lunedì 27 aprile 2020

Musica / jazz - Insegnare musica in modo naturale: intervista al bassista Victor Wooten

27 aprile '20 - lunedì                               27th April / Monday                           visione post - 3

( da la Repubblica - 31 ottobre '19, giovedì - Milano Spettacoli / di Luigi Bolognini)
Si dice spesso di tanti artisti che in concerto diano lezioni di musica. Poi c'è chi le lezioni di musi-                                                                                                                                   
ca le darà davvero. e sullo stesso palco dello show.  Una tradizione, d'altronde, per Victor Wooten,
il bassista e leader del quartetto Wooten Brothers, tutto composto di fratelli, che domani e sabato (1
e 2 novembre '19) inaugura il Jazzme al Blu Note di Milano. Proprio il 2 novembre, nel pomerig-
gio, Wooten sarà nel jazz club di via Borsieri per una masterclass di un'oretta e mezza col pubbli-
co.
Intervista
L. Bolognini - Iniziamo proprio da questa masterclass, Wooten, perchè non è così usuale 
a queste latitudini
V. Wooten -  "Invece a me piace parecchio, quando le circostanze  lo permettono, ovvero quando
restiamo in un posto più di un giorno. Non solo permette un contatto col pubblico del tutto diver-
so da quello di uno spettacolo, ma io amo insegnare, spiegare, fare entrare nel mondo della musi-
ca".
L. B.  - Di questa sua vocazione parleremo tra poco, intanto ci spiega come funzionerà?
V. Wooten "Apriremo le porte del Blue Note e io e un altro mio fratello, ancora non so chi tra
Regi, Roy e Joseph, saliremo sul palco: suoneremo un pò, risponderemo a domande, dubbi e cu-
riosità dei presenti e poi inviteremo qualcuno a esibirsi con noi, per fare festa assieme".
L. B. - Questa lezione e' solo una piccola parte della sua attività da docente: cosa le dicono le pa-      role "Wooten Woods"?
V. Wooten -  "Beh è la mia scuola di musica, aperta in un bosco vicino a Nashville: sono dei camp
aperti a tutti, da vent'anni, dove uniamo la musica e la natura. La parola chiave è proprio 'naturale',
perchè facciamo sì lezioni sotto gli alberi, ma puntiamo anche a insegnare in modo naturale, spon-
taneo, basandoci più sulla comunicazione  e  l'immediatezza  che sulla tecnica. Ovvio, la bocca ci
serve per parlare, ma quando parliamo ppoi gli altri non guardano la bocca: sentono quel che  di-
ciamo. Quindi la tecnica ha importanza, intendiamoci, ma il discorso  è lo stesso  che si può fare
per le parole: la grammatica serve, serve sapere le regole lessicali e verbali, ma alla fine per fare
capire qualcosa a un altro, trasmettere concetti ed emozioni, si possono anche commettere errori
grammaticali. Meglio non commetterli, certo, ma conta più il senso di quel che si dice".
L. B. - Insomma, alla latina, "rem tene, verba sequentur".
V. Wooten - "Esatto: abbi in mente il concetto che vuoi dire, le parole seguiranno. Certo, insegnare
(e imparare) la musica stando chiusi in una stanza 12 ore al giorno alla fine
funziona, ma è un processo lento e - appunto - non naturale. Invece essendo la musica un linguaggio, la si può imparare proprio come un bambino impara a parlare da piccolo".
L. B. - Lo dice per esperienza, visto che lei ha iniziato a suonare a 2 anni e a 6 apriva i concerti di
Curtis Mayfield,
V. Wooten - "Certo: a 6 anni un bambino sa parlare e sa cantare, perchè non dovrebbe sapere fare
musica, se gli è stata insegnata? Quanto a Mayfield, sa, per me era tutto un gioco, non capivo ap-
pieno il gigante musicale che era, io mi divertivo, ed era un modo per stare assieme ai miei fratel-
li".
L. B. - Ecco, parliamo anche di loro: i Wooten Brothers esistono da oltre mezzo secolo.
V. Wooten - "Sì, i nostri genitori ci hanno messo in mano strumenti da subito, siamo cresciuti così,
ed è stato anche un ulteriore modo per stare assieme. Infatti non abbiamo mai pensato di scioglier-
ci, facciamo il nostro misto di funk, r'n'b, rock e bluegrass e ci divertiamo sempre da matti. E ogni concerto è diverso da tutti gli altri, perchè amiamo improvvisare e cucire la musica su misura del pubblico di quella sera".

Lucianone

domenica 19 aprile 2020

SCIENZE / neuroscienze - Dispositivi elettronici: i pirati del cervello

19 aprile '20 - domenica                            19th April / Sunday                         visione post - 3


(da "Io Donna" di Repubblica - 21 settembre '19 - Nicia Panciera)
Oggi è la giornata buona.  Il lavoro fila a meraviglia. Dopo pochi minuti di concentrazione,
mediamente 15, dice la scienza, una notifica compare sullo schermo. La ignoriamo. Il cer-
vello, però, la registra. Poi è la volta del telefono, che si illumina.  E' un attimo  e  ci ritro-
viamo nel vortice dei social   e della posta elettronica, da cui riemergeremo molto tempo
dopo. Non prima di 20 minuti. Perchè, pur sapendo di doverci concentrare, continuiamo
imperterriti a perdere tempo? Semplice: i dispositivi elettronici sono perfettamente equi-
paggiati per non darci tregua. Peccato che gli studi scientifici concordino nel ritenere che
queste continue interferenze abbiano un impatto negativo sulla nostra mente.
Spieghiamo procedendo per ordine. Una delle cose che facciamo più spesso è prestare attenzione
a qualcuno o a qualcosa. a volte spontaneamente. Altre a richiesta. L'attenzione è una risorsa pre-
ziosa e potente, capace di influire sul modo in cui il cervello programma le azioni e guida il com-
portamento. Infatti, per quanto i nostri sensi  gli spediscano  un'enorme quantità di dati, non tutti
superano la soglia della coscienza. "Abbiamo una limitata capacità di analisi, e dobbiamo neces-
sariamente filtrare le informazioni  in arrivo dal mondo esterno e interno", spiega  Chiara Della
Libera della sezione di fisiologia e psicologia del Dipartimento di neuroscienze, biomedicina e
movimento dell'Università di Verona. L'attenzione è dunque un faro acceso dal nostro sistema
di controllo, che segnala quanto non possiamo proprio permetterci di ignorare. "Gli studi di psi-
cologia di base hanno mostrato che è guidata da due meccanismi, uno volontario e uno involon-
tario", spiega.  "Il primo è all'opera quando, per esempio, pattugliamo l'ambiente circostante al-
la ricerca di qualcosa di rosso; mentre il secondo si attiva in modo automatico in risposta a sti-
moli particolari che sono tutti accomunati da certe caratteristiche, come il costituire una novità,
l'essere in movimento, lo stagliarsi sullo sfondo". Questo fenomeno è detto "cattura attenziona-
le": "In natura, ma anche in città, saper individuare istantaneamente una minaccia può salvare
la vita", spiega la ricercatrice, che guida il Laboratorio di Adaptive Attention and Cognition.
"E questo stesso meccanismo primordiale è all'opera anche con i banner, i pop up o le notifi-
che delle applicazioni". Ecco perchè sono così efficaci nel distrarci.
L'evidenza mostra, però, che l'attenzione è flessibile.
CONTINUA...
to be contin

martedì 14 aprile 2020

Riflessioni - La "sovranità" regionale sanitaria: (solo) quando conviene

14 aprile '20 - martedì                            14th April / Tuesday                               visione post - 3

(da la Repubblica - 26 febbraio '20 - L'amaca / di Michele Serra)
Chi si è battuto per arrivare a una sorta di "sovranità regionale in campo sanitario aveva tutto il
diritto di farlo; a patto che poi non imputi al governo centrale ogni inciampo, ogni fallimento.
E' quello che stanno facendo diversi esponenti leghisti in questi giorni, probabilmente spiazzati
dal primato lombardo-veneto del contagio, dovuto agli imperscrutabili movimenti del virus, ep-
pure, inevitabilmente, oggetto di qualche sarcasmo: gira parecchio in Rete il cartello "non si af-
fitta ai settentrionali", parodia vindice dello storico "non si affitta ai meridionali" affisso su non
pochi portoni negli anni della grande migrazione al Nord.  Di fatto, è bene spalmata sul territo-
rio nazionale l'abitudine, veramente detestabile, di imputare sempre agli altri  le disgrazie, e at-
tribuire solo a se stessi le fortune.  Quando  le cose  vanno bene il merito è mio, quando vanno
male la colpa è del governo, dello Stato, della casta, di chiunque non sia io. Accade anche per
le grandi nevicate urbane, o per i cumuli di mondezza, che se il sindaco sei tu allora ti accuso
di vergognose inadempienze; se il sindaco sono io si tratta solo di normali disagi perfettamen-
te sotto controllo.
Se davvero è capitato, come pare proprio, che da un piccolo ospedale del Nord sia scaturito,
per distrazione o per negligenza  o per casualità, il focolaio più insidioso, non è sportivo of-
fendersi e scaricare sul groppone "di Roma" un problema che, invece, è tutto tuo.  Il tipico
settentrionale lavora per rimediare ai propri errori, ed evita di buttarla in politica. La Lega
ormai è un partito arcitaliano.

Lucianone

SPORT - calcio / Serie A - 26^ giornata 2019/20 /// Campionato sospeso per Coronavirus

14 aprile '20 - martedì                                14th April / Tuesday                          visione post - 6

Risultati delle partite
Lazio       2     Napoli     2     Lecce       2     Cagliari   3     Parma   0     Milan     1     
Bologna   0     Torino     1      Atalanta   7     Roma      4     Spal       1    Genao    2

Sampdoria     2     Udinese      0     Juventus     2     Sassuolo     3     
H. Verona      1     Fiorentina   0     Inter           0     Brescia       0

CLASSIFICA

JUVENTUS   63  /   Lazio   62  /   Inter   54  /   Atalanta   48  /   Roma   45  /   Napoli   39  /
Milan   36  /   H. Verona, Parma   35  /   Bologna   34  /   Sassuolo, Cagliari   32  /   Fiorentina   30  /
Udinese   28  /   Torino   27  /   Sampdoria   26  /   Genoa, Lecce   25  /   Spal   18  /   Brescia   16  /

Lucianone

martedì 7 aprile 2020

Medicina / psicologia e psichiatria evoluzionistica - L'ansia: dolorosa ma benefica

7 aprile '20 - martedì                               7th April / Tuesday                           visione post - 7

( da La Lettura del Corriere della Sera -  Orizzonti Mente / di Telmo Pievani)
Nei sintomi delle nostre malattie si nasconde un messaggio evolutivo. La tosse espelle materiale
estraneo dalla gola. La febbre è una difesa per contrastare le infezioni. Nausea, vomito e diarrea
sono reazioni protettive che eliminano tossine. Più in generale, il dolore è la sentinella che ci av-
visa di un problema, lo stress di un pericolo, reale o potenziale. Il principio, secondo Randolph
Nesse, medico e psichiatra della Arizona State University, padre della medicina darwiniana, va-
le anche per i disturbi mentali, che vanno intesi come eccessi di sintomi difensivi (quelli di pa-
ranoie e complottismi) o come scompensi nei sistemi di regolazione dell'umore che portano a
manie, disturbi bipolari e depressioni psicotiche.
Secondo la "psichiatria darwiniana", ansia , depressione, e rabbia conservano una funzione
evolutiva: sono risposte utili ma fuori misura. Nei casi più gravi, sono difetti di calibrazio-
ne delle nostre reazioni a situazioni impreviste e minacciose, causati da traumi esistenziali,
frustrazioni e desideri inappagati oppure da una propensione ereditaria. Altre volte si tratta
di costosi compromessi: l'evoluzione dei legami profondi di amore e moralità  ci espone a
effetti collaterali dolorosi quali l'ansia sociale, i rimorsi, aspettative deluse, sensi di colpa.
In sintesi: la smodata importanza che attribuiamo a quel che gli altri pensano di noi.
Le malattie ovviamente non sono adattamenti plasmati dall'evoluzione.  Non avrebbe sen-
so attribuire un'utilità evolutiva alla schizofrenia. Tuttavia, è proprio il modo in cui funzio-
na la selezione naturale a renderci vulnerabili alle malattie. L'evoluzione  spiega le condi-
zioni di possibilità delle malattie, non le malattie stesse, il che è comunque necessario ne-
cessario.  Medici e psichiatri infatti si limitano a descrivere i meccanismi del corpo e del
cervello per come funzionano oggi, in cerca di soluzioni per ripararne i guasti.  Il ritorno
pratico di questo approccio  basato sulle "cause prossime" è oggettivo. Tuttavia non basta.
Bisogna anche capire come e perchè quei meccanismi si sono evoluti nella specie umana,
integrando l'altra metà della biologia (le "cause remote") nella medicina. I batteri che svi-
luppano resistenza agli antibiotici o i tumori che aggirano gli attacchi terapeutici sono del
resto modelli perfetti di evoluzione darwiniana.
I sintomi sopra descritti, spiega Nesse, non vanno confusi con le malattie.  E' inutile aggre-
dirli come se fossero il problema. Bisogna capirne le cause esistenziali e interpretarli come
difese protettive un tempo utili. La loro funzione infatti potrebbe non essere più attuale, per-
chè l'ambiente è cambiato più velocemente di noi. Per esempio, l'epidemia mondiale di obe-
sità è dovuta anche alla discrepanza tra il nostro adattamento ancestrale  ad immagazzinare
cibi zuccherati e grassi finchè ce n'erano (in un contesto ambientale  in cui le fonti  di cibo
erano scarse e discontinue) e il mondo di oggi che abbonda di centri commerciali ricolmi
di cibi ipercalorici. Ne consegue che continuiamo a desiderare  ciò  che ci fa male  e a la-
sciarci sedurre da facili ricompense diventando dipendenti da alcol, tabacco e droghe.
Oppure la funzione originaria deborda, perchè  nell'evoluzione  è meglio eccedere in rea-
zioni difensive, come l'ansia, piuttosto che difettarne: se la sentinella protettiva reagisce
troppo, paghiamo un costo in termini di falsi allarmi, di fobie inutili e di panico, d'accordo,
ma almeno siamo vivi; se si spegne solo una volta  nel momento sbagliato, cioè sottovalu-
tiamo un pericolo reale, siamo morti.  Avere  sempre paura  rovina l'esistenza, ma averne
troppo poca espone a rischi fatali.
Talvolta si ha l'impressione che Nesse voglia cercare per forza una funzione per ogni disturbo:
la depressione lieve sarebbe una strategia evolutiva  per evitare sforzi inutili in situazioni sfa-
vorevoli, riducendo l'impegno verso obiettivi che non sarebbero comunque realizzabili. Con
qualche aggiustamento narrativo, nell'evoluzione si può trovare  una buona ragione per tutto
e per il contrario di tutto, ma in che senso le emozioni che ci fanno soffrire sarebbero "buone"?
Sono buone per riprodursi, risponde Nesse, giacchè l'individuo non sarebbe altro che una mac-
china per trasmettere i suoi geni egoisti. Per esempio, la selezione naturale non avrebbe rimos-
so la gelosia dalle emozioni perniciose perchè un tempo  i maschi più possessivi  avevano più
figli rispetto a quelli più permissivi, che presidiavano di meno le loro compagne. Su questo ap-
proccio però molti evoluzionisti dissentono, perchè in casi simili è pressochè impossibile rica-
vare prove dai nostri progenitori e dagli ambienti in cui vivevano.  Comunque, precisa Nesse
sul filo del paradosso, il fatto che vi siano buone ragioni evolutive per stare male non implica
che non si debba fare il possibile per alleviare la sofferenza, spesso dannosa, che ne deriva.
Per tutto il libro Nesse descrive la selezione naturale come se fosse un creatore intenzionale
dotato di progetti e fini propri: la selezione "plasma" le nostre emozioni, "foggia corpi e cer-
velli per massimizzare il successo riproduttivo, e così via.. Ma la selezione non è uno sculto-
re nè un ingegnere che ambisce alla perfezione funzionale: è un meccanismo ecologico e de-
mografico che si nutre di espedienti. Lo ammette lo stesso Nesse quando descrive i vincoli a
cui deve soggiacere la selezione naturale e gli "errori progettuali marchiani" di cui è pieno il
nostro organismo.
Nesse è più convincente quando illustra le incoerenze diagnostiche, la scarsa attenzione alle
storie individuali e la frustrante assenza di progressi nella cura di molti disturbi mentali gra-
vi. La crisi della psichiatria, a suo avviso, è accentuata dalle vane scorciatoie di chi si ostina 
a incasellare le malattie mentali in categorie nette, di chi pensa che siano dovute solo a dan-
ni cerebrali o a mutazioni genetiche specifiche.  La malattia mentale è piuttosto  un paesag-
gio dai contorni sfumati, un "ecosistema" che richiede  approcci integrati in grado di tenere
insieme tendenze ereditarie, esperienze infantili, traumi, personalità individuali uniche e sti-
li di vita, in sintesi: un impasto inestricabile di natura e cultura, calato ogni volta in situazio-
ni esistenziali concrete.   La psichiatria darwiniana non vuol essere una metodica alternati-
va, ma complementare a quelli esistenti. Non è l'ennesima scuola, ma un ponte tra concezio-
ni diverse. Certe sue ipotesi  restano allo stato di interessanti speculazioni. anche per questo
è prudente  nel promettere  applicazioni cliniche, gli basta che sia  un arricchimento  della
prospettiva sulle malattia mentale. In effetti, sarebbe già un grande risultato  se  convinces-
se medici e psicologi a prendere finalmente in considerazione i principi dell'evoluzione.

Lucianone

domenica 5 aprile 2020

Ultime notizie - dall'Italia e dal Mondo / Latest news

5 aprile '20 - domenica                            5th April / Sunday                             visione post - 6

ITALIA - Coronavirus
Il bilancio: i morti (ultime 24 ore) sono 525, il numero più basso dal 19 marzo
Calano per la prima volta i ricoverati con sintomi
Iss: "E' iniziata la discesa, pensare a fase 2"
Diminuiscono le vittime (525 morti) e si conferma il dato in flessione sui posti letto occupati in terapia intensiva. Borrelli: "Non abbassare la guardia, state a casa". L'Iss: "La curva scende. Se i dati si conferrmano potremo cominciare a pensare a.lla fase due".
ROMA - Siamo ancora nel picco, ma ci sono tre dati che vanno nella direzione giusta: pur rimanendo un numero inaccettabile, 525, il numero dei morti non era a questi livelli dal 19 marzo, due settimane fa. In più per la prima volta calano le persone ricoverate con sintomi (- 61 unità, un'inezia su quasi 30 mila persone, ma finora era sempre aumentato) e si conferma la flessione dei posti letto occupati in terapia intensiva (valore che è calato ieri per la prima volta), con altri 17 posti che si sono liberati oggi. 
Purtroppo resta alto anche il numero delle vittime, che però mostra un rallentamento. Nelle ultime ventiquattr'ore sono morte 525 persone (ieri le vittime erano state 681), arrivando a un totale di decessi 15.887. Anche i guariti restano sugli stessi livelli e raggiungono quota  21.815, per un aumento in 24 ore di  819 unità (ieri erano state dichiarate guarite 1.238 persone). Netto l'aumento dei guariti negli ultimi giorni e come tendenza.
Il numero totale di persone che hanno contratto il virus dall'inizio dell'epidemia è 128.948 (4.316 nuovi contagi rilevati nelle ultime 24 ore, ieri erano stati 4.805). I tamponi fatti oggi sono stati  34.237, un numero più o meno stabile rispetto a ieri (37.375). Il rapporto tra tamponi fatti e casi individuati è di 1 malato ogni 7,8 tamponi fatti, il 12,8%, stabile rispetto a ieri e agli ultimi giorni.

Lombardia e Milano
In Lombardia calano i ricoveri, ma situazione preoccupante a Milano
Gallera: "I morti sono certamente più dei numeri certificati".
Morte in 24 ore 345 persone, "ma sono quelle che avevano fatto il tampone". I positivi sono 50.455, 1.337 in più rispetto a ieri
Il numero dei nuovi ricoverati in Lombardia "si è quasi fermato", crescono i dimessi e il numero dei morti è in calo, anche se "la drammatica verità è che il numero reale è sicuramente più ampio, sul territorio, nelle Rsa per anziani, perché si riferisce alle persone decedute che avevano fatto il tampone".
Ma quello che ancora non fa stare tranquilli è il dato di Milano e provincia: 411 nuovi positivi (ieri erano stati 428), che fa arrivare il numero totale a 11.230, più 171 a Milano città, dove si arriva a 4.533 contagiati. "Qui lo sforzo deve essere più determinato, bisogna uscire solo protetti per non infettare o non essere infettati".
Sono i numeri di oggi della situazione emergenza coronavirus in Lombardia, spiegati dall'assessore al Welfare Giulio Gallera, nel giorno in cui il governatore Attilio Fontana annuncia che da domani parte la distribuzione in tutta la regione di 3,3 milioni di mascherine - diventate obbligatorie, insieme a sciarpe e foulard, in base all'ordinanza regionale firmata ieri - con una quota gratis nelle farmacie e le altre, sempre gratis, distribuite agli esercizi commerciali aperti.

Coronavirus, in Lombardia calano ricoveri ma situazione preoccupante a Milano. Gallera: "Morti sono sicuramente più dei numeri certificati"


SVEZIA -  Coronavirus

La Svezia cambia strategia e si prepara a rinunciare al "tutto aperto".
L'appello dei medici: "Se non si inverte la rotta, sarà una catastrofe".
Il governo sarà autorizzato, con l'ok del Parlamento, a chiudere bar, scuole, palestre e
limitare l'accesso ai mezzi pubblici. Il premier Lofven pochi giorni fa aveva detto in 
un'intervista: "Il Paese si prepari a migliaia di morti".
La Svezia cambia radicalmente strategia nella lotta al coronavirus. Il Paese finora ha lasciato tutto aperto (scuole, palestre, spettacoli) puntando sulla disciplina dei cittadini, sul rispetto dei severi limiti costituzionali alle restrizioni alla libertà e sulla scelta dell'autorità nazionale per la salute di puntare a un contagio rallentato per non rischiare il collasso delle strutture sanitarie.  Ma adesso inizia un'ondata di critiche di medici e di scienziati

LONDRA - regina e discorso alla nazione
La regina Elisabetta parla alla nazione britannica: "Vinceremo e
torneremo insieme" / Nel discorso dignità e orgoglio
La sovrana britannica ha parlato in tv in un intervento straordinario
sull'emergenza coronavirus.



LONDRA  - "Vi parlo in un tempo che so essere di crescente difficoltà. Un tempo di sconvolgimento nella vita del nostro Paese che ha portato dolore ad alcuni, problemi economici a molti ed enormi cambiamenti nella vita quotidiana di tutti noi". Così la regina Elisabetta, quasi 94 anni, di verde vestita, nel suo discorso televisivo straordinario alla nazione sull'emergenza coronavirus registrato nei giorni scorsi dal castello di Windsor, anticipato dalla corte ai media nelle ultime ore, e trasmesso stasera nelle case di milioni di britannici.


Coronavirus, il messaggio della regina Elisabetta II: "Se resteremo uniti e determinati, vinceremo noi"
"Insieme stiamo affrontando l'emergenza, se restiamo uniti e risoluti vinceremo noi". Nel suo discorso di quattro minuti alla nazione, la regina Elisabetta ringrazia "chi resta a casa" e, facendo così, "aiuta a proteggere le persone fragili e a risparmiare a molte famiglie il dolore già sofferto da quelli che hanno perso i loro cari". E ancora: "Spero che nei prossimi anni tutti potranno essere orgogliosi di come hanno risposto a questa sfida. E coloro che verranno dopo di noi diranno che i britannici di questa generazione sono stati più forti di qualsiasi altro, che le qualità dell'autodisciplina, della cortese determinazione e della comprensione reciproca ancora caratterizzano questo Paese".

La Gran Bretagna e il mondo "sapranno prevalere" sulla minaccia del coronavirus. Ha detto convinta Elisabetta II. "Prevarremo - ha concluso - e la vittoria apparterrà a ciascuno di noi. Dobbiamo confortarci pensando che giorni migliori torneranno: che saremo di nuovo con i nostri amici, saremo di nuovo con le nostre famiglie e ci incontreremo ancora"

È il quarto discorso in 68 anni di regno dopo quelli in occasione del primo conflitto in Iraq, dei funerali di lady Diana e l'ultimo per la scomparsa di sua madre ultracentenaria nel 2002

Coronavirus, il punto sulla pandemia in Italia

nformazioni aggiornate al 6 aprile 2020

Fino al 13 aprile non cambierà nulla, le misure di restrizione restano quelle decise le settimane scorse e gli occhi sono tutti puntati alla curva dei contagi mentre si piangono oltre 15mila morti. Se il picco dell'epidemia è stato raggiunto, bisogna capire quando inizierà la discesa. Solo questo permetterà di valutare un allentamento delle misure (da quando non si sa) e iniziare a pensare alla fase due: la convivenza con il virus. Intanto la Spagna ha superato l'Italia per numero di contagiati e negli Stati Uniti ormai ci sono più di 300mila contagiati. Anche Francia e Germania hanno superato la Cina. Il dibattito sui danni economici va avanti con l'Ue .

Lucianone