domenica 24 aprile 2022

Società / la nuova guerra della Russia di Putin - La verità ribaltata su Bucha

 24 aprile '22 - Domenica                                 24thApil / Sunday                        visione post - 7

(da la Repubblica - 13 aprile '22 / Primo piano - Il caso)

Dopo la Z una fascia bianca
per ribaltare la verità su Bucha
Altro che "Z" e "V". E' una fascia bianca ostentata sull'avambraccio il nuovo simbolo del sostegno
a Vladimir Putin e alla sua "operazione militare speciale" in Ucraina.    Autorità locali e dipendenti
dipendenti statali  stanno inondando VKtonkte, il Facebook russo, di foto in posa col nuovo vessil-
lo dell'orgoglio patriottico accomunate dall'hashtag #BelajaPoVjazka ("Benda bianca") dove spesso
le lettere "V" e "Z" dell'alfabeto latino sostituiscono le corrispettive in cirillico. Un modo semplice,
scrivono, per dichiarare il proprio sostegno "ai nostri ragazzi" in Ucraina e per "mostrare solidarietà 
a quei pacifici ucraini che hanno sofferto o sono morti a causa del fuoco indiscriminato delle forze
armate ucraine e dei battaglioni nazionalisti". Il riferimento sarebbe alle vittime di Bucha, la cittadi-
na a Est di Kiev, rinvenute con le mani legate dietro la schiena da bende bianche.  Secondo l'inviato
di Komsomolskaja Pravda Aleksandr Kots, "i nastri bianchi sono i segni di riconoscimento russi",
ma "li indossavano anche i civili nei cenri controllati dall'esercito russo" che  per questo arebbero 
stati fucilati dai battaglioni ucraini di difesa territoriale". Una versione contestata da Kiev. Le po-
se e le didascalie del nuovo flashmob sono sospettosamente simili tanto che molti utenti del social
network hanno sottolineato come la partecipazione non sia affatto volontaria, in particolare visti i
tanti studenti minorenni coinvolti  "Sono solo bambini, vengono semplicemente usati. E' un incu-
bo", ha commentato ad esempio un tale Ernst.  Altri hanno accostato le foto degli impiegati statali
a quelle dei kapò dei lager nazisti. "Bende bianche furono introdotte per i cittadini sovietici che en-
trarono in servizio nella Wehrmacht", h notato invece l'oppositrice Marina Litvinovich. 
Un altro cortocircuito nella Russia che rivendica di lottare i neo-nazisti in Ucraina e intanto adotta 
simboli come i bracciali bianchi dei capicamerata dei deportati o la lettera "Z" che il commentato-
re politico Vitalij Portnikov ha definito una "semi-svastica stilizzata" e altri hanno soprannomina-
to  "Zvastica".
"Un fazzoletto bianco in genere significa 'mi arrendo'. E ora, quasi a comando, i dipendenti statali,
insegnanti, bibliotecari, funzionari, indossano una benda bianca e scattano foto. Sembrano tutti fe-
riti e, appunto, arresi". Ma ancora peggio, prosegue Litvinovich, è il oinvolgimento degli studenti
minorenni. "Ancora una volta, i bambini vengono coinvolti in questo velato confronto civile. Si in-
segna loro che nella nostra società ci sono i "nostri" e ci sono "i nemici".   E' un percorso verso la
guerra civile e coinvolgere i bambini è un crimine. E' positivo finora che lo facciano sotto la costri-
zione e direzione dei più grandi.  Sarà peggio quando diventerà una loro iniziativa. E purtroppo ci
sono già le avvisaglie.

Lucianone

SPORT / calcio - Serie A - 32^ e 33^ giornata / anno 2021/22


24 aprile '22 - domenica                                     24th April / Sunday                      visione post - 6

Risultati delle partite
32^ giornata
Empoli - Spezia  0 - 0 / Inter - HVerona  2 - 0
Cagliari - Juventus  1 - 2 / Genoa - Lazio  1 - 4
Napoli - Fiorentina  2 - 3  / 
Sassuolo - Atalanta  2 - 1 / Venezia - Udinese  1 - 2
Roma - Salernitana  2 - 1 / Torino - Milan  0 - 0
Bologna - Sampdoria  2 - 0
33^ giornata
Spezia - Inter  1 - 3 / Milan - Genoa  2 - 0
Cagliari - Sassuolo  1 - 0 / Udinese - Empoli  4 - 1
Fiorentina - Venezia  1 - 0 / Lazio - Torino  1 - 1
Napoli - Roma  1 - 1 / Atalanta - HVerona  1 - 2



sabato 23 aprile 2022

Personaggi / fotografia - Ricordando Letizia Battaglia

 23 aprile '22 - Sabato                                  23rd April / Saturday                           visione post - 10

(da la Repubblica - 15 aprile '22 - di Gian Mauro Costa, cronista-scrittore)

L'aperitivo con Letizia e l'attimo fuggente
del delitto Mattarella
Quando salutai Letizia e Franco, quel giorno, non potevo certo immaginare che da lì a qualche
istante mentre io rientravo a casa, loro, a bordo della R4, sarebbero invece  entrati nella Storia.
Era il 6 gennaio 1980, avevamo trascorso qualche ora del giorno di festa  tra i tavolini del bar di Villa
Sperlinga diventato il punto di riferimento della variopinta fauna della sinistra. Si parlava di politica.
di letteratura, fantascienza, arte.  E Letizia, quando arrivava  portava allegria, solarità, passione.  Le 
piaceva ascoltare i discorsi e poi, subito dopo, interrogare, chiedere spiegazioni, con  una  curiosità 
smaniosa sempre addosso, bruciando una sigaretta dopo l'altra, e ogni tanto, come se fosse un tic -
e invece era una pulsione esistenziale - agguantando la semiautomatica per scattare una foto, fissare
un'immagine, raccontare un frammento di vita. Accanto a lei, immancabile, teneramente innamorato,
Franco Zecchin, compagno nella vita e nel lavoro. -     Il giorno dell'Epifania 1980, lasciata la Villa, 
Letizia e Franco imboccarono via Libertà e qualche centinaio di metri dopo, notarono un'auto ferma
e alcune persone in preda all'agitazione, Forse un incidente, pensarono, ma comunque l'istinto gior-
nalistico, la febbre onnipresente negli occhi diventati tutt'uno con l'obiettivo, li portarono a fermarsi.
Non sapevano ancora che quell'uomo sanguinante  tirato fuori dall'auto  da un giovane uomo di 39
anni ma già brizzolato, era il presidente della Regione Piersanti Mattarella. E quel giovane uomo.
tanti anni dopo, sarebbe diventato a lungo il principale inquilino del Quirinale.   Mattarella, come
notai poi arrivando anch'io sul posto, era caduto proprio sotto un'insegna che pubblicizzava un'ini-
ziativa editoriale: "Storia della Sicilia", un simbolico segno del destino. E nella storia della Sicilia 
in quel momento anche Letizia, con il suo Franco, entrarono a pieno titolo. Come due Robert Capa 
del dopoguerra: e sempre di guerra si trattava, quello della mafia contro lo Stato. -   E così per una 
volta, la foto scattata per caso a Villa Sperlinga - non di Letizia, ma su Letizia - avrebbe raccontato 
in un'immagine un'intera stagione. Quella che l'ha avuta come protagonista. "Per caso, soltanto per
caso", minimizzava lei a proposito dello scoop che la consacrò a livello internazionale  e la ripagò
di tnte amarezze. L'amarezza per le diffidenze del suo essere donna in un ambiente allora prevalen-
temente maschile, l'amarezza per il lavoro del fotografo erroneamente svilito  a ruota di scorta del
giornalismo. Un'accidentalità vera sino a un certo punto: Letizia aveva il dono magico dell'ubiquità.
Era presente dappertutto, si materializzava  ovunque  fosse necessario, per le esigenze del giornale 
l'Ora e per quelle, meno pressanti forse ma non per questo meno preziose , di un'intera città, ritratta
anche nei suoi momenti gioiosi, nei suoi tentativi di resistenza culturale e politica.
Me ne resi conto solo qualche giorno dopo, quando entrai anch'io nella redazione de L'Ora, con l'incarico di cronista di nera. Il che significava lavorare a stretto gomito con Letizia. Un numero
telefonico interno metteva metteva i cronisti in diretto contatto con il suo studio, a poche decine
di metri dalla redazione.  Era sufficiente  sentire la nostra voce perchè Letizia, sciarpa o foulard
colorati al collo a seconda della stagione, si trovasse già all'angolo della strada pronta per partire.
Talvolta, arrivavamo sul luogo del delitto prima della polizia, ci univamo alle prime grida di do-
lore dei parenti della vittima, ai sussurri dei passanti.  Lei, rapida e nello stesso tempo flemma-
tica, entrava in azione con delicatezza, con implacabile umanità.  Documentava con crudezza
ma nello stesso tempo solidarizzava con il dolore, ingentiliva la morte. Lavorare con lei rende-
va leggeri i momenti più traumatici, le esperienze più sofferte. Durante le trasferte più lunghe,
quando il delitto avveniva in luoghi distanti, i tragitti erano fitti di conversazioni  e  quasi mai 
si parlava di morte . Anzi le vidende private, le vicissitudini sentimentali erano spesso al cen-
tro ei discorsi. Questo suo amore per gli altri, per i negletti, per i diversi, per i fiori da cogliere
in mezzo al letame, prese poi il soparvvento  nella seconda parte  della sua vita professionale,
quando si sentì stanca di essere considerata la "fotografa della mafia" e privilegiò il suo incan-
tamento per le bellezze nascoste, il suo stupore eternamente infantile per la realtà.
Si è discusso a lungo sul perchè Palermo non abbia ancora il romanzo che la rappresenti. Non
è vero, c'è già: basta mettere in fila le fotografie di Letizia.
 
Lucianone
                          

lunedì 11 aprile 2022

Commenti - L'errore siriano di Obama

 11 aprile '22 - Lunedì                                    11th April Monday                               visione post - 7

(da La Repubblica - 24 marzo '22 - Il commento / di Tahar Ben Jelloun)

L' errore siriano di Obama

Noi europei possiamo dire: "Non abbiamo salvato Aleppo dalle bombe russe nel 2013 e malgrado
la resistenza dei suoi cittadini stiamo per perdere Kiev".   Se, fra il 2012 e il 2013 Barack Obama
fosse stato di parola e avesse reagito quando Bashar al-Assad ha superato  la linea rossa  e usato 
armi chimiche contro il suo popolo, forse oggi l'Ucraina non sarebbe sotto le bombe. E' solo un'ipo-
tesi ma ciò che Putin ha fatto in Siria è grave e sanguinoso quanto ciò che il suo esercito sta facendo
oggi in Ucraina. Per capire un altro aspetto delle origini della guerrs che sta conducendo contro gli
ucraini, bisogna ricordare il ruolo determinante che Putin ha avuto in Siria a partire dal 2012. Oggi
Bashar al-Assad non sarebbe più al potere se Putin non l'avesse spalleggiato, intervenendo militar-
mente contro i ribelli in diverse località della Siria.  Gli aerei di Putin  hanno bombardato  i civili, 
uccidendo migliaia di siriani per la soddisfazione del dittatore Bashar, sterminatore del suo popolo.
 Il 20 agosto 2012 Barack Obama avvertiva il regime di Assad: "Il minimo spostamento o impiego
di armi chimiche avrà conseguenze gravissime e costituirà una linea rossa".
Obama minacciava "un possibile intervento militare" in caso di superamento della linea rossa. La
sua posizione era stata approvata dal primo ministro britannico David Cameron come da Francoise
Hollande, che aveva dichiarato: "L'uso di armi chimiche giustificherebbe un intervento diretto".
Bashar, consigliato e aiutato da Putin, ha fatto orecchie da mercante e non ha esitato  uccidere nel
sonno intere famiglie con queste armi terribili. L'ha fatto a Ghouta Est, ad Adra e a Duma, Il gior-
no dell'attacco chimico più micidiale sulla periferia di Damasco (Jobar, Zamalica, Ein Tarma e Ha-
zeh) è stato il 21 agosto del 2013. Nè Obama, nè Cameron, nè Hollande hanno mosso un dito. So-
lo parole!  così Putin ha avuto mano libera e ha inviato i suoi aerei a bombardare Aleppo e altre lo-
calità che resistevano a Bashar.

CONTINUA... to be continued... 

venerdì 8 aprile 2022

Riflessioni / il racconto _ "Sono russo, e dico non in mio nome"

 8 aprile '22 - Venerdì                                    8th April / Friday                                 visione post  - 26

da la Repubblica - 18 marzo '22 - di Mikhail Shishkin)

Il racconto
di M. Shishkin
Sono russo e dico
non  in mio nome
Il primo marzo a Kharkiv sono nati due gemelli, un maschio e una femmina. Il giorno dopo i loro
genitori sono morti sotto i bombardamenti. Quei bambini venuti a questo nostro mondo, sono già
orfani. I loro genitori sono stati uccisi da un missile russo, da un soldato russo. 
Io sono russo. In nome del mio popolo, del mio paese, in nome mio, Putin sta compiendo crimini
mostruosi. Putin non è la Russia. La Russia prova dolore e vergogna. In nome della mia Russia e 
del mio popolo io chiedo perdono agli ucraini. E comprendo che questi crimini non possono es-
sere perdonati.
-  Questa guerra non è iniziata adesso, ma nel 2014. Il mondo occidentale non ha voluto capirlo e
ha fatto finta che non stesse succedendo niente di grave. Per tutti questi anni nei miei discorsi e
nelle mie pubblicazioni ho cercato di spiegare alla gente chi è Putin. Non ci sono riuscito. Ma
ora è Putin in persona a spiegare tutto. 
Dopo ogni pubblicazione dei miei articoli sulla stampa svizzera, alle redazioni giungevano lettere
indignate dall'ambasciata russa a Berna. Adesso tacciono. Forse perchè stanno facendo i bagagli e
sbrigando le pratiche per richiedere l'asilo politico. -  Io voglio tornare in Russia. Ma in quale Rus-
sia? La Russia di Putin è irrespirabile, puzza tremendamente di stivale poliziesco.  Sotto gli occhi
di tutti il mio paese si sta trasformando in una dittatura fascista. In Russia lo spazio della libertà di
espressione era ormai ridotta a Internet, ma adesso anche lì  regna  la censura militare. Le autorità
hanno dichiarato che ogni critica alla Russia e alla sua guerra ('operazione speciale') sarà conside-
rata tradimento e punita secondo la legge marziale. La Russia ha già chiuso Facebook e Twitter e
Youtube sarà il prossimo. Che il paese sia completamente tagliato fuori da Internet è solo questio-
ne di tempo.  Come a un ostaggio, hanno messo al paese un cappuccio in testa. La gente non deve 
sapere cosa sta succedendo. Alla televisione russa non passeranno le immagini delle città ucraine 
bombardate e dei bambini uccisi. La gente plagiata da anni di propaganda , è ancora convinta che 
l'esercito russo stia liberando i fratelli-ucraini dalla giunta fascista imposta dagli americani. 
Al paese è stato spiegato che la Nato si era già preparata ad attaccare la Russia attraverso l'Ucrai-
na e che questa 'operazione militare' è necessaria per difendere la patria.  Ora ovunque lo slogan
è: "La Russia non inizia le guerre, la Russia finisce le guerre". E molti russi, ahimè, credono dav-
vero che i nostri soldati stiano salvando la popolazione russa dell'Ucraina dal genocidio nazista.
Persone impavide e coraggiose  scendono nelle strade delle città russe  per protestare  contro la
guerra, ma sono poche. Nel paese non ci sono manifestazioni di massa o scioperi. Molti taccio-
no perchè la paura ha incatenato la popolazione: se manifesti contro la guerra, finisci in prigione.
 le dichiarazioni a sostegno di Putin e dell'"operazione militare" (la parola "guerra" in relazione
all'Ucraina è vietata) di scrittori, di persone della cultura, di attori famosi, di registi teatrali e ar-
tisti, è disgustoso.  Queste "personalità ella cultura" sostengono Putin e la sua aggressione per-
chè sono ostaggi totali del regime e cinicamente sviluppano la "sindrome di Stoccolma" in loro
stessi. Fa ancora più male vedere che la gente comune attacca la lettera Z - simbolo di sostegno 
all'intervento dell'esercito russo in Ucraina - alle finistre del proprio appartamento e alla propria
auto.  fede. Come spiegargli che  per tutti questi anni  sono stati ingannati  dal loro stesso Stato,
che la giunta fascista non è il governo ucraino, democraticamente eletto, ma il Cremlino stesso?
-  Mio padre è russo, mia madre è ucraina. E sono felice che siano già morti e che non abbiano
dovuto vivere questa mostruosa tragedia. Questa guerra non è tra ucraini e russi, ma tra uomini 
che parlano sia ucraino che russo, e non-uomini che parlano  la lingua della menzogna  ed ese-
guono ordini criminali. Tra uomini che in Russia escono a protestare e no-uomini che li pestano
e li sbattono in prigione.
-  Cosa può fare uno scrittore?  Soltanto ciò che può: parlare chiaramente. Rimanere in silenzio si-
gnifica sostenere l'aggressore. Nel XIX secolo  i polacchi insorti  combattevano contro lo zarismo
"per la vostra e la nostra libertà". Ora gli ucraini combattono contro l'esercito di Putin per la vostra
e la nostra libertà. Non stanno difendendo solo la propria dignità umana, ma la dignità di tutta l'u-
manità. In questo momento l'Ucraina sta difendendo la nostra libertà e la nostra dignità. Dobbismo
aiutarla in ogni modo possibile.  Il crimine del regime sta anche nell'avere gettato la macchia del-
l'infamia su tutto il paese. Ora la Russia non è associata alla letteratura e alla musica russe, ma ai
bambini sotto le bombe. Il crimine di Putin è nell'avere avvelenato gli uomini con l'odio. Putin se
ne andrà, ma il dolore e l'odio possono rimanere nelle anime a lungo. E soltanto l'arte, la lettera-
tura, la cultura potranno aiutare a superare questo trauma. Il dittatore prima o poi finirà la sua vi-
ta infima e meschina, ma la cultura va avanti, è sempre stato così e così sarà dopo Putin. La let-
teratura non deve parlare di Putin, la letteratura non dve spiegare la guerra. La guerra non si può
spiegare: perchè si dà ordine a un popolo di ucciderne un altro?  La letteratura è ciò che si oppone
alla guerra. La vera letteratura parla sempre del bisogno umano d'amore, non d'odio.
-  Putin sta portando la "denazificazione" in Ucraina, ma questa guerra finirà con la "deputinizza-
zione" della Russia. Una volta i tedeschi sono già passati da questa ammissione di colpa di tutta
la nazione. Solo dopo sono stati in grado di costruire un nuovo Stato a orientamento democratico.
Ora tocca ai russi passare attraverso  questa ammissione di colpa  nei confronti dell'Ucraina. Nel
1945, i tedeschi furono portati nei campi di concentramento affinchè vedessero cosa avevano fat-
to i nazisti in loro nome.  La nuova nascita della Russia deve inevitabilmente iniziare con i russi
che devono vedere le città distrutte dell'Ucraina e i cadaveri dei civili assassinati in nome del po-
polo russo.
Tornerò nel mio paese, prima o poi. Tornerò in quel mio paese di cui ho scritto in una lettera aper-
ta già nel 2013, prima dell'annessione della Crimea e dell'inizio di questa guerra contro l'Ucraina,
quando mi rifiutai di rappresentare  la Russia di Putin  alle fiere internazionali del libro: "Voglio
rappresentare e rapppresenterò un altro paese, la mia Russia, libera dagli impostori, un paese con
una struttura statale che difende non il diritto alla corruzione, ma i diritti dell'individuo, un paese
di mass media liberi, di elezioni libere e di uomini liberi". 
(Traduzione di Emnuela Bonacorsi -  
L'autore, Mikhail Shishkin, è nato a Mosca e vive a Zurigo. In Italia ha recentemente 
pubblicato "Punto di fuga" per l'editore 21lettere)

Lucianone

Ultime notizie - dal Mondo / Ucraina - Latest news

 8,9 aprile '22 - venerdì/sabato                    8,9th April / Friday-Saturday           visione post - 6

LA GUERRA DELLA RUSSIA DI PUTIN CONTRO L'UCRAINA -

Von der Leyen a Bucha "E' successo l'impensabile. Qui abbiamo visto l'umanità andare in frantumi" / 

«Qui è successo l'impensabile. Abbiamo visto il volto crudele dell'esercito di Putin, la sconsideratezza e la spietatezza di chi ha occupato la città. Qui a Bucha abbiamo visto l'umanità andare in frantumi. Tutto il mondo è con Bucha oggi». Lo ha detto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen in un punto stampa nel corso della sua visita a Bucha assieme all'Alto Rappresentante per la Politica Estera Josep Borrell.

Borodyanka - centinaia di cadaveri sotto le macerie: civili aepolti vivi nelle cantine
dei palazzi bombardati / Zelensky: "Peggio che a Bucha"
La presidente ha visitato le fosse comuni della città alle porte di Kiev, insieme al primo ministro ucraino Denys Shmyhal. «Piangiamo insieme alla gente di Bucha», ha detto accanto all'Alto rappresentante dell'Ue per gli affari esteri Josep Borrell, ribadendo la vicinanza dell'Unione europea all'Ucraina.

Ucraina, diretta. Esplosione a Odessa. Peskov: «La missione speciale può finire presto». Missile sulla stazione di Kramatorsk: 50 morti

La stazione è stata chiusa e la popolazione in fuga sarà evacuata nelle prossime ore da Slovyansk, con convogli diretti  verso Leopoli, Chernivtsi, Ternopil e Odessa.

Lucianone

Spettacoli / cinema - "Tra due mondi" di Emmanuel Carrère

 8 aprile '22 - venerdì                                     8th April / Friday                                 visione post - 6

martedì 5 aprile 2022

SPORT - Calcio / serie A - 31^ giornata anno 2021/22

5 aprile '22 - martedì                                5th April / Tuesday                             visione post - 15

Risultati delle partite
Spezia - Venezia  1 - 0 / Lazio Sassuolo  2 - 1
Salernitana - Torino  0 - 1 / Fiorentina - Empoli 1 - 0
Atalanta - Napoli  1 - 3 / Udinese - Cagliari  5 - 1
Sampdoria - Roma 0 - 1 / Juventus - Inter  0 - 1
H. Verona - Genoa  1 - 0 7 Milan - Bologna  0 - 0

CLASSIFICA
Milan   67  /  Napoli   66  /  Inter   63  /  Juventus   59  /  Roma   54  /  Lazio   52  /  Atalanta   51  /
Fiorentina   50  /  Hellas Verona   45  /  Sassuolo   43  /  Torino   38  /  Bologna   34  /  
Udinese, Empoli   33  /  Spezia   32  /  Sampdoria   29  /  Cagliari   25  /  Genoa, Venezia   22  /
Salernitana   16

Atalanta - Napoli 1 - 3

Commento -
  
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Ultime / ultimissime notizie - Russi di Putin peggio dei tedeschi nazisti di Hitler: dalle regioni dell'Ucraina immagini e foto orrende, spaventose!

 5 aprile '22 - martedì                                     5th April / Tuesday                            visione post - 30

41^ giornata di guerra: Ucraina peggio della Siria / civili torturati, stuprati trucidati e impachettati
                                      e  tanti gettati in fosse comuni

Qui Ucraina / Terra di orrori: fermate Putin e i Russi! - O l'Europa occidentale rischierà grosso! 

Il macellaio Putin non si ferma: manda a Bucha e, probabile, anche a Mariupol e in altre città i
massacratori russi insieme a siberiani, siriani e ceceni a massacrare e mutilare civili ucraini inermi.
Le testimonianze con immagini, anche dall'alto con droni, confermano l'eccidio e le stragi che di-
ventano genocidio. Che aspetta ancora l'Onu a condannare e fermare le stragi di massa? A che serve
ormai l'Onu e che fanno le altre Associazioni umanitarie? Niente processi, solo parole, parole, parole!




"Sono un civile. Non sparate. E partirono cinque colpi". Le testimonianze raccolte a Bucha
confermano le atrocità
Bucha -
A Vokzal'na, sobborgo di Kiev, liberato dagli ucraini torna una parvenza di vita, ma emergono altre
atrocità. Fosse comuni con diversi strati di cadaveri. Corpi torturati dentro la cantina, E i resti di un bivacco dei russi tra le bottiglie di alcol. 
BUCHA — C’è un’apparente calma a Bucha, il cielo è limpido. All’indomani della scoperta degli orrori la situazione sembra diversa. Ma è solo un’illusione, nuovi dettagli dell’inferno emergono ad ogni angolo. Ci dirigiamo a documentare le fosse comuni, nella zona della chiesa. All’arrivo ci sono solo alcuni giornalisti e poche persone che si avvicinano per cercare famigliari. La fossa è aperta e si vedono emergere ammassate le borse che contengono i cadaveri di circa otto persone. Si intuisce che sotto la sabbia ci sono vari strati, quello che appare è solo quello più superficiale. Ci sono tre tombe che qualcuno ha improvvisato. La luce bianca delle dieci di mattina evidenzia l’orrore in tutta la sua violenza. Un uomo di 59 anni si avvicina e ci racconta che sta cercando suo fratello di 57 anni che era scomparso il 12 marzo. Era andato a prendere i documenti nella macchina parcheggiata tra Bucha e Hostomel e non era più tornato. L’uomo è convinto che suo fratello si trovi li, ma non c’è nessuno a cui chiedere, nessuno che sappia con certezza se i familiari di Bucha potranno mai godere del lusso di riconoscere i propri cari finiti nelle fosse comuni nell’ambito di una spirale di violenza che in questi giorni solo inizia a delinearsi.
(da "la Repubblica" - inviato Santi Palacios)
Le prime testimonianze -
Donne violentate davanti ai figli e poi uccise dagli invasori. Uccisi anche bambini
con un colpo alla nuca.
Lucianone

Cultura / archeologia - Un monumento alla pace, nella Murgia (Puglia) / Intervista al docente Giuliano De Felice

 5 aprile '22 - martedì                                   5th April / Tuesday                          visione post - 6

(il manifesto - 11 marzo '22 - di Federico Gurgone)

La pace necessaria in un monumento
La nuova vita del Campo di prigionia 65 che sorgeva nella 
Murgia interan tra Gravina e Altamura.
INTERVISTA a Giuliano De Felice, archeologo docente all'Università di Bari

Giuliano De Felice, docente presso l'Università di Bari e redattore della rivista Archeostorie,
concentra le sue ricerche sull'archeologia contemporanea, disciplina di crescente fortuna nel
mondo anglosassone e sparute applicazioni in Italia, dove  "la spettacolarizzazione dei beni
culturali va di pari passo con l'onnipresente tradizione classicista e con quel senso di posses-
so del patrimonio antico dal quale quasi siamo ossessionati". Nel 2017, accompagnato nella
Murgia interna dall'esperto di didattica della storia Antonio Brusa, De Felice fu sorpreso dal-
la muta potenza di una ferita impressa sul territorio dalla Seconda guerra mondiale: il Campo
di prigionia 65. -  "Di certo non mi si mostrò bello: nemmeno ne compresi al primo ascolto la
voce", racconta l'archeologo, autore del saggio "Archeologia di un paesaggio contemporaneo"
/Edipuglia, 2020). Mi bastò però un istante per desiderare di scavarci", aggiunge.
- "Di cosa parliamo quando parliamo di archeologia?".
- "Non di una tecnica nè di una metodologia, ma della forma mentale  di chi vede le cose  sovrap-
poste stratigraficamente. Anche se il Campo 65 appariva in degrado, tra copertoni e rifiuti di ogni
tipo, da subito gli studenti si trovarono a proprio agio: i mattoni con i bolli laterizi e i grafiti sulle
pareti delle baracche erano per loro segni familiari.  il sito si estende per trentuno ettari: la metà
del parco di Pompei. Nel 1942, a metà strada tra Gravina e Altamura, che secondo il censimento
del 1936 contavano 20.000 abitanti l'una, nacque così dal nulla un centro di novemila persone: se
avessimo riscontrato tale fenomeno in tempi antichi , saremmo sobbalzati  chiamandolo paleoge-
nesi.".
- "Sull'area insistono altri elementi alieni..."
- "Le Murge conservano anche i resti di dieci basi per testate atomiche , con missili a medio rag-
gio puntati nel 1959 contri il Patto di Varsavia,...
Continua... to be continued...

sabato 2 aprile 2022

LA SPORCA GUERRA di Putin - "Quei giovanissimi ragazzi russi caduti, mandati al massacro"

 2 aprile '22 - sabato                                      2nd April / Saturday                               visione post - 11


Alcune delle vittime erano soltanto militari di leva. Sarebbe vietato, ma il Cremlino ammette
"errori". Le madri chiedono i corpi direttamente a Kiev. I giovani russi mandati a morire sul fronte
ucraino: poveri e non addestrati, vengono da posti sperduti.  Il più giovane  di quelli identificati
finora aveva compiuto diciott'anni, David Arutyunyan, colpito da una scheggia. Uno dei tanti ra- 
gazzi russi della cosiddetta generazione Putin mandati al macello in Ucraina. Alcuni erano addi-
rittura di leva,  12 mesi di naja  nella quale  si impara a malapena  a salvarsi  dalle angherie dei
"nonni".
Le madri che chiedono a Kiev i corpi dei loro figli soldati uccisi, dovrebbero prima 
andare a vedere con i loro occhi a Kiev e nelle altre cittadine ucraine
il paesaggio distrutto e tutte le vite massacrate,civili compresi, dall'esercito russo del loro Putin!! -
(Luciano Finesso)

Lucianone

venerdì 1 aprile 2022

Cultura - Lo scrittore russo Varlam Salamov e il suo diario dal gulag siberiano

 1 Aprile '22 - venerdì                                      1st April / Friday                                 visione post - 6

(da La Repubblica - 17 gennaio '22 - di Federico Varese)

L'anniversario
Lo sguardo di Salamov che visse nell'inferno
Quarant'anni fa la morte del grande autore russo rinchiuso
da Stalin nei gulag della Siberia. Nel lager, diceva,' il male
regna incontrastato' .
Varlam Salamov, l'autore de I racconti della Kolyma, muore a Mosca il 17 gennaio di quarant'anni
fa, nel 1982. L'ultimo periodo della sua vita non è felice. Ormai sordo e cieco vive a Mosca in una camera dell'ospizio dei letterati Literaturnyj Fond, al terzo piano, nella stanza numero 244. In que-
sto edificio "impregnato di un odore di vecchiaia impotente e indifesa" (come racconta una sua ami-
ca), ha trovato una sistemazione che teme di perdere in ogni momento.  Le ansie  non  gli lasciano 
tregua: quando arriva il cibo si getta avidamente su di esso perchè teme che altri lo possano prece-
dere, nasconde le lenzuola e le federe sotto il materasso, porta legato al collo l'asciugamano. Que-
sti erano beni preziosissimi nei campi, difficili da trovare e da proteggere.
Anziano e prossimo alla morte, rivive le fobie della vita quotidiana del lager. Ma sono anche gli an-
ni in cui la sua fama cresce e i riconoscimenti internazionali cominciano ad arrivare: nel 1980 esce
 a  Parigi il primo colume dei Racconti e vince un premio del Pen Club, nel 1981 è la volta della tra-
duzione inglese, parziale, dela sua opera principale. Un gruppo i ammiratori  comincia  a manifesta-
re in suo favore, ma lui teme che la piccola fama raggiunta diventi un buon motivo per arrestarlo di
nuovo. una terza volta, e così tornare nella Kolyma ("io vengo dall'inferno" è una sua frase celebre).
Nel gulag ci aveva passato quasi vent'anni. Giovane studente di giurisprudenza a Mosca, viene arre-
stato una prima volta nel 1929 per aver partecipato ad un gruppo che domanda la pubblicazione del
testamento di Lenin e viene spedito al campo della Visera, nella regione di Perm' (su quell'esperien-
za scriverà Visera. Antiromanzo, pubblicato solo nel 1989). Liberato nel 1931, torna a Mosca dove lavora come giornalista e pubblica diversi racconti e poesie. Nel 1937 il nuovo arresto, per "attivi-
tà antirivoluzionaria trotzkista". La lettera T (che indicava i troskisti) aggiunta al suo dossier equi-
vale ad una condanna a morte.  Infatti, gli tocca uno dei campi più pericolosi, detto "il crematorio bianco", nell'estremo Nord-Est russo-asiatico, dove la temperatura arriva fino a 50 gradi sottozero.
La regione  prende il nome dal fiume che l'attraversa, Kolyma, un nome che grazie a Salamov di- 
venterà sinonimo delle repressioni staliniane. -  Qui vi sono giacimenti d'oro, e i carcerati vi lavo-
rano come mano d'opera forzata.  Salamov  prima viene impiegato  nelle miniere di carbone, ma
quando è sull'orlo della fine per assideramento e fame, viene salvato da un medico che lo assume
come infermiere al reparto di chirurgia dell'Ospedale per detenuti, sulla "riva sinistra" del fiume
Kolyma (questo è anche il titolo di una sezione dei Racconti). Viene liberato nel 1951, ma rimane confinato in Siberia fino al 1956. Una volta ritornato nella capitale russa, scopre che la moglie lo
ha lasciato e la figlia non vuole più vederlo. Un rientro non certo da eroe.
Inizia a scrivere I racconti della Kolyma nel 1954. L'opera contiene 145 racconti ordinati in sei 
raccolte, ma è un libro organico, con temi e personaggi che si rincorrono. E' anch'esso un anti-
romanzo, che contiene frammenti, brani di epistolario, storie individuali, memorie e confessioni 
sulla sua incapacità di ricordare esattamente. Salamov non credeva che il lager insegnasse nulla,
che gli anni passati là producessero una Epifania, una redenzione.  E' semplicemente un luogo
dove il male regna incontrastato. La morte era l'esito più probabile per il carcerato e Varlam si 
salva solo grazie al caso, attraverso un medico-detenuto  che lo assume in infermeria.  Mentre
Solzhenitsyn ha l'aspirazione a catalogare i fatti e misfatti avvenuti nel gulag, Salamon dichia-
ra: "Il ricordo non serve a nulla". Dopo il gulag, Auschwitz e la bomba atomica , l'arte ha perso
il diritto di predicare.  Nella grande frattura che attraversa la letteratura russa, il Nostro sta dal-
la parte di Dostoevskij, contro Tolstoj. Come ha scritto un altro autore e sopravvissuto al Gulag,
Gustaw herling, "Salamov è innanzi tutto un grande scrittore".
La recezione di Salamov in Italia fu non lineare. Diversi editori si rifiutarono di pubblicare le
traduzioni dello slavista Piero Sinatti, che pubblicò una raccolta nel 1976 presso la casa editri-
ce della nuova sinistra Savelli.  Oggi disponiamo di un'eccellente edizione Einaudi in due vo-
lumi e di opere tradotte da Adelphi. -  Anche in punto di morte non vi fu redenzione per Sala-
mov.  Il 15 gennaio 1982 viene trasferito a forza in manicomio, internato benchè non avesse
alcun disturbo psichico. La direzione dell'ospizio era preoccupata della sua crescente fama di
dissidente e per le manifestazioni a suo favore. Regge solo due giorni e muore  il 17 gennaio
di quaranta anni fa.

Lucianone