnica e sono venuti malissimo. Allora mi sono ricordato del Duce
a Padova e ho iniziato con lo stencil".
M. Tavola - Sui muri si vede di tutto, ma il dibattito su cosa sia arte e cosa no è
ancora aperto. Qual è il suo punto di vista?
"Amo molto le tag dei ragazzini che agiscono di notte, non è il mio modo di lavorare
ma li rispetto. E' vero che alcuni hanno un approccio aggressivo e distruttivo, ma na-
sce dalla necessità di comunicare e di non farsi distruggere dalla città (Blek si avvici-
na alla finestra e indica la facciata di un edificio di via Ausonio). Le vede quelle tag
fatte con la bomboletta? Per me sono un regalo alla città".
M. Tavoosito di dipinti fatti di nottela - Probabilmente chi vive lì la pensa diversamente.
" Non è importante, certo costerà ripulirle, ma per me conta di più che chi le ha fatte
aveva un'esigenza vitale di esprimersi, urgenza di lasciare un segno e affermare la
propria esistenza".
M. Tavola - A proposito di dipinti fatti di noptte, lei ha avuto qualche problema con la
giustizia.
"Un cattivo ricordo. Nel 1992 stavo dipingendo per strada una Madonna col bambino
ispirata a Caravaggio e mi ha preso la polizia. Mi hanno processato e condannato. Mi
hanno umiliato. Sono deluso dal mio paese e non espongo più in Francia. Se Bansky
fosse stato francese non avrebbe avuto lo stesso successo".
M. Tavola - Già, Bansky, che di lei ha detto: "Ogni volta che dipingo qualcosa, scopro
che Blek le Rat l'aveva già fatto vent'anni fa". Cosa pensa di lui?
Lui rappresenta la nuova generazione, io sono "old school". Bansky a venticinque anni
aveva già capito il sistema dell'arte, io ne ho impiegati 40 per comprenderlo. Si dice che
da ragazzino fosse un teppistello e per questo mi è ancora più simpatico, ma è dotato di
talento e intelligenza fuori dal comune".
Lucianone
SOCIETA' / Salute - I rischi della solitudine
6 febbraio '16 - venerdì 6th February / Friday visione post - 14
Ricerca Usa: "L'isolamento è la malattia del nostro secolo.
Due volte più grave dell'obesità, aumenta la mortalità del 14%"
(da la Repubblica - 14/03/'15 - Lo studio / Enrico Franceschini - Londra)
Cent'anni di solitudine nell'era
dei social network: non abbiamo più amici
Cent'anni di solitudine. E' il titolo del più famoso romanzodi Gabriel Garcia Marquez.
Ma è anche una malattia della nostra era, forse "la" malattia del ventunesimo secolo: il
secolo della rivoluzione digitale, degli smart phone, dei social network, delle chat, dei
messaggini, di Instagram, dei videogames giocati in collettivo online, cioè di tutto quello
che ci da la sensazione di essere in contatto con il prossimo ma che di fatto contribuisce
a isolarci nel chiuso delle nostre case, delle nostre vite. Passiamo sempre più tempo in compagnia di presunti amici o di perfetti sconosciuti nella realtà virtuale e di fatto sem-
pre più tempo da soli nella nostra esistenza reale. Questo etra un fatto noto. Sapevamo
o perlomeno sospettavamo che fosse un malessere sociale. Adesso sappiamo che è una
vera e propria malattia. - Ce lo comunica una grande indagine scientifica, condotta su
un campione di tre milioni di persone e pubblicata sulla rivista Perspectives in Psycho-
logical Sciences, dfi cui il Times e altri giornali britannici hanno anticipato ieri le con-
clusioni. E' un rapporto quanto mai allarmante: la solitudine, affermano gli scienziati
della Brigham Young University, l'università dello Utah che ha condotto la ricerca,
rappresenta una minaccia alla salute simile all'obesità. Per la precisione, due volte
più grave dell'obesità: le persone che soffrono di solitudine, riporta lo studio america-
no, hanno infatti un "rischio di mortalità" del 14 per cento più alto rispetto alla me-
dia. L'aumento del rischio provocato dall'obesità è del 7 per cento. Quello causato
dall'estrema povertà, per avere un termine di paragone, del 19 per cento. In pratica
si può dire che vivere soli accorcia la vita. E ciò vale, afferma la ricerca Usa, sia per
coloro che vivono male la propria solitudine, sia per chi imbocca la solitudine come
scelta e apparentemente è felice di stare per i fatti propri. "Solitudine e isolamento
possono apparire come due condizioni differenti", osserva il professor Julianne Holt-
Lunstad, che ha diretto l'indagine, "ma non è così. Ci può essere una persona circon-
data di gente che si sente lo stesso molto sola. altri possono isolarsi deliberatamente
perchè preferiscono stare soli. L'effetto sulla longevità, tuttavia, è lo stesso per l'uno
e per l'altro caso". Un effetto paragonabile ai danni dell'obesità, ammonisce il rap-
porto, e che perciò le autorità sanitarie devono esaminare molto seriamente: "L'im-
patto delle relazioni sociali sulla salute è enorme", avverte lo studioso.
L'indagine non si limita a segnalare il problema, ne fotografa anche le dimensioni,
facendo squillare un secondo, ancora più sonoro campanello d'allarme: da quando
il fenomeno viene analizzato, ovvero da quando esistono statistiche in merito, non
ci sono mai state tante persone che vivono in solitudine come accade oggi.
"Stiamo vivendo al più alto tasso di solitudine della storia umana ed è un dato che
si riscontra in tutto il pianeta", dice il dottor Tim Smith, co-autore della ricerca.
"Il mondo dell'era digitale, precisa, è di fronte a una vera e propria "epidemia"
di solitudine, lo stesso termine che viene normalmente usato per descrivere la di-
lagante diffusione dell'obesità". Per certi versi, le due malattie vanno a braccetto:
mangiamo troppo e stiamo troppo soli.
Difficile non immaginare un adolescente che ingurgita fast food chiuso nella sua
stanza collegato a un computer o a un tablet o a uno smart phone o a tutti e tre
gli strumenti contemporaneamente. Ma non è un problema soltanto dei giovani,
tenuto conto che la categoria di età che gioca di più ai videogames è la fascia dai
25 ai 40 anni e che fra gli anziani la solitudine è così cresciuta che per fare loro
compagnia bisogna ricorrere alle badanti a pagamento. Dopo millenni di coesio-
ne sociale, il genere umano sta dunque vivendo i suoi "cent'anni di solitudine" e
non è chiaro se ci sia una medicina in grado di curare questa malattia dell'uomo
contemporaneo.
Lucianone
Ricerca Usa: "L'isolamento è la malattia del nostro secolo.
Due volte più grave dell'obesità, aumenta la mortalità del 14%"
(da la Repubblica - 14/03/'15 - Lo studio / Enrico Franceschini - Londra)
Cent'anni di solitudine nell'era
dei social network: non abbiamo più amici
Cent'anni di solitudine. E' il titolo del più famoso romanzodi Gabriel Garcia Marquez.
Ma è anche una malattia della nostra era, forse "la" malattia del ventunesimo secolo: il
secolo della rivoluzione digitale, degli smart phone, dei social network, delle chat, dei
messaggini, di Instagram, dei videogames giocati in collettivo online, cioè di tutto quello
che ci da la sensazione di essere in contatto con il prossimo ma che di fatto contribuisce
a isolarci nel chiuso delle nostre case, delle nostre vite. Passiamo sempre più tempo in compagnia di presunti amici o di perfetti sconosciuti nella realtà virtuale e di fatto sem-
pre più tempo da soli nella nostra esistenza reale. Questo etra un fatto noto. Sapevamo
o perlomeno sospettavamo che fosse un malessere sociale. Adesso sappiamo che è una
vera e propria malattia. - Ce lo comunica una grande indagine scientifica, condotta su
un campione di tre milioni di persone e pubblicata sulla rivista Perspectives in Psycho-
logical Sciences, dfi cui il Times e altri giornali britannici hanno anticipato ieri le con-
clusioni. E' un rapporto quanto mai allarmante: la solitudine, affermano gli scienziati
della Brigham Young University, l'università dello Utah che ha condotto la ricerca,
rappresenta una minaccia alla salute simile all'obesità. Per la precisione, due volte
più grave dell'obesità: le persone che soffrono di solitudine, riporta lo studio america-
no, hanno infatti un "rischio di mortalità" del 14 per cento più alto rispetto alla me-
dia. L'aumento del rischio provocato dall'obesità è del 7 per cento. Quello causato
dall'estrema povertà, per avere un termine di paragone, del 19 per cento. In pratica
si può dire che vivere soli accorcia la vita. E ciò vale, afferma la ricerca Usa, sia per
coloro che vivono male la propria solitudine, sia per chi imbocca la solitudine come
scelta e apparentemente è felice di stare per i fatti propri. "Solitudine e isolamento
possono apparire come due condizioni differenti", osserva il professor Julianne Holt-
Lunstad, che ha diretto l'indagine, "ma non è così. Ci può essere una persona circon-
data di gente che si sente lo stesso molto sola. altri possono isolarsi deliberatamente
perchè preferiscono stare soli. L'effetto sulla longevità, tuttavia, è lo stesso per l'uno
e per l'altro caso". Un effetto paragonabile ai danni dell'obesità, ammonisce il rap-
porto, e che perciò le autorità sanitarie devono esaminare molto seriamente: "L'im-
patto delle relazioni sociali sulla salute è enorme", avverte lo studioso.
L'indagine non si limita a segnalare il problema, ne fotografa anche le dimensioni,
facendo squillare un secondo, ancora più sonoro campanello d'allarme: da quando
il fenomeno viene analizzato, ovvero da quando esistono statistiche in merito, non
ci sono mai state tante persone che vivono in solitudine come accade oggi.
"Stiamo vivendo al più alto tasso di solitudine della storia umana ed è un dato che
si riscontra in tutto il pianeta", dice il dottor Tim Smith, co-autore della ricerca.
"Il mondo dell'era digitale, precisa, è di fronte a una vera e propria "epidemia"
di solitudine, lo stesso termine che viene normalmente usato per descrivere la di-
lagante diffusione dell'obesità". Per certi versi, le due malattie vanno a braccetto:
mangiamo troppo e stiamo troppo soli.
Difficile non immaginare un adolescente che ingurgita fast food chiuso nella sua
stanza collegato a un computer o a un tablet o a uno smart phone o a tutti e tre
gli strumenti contemporaneamente. Ma non è un problema soltanto dei giovani,
tenuto conto che la categoria di età che gioca di più ai videogames è la fascia dai
25 ai 40 anni e che fra gli anziani la solitudine è così cresciuta che per fare loro
compagnia bisogna ricorrere alle badanti a pagamento. Dopo millenni di coesio-
ne sociale, il genere umano sta dunque vivendo i suoi "cent'anni di solitudine" e
non è chiaro se ci sia una medicina in grado di curare questa malattia dell'uomo
contemporaneo.
Lucianone
giovedì 4 febbraio 2016
L'opinione del Giovedì - Guerre, profughi, esuli: il prima, il dopo e durante
4 febbraio '16 - giovedì 4th February / Thursday visione post - 14
Durante la Prima guerra mondiale,
interi centri abitati vengono devastati dai bombardamenti. I testimoni oculari ne
riferiscono con stupore misto ad angoscia. Così, per esempio, l'intellettuale tedesco
Ernst Jùnger (1895- 1998) scrive nel suo diario di guerra dal fronte occidentale, inti-
tolato Nelle tempeste d'acciaio (1920): "Il villaggio di Guillemont sembrava comple-
tamente scomparso; soltanto una macchia biancastra tra i crateri indicava il luogo
dove la calce delle case era stata polverizzata. Davanti a noi c'era la stazione, fracas-
sata come un giocattolo da bambini; e più in là il bosco di Delville ridotto in trucioli".
Di Fossalta c'era rimasto poco o niente. Benni, certe volte, provava a immaginarselo,
il paese, ma era difficile, in mezzo alle macerie, alla distruzione, capire come fosse stata
la vita prima della guerra. Della chiesa rimaneva ben poco. Così delle case perchè, gli
aveva spiegato Sisto, l'anno prima, i mangiasego (i tedeschi) s'erano fatti avanti di brut-
to e avevano fatto un macello. Quasi tutta la gente se n'era scappata via, lasciando le ca-
se, portandosi dietro gli animali e qualche panno che riusciva a salvare. Fuggivano e
non sapevano nemmeno dove. Certo, lontano dal fronte. Ma era un lontano che non si
capiva quanto gli avrebbe fatti camminare, perchè il fronte, le trincee, i cannoni, sem-
brava che avessero preso tutto lo spazio che prima serviva per vivere. Non c'era campo,
nè ruscello, nè fiume, nè collina, nè montagna che, prima o poi, bombe, carri e mortai
non avrebbero preteso di occupare.
Sono due spunti che ho riportato dal libro-romanzo che sto leggendo - Hemingway e il
ragazzo che suonava la tromba, di Luisa Mattia - e che tratta su La grande Guerra 1914-
1918, descrivendo ciò che succede al campo di Fossalta di Piave dove: Benni, un sedicen-
ne grande e grosso come Maciste, conosce il futuro scrittore americano Ernest Hemingway;
con lui improvviserà concertini per tenere alto il morale della truppa e conquistare il cuore
di Emilia, ma un giorno Ernest non torna al campo e Benni, armato solo della sua tromba,
si avventura sulla linea di fuoco per cercarlo...
Continua... to be continued...
Durante la Prima guerra mondiale,
interi centri abitati vengono devastati dai bombardamenti. I testimoni oculari ne
riferiscono con stupore misto ad angoscia. Così, per esempio, l'intellettuale tedesco
Ernst Jùnger (1895- 1998) scrive nel suo diario di guerra dal fronte occidentale, inti-
tolato Nelle tempeste d'acciaio (1920): "Il villaggio di Guillemont sembrava comple-
tamente scomparso; soltanto una macchia biancastra tra i crateri indicava il luogo
dove la calce delle case era stata polverizzata. Davanti a noi c'era la stazione, fracas-
sata come un giocattolo da bambini; e più in là il bosco di Delville ridotto in trucioli".
Di Fossalta c'era rimasto poco o niente. Benni, certe volte, provava a immaginarselo,
il paese, ma era difficile, in mezzo alle macerie, alla distruzione, capire come fosse stata
la vita prima della guerra. Della chiesa rimaneva ben poco. Così delle case perchè, gli
aveva spiegato Sisto, l'anno prima, i mangiasego (i tedeschi) s'erano fatti avanti di brut-
to e avevano fatto un macello. Quasi tutta la gente se n'era scappata via, lasciando le ca-
se, portandosi dietro gli animali e qualche panno che riusciva a salvare. Fuggivano e
non sapevano nemmeno dove. Certo, lontano dal fronte. Ma era un lontano che non si
capiva quanto gli avrebbe fatti camminare, perchè il fronte, le trincee, i cannoni, sem-
brava che avessero preso tutto lo spazio che prima serviva per vivere. Non c'era campo,
nè ruscello, nè fiume, nè collina, nè montagna che, prima o poi, bombe, carri e mortai
non avrebbero preteso di occupare.
Sono due spunti che ho riportato dal libro-romanzo che sto leggendo - Hemingway e il
ragazzo che suonava la tromba, di Luisa Mattia - e che tratta su La grande Guerra 1914-
1918, descrivendo ciò che succede al campo di Fossalta di Piave dove: Benni, un sedicen-
ne grande e grosso come Maciste, conosce il futuro scrittore americano Ernest Hemingway;
con lui improvviserà concertini per tenere alto il morale della truppa e conquistare il cuore
di Emilia, ma un giorno Ernest non torna al campo e Benni, armato solo della sua tromba,
si avventura sulla linea di fuoco per cercarlo...
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Sport - calcio / Serie A - 23^ giornata 2015/16
4 febbraio '16 - giovedì 4th February / Thursday visione post - 13
Risultati delle partite
Sassuolo 0 Frosinone 1 Empoli 1 Fiorentina 2 Verona H. 2
Roma 2 Bologna 0 Udinese 1 Carpi 1 Atalanta 1
Inter 1 Juventus 1 Lazio 0 Palermo 0 Sampdoria 2
Chievo 0 Genoa 0 Napoli 2 Milan 2 Torino 2
CLASSIFICA
Napoli 53 / Juventus 51 / Fiorentina 45 / Inter 44 / Roma 41 / Milan 39 /
Sassuolo, Empoli 33 / Lazio 32 / Bologna 29 / Torino 28 / Chievo, Atalanta 27 /
Udinese 26 / Palermo 25 / Genoa 24 / Sampdoria 24 / Carpi, Frosinone 19 /
Verona H. 14
Il Commento
Non sembra vero! Ma è così: è la vera, stupenda, nuda verità. Il Verona, o Hellas Veron
per chi è stretto osservante della tradizione, ha vinto. Ultima squadra europea che non ave-
va ancora vinto nei principali rispettivi tornei di calcio (questo bisogna dirlo), si è tolta al-
la fine quest'onta. Ed evviva, vinceremo il tricolor, come urlavano al termine della partita
i suoi sostenitori-fan incrollabili e meravigliosi. E' toccato a Pazzini togliersi questa soddi-
sfazione, dato che il Toni capocannoniere della passata stagione sembra non avere ormai
quasi più cartucce disponibili, sia per gli acciacchi infiniti e sia, quindi, per l'"età" vera
e propria (diciamo che ha fatto anche troppo). Ora è giunta, speriamo bene, l'ora di Paz-
zini. Poi il nuovo tecnico Del Neri ci sta mettendo del suo, non solo per i risultati positivi:
la squadra sembra in generale più motivata, e in certi momenti ricaricata. Solo che ora
sono necessari veri e propri filotti di vittorie, o non si va da nessuna parte e la B è dietro
l'angolo, purtroppo. Guardando le posizioni di classifica sopra la squadra veneta, oltre
a Carpi e Frosinone anche le squadre genovesi stanno zoppicando, soprattutto la Samp-
doria. Ma, si sa, i veneti non devono contare sulle disgrazie altrui, ma battersi da leoni
fino al termine, con la mentalità del "possiamo farcela". Vedere, come esempio, la forte
risalita del Bologna. Squadre in evidente calo sono invece l'Udinese e la stessa Atalanta
battuta, appunto, dal Verona. Altalenante è il Chievo, che comunque ha tutte le possibi-
lità e capacità per raggiungere la salvezza senza grossi patemi. Risalendo verso le grandi,
spicca la rimonta del Milan e l'insicurezza di un Inter, partita con ben altro spirito: si è
persa una marea di punti rispetto al duo Juve-Napoli, e lo stesso Mancini sembra aver
perso la bussola. Vedremo se la perderà anche contro l'Hellas Verona, sabato prossimo,
all'ora di pranzo.
Luciano Finesso
Risultati delle partite
Sassuolo 0 Frosinone 1 Empoli 1 Fiorentina 2 Verona H. 2
Roma 2 Bologna 0 Udinese 1 Carpi 1 Atalanta 1
Inter 1 Juventus 1 Lazio 0 Palermo 0 Sampdoria 2
Chievo 0 Genoa 0 Napoli 2 Milan 2 Torino 2
CLASSIFICA
Napoli 53 / Juventus 51 / Fiorentina 45 / Inter 44 / Roma 41 / Milan 39 /
Sassuolo, Empoli 33 / Lazio 32 / Bologna 29 / Torino 28 / Chievo, Atalanta 27 /
Udinese 26 / Palermo 25 / Genoa 24 / Sampdoria 24 / Carpi, Frosinone 19 /
Verona H. 14
Il Commento
Non sembra vero! Ma è così: è la vera, stupenda, nuda verità. Il Verona, o Hellas Veron
per chi è stretto osservante della tradizione, ha vinto. Ultima squadra europea che non ave-
va ancora vinto nei principali rispettivi tornei di calcio (questo bisogna dirlo), si è tolta al-
la fine quest'onta. Ed evviva, vinceremo il tricolor, come urlavano al termine della partita
i suoi sostenitori-fan incrollabili e meravigliosi. E' toccato a Pazzini togliersi questa soddi-
sfazione, dato che il Toni capocannoniere della passata stagione sembra non avere ormai
quasi più cartucce disponibili, sia per gli acciacchi infiniti e sia, quindi, per l'"età" vera
e propria (diciamo che ha fatto anche troppo). Ora è giunta, speriamo bene, l'ora di Paz-
zini. Poi il nuovo tecnico Del Neri ci sta mettendo del suo, non solo per i risultati positivi:
la squadra sembra in generale più motivata, e in certi momenti ricaricata. Solo che ora
sono necessari veri e propri filotti di vittorie, o non si va da nessuna parte e la B è dietro
l'angolo, purtroppo. Guardando le posizioni di classifica sopra la squadra veneta, oltre
a Carpi e Frosinone anche le squadre genovesi stanno zoppicando, soprattutto la Samp-
doria. Ma, si sa, i veneti non devono contare sulle disgrazie altrui, ma battersi da leoni
fino al termine, con la mentalità del "possiamo farcela". Vedere, come esempio, la forte
risalita del Bologna. Squadre in evidente calo sono invece l'Udinese e la stessa Atalanta
battuta, appunto, dal Verona. Altalenante è il Chievo, che comunque ha tutte le possibi-
lità e capacità per raggiungere la salvezza senza grossi patemi. Risalendo verso le grandi,
spicca la rimonta del Milan e l'insicurezza di un Inter, partita con ben altro spirito: si è
persa una marea di punti rispetto al duo Juve-Napoli, e lo stesso Mancini sembra aver
perso la bussola. Vedremo se la perderà anche contro l'Hellas Verona, sabato prossimo,
all'ora di pranzo.
Luciano Finesso
Lucianone
Ambiente /animali ed ecosistema - Le cicogne cambiano abitudini
4 febbraio '16 - giovedì 4th February / Thursday visione post - 11
Gli uccelli di otto Paesi spiati
con il Gps: molti si accontentano
del cibo che trovano nelle discariche
(da la Repubblica - 29/01/'16 - R2 L'Ambiente / Silvia Bencivelli)
La cicogna non migra più,
il viaggio finisce in città
Le cicogne stanno diventando sedentarie e non migrano più. Quello che le muoveva nel
viaggio prima dell'inizio dell'inverno, infatti, adesso lo trovano anche qui. Per la preci-
sione, nelle nostre discariche. Lo mostra una ricerca tedesca pubblicata sulla rivista
Science Advances, per la quale si sono seguiti settanta giovani esemplari di cicogna
bianca nati in Armenia, Grecia, Polonia, Russia, Spagna, Germania, Tunisia e Uzbe-
kistan, grazie a piccoli dispositivi dotati di Gps. - I risultati sono stati molto difformi,
ma segnalano l'inizio di un cambiamento importante: le cicogne starebbero imparan-
do a cibarsi dei rifiuti che trovano vicino alle industrie e ai margini delle città, quindi
non hanno più bisogno di affrontare lunghi viaggi pericolosi verso Sud. Ed è facile im-
maginare che sempre più spesso passeranno l'inverno con noi. Per i ricercatori, è un
ulteriore esempio di come alcune specie animali modifichino il proprio comportamen-
to a causa dell'influenza dell'uomo. Ma quali saranno le conseguenze a lungo termine
non lo sanno nemmeno loro.
La cicogna bianca, infatti, per antica tradizione, migrerebbe dall'Europa in Africa al-
l'inizio dell'inverno. a non migrerebbe tanto per il freddo, quanto per trovare il cibo,
che d'inverno qui è generalmente meno disponibile che d'estate. Cioè la cicogna non
emigra solo per istinto, come i cosiddetti "migratori obbligati": quelli che, come la
rondine, sono geneticamente programmati per modificare il proprio corpo in previ-
sione dell'arrivo dell'inverno, e partire. La cicogna migra per opportunità, alla ricer-
ca di cibo, seguendo il gruppo secondo abitudini apprese e rotte non regolari. Ma co-
me per tutti i migratori il viaggio è un'abitudine rischiosa, in cui il rischio di morire
è alto. Quindi non sorprenda scoprire che, poco alla volta, potendo farne a meno, i
gruppi di cicogne stiano imparando a muoversi su rotte sempre più brevi e a nutrir-
si dei rifiuti dell'uomo che trovano a portata di mano. Del resto, è quello che è capi-
tato anche al gabbiano reale, sempre più presente nelle nostre città.
Quello che però ha colpito i ricercatori è che la rinuncia alla migrazione è risultata
molto disomogenea. A dimostrare che il comportamento migratorio è tutt'altro che
fisso e immutabile, anzi. Infatti, mentre le cicogne di Russia, Polonia e Grecia sono
partite per il consueto lungo viaggio fino al meridione del continente africano, quel-
le di Spagna, Tunisia e Germania si sono fermate a nord del Sahara. Quelle armene
hanno fatto percorsi ancora più brevi, e le cicogne uzbeke non sono partite affatto.
Le cicogne che si sono fermate a nord del Sahara sono sopravvissute mangiando
immondizia, spiegano i ricercatori, nei fast food delle discariche umane. E le cicogne
uzbeke si pensa che abbiano a nutrirsi degli scarti dell'industria ittica, rendendo così
non più necessaria la tradizionale lunghissima migrazione fino ad Afghanistan e Pa-
kistan. - Tutto questo potrebbe sembrare una buona notizia per le cicogne, almeno
nell'immediato, ma in realtà presenta alcuni svantaggi. Lo ha spiegato alla Bbc il pri-
mo ricercatore Andrea Flack dell'Istituto di Ornitologia del Max Planck Institute:
"Per una cicogna una discarica è un bel posto, perchè ci trova un sacco di cibo. Ma
il rischio c'è: un boccone sbagliato ed è morta".
Continua... to be continued...
Gli uccelli di otto Paesi spiati
con il Gps: molti si accontentano
del cibo che trovano nelle discariche
(da la Repubblica - 29/01/'16 - R2 L'Ambiente / Silvia Bencivelli)
La cicogna non migra più,
il viaggio finisce in città
Le cicogne stanno diventando sedentarie e non migrano più. Quello che le muoveva nel
viaggio prima dell'inizio dell'inverno, infatti, adesso lo trovano anche qui. Per la preci-
sione, nelle nostre discariche. Lo mostra una ricerca tedesca pubblicata sulla rivista
Science Advances, per la quale si sono seguiti settanta giovani esemplari di cicogna
bianca nati in Armenia, Grecia, Polonia, Russia, Spagna, Germania, Tunisia e Uzbe-
kistan, grazie a piccoli dispositivi dotati di Gps. - I risultati sono stati molto difformi,
ma segnalano l'inizio di un cambiamento importante: le cicogne starebbero imparan-
do a cibarsi dei rifiuti che trovano vicino alle industrie e ai margini delle città, quindi
non hanno più bisogno di affrontare lunghi viaggi pericolosi verso Sud. Ed è facile im-
maginare che sempre più spesso passeranno l'inverno con noi. Per i ricercatori, è un
ulteriore esempio di come alcune specie animali modifichino il proprio comportamen-
to a causa dell'influenza dell'uomo. Ma quali saranno le conseguenze a lungo termine
non lo sanno nemmeno loro.
La cicogna bianca, infatti, per antica tradizione, migrerebbe dall'Europa in Africa al-
l'inizio dell'inverno. a non migrerebbe tanto per il freddo, quanto per trovare il cibo,
che d'inverno qui è generalmente meno disponibile che d'estate. Cioè la cicogna non
emigra solo per istinto, come i cosiddetti "migratori obbligati": quelli che, come la
rondine, sono geneticamente programmati per modificare il proprio corpo in previ-
sione dell'arrivo dell'inverno, e partire. La cicogna migra per opportunità, alla ricer-
ca di cibo, seguendo il gruppo secondo abitudini apprese e rotte non regolari. Ma co-
me per tutti i migratori il viaggio è un'abitudine rischiosa, in cui il rischio di morire
è alto. Quindi non sorprenda scoprire che, poco alla volta, potendo farne a meno, i
gruppi di cicogne stiano imparando a muoversi su rotte sempre più brevi e a nutrir-
si dei rifiuti dell'uomo che trovano a portata di mano. Del resto, è quello che è capi-
tato anche al gabbiano reale, sempre più presente nelle nostre città.
Quello che però ha colpito i ricercatori è che la rinuncia alla migrazione è risultata
molto disomogenea. A dimostrare che il comportamento migratorio è tutt'altro che
fisso e immutabile, anzi. Infatti, mentre le cicogne di Russia, Polonia e Grecia sono
partite per il consueto lungo viaggio fino al meridione del continente africano, quel-
le di Spagna, Tunisia e Germania si sono fermate a nord del Sahara. Quelle armene
hanno fatto percorsi ancora più brevi, e le cicogne uzbeke non sono partite affatto.
Le cicogne che si sono fermate a nord del Sahara sono sopravvissute mangiando
immondizia, spiegano i ricercatori, nei fast food delle discariche umane. E le cicogne
uzbeke si pensa che abbiano a nutrirsi degli scarti dell'industria ittica, rendendo così
non più necessaria la tradizionale lunghissima migrazione fino ad Afghanistan e Pa-
kistan. - Tutto questo potrebbe sembrare una buona notizia per le cicogne, almeno
nell'immediato, ma in realtà presenta alcuni svantaggi. Lo ha spiegato alla Bbc il pri-
mo ricercatore Andrea Flack dell'Istituto di Ornitologia del Max Planck Institute:
"Per una cicogna una discarica è un bel posto, perchè ci trova un sacco di cibo. Ma
il rischio c'è: un boccone sbagliato ed è morta".
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martedì 2 febbraio 2016
Sport - calcio / Serie A - 22^ giornata 2015/16
2 febbraio '16 - martedì 2nd February / Tuesday
Risultati delle partite
Atalanta 1 Carpi 1 Roma 3 Bologna 3 Chievo 0 Genoa 0
Sassuolo 1 Palermo 1 Frosinone 1 Sampdoria 2 Juventus 4 Fiorentina 0
Milan 3 Napoli 5 Torino 0 Udinese 0
Inter 0 Empoli 1 Verona H. 0 Lazio 0
CLASSIFICA
Napoli 50 / Juventus 48 / Fiorentina 42 / Inter 41 / Roma 38 / Milan 36 /
Sassuolo 33 / Lazio, Empoli 32 / Bologna 29 / Torino, Chievo, Atalanta 27 /
Palermo, Udinese 25 / Genoa 24 / Sampdoria 23 / Carpi 19 / Frosinone 16 /
Verona H. 11
Il Commento
continua... to be continued...
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Atalanta 1 Carpi 1 Roma 3 Bologna 3 Chievo 0 Genoa 0
Sassuolo 1 Palermo 1 Frosinone 1 Sampdoria 2 Juventus 4 Fiorentina 0
Milan 3 Napoli 5 Torino 0 Udinese 0
Inter 0 Empoli 1 Verona H. 0 Lazio 0
CLASSIFICA
Napoli 50 / Juventus 48 / Fiorentina 42 / Inter 41 / Roma 38 / Milan 36 /
Sassuolo 33 / Lazio, Empoli 32 / Bologna 29 / Torino, Chievo, Atalanta 27 /
Palermo, Udinese 25 / Genoa 24 / Sampdoria 23 / Carpi 19 / Frosinone 16 /
Verona H. 11
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Attualità / opinioni - Quando in Europa tornano i confini
2 febbraio '16 - lunedì 2nd February / Monday visione post - 5
La valanga dei rifugiati e i muri che non servono
(da 'La Gazzetta dello Sport' - 25/01/'16 - L'avventuroso / di Reinhold Messner)
Che sconfitta se adesso in Europa tornano i confini
Qui in Europa si respira sempre meno fiducia e sempre meno solidarietà. Scarseggia la
prima per quanto riguarda le banche, le istituzioni e, massimamente, per i politici. Come
se improvvisamente essi fossero tutti incapaci e, nello stesso tempo, tutti noi fossimo in
grado di giudicare ogni fatto con conoscenza di causa e addirittura di proporre anche le
ricette giuste per uscire dalle tante complicazioni dovute alla crisi e alla globalizzazione.
Ai cui effetti molti Paesi stanno reagendo nel modo più ridicolo: provare a chiudersi nei
propri confini. Anche a costo di distruggere il patto di Schengen. Sarebbe una pesante,
sconfitta per l'Europa che, se venissero ripristinati i confini fra le varie nazioni, rischia
davvero la catastrofe. Un passo indietro assurdo: come cercare di salvarsi da una valan-
ga chiudendosi in una tendina.
Intanto, poichè la valanga temuta è quella dei rifugiati, coloro che fuggono le guerre, la distruzione e la fame, alcuni Paesi i confini li chiudono anche fisicamente, costruendo
muri e lanciando un nuovo promettente business. Evidentemente la storia non insegna
molto. Questi muri, anche se sono tecnologici, sono ben poca cosa rispetto alla Grande
Muraglia cinese. Una gigantesca opera che però non fu sufficiente a fermare i mongoli.
Ma è più facile costruire un muro che esercitare la solidarietà. E i politici che, come la
cancelliera Merkel, hanno il coraggio di farlo rischiano di veder compromessa la pro-
pria carriera. Io sono stato anche solitario in montagna. Ma ci andavo perchè lì pote-
vo essere responsabile solo di me stesso. Nella vita sociale nessuno può fare da solo. E
in cordata la prima legge è la solidarietà.
Continua... to be continued...
La valanga dei rifugiati e i muri che non servono
(da 'La Gazzetta dello Sport' - 25/01/'16 - L'avventuroso / di Reinhold Messner)
Che sconfitta se adesso in Europa tornano i confini
Qui in Europa si respira sempre meno fiducia e sempre meno solidarietà. Scarseggia la
prima per quanto riguarda le banche, le istituzioni e, massimamente, per i politici. Come
se improvvisamente essi fossero tutti incapaci e, nello stesso tempo, tutti noi fossimo in
grado di giudicare ogni fatto con conoscenza di causa e addirittura di proporre anche le
ricette giuste per uscire dalle tante complicazioni dovute alla crisi e alla globalizzazione.
Ai cui effetti molti Paesi stanno reagendo nel modo più ridicolo: provare a chiudersi nei
propri confini. Anche a costo di distruggere il patto di Schengen. Sarebbe una pesante,
sconfitta per l'Europa che, se venissero ripristinati i confini fra le varie nazioni, rischia
davvero la catastrofe. Un passo indietro assurdo: come cercare di salvarsi da una valan-
ga chiudendosi in una tendina.
Intanto, poichè la valanga temuta è quella dei rifugiati, coloro che fuggono le guerre, la distruzione e la fame, alcuni Paesi i confini li chiudono anche fisicamente, costruendo
muri e lanciando un nuovo promettente business. Evidentemente la storia non insegna
molto. Questi muri, anche se sono tecnologici, sono ben poca cosa rispetto alla Grande
Muraglia cinese. Una gigantesca opera che però non fu sufficiente a fermare i mongoli.
Ma è più facile costruire un muro che esercitare la solidarietà. E i politici che, come la
cancelliera Merkel, hanno il coraggio di farlo rischiano di veder compromessa la pro-
pria carriera. Io sono stato anche solitario in montagna. Ma ci andavo perchè lì pote-
vo essere responsabile solo di me stesso. Nella vita sociale nessuno può fare da solo. E
in cordata la prima legge è la solidarietà.
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lunedì 1 febbraio 2016
Sport - calcio / Serie A - 21^ giornata 2015/16
1 febbraio '16 - lunedì 1st February / Monday visione post - 12
Risultati delle partite
Empoli 2 Fiorentina 2 Frosinone 0 Inter 1 Juventus 1 Lazio 4
Milan 2 Torino 0 Atalanta 0 Carpi 1 Roma 0 Chievo 1
Palermo 4 Sampdoria 2 Sassuolo 0 Verona H. 1
Udinese 1 Napoli 4 Bologna 2 Genoa 1
CLASSIFICA
Napoli 47 / Juventus 45 / Fiorentina, Inter 41 / Roma 35 / Milan 33 /
Sassuolo, Empoli 32 / Lazio 31 / Chievo 27 / Torino, Bologna, Atalanta 26 /
Palermo, Udinese 24 / Genoa, Sampdoria 23 / Carpi 18 / Frosinone 16 /
Verona H. 10
Il Commento con... le cifre
E' sempre più Napoli-Juve. Questo è ormai quello che si sente dire in giro. E non si può non essere d'accordo, sia per i risultati sempre più tondi, sia per la statura tecnica delle due squa- dre. Ma comunque quello che fa più impressione è la progressione di questo tandem micidia-
le da inizio campionato ad oggi. Vedere per credere: alla 6^ giornata, il Napoli aveva 9 punti
con il Milan; la Juve era a 5 punti seguita da Frosinone ed Empoli con quattro: dunque la
bianconera aveva dieci lunghezze dalle prime della classe (Inter e Fiorentina a 15 punti) e il
Napoli era a 6 lunghezze sotto. Sei giornate dopo, cioè alla 12^ giornata, lo svantaggio del-
la squadra azzurra si era ridotto a sole 2 lunghezze (Inter, Fiorentina 27, Napoli 25) mentre
la Juve aveva recuperato solo un punto (Juventus 18). Ma qui arriva il balzo della Vecchia
(mica tanto!) Signora, che dalla giornata 12 alla giornata 17 incamera 15 punti, con cinque
vittorie di fila e da 18 punticini arriva a una quota elevata di 33, portandola a 3 sole lunghez-
ze dalla prima solitaria Inter a quota 36. Nel frattempo il Napoli aveva raggiunto la Fioren-
tina (35) e a un solo passo dai nerazzurri. Poi sappiamo che dalla 17^ giornata ad oggi (21)
è stato tutto un tripudio di Napoli-Juve e, salvo improbabili autolesionismi o incidenti infer-
mieristici (vedi in parte Hellas Verona), lo scudetto si dovrebbe giocare unicamente tra que-
sti due giganti. Osservazioni personali: prima non avrei dato nessuna chance a una Juve
derelitta là a metà classifica, mentre del Napoli avevo sempre avuto massimo rispetto (so- prattutto per quel Higuain in più che si ritrova); adesso vedo la Juve favorita leggermen-
te sul Napoli, per una questione di difesa che mi sembra più registrata, reattiva e coperta
(quella dei bianconeri). Ma tutto chiaramente può ancora succedere, da qui a fine maggio.
Giusto?
Luciano Finesso
Lucianone
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