18 novembre '16 - venerdì 18th November / Friday visione post - 6
(da 'Corriere della Sera' - 12/11/2016 - di Massimo Gaggi)
"Folle pensare che Facebook abbia influenzato le elezioni (Usa) con le notizie false
pubblicate sulle nostre pagine". Mark Zuckerberg reagisce alle accuse piovute sul
social network più influente del mondo, il canale usato per informarsi dal 44 per
cento degli americani. Non sono state certo solo le bufale sul web a dirottare voti
verso Trump, ma il fondatore di Facebook sbaglia a usare toni così perentori e di-
ce una cosa non vera quando sostiene che le storie false che circolano in Rete, pri-
ve delle verifiche di veridicità fatte dai media tradizionali, sono equamente distri-
buite tra i pro-Trump e i pro-Clinton: un'analisi di Buzzfeed indica che quelle
che hanno avvantaggiato il candidato repubblicano sono state il doppio di quelle
favorevoli alla ex first lady.
Questione di quantità, ma anche di intensità: "L'ascesa di Trump è stata favori-
ta dal news feed delle reti sociali", sostiene su LinkedIn Bobby Goodlatte, un pro-
duct designer che ha lavorato per quattro anni a Facebook. "Questi feed funzio-
nano con algoritmi che massimizzano il coinvolgimento degli utenti. E le cavola-
te attirano molto di più di una storia vera", verificata, senza false suggestioni.
Facebook, che fino a ieri vantava la sua centralità nell'informazione mentre ora
spiega con l'improvvisa modestia del suo portavoce che "nelle elezioni siamo sta-
ti solo uno dei tanti canali con i quali i cittadini hanno ricevuto informazioni",
non può chiamarsi fuori. Ma certamente l'influenza che la tecnologia ha avuto
sull'esito del voto va molto al di là della società di Zuckerberg.
Le imprese della Silicon Valley, ancora sotto choc per un evento che giudicava-
no impensabile, la vittoria di Trump, si preparano a fare i conti con un presiden-
te che vuole bloccare l'afflusso di immigrati (essenziale per aziende bisognose
di cervelli stranieri), che ha minacciato iniziative antitrust contro Amazon e vuo-
le spingere Apple a produrre tutto in America. C'è chi sale sulle barricate come
il venture capitalist Shervin Pishevar: propone la secessione della California da-
gli Usa e si dice pronto a finanziare la relativa campagna. Ma i più, archiviati i
giudizi sprezzanti, tendono la mano. Il fondatore di Amazon , Jeff Bezos, dete-
stato da Trump soprattutto per gli attacchi del suo Washington Post, si congra-
tula
Continua... to be continued...
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