sabato 27 febbraio 2016

Riflessioni - I vecchi e la morte (programmata) / Ma non era una crisi "di sistema"?

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27 febbraio '16 - sabato              27th February / Saturday              visione post - 17

Ormai vegliardo, al termine di una vita luminosa e fervida (è uno dei maestri del-
l'astrattismo italiano), Eugenio Carmi ha scelto di morire in Svizzera, nel giorno
del suo novantaseiesimo compleanno, dopo avere spiegato ai quattro figli che pre-
feriva essere lui, non il suo cancro, a decidere quando e come congedarsi.    Ma il
giorno prima dell'addio, senza interventi esterni, Carmi è morto motu proprio, bef-
fando le proprie stesse disposizioni.
Conoscendolo. ho potuto sorridere del suo finale stoico  e  al tempo stesso spiritoso.
Mi è tornato in mente il capo indiano del "Piccolo Grande Uomo", che presagendo
la fine si fa portare dal nipote (Dustin Hoffman) in cima a una montagna per lasciar-
si morire. All'opposto di Carmi, inopinatamente il vecchio si alza dal suo giaciglio di
commiato e sentenzia: oggi non è un buon giorno per morire, riportatemi a casa. In
entrambe le storie, quella vera e quella finta, la morte non è orrore e scompiglio, ma
un silenzioso mistero da affronatre senza schiamazzi. Chissà perxhè questo voler mo-
rire, che è anche un saper morire,  viene giudicato dagli zelanti un atto di arroganza.
Quando  è  invece  l'umiltà - la coscienza della fine - a circondare  quei morenti  così
composti, così a noi fraterni. Ti abbraccio, caro Carmi, e con te tutti coloro che si af-
(da la Repubblica -  19/02/'16  -  L'amaca / Michele Serra)     

Ma non si era detto, otto anni fa (quando la immobiliare rivelò che il mondo
si reggeva sulla compravendita dei debiti pubblici e privati, ovvero su un vuoto tra-
vestito da pieno), che la crisi era "di sistema"? Che il cedimento non era passeggero,
ma strutturale? Che in troppi eravamo vissuti al di sopra delle nostre possibilità? Che
niente sarebbe stato più come prima? Sì, ce lo ricordiamo benissimo: si era detto pro-
prio così.
E allora perchè mai la Borsa dovrebbe  per forza tornare ai livelli degli anni d'oro, i
debiti, anche i più incalliti, evaporare, il Pil lievitare, l'economia ripartire al galoppo,
la crisi sparire? Perchè questa rinnovata meraviglia su un tonfo che era stato valutato
senza risalita? Ci dev'essere un "pensiero magico" che impedisce di prendere atto del-
la paurosa fragilità di un sistema nel quale il lavoro non vale più una cicca, la produzio-
ne mondiale di beni ammonta a circa un settimo della ricchezza finanziaria, il risparmio
è solo un gruzzolo virtuale in balia di videate ondeggianti che affastellano numerini (mi-
ca pane o coperte di lana: numerini). Gli econimisti capiscono un sacco, ovviamente. Ma
non mi sorprenderebbe  scoprire  che un economista, senza rendere pubblica la notizia,
abbia messo patate in cantina, legna in legnaia, riso e farina in dispenza, e qualche ban-
conota sotto il materasso.
(la Repubblica - 12/02/'16  -  L'amaca / Michele Serra)

Lucianone

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