martedì 27 dicembre 2016

sport - calcio / Serie A - 18^ giornata - 2016/17

27 dicembre '16 - martedì                   27th December / Tuesday               visione post - 17

RISULTATI delle partite
Atalanta   2     Inter    3     Cagliari     4     Fiorentina   3     Palermo   1     Roma     3
Empoli      1     Lazio   0     Sassuolo   3     Napoli         3     Pescara    1     Chievo   1

Sampdoria   0     Torino    1         Crotone       Bologna  
Udinese       0      Genoa   0         Juventus  e  Milan       mercoledì 8 febbraio

CLASSIFICA

Juventus   42  /   Roma   38  /   Napoli   35  /   Lazio   34  /   Milan   33  /
Atalanta   32  /   Inter   30  /   Torino   28  /   Fiorentina   27  /   Udinese, Chievo   25  /
Genoa, Sampdoria, Cagliari   23  /   Bologna   20  /   Sassuolo   17  /   Empoli   14  /
Palermo   10  /   Crotone, Pescara   9


 Lucianone

lunedì 19 dicembre 2016

SPORT - calcio / Serie B - 19^ giornata 2016/17

19 dicembre '16 - lunedì               19th December / Monday               visione post - 31

RISULTATI delle partite
Trapani       1     Bari         2     Cittadella     1     Latina    1     Novara     3     Pro Vercelli   3     
Frosinone   4     Avellino   1     Pisa             0     Brescia   1    Cesena    1     Spal               1

Salernitana   1     Spezia     2     Ternana   1     Benevento    0     Verona H.    1
Carpi             2     Perugia   1     Vicenza   2     Ascoli           0     Entella        0

CLASSIFICA
VeronaHellas   37  /   Frosinone   35  /   Benevento   33  /   Spal   32  /   Cittadella, Carpi   31 /
Perugia   29  /   Bari   27  /   Entella, Spezia   26  /   Novara   25  /   Ascoli, Brescia   23  /   
Salernitana, Latina, Pro Vercelli, Vicenza   21  /   Pisa, Ternana   20  /   Cesena   19  /
Avellino   17  /   Trapani   12

 

Lucianone

Riflessioni - In Italia solo leader politici divisivi? Sembra di sì!

19 dicembre '16 - lunedì               19th December / Monday                   visione post - 13


Condivido quello che ha detto dalla Gruber, a proposito di Renzi, l'editorialista del
"Fatto quotidiano" Antonio Padellaro.  Ha detto (riassumo) che un vero leader do-
vrebbe unire un Paese, non spaccarlo in due. Vero, il grande difetto di Renzi è esat-
tamente quello, la sua incapacità caratteriale e politica  di portare a sintesi punti di
vista differenti.
Subito dopo, però, mi sono chiesto quali sono, in Italia, i leader non divisivi. Quelli
che uniscono il Paese, quelli che portano a sintesi, eccetera. Berlusconi?    Nessuno
nella storia italiana (forse solo il nefasto Benito) ha saputo dividere gli italiani quan-  
to lui.  Beppe Grillo?  E' il paradigma vivente  della spaccatura: lo schema politico
M5S contro resto del mondo. cristallizza il rozzo bipolarismo amico/nemico, "io ho
ragione, tutti gli altri affanculo". Matteo Salvini? E' uno che vive solo di bianchi e 
di neri, di applausi e di fischi: i grigi non sono contemplati. A meno di candidare a 
Palazzo Chigi il Papa (comunque malvisto dai cattolici tradizionalisti) o Andrea
Camilleri (comunque malvisto dagli autori di noir meno fortunati) di leader "non
divisivi" non se ne vede l'ombra. Forse lo era Enrico Letta: non ha avuto fortuna.
Viene un sospetto, del quale rendo partecipe anche Padellaro: non sarà che abbia-
mo leader divisivi perchè dividerci è la sola forma di identità politica alla nostra
portata?
(Da la Repubblica - 26/10/'16 - L'AMACA - Michele Serra)

Lucianone

domenica 18 dicembre 2016

Ultime notizie - dall'Italia e dal Mondo / Latest news

19 dicembre '16 - lunedì                   19th December / Monday                visione post - 14

BERLINO
Camion su un mercatino di Natale: nove morti, cinquanta feriti / Rivendica l'Isis
Berlino come il 14 luglio scorso a Nizza, un altro camion si è schiantato sulla folla, questa volta del mercatino natalizio di Breitscheidplatz: ha ucciso 9 persone e ne ha ferite una cinquantina. È successo nei pressi della Chiesa del Ricordo che, con la sua guglia spezzata, commemora le distruzioni belliche, nella zona del viale Kurfuerstendamm. «Al momento non voglio usare la parola attentato anche se molti indizi lo indicano» dice il ministro dell’Interno tedesco Thomas de Maizière alla tv pubblica Ard. «Lasciamo il tempo agli investigatori di completare il loro lavoro, non avremo pace finché non avremo chiarito tutto». 

ANKARA - Turchia
Ucciso l'ambasciatore russo in Turchia, in un attentato di matrice islamista
L'aggressore urla: "Noi moriamo ad Aleppo, tu muori qui" / Ucciso dalla polizia
Una raffica di spari alle spalle, poi le urla inneggianti ad Allah: «Noi moriamo ad Aleppo, tu muori qui». L’ambasciatore russo in Turchia, Andrei Karlov, viene ucciso da almeno 8 colpi di pistola, sparati da un poliziotto turco di 22 anni, Mevlut Mert Altintas, durante l’inaugurazione di una mostra fotografica ad Ankara, dove era entrato mostrando il suo regolare tesserino di agente. Nella sparatoria, vengono ferite almeno altre 3 persone. Le forze speciali turche intervengono con un blitz, in cui il killer viene ucciso a sua volta. Un clamoroso omicidio in diretta, davanti alle telecamere e agli occhi di decine di invitati, che rischia di avere pesanti ripercussioni sui rapporti tra Turchia e Russia, da poco ricuciti dopo l’abbattimento del jet di Mosca al confine siriano nel novembre 2015. Dopo l’agguato, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha subito chiamato il suo omologo russo Vladimir Putin. Ankara condanna il «vile atto terroristico». «Non permetteremo che questo attacco oscuri l’amicizia tra Turchia e Russia», assicura il ministero degli Esteri. Poco prima, confermando la morte dell’ambasciatore, Mosca aveva parlato di «un giorno tragico per la diplomazia russa». 

ITALIA - Politica
Salvini apre al Mattarellum insieme al Pd: "Potrebbe diventare legge in 15 giorni"

ITALIA - Economia
Boom dei voucher: +32%
Il governo: "Siamo pronti a ripensare le norme

Italia - METEO 
Torino si sveglia sotto la prima neve / domani revocato lo stop delle auto



Lucianone


SOCIETA' - Stati Uniti / La vittoria di TRUMP e il ritorno delle spose silenziose

18 dicembre '16 - domenica              18th December / Sunday               visione post - 21

Le americane della classe media impoverita
hanno votato per Donald Trump.
Una giornalista che conosce bene gli Stati Uniti spiega
perchè lì molte donne continuano a preferire una vita
in seconda fila. 

(Da "Grazia" - 23 nov. 2016 - di Maria Latella / Testo raccolto da Marina Speich)
Il ritorno delle spose silenziose
Come mai  così tante donne americane  hanno votato per Donald Trump, nonostante la misoginia
del tycoon, le sue frasi sessiste, le accuse di molestie di cui è stato investito? Provo a capirlo con
voi attingendo a un'esperienza personale . La primavera scorsa, per più di due mesi, ho insegnato
negli Stati Uniti all'istituto di Politica dell'università di Chicago.  I miei studenti erano molto prepa-
rati, interessati alla politica. Nessuno voleva votare Trump, ma molti erano sostenitori del candida-
to democratico Bernie Sanders.    Al termine del mio ciclo di lezioni, alcuni ragazzi mi dissero:
"Noi siamo per Sanders, ma se non vincesse le primarie, qualcuno potrebbe votare Trump". Mi
stupì, perchè tra i due aspiranti candidati c'era un abisso. Ma ciò che mi colpì di più , fu una ra-
gazza originaria dell'Ohio, uno Stato con grandi problemi di deindustrializzazione: lei, mi spie-
gò, non avrebbe mai votato per Hillary Clinton.e stimolante,
Vi racconto questo aneddoto perchè è la dimostrazione che anche in un ambiente molto giovane
e stimolante, c'erano studentesse che non avevano proprio nessuna intenzione di eleggere la can-
didata democratica, da sempre vicina alle donne. Perchè, allora, nonostante tutto ciò che è emer-
so dalla campagna elettorale di Donald Trump, molte  l'hanno votato? Ci sono almeno
tre ragioni.  La prima riguarda soprattutto quelle che vivono nelle aree più rurali, che provano no-
stalgia per la società degli Anni 50, dove le donne "stavano al loro posto". Una sconfitta del fem-
minismo? Direi di sì.  Sono quelle che pensano: "Perchè ti devi dannare per cercare un lavoro o
fare carriera Quando si stava molto meglio un tempo, quando c'era un uomo che pensava a te e
 ti proteggeva?". Sono forse le donne più insicure, stanche di combattere, che preferiscono  che
 lo stipendio lo porti a casa solo il maschio. Quelle a cui ha sempre fatto effetto la frase di Trump:
"Io ti piaccio perchè ti proteggo".
La seconda ragione è forse la più forte: se vivi nell'America profonda, dove intorno a te vedi solo
le conseguenze della crisi economica, dai la tua fiducia a chi ti promette una rottura radicale e non certo a chi ti propone lo status quo, come Clinton.  La terza ragione ha a che fare  con il fatto  che
Donald Trump è stato per dieci anni il signore di un reality, The Apprentice.    E questa immagine
televisiva e il potere mediatico del tycoon si sono visti anche quando Trump ha annunciato la sua
candidatura, scendendo  le scale  della sua Trump Tower, con la moglie Melanie, ovviamente  un
passo indietro.  -  Ma c'è anche un altro motivo per cui le donne americane hanno votato il miliar-
dario: il "fattore Ivanka".  Stiamo parlando  della figlia prediletta di Trump, che incarna perfetta-
mente il ruolo di mamma, figlia, moglie, anche sottomessa come dimostra la sua conversione alla
religione del consorte, l'ebraismo. Che Ivanka sia un'imprenditrice è secondario: quello che conta
è aver messo al primo posto la famiglia.  La moglie di Trump Melania, poi, rappresenta un model-
lo "riposante" per molte americane: è la donna che va in tv e poi sposa l'uomo ricco.  L'idea di di-
ventare un avvocato ambizioso, come Hillary, che passa la vita a studiare, è tutta un'altra storia.
Certo, solo una parte delle americane la pensa così.  Ma qui parliamo non di quelle  che vivono
nelle grandi città ma dell'America della classe media. -  Insomma, la misoginia o il sessismo di
Trump non è stato negato da nessuno, ma è stato secondario: era molto più importante l'immagi-
ne di un'America più tranquilla e meno lacerata dalla crisi che ha promesso.

Lucianone

sabato 17 dicembre 2016

Appuntamenti - FESTIVITA' >>> Dicembre/Gennaio

17 dicembre '16 - sabato                 17th December / Saturday             visione post - 17

VAL GANDINO  (BG)
Il Natale è di casa in Val Gandino
Il colore e il calore di momenti unici. Le Cinque terre della Val Gandino confermano
un'invidiabile vitalità, proponendo un ricco carnet natalizio. "Centro di gravità perma-
nente" sarà la Casa Bergamasca di Babbo Natale che, anche quest'anno, ha scelto Gandino
per accogliere i bambini.  La sua Casa Bergamasca sarà aperta  sino al 27 Dicembre (dalle
14 alle 18 sabato e festivi, ma anche lunedì 26 e martedì 27 dicembre). - I bambini potranno
consegnare la letterina, creare addobbi, scoprire le stanze segrete, ricevere un dono e salu-
tare gli animali della fattoria, visitare il vicino "Museo dei Presepi", con centinaia di rico-
struzioni della Natività.

VALBONDIONE (BG)
Dal Presepe vivente alle sculture di neve
Il calendario invernale è ricco di eventi a Valbondione, in alta Valseriana.
Due incontri speciali per tutti i bambini, ma anche per gli adulti.
Durante il periodo natalizio è possibile godere del suggestivo giro
"In calesse per le vie del paese", nei giorni 30 dicembre e 4 gennaio, 
dalle 15 alle 18.  -
Uno degli eventi più importanti del paese e della zona è il "Presepe Vivente"
con la tradizionale rappresentazione della natività e degli antichi mestieri, 
rievocati lungo le vie e nelle dimore dell'antico borgo di Fiumenero, possibile
grazie alla preziosa collaborazione di 200 comparse.  L'apertura del presepe
è prevista per Venerdì 30 dicembre dalle ore 20,30 alle 23, Venerdì 6 gennaio
dalle ore 20,30lle 23 e sabato 7 gennaio dalle 15 alle 18; ingresso e parcheggi
gratuiti e servizio bus navetta da Valbondione.
Visto il successo riscosso lo scorso anno, si è deciso di riproporre anche "Giass
e Nef, sculture di neve a Valbondione", dal 3 al 5 gennaio 2017; durante queste 
giornate 5 coppie di artisti scolpiranno per le vie del paese cinque grandi bloc-
chi di neve sul tema della magia e dell'incanto dalle ore 10 del 3 gennaio fino al-
le ore 11 del 5 gennaio.   Le premiazioni avverranno martedì 5 gennaio alle ore
14 presso la sala Polifunzionale di Valbondione.

Lucianone


giovedì 15 dicembre 2016

SPORT - calcio / Serie B - 18^ giornata 2016/17

15 dicembre '16 - giovedì                15th December / Thursday                 visione post - 11

RISULTATI delle partite
Pisa   0     Ascoli   2     Avellino      1     Carpi       1    Cesena        3     Frosinone     1
Bari    0     Latina   2     Benevento   1     Ternana   1    Cittadella     0     Salernitana   3

Perugia         1     Spal      2     Vicenza   1     Entella    2     Brescia   0
Pro Vercelli   0     Spezia   1     Verona    0     Trapani   2      Novara   0



Lucianone

Spettacoli - Parigi: ritorno al Bataclan con STING

15 dicembre '16 - giovedì                   15th December / Thursday                visione post - 15

Un anno dopo la strage islamista, il teatro parigino
ha riaperto sulle note di Sting. E qui una giornalista
racconta l'emozione di una serata a fianco di chi ha
vissuto l'orrore, ma è tornato.

(da 'Grazidisteso a terra, a' - 23 nov. 2016 - Emanuela Mastropietro / PARIGI)
Eravamo un solo cuore al Bataclan
La sala del Bataclan sa di nuovo, nell'aria c'è odore di vernice fresca. Tutto è stato rifatto:
il pavimento, che il 13 novembre 2015 si era trasformato in una pozza di sangue; il bancone
del bar affacciato sulla platea, dietro al quale decine di spettatori si erano rifugiati durante 
la carneficina; gli affreschi sui muri, che Aurélien, cuoco parigino, si era ritrovato davanti
agli occhi mentre, si fingeva morto per evitare le sventagliate di mitra. Sabato scorso, 12 no-
vembre, Aurélien ha trovato la forza di tornare al Bataclan insieme con tanti altri superstiti
del massacro e a centinaia di familiari e amici delle 90 vittime cadute sotto i colpi  di tre ter-
roristi islamisti. Sul palco non ci sono gli Eagles of Death Metal come quella tragica sera.
Questa volta c'è Sting. L'artista britannico, il primo a esibirsi nel teatro rimesso a nuovo, 
chiude gli occhi, domanda un minuto di silenzio. "Siamo qui per ricordare i morti e celebra-
re la vita", esordisce l'ex leader dei Police. "Non li dimenticheremo mai". Sonpo le 21,06, le
note di Fragile risuonano nella sala. Da giorni Parigi si preparava a riaprire il Bataclan con sentimenti contraddittori: l'emozione di celebrare  il primo anniversario  di quel 13 novem-
bre che ha cambiato il volto della Francia; il timore di riacutizzare un dolore tenutoi sotto
controllo dalla volontà di continuare a vivere come prima.
Sabato, il quartiere del Bataclan è già in effervescenza di prima mattina. La polizia ha or-
ganizzato posti di controllo. Davanti alla sala si accendono lumini, la gente depone fiori e
messaggi d'affetto.  Sting atterra a Parigi con un jet privato proveniente da New York. Lo
accompagna la moglie Trudie Styler, che lo filmerà per tutti i 91 minuti del concerto, sedu-
ta accanto all'amica attrice Charlotte Rampling. Non è ancora buio quando i primi spetta-
tori  (ne sono attesi 1500)  si mettono in fila.  I controlli  sono minuziosi, l'attesa sotto  una
pioggia battente molto fastidiosa, ma nessuno si lamenta.  C'è  chi  si  guarda  intorno, chi 
scambia due parole con il vicino. Come l'uomo visibilmente teso che confesa di volersi se-
dere allo stesso posto occupato un anno fa, la poltrona numero 8. O la madre di una delle vittime che racconta d'aver visitato la sala durante la ristrutturazione per prepararsi allo
shock. Nel caffè adiacente al teatro, un gruppo di psicologi è a disposizione di chi potreb-
be essere sopraffatto dallo stress. Una ventina di persone, a fine spettacolo, chiederà il lo-
ro intervento.  Alle 19,13  si spalancano finalmente le porte.  A sorpresa, c'è anche Jesse 
Hughes, il leader degli Eagles of Death Metal. La direzione del Bataclan fa sapere che non
è il benvenuto: non gli ha perdonato d'aver insinuato in un'intervista che i terroristi si era-
no avvalsi della complicità del servizio d'ordine.  Hughes  ha poi smentito  di aver tentato
d'entrare nel teatro: "Volevo solo vederlo aperto". 
La sala si riempie in fretta, nelle prime file  spicca  il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo.  Il 
presidente Francois Hollande ha preferito rinunciare: temeva che lo accusassero di sfrut-
tare l'occasione in periodo pre-elettorale.
Sting entra in scena senza farsi annunciare. Appena sfiora le corde della sua chitarra, una
salva di "bravo" scalda l'atmosfera. L'artista che si esibisce gratuitamente  (gli incassi so-
no stati devoluti alle associazioni in difesa delle vittime), non si risparmia: presenta 17 bra-
ni, tra vecchi successi e le canzoni del nuovo album, 57th & 9th. Per un'ora e mezza si bal-
la, si canta a squarciagola. Quando si riaccendono le luci, molti spettatori si stringono in
lunghi, commoventi abbracci.   Prima di andarsene, qualcuno lancia  sul palco  una rosa 
bianca, immacolata. Dopo tanto sangue, al Bataclan è tornata la vita.
Lucianone

lunedì 12 dicembre 2016

SPORT - calcio / Serie A - 16^ giornata 2016/17

12 dicembre '17 - lunedì                 12th December / Monday                 visione post - 16

RISULTATI delle partite
Crotone    2     Sampdoria   1      Cagliari   0      Atalanta   1     Bologna   0     Palermo   0 
Pescara     1     Lazio            2     Napoli      5     Udinese    3     Empoli     0     Chievo     2

Torino       1     Inter      2     Fiorentina    2     Roma   1
Juventus   3     Genoa   0     Sassuolo     1      Milan   0

CLASSIFICA
JUVENTUS   39  /   Roma   35  /   Milan   32  /   Lazio, Napoli   31   /  Atalanta   28  /
Fiorentina   26  /   Torino   25  /   Inter   24  /   Chievo, Sampdoria   22  /   Udinese   21  /
Cagliari, Genoa   20  /   Bologna, Sassuolo   17  /   Empoli   11  /   Crotone   9  /
Pescara   8  /   Palermo   6




Lucianone

venerdì 9 dicembre 2016

SPORT - calcio / Serie B - 17^ giornata 2016/17

9 dicembre '16 - venerdì                 9th December / Friday                visione post - 17

RISULTATI DELLE PARTITE
Trapani   0       Avellino   1     Bari              2     Cittadella   1     Latina     1     Novara    2
Carpi        1     Ascoli      2     Salernitana   0     Spal           2      Entella   1     Vicenza   1

Pro Vercelli     0     Spezia       0     Ternana   1      Verona H.   2     Benevento    2
Pisa               0     Frosinone   0     Brescia    0     Perugia      2      Cesena        1

CLASSIFICA
Verona H.   34  /   Frosinone   32  /   Benevento   31  /   Spal   29  /   Cittadella   28  /
Carpi   27  /   Perugia   26  /   Entella   25  /   Bari, Spezia   23  /   Novara, Brescia   21  /  
Pisa, Latina, Ternana   19  /   Ascoli, Salernitana, Pro Vercelli   18  /   Avellino, Cesena   16  /
Vicenza   15  /   Trapani   11



Lucianone

martedì 6 dicembre 2016

Società - Referendum sulla riforma della Costituzione: analisi dei risultati e conseguenze future

6 dicembre '16 / martedì                  6th December / Tuesday             visione post - 6


(da 'La Stampa' - 5 dicembre '16 - di Maurizio Molinari)
LA SPALLATA DEL POPOLO DELLA RIVOLTA
Con un'affluenza massiccia e una percentuale schiacciante di "No" l'elettorato 
ha svelato l'esistenza nel nostro Paese di un popolo della rivolta che ha bocciato 
la riforma della Costituzione, il presidente del Consiglio e l'establishment di go-
verno.  -  Il quesito referendario ha coagulato attorno a sè il movimento di pro-
testa che si era già manifestato in occasione delle elezioni amministrative ed ora
si presenta maggioritario nel Paese.  Tentare di ridurre tale espressione di scon-
tento collettivo  - presente in ogni area geografica - a sostegno di questa o quella 
forza politica sarebbe l'errore più grande.
A votare "No" sono state le famiglie del ceto medio disagiato, impoverito dalla 
crisi economica, senza speranze di prosperità e benessere per figli e nipoti. Sono
stati i giovani senza lavoro, gli operai che si sentono minacciati dai migranti e gli 
stipendiati a cui le entrate non bastano più. E' un popolo della rivolta espressio-
ne dello stesso disagio che in Gran Bretagna ha prodotto la Brexit, negli Stati Uni-
ti ha portato alla Casa Bianca Donald J. Trump ed ora coglie un successo nell'Eu-
ropa continentale che fa cadere il governo di uno Stato fondatore dell'Ue.   
Le dimissioni di Matteo Renzi e del suo esecutivo evidenziano la necessità da parte
dei successori di dare in fretta risposte chiare alle crisi all'origine della protesta del
ceto medio.  Serve  un nuovo welfare per le famiglie in difficoltà, una ricetta per ri-
mettere in moto la crescita  ed una formula  per integrare i migranti: più tarderan-
no, più il movimento di protesta crescerà innescando un domino di conseguenze
imprevedibili. Per far ripartire l'Italia non basta un nuovo governo: bisogna rispet-
tare il popolo della rivolta e rispondere alle sue istanze.

Lucianone

domenica 4 dicembre 2016

Ultime notizie >>> dall'Italia / Latest news >> from Italy

5 dicembre '16 - lunedì                5th December / Monday                    visione post - 24

POLITICA E SOCIETA'  - Italia
REFERENDUM: la sconfitta di Matteo Renzi 
Renzi annuncia le dimissioni da primo ministro / Tutto il popolo del NO 
esulta, ma le piazze sono pressochè deserte
IL RACCONTO
Ecco l'Italia che ha detto NO: gli invisibili che non credono più ai leader. E' stato
un voto anti-establishment, ha vinto la gente che non si fida più. Sarà difficile per
qualunque leader trasformare la protesta in consenso.
ROMA -
La vittoria c’è ma i vittoriosi dove sono? Li si è cercati per tutto il giorno a Roma, e per il semplice gusto della conferma: non li si sarebbe trovati. Non fino a notte, in nessuna piazza, non c’era una sede di comitato o di partito, non c’erano luoghi di fermento al Testaccio o alla Garbatella né tantomeno in centro, già festival di luminarie ed esultanze per il derby che uscivano dalle birrerie. 
E invece - e non è nemmeno un paradosso - di sconfitti se ne trovavano, qua e là, dentro le loro trincee novecentesche, le stanze del Partito democratico al Nazareno, quelle del Comitato per il Sì a piazza Santi Apostoli, dove erano stati costruiti il successo e la breve vita dell’Unione di Romano Prodi; posti di attesa classica, dove a sera sarebbero arrivati i leader per i commenti all’impiedi a beneficio di questa o quella emittente televisiva, e il distacco è lì che appare in tutta evidenza. È una rivoluzione - piccola o grande lo dirà il tempo - senza manifestazioni oceaniche, senza popolo dietro a capopopolo, senza casematte attorno a cui radunarsi: e quanto aveva ragione Beppe Grillo quando anni fa, all’inizio dell’avventura a cinque stelle, lo chiamavano a casa cercando il segretario del Movimento e lui gli passava il figlioletto Ciro. È la sostanza stessa che non è richiesta: ieri Roma e il resto d’Italia sono state percorse e scosse dal complotto delle matite, sequel del complotto delle lavatrici denunciato dal sindaco Virginia Raggi, e di tanti altri complotti delle banche, delle lobby, della finanza, della Nasa, di grandi mostri calati sulle nostre teste ad avvelenare i pozzi.  
Le notizie infatti ci spingevano verso Castelnuovo di Porto, dove si tiene lo spoglio dei voti degli italiani all’estero, e dove quelli del Comitato per il No erano rimasti fuori, intanto che all’interno - spiegavano - si stavano consumando irregolarità fino al broglio; e poi alla scuola Garrone di Ostia, dove un insegnante denunciava, centesimo o millesimo di giornata, la truffa delle matite copiative, i cui segni su un foglio bianco venivano via con una gomma. E non c’era verso di spiegare che le matite copiative funzionano indelebilmente soltanto sulla carta delle schede elettorali. Erano piccoli epicentri della grande rivolta dove, quando li si raggiungeva, non c’era più niente perché intanto si erano spostati in un altro seggio, o in un altra città. E l’imprevedibile ed effimero leader di giornata è diventato Piero Pelù, il cantante dei Litfiba che ai tempi d’oro cantava «dittatura e religione / fanno l’orgia sul balcone». Perfetto inno per i sentimenti di oggi: il post su Facebook di Piero Pelù sulla frode di Stato ha avuto 62 mila like, 10 mila commenti, più di 100 mila condivisioni, e quella è stata l’unica vera grande manifestazione fisica del popolo degli infuriati, diretto ai seggi armato di gomma e foglietto bianco per verificare che anche il loro voto fosse falsificabile dalla planetaria associazione per delinquere. 
Inutile farci sopra dell’ironia. Ha vinto la gente, il mare di gente che non si fida più, molto ben disposta verso l’inverosimile e diffidente verso il verosimile, per intima ed esasperante convinzione che là fuori c’è qualcuno che lavora alla sua infelicità, perché manca il lavoro, perché si indeboliscono le garanzie, per invidia sociale, perché l’investimento in banca è andato storto, perché ci sono i poteri forti, perché c’è l’Europa, perché c’è una classe dirigente che in quanto tale campa sulla pelle delle periferie, fisiche o esistenziali. Ognuno è partecipe di quella massa per una ragione diversa, e col minimo comune denominatore del rifiuto feroce dell’establishment farabutto, una condizione che non riguarda soltanto l’Italia, come raccontano di recente la Brexit e Donald Trump.  
 (Da www.lastampa.it -  Mattia Feltri)

IL COMMENTO
Così il Pd ha rottamato se stesso  /  La vecchia guardia del centrosinistra 
ha ottenuto il risultato che inseguiva dal 2013: la caduta di chi aveva sottratto
loro guida del Paese e del partito.
Il Centrosinistra ha vinto ancora. Per la terza volta è riuscito, con una coraggiosa spallata, a buttare giù un governo di Centrosinistra. Era successo nel 1998 con Prodi. Era risuccesso nel 2008 sempre con Prodi. 
 Dal giorno stesso in cui Matteo Renzi si era insediato a Palazzo Chigi dopo la non vittoria di Bersani alle Politiche del 2013 e il conseguente governo Letta, gli sconfitti nel Pd, D’Alema e Bersani, hanno lavorato per ottenere il loro risultato: la caduta di chi aveva sottratto loro guida del Paese e del partito. Risultato ottenuto. E infatti ieri notte brindavano, ridevano, si congratulavano. Tutto un darsi pacche sulle spalle e ridere di fronte alle telecamere rivendicando la vittoria contro il segretario del loro partito, avendo almeno il buongusto di non nominare nemmeno la questione referendaria, la vittoria era su Renzi: «Voleva rottamarci, è stato rottamato» esultava garrulo D’Alema. 
La sostanza è che il Partito Democratico, al di là di ogni bizantinismo di palazzo, è definitivamente morto, sepolto sotto le macerie di un matrimonio mai veramente avvenuto tra le diverse anime del Centrosinistra. Da subito è stato molto chiaro come il Referendum non fosse sulla Costituzione, ma un plebiscito pro o contro il presidente del Consiglio. Renzi ha giocato l’azzardo: e l’ha sontuosamente perso. Naturale che le opposizioni gli votassero contro, un po’ meno (in un’ottica di sanità mentale) che lo facesse parte del suo partito. Ma tant’è. 
Del resto è sempre apparso molto chiaro come per una certa classe politica italiana-europea, diciamo, fosse molto più importante comandare nel partito che governare il Paese. Al Pd servirà probabilmente un ultimo congresso. Per decidere se avere un futuro o restare ai margini a godersi i ricordi delle sue grandi vittorie contro i governi di Centrosinistra. 
(Da www.lastampa.it -  Alberto Infelise)

L'AllARME DEL  Financial Times:  "Ora l'Italia minaccia il futuro dell'Ue
più di Brexit"
L'analisi del quotidiano economico: le dimissioni di Renzi potrebbero lasciare
spazio al populismo. E l'instabilità potrebbe impaurire gli investitori.

Commento Così il  Pd ha rottamato se stesso Renzi ha un problema con i giovani italiani

Il primo ministro Matteo Renzi annuncia le sue dimissioni

Lucianone

lunedì 28 novembre 2016

SPORT - CALCIO / Serie B - 16^ giornata 2016/17

28 novembre '16 - lunedì                28th November / Monday               visione post - 17

RISULTATI delle partite
Entella   1     Brescia   1     Carpi          2     Cesena    3     Frosinone   1     Perugia   0
Spezia     1    Ascoli      0     Cittadella   0     Avellino   0     Ternana      1      Novara   0

Pisa         1     Spal       0     Vicenza        0     Verona H.   1     Salernitana     1
Trapani     0     Latina    0      Benevento   0      Bari           0      Pro Vercelli    1

CLASSIFICA
Verona Hellas   33  /   Frosinone   31  /   Benevento, Cittadella   28  /   Spal   26  /
Perugia   25  /   Entella, Carpi   24  /   Spezia   22  /   Brescia   21  /   Bari   20  /
Salernitana, Novara, Latina, Pisa   18  /   Pro Vercelli   17  /   Cesena, Ternana, Avellino   16 /
Ascoli, Vicenza   15  /   Trapani   11

Classifica marcatori

Pazzini (H. Verona)    13  /   Litteri (Cittadella)    10  /   Caputo (V. Entella), Avenatti
(Ternana)    9  /   Ciofani (Frosinone)    7  /   Antenucci (Spal), Di Carmine (Perugia),
Lasagna (Carpi), Ciano (Cesena)    6  /    Coda (Salernitana)    5    



Lucianone

Storie / cinema - "Cronaca di una passione": il Nordest in crisi

28 novembre '16 - lunedì               28th November / Monday            visione post - 9


(da la Repubblica - 8 novembre '16 - di Giampaolo Visetti )
Vicenza -
Antonio aveva 56 anni e produceva tubi. Due anni fa  l'ultimo brindisi  con i tre operai:
una commessa pubblica, la banca avrebbe aspettato, i soldi per le more chieste da Equi.
talia li avrebbe trovati. Poi lo Stato non ha pagato ed è finito tutto. Ha provato a fare il
meccanico ad Arsiero: 500 euro al mese in nero. Gli è arrivato lo sfratto. La moglie, con
i due figli, si è trasferita dalla madre.  Lui, in cambio del letto, ha fatto il badante  della 
zia. La sera la famiglia si riuniva ai giardini pubblici di Vicenza: un triangolo di pizza,
due parole sui ragazzi e sui libri da pagare per l'università. Alla fine Antonio ha ceduto
e si è tolto la vita.  Non è stata la disperazione, ma la vergogna.  La famiglia e gli amici 
avevano saputo: anche lui era colpevole di povertà.
Nell'Italia della grande crisi, come nel Nordest dei reduci degli "schei", i fallimenti non
si perdonano.   O cela fai, o ti togli di mezzo.    La selezione della specie, nell'impero del 
consumo, è spietata.  Seicentoventotto (628) piccoli imprenditori suicidi in tre anni, tra
il 2012 e il 2015, altri 193 fra gennaio e ottobre. In testa alla classifica il Veneto. Non so- 
no il fisco, lo Stato e la burocrazia, ad essere sotto accusa, non i grandi e i piccoli evaso-
ri che si appellano all'impresentabilità collettiva per giustificare la disonestà individua-
le. - Questa sera nel cinema Roma di Vicenza si parla di vulnerabilità personale e di in-
differenza istituzionale, della mediocrità che ha conquistato i poteri, di un'esistenza pre-
caria diventata cronica e generale. E' una testimonianza, ma pure un omaggio ai caduti
anonimi del Paese che non ce la fa. Gente umile e onesta, semplice e normale, spesso an-
ziana, i protagonisti dell'esaurito modello Nordest affondato nei debiti.    Inaccettabile, 
specie nella terra in cui il lavoro e il conto in banca sono il cuore di ogni persona.
Ci sono anche i figli di Mario, falegname di Valdagno. Lui è stato ucciso dalla fine del-
l'amore con la moglie. C'erano l'assegno di mantenimento, un nuovo affitto, altre bol-
lette, le rate per i macchinari, i contributi dei dipendenti. "Ci ha chiesto scusa - dicono - 
aveva un'assicurazione sulla vita, l'ha fatto per noi".  La sala è gremita per l'anteprima
di "Cronaca di una passione", l'ultimo film di Fabrizio Cattanio, con Vittorio Viviani e
Valeria Ciangottini. Presenti gli "Angeli della Finanza" e l'ex magistrato Piero Calabrò,
presidente dell'Istituto Sdl.   Dopo "Maternity blues", dedicato alle mamme in carcere
per infanticidio, l'opera è già un caso.   La prima ragione è l'argomento: l'organizzazio-
ne collettiva che pretende la vita di chi non sta al passo con le regole della finanza pub-
blica. La seconda è la formula: un film autoprodotto da 70mila euro, negato alle grandi 
sale e affidato a quelle piccole, purchè accompagnino la proiezione con dibattiti anima-
ti da associazioni e volontari, pronti ad aiutare concretamente le famiglie dei caduti cau-
sa crisi. La tournée, dopo Vicenza e Verona, lascerà il fronte Veneto  per toccare  tutti i
campi di battaglia della nazione, a partire dalla Campania.
"Il welfare - dice Fabrizio Cattani - da statale si è ridotto a famigliare. Ma in questo mo-
do chi per necessità cade nelle mani delle sanzioni, viene privato anche della dignità, la
pena è l'umiliazione inflitta dalle persone care.    A un uomo sul lastrico un funzionario  
pubblico ha suggerito di fingersi pazzo per ottenere  un posto riservato ai disabili".

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venerdì 25 novembre 2016

SPORT - Serie B / 15^ giornata 2016/17

25 novembre '16 - venerdì              25th November / Friday              visione post - 15

RISULTATI delle partite
Cittadella     5     Avellino     1     Bari      2     Benevento   4     Latina            1
Verona H.     1     Pisa           0      Carpi   0     Brescia        0     Salernitana   1

Pro Vercelli   1     Spezia     1      Ternana   3     Ascoli      2     Novara        1
Vicenza         1      Cesena   0      Entella     0     Perugia   2     Frosinone   2

CLASSIFICA
Verona H., Frosinone   30  /   Cittadella   28  /   Benevento   27  /   Spal   25  /
Perugia   24  /  Entella   23  /   Spezia   21  /   Carpi   21  /   Bari   20  /   Brescia   18  /
Salernitana, Novara, Latina   17  /   Pro Vercelli, Avellino   16  /   Ascoli, Pisa, Ternana   15  /
Vicenza   14  /   Cesena   13  /   Trapani   11




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lunedì 21 novembre 2016

Riflessioni - La Grande Bettola del "ve lo spiego io"

21 novembre '16 - lunedì                 21st November / Monday                  visione post - 7

Tutto è relativo. Se confrontate le freddure sui calabresi di Magalli (conduttore
televisivo) o gli improperi sulla Bindi di De Luca (conduttore della Campania)
con il linguaggio medio delle chat, vedrete che potrebbe andare anche peggio. 
Date una scorsa alle centinaia di commenti online  sulla vicenda palermitana 
dei Cinquestelle e avrete una buona campionatura  della Grande Bettola  che
è diventato il linguaggio politico corrente: bava alla bocca, sintassi incespican-
te e una progressione frenetica  di "ve ,lo spiego io"  che non lascia tempo  ai 
pensieri e ha il solo scopo di presidiare lo spazio il più in fretta possibile e far
sapere agli altri  che  "io sono io, voi non siete niente".    Migliaia, milioni di 
marchesi del Grillo digitanti.
Il problema è che quando un argine si rompe, si rompe. E il muro del politica-
mente corretto, in fin dei conti correlato con l'antica consuetudine del parlare 
educato, è in briciole ovunque: nella sedicente Polis così come nel suburbio.
Che lo sia perchè era troppo rigido o troppo ipocrita o troppo legato a forme 
di galateo datate, non saprei; comunque è una diga  che  non  riusciva  più a 
contenere il ribollente magma del malumore, della smania patologica di farsi
notare e neppure (soprattutto) l'accelerazione forsennata della parola scritta.
La parola è imbizzarrita, fuori controllo, sbanda e  incespica  come  i tori  di
Pamplona. Più che redarguire e offendersi, credo che la cosa migliore sia scan-
sarsi, in attesa di tempi migliori (?).
(DA 
la Repubblica - 19/11/2016 - L'AMACA - Michele Serra)

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venerdì 18 novembre 2016

SPORT - calcio / Serie B - 14^ giornata 2016/17

18 novembre '16 - venerdì                 18th November / Friday                  visione post - 20

RISULTATI delle partite
Spal       3     Vicenza   0     Cesena   2     Benevento   1     Carpi        1     Frosinone   3
Brescia   2      Latina     1     Pisa        0     Cittadella    0      Avellino    1     Ascoli         1

Verona H.   0     Perugia    1     Salernitana   4     Entella           0     Bari       1
Novara       4      Trapani   1      Ternana       2     Pro Vercelli    0     Spezia   1

CLASSIFICA
Verona Hellas   30   /   Frosinone   27  /   Cittadella   25  /   Benevento, Spal   24  /
Entella, Perugia   23  /   Carpi   21  /   Spezia, Brescia   18  /   Bari, Novara   17  /
Latina, Salernitana   16  /   Pisa, Pro Vercelli   15  /   Ascoli   14  /   Avellino, Cesena,
Vicenza   13  /   Ternana   12  /   Trapani   10





IL COMMENTO (di Luciano Finesso)

Le certezze nella vita e nella politica sono sempre meno. Immaginarsi nello sport,
e soprattutto nel calcio. Oggi sei lassù che domini il campionato, domani o dopodo-
mani ti ritrovi sempre lassù, ma senza dominare un bel niente. E' quello che sta ac-
cadendo al Verona Hellas, e allora la domanda è: si sta rilassando o è l'inizio di una
qualche crisi, pur piccola che sia?  Si saprà con qualche leggera certezza in più nei
prossimi due, tre turni. Intanto ripercorriamo il cammino che si è fatto fin qui.
Alla quinta giornata di campionato già sembrava che fosse in atto un duello Verona H.-
Cittadella, con quest'ultima avanti di 5 lunghezze sui gialloblù; subito dietro erano in
5 squadre che seguivano a 2 lunghezze (punti 18) dai veronesi, e di queste le più accre-
ditate a credibilità futura erano Bari, Frosinone, Pisa.   Poi, dalla 7^ alla 9^ giornata
arriva il sorpasso dei veronesi sempre sui padovani del Cittadella: dai -2 punti della
settima (già un recupero di 3p. rispetto alla quinta) si va a +2 della nona giornata.
Una rincorsa non da poco dei gialloblù, con tanto di merito precipuo da dare al no-
stro centravanti Pazzini e a Romulo, ormai regista indiscusso a centrocampo. 
Nel corso delle giornate 11^ e 12^, l'Hellas consolida il vantaggio  e  anzi lo aumenta
di altri 3 punti, quindi a +5 su un gruppetto di 3 squadre: oltre a Cittadella (raggiun-
to) si trovano Virtus Entella e Perugia (Bari e Pisa si sono perse dietro). Situazione:
Verona H. 27 / Cittadella, Virtus, Entella, Perugia 22 / Frosinone, Spal 21 -

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Personaggi - Alex Saro: il ricercatore astrofisico che fa ritorno, in aiuto dei colleghi

18 novembre '16 - venerdì                18th November / Friday                visione post - 17

Un ricercatore-cacciatore di stelle che,
tornato in Italia, assume i colleghi

(da 'Corriere della sera' - 12 novembre '16 - di Andrea Pasqualetto)
Poteva scegliere Cambridge, Institute of astronomy, o l'università Ludwig-Maximilian
di Monaco o la Parigi VII della capitale francese, tutte eccellenze mondiali. E invece 
l'astrofisico Alex Saro ha puntato sull'Italia: Osservatorio astronomico di Trieste. E
qui. in una stanza ottocentesca del castello Basevi, studierà le stelle.
Porterà in dote una borsa con 1 milione e 230 mila euro  che l'Europa  gli ha messo a di-
sposizione per formare una squadra di quattro scienziati col compito di analizzare l'evo-
luzione dell'universo.  Avrà cinque anni di tempo  per dare  delle risposte enormi: sugli
ammassi di galassie, sui buchi neri, sull'energia oscura  che governa il firmamento.
Domanda: perchè un brillante ricercatore di 36 anni  che lavora in Germania per uno 
dei centri di astrofisica più importanti a livello planetario decide di tornare in Italia a
spendere l'ambitissimo finanziamento  "Erc starting grant"  dell'European research
council che è come vincere una medaglia olimpica per un atleta?
"Perchè  l'istituto italiano  di astrofisica  è molto valido, perchè Trieste è la mia terra,
perchè ho sempre pensato  che il futuro  doveva essere nel mio Paese", spiega con
grande semplicità questo "cervello in fuga" che ha fatto  una inversione a U  tornan-
do da dove era partito.  Anno 2010, dopo un 110 e lode  all'università  del capoluogo 
giuliano e un dottorato in fisica e simulazioni cosmologiche Saro vince una borsa di 
post dottorato all'università di Monaco. Lì vola e lì rimane diventando aiuto-profes-
sore al dipartimento di Fisica. "Una grande esperienza che voglio sfruttare all'Osser-
vatorio. Mi trasferirò non appena mi diranno  quando partirà il progetto. Ne sto di-
scutendo con l'Unione Europea. Le date sono aprile o settembre 2017. Poi, una volta
decisi i tempi, sceglierò i miei quattro collaboratori". Ad aspettarlo ci sarà un amico,
il direttore dell'Osservatorio Massimo Borgani che di lui ora dice: "E' il nostro pun-
to d'orgoglio".
Appassionato, deciso, entusiasta, Alex non voleva credere ai propri occhi quando ha
letto il suo nome fra i vincitori degli "starting grant" che vengono assegnati ai ricer-
catori europei, ma solo entro 7 anni dalla fine del dottorato. I progetti ricevuti dalla
commissione internazionale di Bruxelles erano 2.935, 2887 quelli valutati, 325 gli ap-
provati e di questi una dozzina quelli in astrofisica. - Saro parla il linguaggio dell'u-
niverso che ha numeri strotosferici. Si confronta con unità di misura lontane  dalla 
comprensione umana: "Il tempo nei miei studi è un miliardo di anni, la distanza 10
miliardi di milioni di chilometri". Per lui le cose che succedono sulla Luna o su Mar-
te sono appena dietro l'angolo. "Non ho visto l'atterraggio della sonda Schiaparelli,
non è la scienza che faccio io". Troppo vicino per chi si occupa di strutture cosmiche.
"Dobbiamo capirne l'evoluzione, è ricerca di base".
Ha un mito: "Edwin Hubble che inventò un importante sistema di classificazione".
Lo emozionano Einstein e Galileo e per la divulgazione scientifica plaude a Marghe-
rita Hack, che fu direttrice dell'Osservatorio. Il suo sogno? "Scoprire le origini del-
l'universo". Non proprio una passeggiata.
In tutto questo Alex Saro non è solo, non sulla Terra almeno. Si chiama Irina ed è 
la sua fidanzata e a dispetto del nome è udinese come lui. "Mi ha seguito a Mona-
co e mi seguirà anche a Trieste. Dovrà lasciare il suo lavoro di biologa all'universi-
tà tedesca e ne cercherà uno in Italia. Lei per me è fondamentale e so che sta sacri-
ficando molto per me. Ma questo progetto è una grande opprtunità". Un'opportu-
nità stellare.

Lucianone

POLITICA / Social media - Le presidenziali Usa, Trump e Facebook

18 novembre '16 - venerdì                 18th November / Friday               visione post - 6


(da 'Corriere della Sera' - 12/11/2016 - di Massimo Gaggi)
"Folle pensare che Facebook abbia influenzato le elezioni (Usa) con le notizie false
pubblicate sulle nostre pagine". Mark Zuckerberg reagisce alle accuse piovute sul
social network più influente del mondo, il canale usato  per informarsi  dal 44 per 
cento degli americani. Non sono state certo solo le bufale sul web  a dirottare voti 
verso Trump, ma il fondatore di Facebook sbaglia a usare toni così perentori e di-
ce una cosa non vera quando sostiene che le storie false che circolano in Rete, pri-
ve delle verifiche di veridicità fatte dai media tradizionali, sono equamente distri-
buite tra i pro-Trump  e  i pro-Clinton: un'analisi di Buzzfeed  indica  che quelle
che hanno avvantaggiato il candidato repubblicano sono state il doppio di quelle
favorevoli alla ex first lady. 
Questione di quantità, ma anche di intensità:  "L'ascesa di Trump è stata favori-
ta dal news feed delle reti sociali", sostiene su LinkedIn Bobby Goodlatte, un pro-
duct designer che ha lavorato per quattro anni a Facebook. "Questi feed funzio-
nano con algoritmi che massimizzano il coinvolgimento degli utenti. E le cavola-
te attirano molto di più di una storia vera", verificata, senza false suggestioni.
Facebook, che fino a ieri vantava la sua centralità nell'informazione mentre ora
spiega con l'improvvisa modestia del suo portavoce che "nelle elezioni siamo sta-
ti solo uno dei tanti canali con i quali i cittadini hanno ricevuto informazioni",
non può chiamarsi fuori.  Ma certamente l'influenza che la tecnologia ha avuto
sull'esito del voto va molto al di là della società di Zuckerberg. 
Le imprese della Silicon Valley, ancora sotto choc  per un evento  che giudicava-
no impensabile, la vittoria di Trump, si preparano a fare i conti con un presiden-
te che vuole bloccare  l'afflusso  di  immigrati  (essenziale per aziende bisognose 
di cervelli stranieri), che ha minacciato iniziative antitrust contro Amazon e vuo-
le spingere Apple a produrre tutto in America. C'è chi sale sulle barricate come
il venture capitalist Shervin Pishevar: propone la secessione della California da-
gli Usa e si dice pronto a finanziare la relativa campagna. Ma i più, archiviati i
giudizi sprezzanti, tendono la mano. Il fondatore di Amazon , Jeff Bezos, dete-
stato da Trump soprattutto per gli attacchi del suo Washington Post, si congra-
tula
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martedì 15 novembre 2016

Ultime notizie - dall'Italia e dal Mondo / The latest news

15 novembre '16 - martedì               15th November / Tuesday               visione post - 12

ROMA / Politica Ue
L'Italia mette il veto sul bilancio europeo / Renzi: "Niente muri con i nostri soldi"
La presidenza Ue: andiamo avanti lo stesso

Europa / Grecia
L'ultimo viaggio di Obama in Europa: "L'austerità da sola non genera prosperità"
«E’ necessario un alleviamento del debito per contribuire a ripristinare la crescita, l’austerità da sola non genera prosperità» ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ad Atene all’inizio della sua riunione con il primo ministro greco, Alexis Tsipras, in occasione del suo ultimo viaggio in Europa. 
Gli elogi a Tsipras  
Obama ha anche elogiato Tsipras, il governo e il popolo greci per gli sforzi fatti per superare la crisi: «Le riforme non sono state facili, ma necessarie per rendere la Grecia più competitiva». Tsipras da parte sua ha sottolineato che Atene ha difeso negli anni i valori di libertà, democrazia, uguaglianza e diritti umani: «Nonostante tutte le difficoltà, siamo riusciti a restare in piedi difendendo i nostri valori. Spero che molto presto il duro lavoro e i sacrifici del popolo ottengano risposta positiva nei negoziati sulla crisi del debito». Obama e Tsipras si sono poi ritirati per colloqui privati, a cui seguirà una conferenza stampa. Atene è la prima tappa dell’ultimo viaggio internazionale di Obama come presidente americano. 
“Spero che Trump dia la stessa importanza alla Nato”  
«Voglio ribadire che il tema della Nato è molto importante e vogliamo assicurare la continuazione di questa politica durante la transizione al nuovo presidente eletto dei repubblicani» Donald Trump. Queste le parole di Obama che ha incontrato ad Atene l’omologo greco Prokopis Pavlopulos.  

Usa / Trump
Trump nominerà un anti-abortista come giudice della Corte suprema
Polemica su Bannon, stratega "razzista" / E Putin telefona al presidente
Il presidente eletto ribadisce la scelta di un conservatore al posto di Scalia: “Sono pro-life”. Si schiera a difesa della vendita delle armi. E sulle unioni gay: questione già decisa, va bene
La comunità ebraica e quella musulmana in Usa protestano contro la nomina di Steve Bannon come chief strategist di Trump: «È una scelta che rende l’appello all’unità una presa in giro», afferma il Council on American-Islamic relations. L’accusa a Bannon è quella di aver trasformato il suo sito Breibart in uno strumento di «propaganda etnica e di nazionalismo bianco», con posizioni «razziste» e, aggiungono gli ebrei, «antisemite». «Bannon deve andare via - attacca infatti anche l’Anti-Defamation League - se Trump vuole davvero essere il presidente di tutti». 
Donald Trump difende la nomina: «Chi lo critica - ha detto la portavoce del tycoon, Kellyanne Conway - dovrebbe andare a guardare il suo curriculum. Bannon è uno stratega brillante, e con Reince Priebus sta facendo sacrifici enormi per servire il presidente».  

Europa / Commissione Ue
Il presidente della Commissione Ue, Juncker: "Preoccupato 
per programma di Donald Trump, la sua una campagna disgustosa"

Italia / Economia
Il Pil torna a crescere: 0,9% su base annua
Renzi: "Servono riforme o sale lo spread"

Lucianone

lunedì 14 novembre 2016

SPORT - calcio / Serie A - 12^ giornata 2016/17

14 novembre '16 - lunedì                 14th November / Monday              visione post - 10

RISULTATI delle partite
Torino    5     Napoli   1     Pescara   0     Chievo       1     Genoa     1     Palermo    1
Cagliari   1     Lazio     1     Empoli   4      Juventus   2     Udinese   1     Milan        2

Sassuolo   0     Fiorentina    1     Inter        3     Roma       3
Atalanta     3     Sampdoria   1     Crotone   0     Bologna   0

CLASSIFICA
Juventus   30  /   Roma   26  /   Milan   25  /   Atalanta, Lazio   22  /   Napoli   21  /
Torino   19  /   Fiorentina, Inter   17  /   Cagliari, Genoa   16  /   Chievo, Sampdoria,
Udinese   15  /   Bologna, Sassuolo   13  /   Empoli   10  /   Pescara   7  /   Palermo   6  /
Crotone   5













martedì 8 novembre 2016

Società & economia / attualità - L'importanza di conoscere più Lingue nel mondo globale

8 novembre '16 - mercoledì              8th November / Wednesday             visione post - 19


Scende il russo, sale il farsi. L'inglese vince sempre la sfida
globale, ma da solo non basta più: il futuro è plurilingue.
Ecco i nuovi report sullo stato di salute degli idiomi nel
mondo.

( da 'DRepubblica' - 15 ottobre '16 - di Elisabetta Muritti)

Essere più o meno parlata nel mondo non rende una lingua più o meno influente, connessa
alle altre e dunque internazionalmente potente. Lo dimostrano anche le cifre diffuse dal
World Economic Forum di Davos (tratte dal quotidiano South China Morning Post, che
rielaborano i dati del progetto di ricerca Ethnologue).   Il cinese in tutte le sue numerose
varianti (mandarino, Wu di Shangai e cantonese in testa) è parlato, letto e scritto da più
di un miliardo e 197 milioni di asiatici, distribuiti in 33 nazioni. Ma- nonostante la Brexit-
l'inglese continua a vincere la sfida globale: è di casa in 110 nazioni. Lo spagnolo "solo"
in 35, anche se è parlato da 399 milioni di persone, contro i 335 milioni di "English spea-
king". L'arabo lo parlano in 242 milioni, in 60 paesi.  Giovanni Gobber, preside della fa-
coltà di scienze linguistiche  e  letterature straniere  dell'Università Cattolica di Milano,
commenta: "Il Global English, nei suoi vari standard, è indissolubilmente legato a quel-
li che noi linguisti chiamiamo i domini d'uso, che sono quelli oggi importantissimi della
medicina, dell'informatica, dell'aviazione, della scienza".  Continua: "Tant'è che i cinesi
stanno investendo moltissimo nel suo apprendimento e nella sua promozione: l'inglese
consente la comunicazione scientifica, il che vuol dire finanziamenti. I cinesi vogliono
essere influenti, per loro non è economicamente interessante  imporre una lingua com-
plessa da maneggiare, e così variabile rispetto allpo standard di Pechino".
E però, è la conclusione di molte analisi, l'inglese da solo oggi non basta più. Se, in pa-
role povere, si vuole competere nell'economia globale e cercare la propria "occupabilità",
come dicono gli economisti, di lingue ne servono di più. A tal rigu%ardo la Cardiff Uni-
versity's Business School ha reso pubblico uno studio secondo il quale la mancata cono-
scenza di altre lingue costerebbe agli inglesi 48 miliardi di sterline ogni anno, circa il 3,5
del loro Pil.  L'Economist ha calcolato che un dirigente Usa guadagna in media il 2% in
più per ogni altra lingua che impara. Non un granchè. Però, se le lingue le ha studiate per
tempo e messe nel CV il suo primo stipendio da neolaureato è di 45mila dollari all'anno,
contro i 30mila del collega monolingue. Le analisi del Mit (Massachusettes Institute of
Technology) hanno chiarito tale plus: lo spagnolo vale l'1,5%, il francese il 2,3, il tede-
sco il 3,8. Ma il partigiano più recente e sorprendente del superbusiness multilingue è
Michael Skapinker, editorialista del Financial Times. Che spiega: un manager che co-
munica verbalmente in inglese si semplifica la vita, e di molto; ma se si ostina a parla-
re solo la lingua del posto, è un furbo. Costringe gli altri d ascoltarlo con calma, si fa
ricordare per la competenza  e non per la verve; le sue reazioni  sono giocoforza  più
fredde e ponderate; e ne è temuta, nelle contrattazioni, la capacità di stanare stereotipi
e abitudini controproducenti.
Quali sono allora le lingue più remunerative da imparare, affiancandole all'inglese?
"L'ovvio consiglio è di scegliere quelle 'necessarie'. Quindi, occorre un'analisi preli-
minare dello stato di salute dei principali idiomi forti", premette Gobber. Che elenca:
"Del cinese saliranno i numeri ma calerà il prestigio. Il francese regge molto bene al
tempo, sempre che i suoi paladini non lo pensino più su modello 'Hexagonale'  e  ac-
cettino le differenze tra scritto e parlato. Sintetizzerei: stabile la sua diffusionme, im-
portante, e il suo prestigio nella cultura, nella diplomazia, nel turismo, nelle organiz-
zazioni intergovernative come l'Onu". Lo spagnolo non andrà mai sottovalutato; sa-
rà stabile quanto a "valore economico" e, se non aumenterà di prestigio, lo farà per
diffusione, grazie soprattutto alla culla della sua cultura rock/pop, gli Usa.  Il giap-
ponese vive una seconda primavera in una nicchia culturale legata al design e alla
moda: ne è insomma percepita la raffinatezza.

Lucianone.

lunedì 7 novembre 2016

SPORT - calcio / Serie B - 13^ giornata 2016/17

7 novembre '16 - lunedì                   7th November / Monday              visione post - 15

RISULTATI delle partite
Brescia   3      Cittadella      2     Latina   2     Novara   0     Pisa          0     Pro Vercelli   0
Cesena    2      Salernitana   0     Bari       1    Spal       1     Perugia    1      Carpi            0

Spezia       1      Trapani    0     Avellino      0     Ternana       0
H. Verona   4      Vicenza   1     Frosinone   1     Benevento   1

CLASSIFICA
VERONA Hellas   30  /   Cittadella   25  /   Frosinone   24  /   Entella, Perugia   22  /
Benevento, Spal   21  /   Carpi   20  /   Brescia   18  /   Spezia   17  /   Bari   16  /   Pisa   15  /
Ascoli, Novara, Pro Vercelli   14  /   Salernitana, Latina, Vicenza   13  /   
Avellino, Ternana   12  /   Cesena   10  /   Trapani   9



 

continua...
to be continued...

mercoledì 2 novembre 2016

SPETTACOLI - cinema / "Land of mine-Sotto la sabbia"

 2 novembre '16 - mercoledì              2nd November / Wednesday            visione post - 11

Il lato oscuro della Seconda guerra mondiale: sul bagnasciuga

(da la Repubblica - 24/03/'16 - 'Al cinema' / Paolo D'Agostini)
Infiniti sono i lati oscuri della seconda guerra mondiale e in particolare dell'immediato
dopoguerra, nelle altrettanto infinite articolazioni nazionali e variazioni locali, e quello
raccontato da Land of mine-Sotto la sabbia è uno dei tanti.   Sconosciuto al pubblico e
tenuto sotto silenzio nella sua patria. Lungo le spiagge della costa occidentale della Da-
nimarca l'occupante tedesco  aveva concentrato  un numero di mine che, secondo una
delle didascalie finali del film di Martin Zandvliet, equivaleva a tutto il resto delle mi-
ne disseminate nell'intera Europa. Concentrazione dovuta alla supposizione  che  lo
sbarco alleato, quello che avrebbe preferito la Normandia nel giugno 1944, si sarebbe
potuto verificare sul litorale del piccolo paese scandinavo.
All'indomani della caduta della Germania hitleriana, dietro indicazione e autorizzazio-
ne britannica, in violazione della Convenzione di Ginevra che proibiva di utilizzare i
prigionieri di guerra per lavori forzati - sistematicamente elusa in questo come in mol-
ti altri casi - le nuove autorità danesi si servirono di alcune migliaia di soldati tedeschi
obbligandoli a sminare le spiagge. Erano in grande parte appena adolescenti, gli arruo-
lati all'ultimo dal Reich già morente. E il loro impiego in una missione di fatto omicida
data la mancanza di esperienza e addestramento, unito al trattamento durissimo - con-
dizioni ai limiti  o perfino  sotto i limiti della sopravvivenza, come nei lager nazisti - in
un contesto di odio e di sete di vendetta per quanto subito negli anni di guerra e occu-
pazione, si risolse in una prevedibile carneficina. Che nella realtà  come nel film  negò
a un gran numero dei prigionieri-schiavi il miraggio del ritorno a casa. L'opera di rimo-
zione delle mine si svolse durante l'estate del 1945, da maggio a ottobre.
Il film, carico di tensione perchè risulta subito evidente quanto quei ragazzi impauriti
fossero destinati  a un penoso destino, senza rinunciare a fornire  un'idea d'insieme
d'ambiente, storica e dunque anche delle motivazioni che erano dietro una così ferrea
durezza, concentra la sua attenzione sulla relazione tra un sergente danese (validamen-
te affidato all'attore Roland Moller) e la squadra che gli viene assegnata per ripulire il
settore di sua competenza, una spiaggia limitrofa a una fattoria isolata in cui abita una
madre con una bambina che sarà protagonista di un episodio importante della storia.
Ruvido fino alla crudeltà, il sergente non potrà sottrarsi  a un processo interiore che
infine lo condurrà, trasgredendo agli ordini, a un atto di pietà.  Mentre, con delicatez-
za e rifuggendo ogni prevedibile schema di tipizzazione, il film ci lascia esplorare i
profili dei prigionieri. Il "duro" che rifiuta ogni cameratismo e progetta un'impossibi-
le fuga, la coppia di gemelli dalla patetica fragilità, il ragazzo più maturo e più auto-
revole che persegue l'obiettivo di stabilire una difficile comunicazione con il carce-
riere.
Sullo sfondo dei grandi film sul tema della prigionia militare come Il ponte sul fiume
Kwai di Lean, La collina del disonore di Lumet, o Furyo di Oshima, una testimonian-
za che si aggiunge alla galleria con risultati più che degni, elevandosi oltre i confini
del contributo magari utile e dignitoso ma puramente e limitatamente didascalico.
_____________________


Lucianone


SPORT - calcio / Serie B - 12^ giornata 2016/17

2 novembre '16 - mercoledì              2nd November / Wednesday          visione post - 16

RISULTATI delle partite
Bari              2     Benevento   1     Carpi    0     Cittadella   2     Frosinone   2 
Pro Vercelli   0     Spezia         0     Ascoli   2     Latina        1     Cesena       1

Salernitana   0     Ternana   4     Entella   4     H. Verona   2     Vicenza   1     Spal        3
Pisa              0     Novara    3     Brescia   0     Trapani      0      Perugia   4    Avellino   0

CLASSIFICA
VERONA Hellas   27  /   Cittadella, Virtus Entella, Perugia   22  /   Frosinone, Spal   21  /  
Carpi   20  /   Benevento   18  /   Spezia   17  /   Bari   16  /   Brescia, Pisa   15  /     
Ascoli, Novara, Pro Vercelli   14  /   Salernitana, Latina, Vicenza   13  /   Avellino, Ternana   12  
Cesena   10  /   Trapani   9 

IL COMMENTO

CONTINUA... to be continued.....

martedì 1 novembre 2016

Musica - Il personaggio / Il batterista Jeff Ballard

2 novembre '16 - martedì                2nd November / Tuesday           visione post - 4


(da la Repubblica - 20/09/'16 - Andrea Morandi)
BATTERIA REGINA
Spesso sottovalutata oppure semplicemente poco considerata da critica e pubblico, 
la figura del batterista nella storia del jazz ha spesso dimostrato quanto sia necessa-
rio e fondamentale per una formazione avere un grande musicista che faccia da mo-
tore. Gli esempi non si contano, soprattutto scorrendo la cronologia del genere, dal-
l'enorme Elvin Jones  per A Love Supreme di John Coltrane  a Joe Morello su Take
Five di Dave Brubeck, tra Gene Krupa nella big band di Benny Goodman fino a Bil-
ly Cobham, ovvero l'uomo dietro alla Mahavishnu Orchestra. In tempi più recenti, 
abbiamo visto anche la rilevanza di artisti come Jack DeJohnette per Keith Jarrett 
oppure di Antonio Sànchez per Pat Metheny. Proprio a questa categoria appartiene
il signore che il 20 settembre '16 è salito sul palco del Blue Note affiancato dalla sua
formazione:  Jeff Ballard, celebre per essere il batterista  del trio di Brad Mehldau
da oltre dieci anni.

"Ci sono stati molti grandi strumentisti in passato, io ho cominciato seguendo perso-
naggi come Eddie Marshall e Tony Williams, che sono stati anche miei insegnanti -
ha ricordato Ballard - e poi dei geni come Kenny Clarke, figura fondamentale del 
bebop, e Joe Morello. Poi c'erano le cose che mi faceva sentire mio padre quand'ero
bambino a casa, dischi come quelli di Count Basie in cui suonava Sonny Payne.
Ci sono varie scuole di pensiero tra noi percussionisti, ma il comandamento fonda-
mentale per ogni batterista che voglia diventare grande è sempre lo stesso: non ri-
manere schiavo della tecnica, ma essere sempre al servizio della musica. Solo que-
sto conta".  - Classe 1963, nato e cresciuto a Santa Cruz, in California, Ballard ha 
cominciato suonando per giganti come Ray Charles, Pat Metheny e  Chick Corea
fino a quando nel 2005, ha iniziato a New York la collaborazione che lo ha reso ce-
lebre, ovvero quella con Brad Melhdau che, da Day Is Done  fino al recentissimo
Blues and Ballads, ha accompagnato su otto dischi e innumerevoli tour. 
"L'aspetto affascinante del suonare con Brad - ha spiegato Ballard - è la sua incre-
dibile varietà di generi. Il suo pianoforte non ha confini e lui può decidere di rein-
terpretare un pezzo dei Beatles o dei Radiohead e poi mettersi a fare qualcosa di 
musica classica o un brano di Jarrett.  Da quel punto di vista  uonare con lui  ha 
una dimensione contemporanea che spesso nel jazz non c'è. E poi il suo modo di 
suonare il piano permette a me e Larry (Grenadier, il contrabassista del trio, nda)
di inserirci spesso e suonare quindi di più".  -  Questa sera Ballard al Blue Note 
porterà  il suo primo disco solista, il solido Time's Tales, affiancato  da altri due
musicisti assolutamente da tenere d'occhio: il chitarrista africano Lionel Loueke,
già ascoltato su Possibilities di Herbie Hancock, e il sassofonista Chris Cheek, già
a fianco di Paul Motian. Tra i pezzi in scaletta , attenzione a Dal (A Rhythm Song),
addirittura una variante su una composizione di Béla Bartòk.



Lucianone