6 febbraio '16 - venerdì 6th February / Friday visione post - 14
Ricerca Usa: "L'isolamento è la malattia del nostro secolo.
Due volte più grave dell'obesità, aumenta la mortalità del 14%"
(da la Repubblica - 14/03/'15 - Lo studio / Enrico Franceschini - Londra)
Cent'anni di solitudine nell'era
dei social network: non abbiamo più amici
Cent'anni di solitudine. E' il titolo del più famoso romanzodi Gabriel Garcia Marquez.
Ma è anche una malattia della nostra era, forse "la" malattia del ventunesimo secolo: il
secolo della rivoluzione digitale, degli smart phone, dei social network, delle chat, dei
messaggini, di Instagram, dei videogames giocati in collettivo online, cioè di tutto quello
che ci da la sensazione di essere in contatto con il prossimo ma che di fatto contribuisce
a isolarci nel chiuso delle nostre case, delle nostre vite. Passiamo sempre più tempo in compagnia di presunti amici o di perfetti sconosciuti nella realtà virtuale e di fatto sem-
pre più tempo da soli nella nostra esistenza reale. Questo etra un fatto noto. Sapevamo
o perlomeno sospettavamo che fosse un malessere sociale. Adesso sappiamo che è una
vera e propria malattia. - Ce lo comunica una grande indagine scientifica, condotta su
un campione di tre milioni di persone e pubblicata sulla rivista Perspectives in Psycho-
logical Sciences, dfi cui il Times e altri giornali britannici hanno anticipato ieri le con-
clusioni. E' un rapporto quanto mai allarmante: la solitudine, affermano gli scienziati
della Brigham Young University, l'università dello Utah che ha condotto la ricerca,
rappresenta una minaccia alla salute simile all'obesità. Per la precisione, due volte
più grave dell'obesità: le persone che soffrono di solitudine, riporta lo studio america-
no, hanno infatti un "rischio di mortalità" del 14 per cento più alto rispetto alla me-
dia. L'aumento del rischio provocato dall'obesità è del 7 per cento. Quello causato
dall'estrema povertà, per avere un termine di paragone, del 19 per cento. In pratica
si può dire che vivere soli accorcia la vita. E ciò vale, afferma la ricerca Usa, sia per
coloro che vivono male la propria solitudine, sia per chi imbocca la solitudine come
scelta e apparentemente è felice di stare per i fatti propri. "Solitudine e isolamento
possono apparire come due condizioni differenti", osserva il professor Julianne Holt-
Lunstad, che ha diretto l'indagine, "ma non è così. Ci può essere una persona circon-
data di gente che si sente lo stesso molto sola. altri possono isolarsi deliberatamente
perchè preferiscono stare soli. L'effetto sulla longevità, tuttavia, è lo stesso per l'uno
e per l'altro caso". Un effetto paragonabile ai danni dell'obesità, ammonisce il rap-
porto, e che perciò le autorità sanitarie devono esaminare molto seriamente: "L'im-
patto delle relazioni sociali sulla salute è enorme", avverte lo studioso.
L'indagine non si limita a segnalare il problema, ne fotografa anche le dimensioni,
facendo squillare un secondo, ancora più sonoro campanello d'allarme: da quando
il fenomeno viene analizzato, ovvero da quando esistono statistiche in merito, non
ci sono mai state tante persone che vivono in solitudine come accade oggi.
"Stiamo vivendo al più alto tasso di solitudine della storia umana ed è un dato che
si riscontra in tutto il pianeta", dice il dottor Tim Smith, co-autore della ricerca.
"Il mondo dell'era digitale, precisa, è di fronte a una vera e propria "epidemia"
di solitudine, lo stesso termine che viene normalmente usato per descrivere la di-
lagante diffusione dell'obesità". Per certi versi, le due malattie vanno a braccetto:
mangiamo troppo e stiamo troppo soli.
Difficile non immaginare un adolescente che ingurgita fast food chiuso nella sua
stanza collegato a un computer o a un tablet o a uno smart phone o a tutti e tre
gli strumenti contemporaneamente. Ma non è un problema soltanto dei giovani,
tenuto conto che la categoria di età che gioca di più ai videogames è la fascia dai
25 ai 40 anni e che fra gli anziani la solitudine è così cresciuta che per fare loro
compagnia bisogna ricorrere alle badanti a pagamento. Dopo millenni di coesio-
ne sociale, il genere umano sta dunque vivendo i suoi "cent'anni di solitudine" e
non è chiaro se ci sia una medicina in grado di curare questa malattia dell'uomo
contemporaneo.
Lucianone
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