30 agosto '17 - mercoledì 30 th August / Wednesday visione post - 12
ost -
RISULTATI delle partite
Benevento 0 Genoa 2 Roma 1 Torino 3 Chievo 1 Crotone 0
Bologna 1 Juventus 4 Inter 3 Sassuolo 0 Lazio 2 H. Verona 0
Fiorentina 1 Milan 2 Napoli 3 Spal 3
Sampdoria 2 Cagliari 1 Atalanta 1 Udinese 2
Classifica
Juventus, Inter, Napoli, Milan, Sampdoria 6 / Torino, Spal, Bologna, Lazio 4 /
Chievo, Roma 3 / Genoa, H. Verona, Crotone, Sassuolo 1 /
Udinese, Benevento, Atalanta, Cagliari, Fiorentina 0
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mercoledì 30 agosto 2017
martedì 29 agosto 2017
CULTURA - Paradisi artificiali / La storia del "peyote", la pianta che altera la percezione visiva
29 agosto '17 - martedì 29th August / Tuesday visione post - 20
(da la Repubblica - 11/08/'17 - R2Cultura - Storie d'Estate / Marco Belpoliti)
Un viaggio messicano chiamato "peyote"
Il 10 gennaio 1936 Anmtonin Artaud parte per il Messico. Segue le tracce di una tribù de-
dita all'uso e al culto del peyote. Nell'agosto dell'anno seguente esce anonimo sulle pagi-
ne della "Nouvelle Revue Francaise" il racconto Al paese dei Tarahumara: "Il soggioga-
mento fisico era sempre presente, Quel cataclisma che era il mio corpo... Dopo 28 giorni
d'attesa, non ero ancora rientrato in me: - bisognerebbe dire uscito in me". L'esperienza
che Artaud compie non concerne il divino, bensì se stesso. Lo spiegherà nel 1945 all'ami-
co Henri Parisot: "Significa che non è Gesù Cristo che sono andato a cercare dai Tarahu-
maras, ma me stesso, il signor Antonin Artaud, nato il 4 settembre 1896 a Marsiglia".
Il peyotl è un cactus, Lophophora willimasii, che si trova nelle zone aride del Messico set-
tentrionale. La sua comparsa ufficiale data 1886, quando Ludwig Lewin pubblica la pri-
ma relazione che lo classifica dal punto di vista botanico descrivendone le qualità alluci-
nogene. Alla fine dell'Ottocento sono diversi gli studiosi, tra cui Havelock Ellis attratti
dalle modificazioni psicologiche che provoca nelle persone che lo ingeriscono. Un frate
francescano, Bernardino de Sahagùn, arrivato quarant'anni dopo la conquista del Mes-
sico da parte di Hernan Cortés, aveva steso la prima testimonianza scritta sulla storia
del cactus peyote. In Historia General de las Cosas de Nueva Espana informa sulle ceri-
monie a base di piante sacre; dopo di lui un naturalista e botanico, Francisco Hernàn-
dez, mandato nel 1570 da Filippo II a conoscere la botanica del Nuovo Mondo, redige
De historia plantarum Novae Hispaniae in 16 volumi. Vi esamina droghe e medicamenti
usati dagli indiani, tra cui anche questa pianta. L'Europa apprende così l'esistenza del-
la "radice diabolica". La parola peyotel, o peyote, è di origine Nahuatl e probabilmen-
te significa "splendore" o "illuminazione" attraverso il riferimento al bianco del bozzo-
lo da seta, tocapeyotl. Ugo Leonzio la fa derivare invece da piule, nome generico nessi-
cano per significare "allucinogeno".
Il peyote lo si consuma sotto forma di "bottoni" masticati o ingurgitati dissecati, oppu-
re bevuti in un infuso; di sapore disgustoso, provoca vomito e nausea. Uno degli alcaloi-
di estratti dalla pianta è la mescalina. Gli effetti di questa droga riguardano la percezio-
ne visiva: "Dpo qualche tempo compaiono arabeschi o figure colorate, che s'avvolgono
e svolgono in un gioco delicato, incessante, talora attenuate da ombre scure, talaltra di
una chiarezza inondante". Così scrive Lewin che ha portato il cactus al museo botanico
di Berlino, l'ha classificato e chiamato Anhalonium Lewinii.
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(da la Repubblica - 11/08/'17 - R2Cultura - Storie d'Estate / Marco Belpoliti)
Un viaggio messicano chiamato "peyote"
Il 10 gennaio 1936 Anmtonin Artaud parte per il Messico. Segue le tracce di una tribù de-
dita all'uso e al culto del peyote. Nell'agosto dell'anno seguente esce anonimo sulle pagi-
ne della "Nouvelle Revue Francaise" il racconto Al paese dei Tarahumara: "Il soggioga-
mento fisico era sempre presente, Quel cataclisma che era il mio corpo... Dopo 28 giorni
d'attesa, non ero ancora rientrato in me: - bisognerebbe dire uscito in me". L'esperienza
che Artaud compie non concerne il divino, bensì se stesso. Lo spiegherà nel 1945 all'ami-
co Henri Parisot: "Significa che non è Gesù Cristo che sono andato a cercare dai Tarahu-
maras, ma me stesso, il signor Antonin Artaud, nato il 4 settembre 1896 a Marsiglia".
Il peyotl è un cactus, Lophophora willimasii, che si trova nelle zone aride del Messico set-
tentrionale. La sua comparsa ufficiale data 1886, quando Ludwig Lewin pubblica la pri-
ma relazione che lo classifica dal punto di vista botanico descrivendone le qualità alluci-
nogene. Alla fine dell'Ottocento sono diversi gli studiosi, tra cui Havelock Ellis attratti
dalle modificazioni psicologiche che provoca nelle persone che lo ingeriscono. Un frate
francescano, Bernardino de Sahagùn, arrivato quarant'anni dopo la conquista del Mes-
sico da parte di Hernan Cortés, aveva steso la prima testimonianza scritta sulla storia
del cactus peyote. In Historia General de las Cosas de Nueva Espana informa sulle ceri-
monie a base di piante sacre; dopo di lui un naturalista e botanico, Francisco Hernàn-
dez, mandato nel 1570 da Filippo II a conoscere la botanica del Nuovo Mondo, redige
De historia plantarum Novae Hispaniae in 16 volumi. Vi esamina droghe e medicamenti
usati dagli indiani, tra cui anche questa pianta. L'Europa apprende così l'esistenza del-
la "radice diabolica". La parola peyotel, o peyote, è di origine Nahuatl e probabilmen-
te significa "splendore" o "illuminazione" attraverso il riferimento al bianco del bozzo-
lo da seta, tocapeyotl. Ugo Leonzio la fa derivare invece da piule, nome generico nessi-
cano per significare "allucinogeno".
Il peyote lo si consuma sotto forma di "bottoni" masticati o ingurgitati dissecati, oppu-
re bevuti in un infuso; di sapore disgustoso, provoca vomito e nausea. Uno degli alcaloi-
di estratti dalla pianta è la mescalina. Gli effetti di questa droga riguardano la percezio-
ne visiva: "Dpo qualche tempo compaiono arabeschi o figure colorate, che s'avvolgono
e svolgono in un gioco delicato, incessante, talora attenuate da ombre scure, talaltra di
una chiarezza inondante". Così scrive Lewin che ha portato il cactus al museo botanico
di Berlino, l'ha classificato e chiamato Anhalonium Lewinii.
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lunedì 28 agosto 2017
MOTORI / personaggio - Grande collezionista bergamasco di moto d'epoca: Bruno Finardi
28 agosto '17 - lunedì 28th August / Monday visione post - 22
Una collezione d'altri tempi
(da Corriere della Sera - 26 agosto '17 - CRONACHE - Donatella Tiraboschi)
Avvertenza, prima che a qualcuno venga la fregola di mettere mano al portafoglio: le moto
non sono in vendita. Nemmeno una. Appassionati delle due ruote d'epoca, mettetevi il cuore
in pace. Bruno Finardi non se ne staccherebbe mai. A lui piace così, alzare la saracinesca dei suoi garage disseminati in città e coccolarsi i suoi "gioielli" ad uno ad uno. Come Liz Taylor faceva con i diamanti regalati da Burton e come Carrie Bradshow con le sue Manolo Blahnik
(le donne capiranno). "Penso che, al massimo, in un futuro, potrò regalarle a qualche museo.
Tutte in blocco". Per inciso, il blocco è attualmente composto da 250 moto d'epoca che fanno
di questo giovane ingegnere meccanico bergamasco, 40 anni appena compiuti, uno dei più grandi collezionisti d'Italia. Senz'altro di Bergamo e Lombardia.
La vastità, l'immensità di tutto lo scibile motociclistico è condensato nei "neuroni a due ruo -
te di Bruno, chew impressiona per la mostruosità di dettagli e particolari tecnici di cui è a
conoscenza sul mondo motociclistico terracqueo e su ciascuna delle sue bellezze. Trovate, reperite, acquistate e, verrebbe da dire, raggranellate in oltre 25 anni di ricerca per ma-
ri, monti, cantine e siti internet. Con tanta, tantissima pazienza e ca va sans dire, anche con
un bel pò di finanza (tasto che non abbiamo toccato, per non sembrare ineleganti e perchè
le passioni non hanno prezzo). Oddio, un'intera - dicasi intera - collezione di Rumi, il prez-
zo ce l'avrebbe, eccome, ma il piacere del possesso supera quello del denaro.
Finardi della famosa industria meccanica bergamasca, un pezzo della nostra storia indu-
striale finita negli anni '60, sa e ha tutto. Guarda lo stemma appeso alle pareti della sua
officina e spiega, il perchè di quel simbolo: "Un'elica, un'ancora e un periscopio, gli ele-
menti fondanti della loro produzione industriale". Di quella motociclistica, cominciata
nel Dpoguerra, Bruno ha tutto, perfino il prototipo Diana (1953) o ancora l'antesignana
Turismo in una versione bianca rarissima del 1955. Per non parlare del "Gobbetto", no-
mignolo ironico suggerito dalla forma del serbatoio che oltrepassa in lunghezza la testa
della forcella del motociclo Competition SS52L. Presentato al Salone del Ciclo e del Mo-
tociclo di Milano nel 1951, leggermente modificato nel 1953, cessò di essere prodotto nel
1955. "Al mondo restano solo 4 Gobbetti; uno è a Milano, l'altro in Svezia e un altro in Giappone. Il quarto è questo", dice Bruno con malcelato orgoglio anche parlando del-
l'altro diamante a due ruote, la Taurus, "Questa è l'unica Taurus da corsa rimasta al
mondo".
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Una collezione d'altri tempi
(da Corriere della Sera - 26 agosto '17 - CRONACHE - Donatella Tiraboschi)
Avvertenza, prima che a qualcuno venga la fregola di mettere mano al portafoglio: le moto
non sono in vendita. Nemmeno una. Appassionati delle due ruote d'epoca, mettetevi il cuore
in pace. Bruno Finardi non se ne staccherebbe mai. A lui piace così, alzare la saracinesca dei suoi garage disseminati in città e coccolarsi i suoi "gioielli" ad uno ad uno. Come Liz Taylor faceva con i diamanti regalati da Burton e come Carrie Bradshow con le sue Manolo Blahnik
(le donne capiranno). "Penso che, al massimo, in un futuro, potrò regalarle a qualche museo.
Tutte in blocco". Per inciso, il blocco è attualmente composto da 250 moto d'epoca che fanno
di questo giovane ingegnere meccanico bergamasco, 40 anni appena compiuti, uno dei più grandi collezionisti d'Italia. Senz'altro di Bergamo e Lombardia.
La vastità, l'immensità di tutto lo scibile motociclistico è condensato nei "neuroni a due ruo -
te di Bruno, chew impressiona per la mostruosità di dettagli e particolari tecnici di cui è a
conoscenza sul mondo motociclistico terracqueo e su ciascuna delle sue bellezze. Trovate, reperite, acquistate e, verrebbe da dire, raggranellate in oltre 25 anni di ricerca per ma-
ri, monti, cantine e siti internet. Con tanta, tantissima pazienza e ca va sans dire, anche con
un bel pò di finanza (tasto che non abbiamo toccato, per non sembrare ineleganti e perchè
le passioni non hanno prezzo). Oddio, un'intera - dicasi intera - collezione di Rumi, il prez-
zo ce l'avrebbe, eccome, ma il piacere del possesso supera quello del denaro.
Finardi della famosa industria meccanica bergamasca, un pezzo della nostra storia indu-
striale finita negli anni '60, sa e ha tutto. Guarda lo stemma appeso alle pareti della sua
officina e spiega, il perchè di quel simbolo: "Un'elica, un'ancora e un periscopio, gli ele-
menti fondanti della loro produzione industriale". Di quella motociclistica, cominciata
nel Dpoguerra, Bruno ha tutto, perfino il prototipo Diana (1953) o ancora l'antesignana
Turismo in una versione bianca rarissima del 1955. Per non parlare del "Gobbetto", no-
mignolo ironico suggerito dalla forma del serbatoio che oltrepassa in lunghezza la testa
della forcella del motociclo Competition SS52L. Presentato al Salone del Ciclo e del Mo-
tociclo di Milano nel 1951, leggermente modificato nel 1953, cessò di essere prodotto nel
1955. "Al mondo restano solo 4 Gobbetti; uno è a Milano, l'altro in Svezia e un altro in Giappone. Il quarto è questo", dice Bruno con malcelato orgoglio anche parlando del-
l'altro diamante a due ruote, la Taurus, "Questa è l'unica Taurus da corsa rimasta al
mondo".
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domenica 27 agosto 2017
SPORT / calcio - Campionato di serie A 2917/18
27 agosto '17 - domenica 27 th August / Sunday visione post - 11
2^ giornata
Benevento - Bologna / Genoa - Juventus / Roma - Inter / Torino - Sassuolo
Chievo - Lazio / Crotone - H. Verona / Fiorentina - Sampdoria / Milan - Cagliari/
Napoli - Atalanta / Spal - Udinese
Presentazione squadre
Napoli
Dietro la Juve c'è il Napoli. Rispetto allo scorso anno ha uno schema in più: Milik. E
si ritrova Mertens centravanti ormai capito. Si è un pò fermata la crescita di Zielin-
ski, ma credo si riprenderà presto. Il Napoli ha due problemi: 1) l'ambiente che lo
contagia, l'entusiasmo senza misura, una sfiducia abbastanza totale nelle istituzio-
ni del calcio, per cui alla fine non ha mai una colpa, una responsabilità; 2) la veloci-
tà di gioco: è talmente alta che a volte prende in contropiede la squadra stessa, In
pratica, quando perde palla a metà campo la squadra è spesso scoperta. E' quella
mancanza di fase difensiva che riguarda tutti e sette gli addetti al recupero del pal-
lone a far subire al Napoli troppi gol e non lo ha ancora reso buono per uno scudet-
to. Ma non c'è dubbio che giochi meglio di chiunque in Italia.
Lazio
Risulta solida la Lazio che sembrerebbe aver sostituito bene Biglia. L'errore, se va
via Keita, è nel non avere un secondo attaccante. Anderson è un fantasista senza gol
(3 lo scorso anno). Crescerà ancora Milinkovic, giocatore ormai da grande squadra
europea. Sa fare tutto.
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2^ giornata
Benevento - Bologna / Genoa - Juventus / Roma - Inter / Torino - Sassuolo
Chievo - Lazio / Crotone - H. Verona / Fiorentina - Sampdoria / Milan - Cagliari/
Napoli - Atalanta / Spal - Udinese
Presentazione squadre
Napoli
Dietro la Juve c'è il Napoli. Rispetto allo scorso anno ha uno schema in più: Milik. E
si ritrova Mertens centravanti ormai capito. Si è un pò fermata la crescita di Zielin-
ski, ma credo si riprenderà presto. Il Napoli ha due problemi: 1) l'ambiente che lo
contagia, l'entusiasmo senza misura, una sfiducia abbastanza totale nelle istituzio-
ni del calcio, per cui alla fine non ha mai una colpa, una responsabilità; 2) la veloci-
tà di gioco: è talmente alta che a volte prende in contropiede la squadra stessa, In
pratica, quando perde palla a metà campo la squadra è spesso scoperta. E' quella
mancanza di fase difensiva che riguarda tutti e sette gli addetti al recupero del pal-
lone a far subire al Napoli troppi gol e non lo ha ancora reso buono per uno scudet-
to. Ma non c'è dubbio che giochi meglio di chiunque in Italia.
Lazio
Risulta solida la Lazio che sembrerebbe aver sostituito bene Biglia. L'errore, se va
via Keita, è nel non avere un secondo attaccante. Anderson è un fantasista senza gol
(3 lo scorso anno). Crescerà ancora Milinkovic, giocatore ormai da grande squadra
europea. Sa fare tutto.
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mercoledì 23 agosto 2017
SPORT - calcio / Serie A - 1^ giornata 2017
23 agosto '17 - mercoledì 23rd August / Wednesday visione post - 10
RISULTATI delle partite
Juventus 3 H. Verona 1 Atalanta 0 Bologna 1 Crotone 0
Cagliari 0 Napoli 3 Roma 1 Torino 1 Milan 3
Inter 3 Lazio 0 Sampdoria 2 Sassuolo 0 Udinese 1
Fiorentina 0 Spal 0 Benevento 1 Genoa 0 Chievo 2
Classifica/
Inter, Juvemtus, Milan Napoli, Chievo, Sampdoria, Roma 3 /
Bologna, Torino, Genoa, Lazio, Sassuolo, Spal 1 /
Benevento, Udinese, Atalanta, H. Verona, Cagliari, Crotone, Fiorentina 0 /
Lucianone
RISULTATI delle partite
Juventus 3 H. Verona 1 Atalanta 0 Bologna 1 Crotone 0
Cagliari 0 Napoli 3 Roma 1 Torino 1 Milan 3
Inter 3 Lazio 0 Sampdoria 2 Sassuolo 0 Udinese 1
Fiorentina 0 Spal 0 Benevento 1 Genoa 0 Chievo 2
Classifica/
Inter, Juvemtus, Milan Napoli, Chievo, Sampdoria, Roma 3 /
Bologna, Torino, Genoa, Lazio, Sassuolo, Spal 1 /
Benevento, Udinese, Atalanta, H. Verona, Cagliari, Crotone, Fiorentina 0 /
Lucianone
Riflessioni - La fragilità dei giovani maschi (che uccidono le proprie donne)
23 agosto '17 - mercoledì 23rd August / Wednesday visione post - 14
A proposito dei maschi che uccidono la donna amata (?) perchè non sanno accettare
"la frustrazione della perdita", viene da domandarsi, per esteso, quali perdite, quali
sconfitte, quali limitazioni della felicità, quali decurtazioni delle aspettative è dispo-
sto ad accettare, non solamente sul piano sessuale o affettivo, ognuno di questi bam-
bocci assassini; e non solamente loro. In una società tendenzialmente no-limits tro-
varsi di fronte al limite, per giunta il proprio limite, rende pazzi.
In questo senso la fragilità dei giovani maschi - la loro enorme difficoltà a padroneg-
giare la sconfitta e il rifiuto, e da lì ripartire più calibrati e più saggi - sembra il pa-
radigma della fragilità di una società intera. Negli Usa l'ossessione (ridicola) del win-
ner e del looser, il vincente e il perdente, come sole parti in commedia, non sembra a-
vere generato benessere mentale: il consumo di psicofarmaci, laggiù, è semplicemen-
te abnorme. Per correre ai ripari bisognerebbe organizzare, oltre a quelli benemeriti
di danza, lkebana, cucina e affini, dei corsi di sconfitta. Forse già esistono. Le femmi-
ne, comunque, come docenti paiono meglio attrezzate. I millenni le hanno rese più
resilienti, più avvezze alla sconfitta, e dunque, vedi il paradosso , alla lunga più vin-
centi dei maschi.
(Da
la Repubblica - 3 agosto '17 - L'amaca / Michele Serra)
Lucianone
A proposito dei maschi che uccidono la donna amata (?) perchè non sanno accettare
"la frustrazione della perdita", viene da domandarsi, per esteso, quali perdite, quali
sconfitte, quali limitazioni della felicità, quali decurtazioni delle aspettative è dispo-
sto ad accettare, non solamente sul piano sessuale o affettivo, ognuno di questi bam-
bocci assassini; e non solamente loro. In una società tendenzialmente no-limits tro-
varsi di fronte al limite, per giunta il proprio limite, rende pazzi.
In questo senso la fragilità dei giovani maschi - la loro enorme difficoltà a padroneg-
giare la sconfitta e il rifiuto, e da lì ripartire più calibrati e più saggi - sembra il pa-
radigma della fragilità di una società intera. Negli Usa l'ossessione (ridicola) del win-
ner e del looser, il vincente e il perdente, come sole parti in commedia, non sembra a-
vere generato benessere mentale: il consumo di psicofarmaci, laggiù, è semplicemen-
te abnorme. Per correre ai ripari bisognerebbe organizzare, oltre a quelli benemeriti
di danza, lkebana, cucina e affini, dei corsi di sconfitta. Forse già esistono. Le femmi-
ne, comunque, come docenti paiono meglio attrezzate. I millenni le hanno rese più
resilienti, più avvezze alla sconfitta, e dunque, vedi il paradosso , alla lunga più vin-
centi dei maschi.
(Da
la Repubblica - 3 agosto '17 - L'amaca / Michele Serra)
Lucianone
sabato 19 agosto 2017
SPORT - calcio / Campionato di serie A 2017/2018 -
19 agosto '17 - sabato 19th August / Saturday visione post - 24
1^ giornata (andata)
Atalanta - Roma / Bologna - Torino / Crotone - Milan / H. Verona - Napoli
Inter - Fiorentina / Juventus - Cagliari / Lazio - Spal / Sampdoria - Benevento
Sassuolo - Genoa / Udinese - Chievo
Presentazione Squadre
Milan
La rivoluzioone cinese cambia i connotati del Diavolo dopo il trentennio berlusconiano
finito col fiatone dopo un ciclo irripetibile di vittorie. La nuova società che fa capo al- l'imprenditore Yonghong Li, ma che è gestita completamente dall'ad Marco Fassone
e dal ds Massimiliano Mirabelli, ha messo a disposizione di Montella un organico di
zecca, spendendo 216 milioni sul mercato. Puntellata la difesa con Musacchio e con il
fiore all'occhiello Bonucci, rivoluzionate le fasce con conti e Rodriguez, rafforzato il centrocampo con Kessie e Biglia e aggiunte qualità in attacco con il fantasioso Calha-
noglu, il rapido Borini e Andrè Silva, arrivato con l'ingombrante etichetta di "cocco"
di Cristiano Ronaldo, in tanti hanno salutato una squadra intera che i tifosi tifosi non
rimpiangeranno: De Sciglio, Kucka, Poli, Vangioni, Lapadula ed Ely hanno lasciato
per sempre la squadra con cessioni a titolo definitivo, Bertalucci è andato a cercare
di rigenersrsi al Genoa, Deulofeu, Ocampos e Pasalic hanno finito il loro periodo di
prestito mentre Honda, scaduto il contratto, è andato a giovare in Messico. E non va
dimenticato poi il rinnovo di Gianluigi Donnarumma: il primo vero grande punto e-
sclamativo della nuova dirigenza.
Inter
Tra i volti nuovi della formazione nerazzurra quello che avrà quasi certamente una
maglia da titolare in dote e Borja Valero, le cui caratteristiche sono uniche nella ro-
sa di Spalletti. A meno di acquisti degli ultimi giorni di mercato, anche Skriniar
avrà un posto in dote al fianco di Miranda, davanti al confermato Handanovic,
Si riparte dal 4-2-3-1, dai gol di Icardi e il possibile riscatto di Joao Mario, ma an-
che da quel Gagliardini acquistato in gennaio e il cui stato di forma ad alti livelli
è durato troppo poco nella scorsa stagione.
Roma
Tante facce nuove, qualche addio pesante (Salah e Ruediger oltre a Paredes) ma anche
la sensazione che il lavoro di Monchi abbia completato una rosa competitiva completa.
Colmate alcune lacune storiche come quella dei terzini, con l'arrivo della "doppia K",
Karsdorp e Kolarov. Sulla carta, la Roma ha il centrocampo più forte del campionato
con De Rossi, Strootman, Gonalons, Pellegrini e, soprattutto, Radja Nainggolan, trat-
tenuto con un contratto da top player. Là davanti, Defrel è qualcosa in più di un vice
Dzeko.
Fiorentina
Nell'ipotetico 4-2-3-1 di Pioli ci si attende molto da Saponara, ma Corvino ha messo a
disposizione del tecnico anche il talento di Eysseric. Con Chiesa intoccabile a destra,
c'è da scoprire l'impatto sul calcio italiano di Zekhnini. Notevole l'abbassamento del-
l'età media rispetto alla scorsa stagione: si tratta di una formazione under 25.
Juventus
La Juventus è ancora la squadra più forte, sia negli undici sia aprendo tutta la rosa
titolari. Restano però alcuni dubbi: perchè lo scorso anno vinse di pochissimi punti
perdendo cinque partite, perchè per farlo fu coatretta a metà campionato a cambia-
re completamente modulo di gioco; quanto può pesare l'assenza di Bonucci e la man-
canza di acquisti in mezzo al campo? E' molto difficile che Khedira e Pjanic reggano
per 50 partite e che Douglas Costa faccia il tornante puro alla Cuadrado. Può farlo
Bernardeschi, non Douglas Costa che è soprattutto un grande fantasista muscolare.
L'assenza di Bonucci toglierà alla Juve una decina di metri di campo nel ripartire,
questo costringerà Khedira a rimanere più vicino alla difesa e allungherà la squa-
dra. In sostanza, la profondità che questo modulo toglie e che è stata cercata in
Douglas Costa e Bernardeschi, rimarrà in sospeso per i maggiori vuoti che si cree-
ranno tra la difesa, Khedira e Pjanic. E' un problema serio che però Allegri può ri-
solvere spesso con Marchisio, l'anno scorso convalescente, ora tornato ai suoi livelli.
Lucianone
1^ giornata (andata)
Atalanta - Roma / Bologna - Torino / Crotone - Milan / H. Verona - Napoli
Inter - Fiorentina / Juventus - Cagliari / Lazio - Spal / Sampdoria - Benevento
Sassuolo - Genoa / Udinese - Chievo
Presentazione Squadre
Milan
La rivoluzioone cinese cambia i connotati del Diavolo dopo il trentennio berlusconiano
finito col fiatone dopo un ciclo irripetibile di vittorie. La nuova società che fa capo al- l'imprenditore Yonghong Li, ma che è gestita completamente dall'ad Marco Fassone
e dal ds Massimiliano Mirabelli, ha messo a disposizione di Montella un organico di
zecca, spendendo 216 milioni sul mercato. Puntellata la difesa con Musacchio e con il
fiore all'occhiello Bonucci, rivoluzionate le fasce con conti e Rodriguez, rafforzato il centrocampo con Kessie e Biglia e aggiunte qualità in attacco con il fantasioso Calha-
noglu, il rapido Borini e Andrè Silva, arrivato con l'ingombrante etichetta di "cocco"
di Cristiano Ronaldo, in tanti hanno salutato una squadra intera che i tifosi tifosi non
rimpiangeranno: De Sciglio, Kucka, Poli, Vangioni, Lapadula ed Ely hanno lasciato
per sempre la squadra con cessioni a titolo definitivo, Bertalucci è andato a cercare
di rigenersrsi al Genoa, Deulofeu, Ocampos e Pasalic hanno finito il loro periodo di
prestito mentre Honda, scaduto il contratto, è andato a giovare in Messico. E non va
dimenticato poi il rinnovo di Gianluigi Donnarumma: il primo vero grande punto e-
sclamativo della nuova dirigenza.
Inter
Tra i volti nuovi della formazione nerazzurra quello che avrà quasi certamente una
maglia da titolare in dote e Borja Valero, le cui caratteristiche sono uniche nella ro-
sa di Spalletti. A meno di acquisti degli ultimi giorni di mercato, anche Skriniar
avrà un posto in dote al fianco di Miranda, davanti al confermato Handanovic,
Si riparte dal 4-2-3-1, dai gol di Icardi e il possibile riscatto di Joao Mario, ma an-
che da quel Gagliardini acquistato in gennaio e il cui stato di forma ad alti livelli
è durato troppo poco nella scorsa stagione.
Roma
Tante facce nuove, qualche addio pesante (Salah e Ruediger oltre a Paredes) ma anche
la sensazione che il lavoro di Monchi abbia completato una rosa competitiva completa.
Colmate alcune lacune storiche come quella dei terzini, con l'arrivo della "doppia K",
Karsdorp e Kolarov. Sulla carta, la Roma ha il centrocampo più forte del campionato
con De Rossi, Strootman, Gonalons, Pellegrini e, soprattutto, Radja Nainggolan, trat-
tenuto con un contratto da top player. Là davanti, Defrel è qualcosa in più di un vice
Dzeko.
Fiorentina
Nell'ipotetico 4-2-3-1 di Pioli ci si attende molto da Saponara, ma Corvino ha messo a
disposizione del tecnico anche il talento di Eysseric. Con Chiesa intoccabile a destra,
c'è da scoprire l'impatto sul calcio italiano di Zekhnini. Notevole l'abbassamento del-
l'età media rispetto alla scorsa stagione: si tratta di una formazione under 25.
Juventus
La Juventus è ancora la squadra più forte, sia negli undici sia aprendo tutta la rosa
titolari. Restano però alcuni dubbi: perchè lo scorso anno vinse di pochissimi punti
perdendo cinque partite, perchè per farlo fu coatretta a metà campionato a cambia-
re completamente modulo di gioco; quanto può pesare l'assenza di Bonucci e la man-
canza di acquisti in mezzo al campo? E' molto difficile che Khedira e Pjanic reggano
per 50 partite e che Douglas Costa faccia il tornante puro alla Cuadrado. Può farlo
Bernardeschi, non Douglas Costa che è soprattutto un grande fantasista muscolare.
L'assenza di Bonucci toglierà alla Juve una decina di metri di campo nel ripartire,
questo costringerà Khedira a rimanere più vicino alla difesa e allungherà la squa-
dra. In sostanza, la profondità che questo modulo toglie e che è stata cercata in
Douglas Costa e Bernardeschi, rimarrà in sospeso per i maggiori vuoti che si cree-
ranno tra la difesa, Khedira e Pjanic. E' un problema serio che però Allegri può ri-
solvere spesso con Marchisio, l'anno scorso convalescente, ora tornato ai suoi livelli.
Lucianone
Ultime notizie - dall'Italia e dal Mondo / Latest news
19 agosto '17 - sabato 19th August / Saturday visione post - 23
SPAGNA
Attentato terroristico a Barcellona
La Catalogna smentisce Madrid: "La cellula non è stata smantellata".
Caccia al terrorista in fuga. Cresce ruolo dell'imam di Ripoll.
Resta sempre in fuga - dopo la serie di conferme smentite - l’autore materiale dell’attentato, il marocchino 22enne Younes Abouyaaqoub. Secondo la polizia spagnola sarebbe in Francia.
ITALIA
Italia - sport
Calcio - Serie A
Anticipi: Juventus - Cagliari 3 - 0 / H. Verona - Napoli 1 - 3
SPAGNA
Attentato terroristico a Barcellona
La Catalogna smentisce Madrid: "La cellula non è stata smantellata".
Caccia al terrorista in fuga. Cresce ruolo dell'imam di Ripoll.
Nell’inchiesta sulla strage della Rambla cresce il peso di Abdelbaki El Satty, il quarantenne imam marocchino di Ripoll sospettato di essere il leader della cellula jihadista che ha seminato morte e terrore a Barcellona e Cambrils. La polizia ha perquisito per tre ore il suo appartamento nel centro della cittadina dei Pirenei, insospettata culla della sanguinosa banda dei baby-terroristi. È da qui che arrivano 10 dei 12 membri della cellula. Tutti marocchini, come El Satty: sarebbe lui il responsabile del rapido indottrinamento dei ragazzi marocchini di Ripoll, alcuni di solo 17 o 18 anni. Dopo essere stato rilasciato dal carcere di Castellon nel 2012, dove era recluso per una vicenda legata all’immigrazione, El Satty era arrivato a Ripoll due anni fa. Da mesi la cellula stava preparandosi a colpire. E ora la polizia non esclude che siano di El Satty i resti biologici ritrovati nel covo di Alcanar dopo l’esplosione che lo ha distrutto mercoledì notte, probabilmente dovuta a una cattiva manipolazione degli ordigni che i terroristi stavano preparando. L’incidente ha fatto due morti e un ferito, ora in arresto. E ha costretto i terroristi a cambiare piani.
Media spagnoli: il piano A era distruggere la Sagrada Familia
Il piano iniziale della cellula jihadista che ha colpito sulla Rambla prevedeva un attacco con tre furgoni carichi di esplosivo Tatp e bombole di gas per distruggere la Sagrada Familia, il celeberrimo tempio di Antoni Gaudì simbolo di Barcellona, scrive El Confidencial citando fonti delle indagini. I jihadisti hanno dovuto rinunciare al loro “piano A” e ripiegare in tutta fretta sugli attacchi alla Rambla e a Cambrils dopo che mercoledì notte una esplosione probabilmente provocata da un errore nella manipolazione degli ordigni ha distrutto il covo di Alcanar.
ITALIA
Roma - Il Viminale espelle due marocchini e un siriano per motivi di sicurezza
Site: l' Isis sui social, "Prossimo obiettivo è l'Italia"
Dopo Spagna e Russi, “il prossimo obiettivo dell’Isis è l’Italia”. È quanto si legge sul canale di comunicazione usato dal Califfato su Telegram secondo quanto riferisce l’organizzazione Usa Site che monitora l’attività jihadista sul web.
Il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, è al lavoro a Palazzo Chigi. Secondo quanto si apprende, il premier è in costante contatto con il ministro degli Esteri Alfano e con il ministro dell’Interno Minniti per seguire gli sviluppi degli attentati che hanno coinvolto i nostri connazionali e per le misure di prevenzione e sicurezza adottate in Italia. Gentiloni interverrà domenica all’apertura del Meeting di Rimini.
Il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, è al lavoro a Palazzo Chigi. Secondo quanto si apprende, il premier è in costante contatto con il ministro degli Esteri Alfano e con il ministro dell’Interno Minniti per seguire gli sviluppi degli attentati che hanno coinvolto i nostri connazionali e per le misure di prevenzione e sicurezza adottate in Italia. Gentiloni interverrà domenica all’apertura del Meeting di Rimini.
Intanto due cittadini marocchini e un cittadino siriano sono stati espulsi dal territorio nazionale per motivi di sicurezza. Lo rende noto il Viminale. Con questi rimpatri, 70 nel solo 2017, salgono a 202 i soggetti gravitanti in ambienti dell’estremismo religioso espulsi con accompagnamento nel proprio Paese dal gennaio 2015 ad oggi.
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Lucianone
lunedì 14 agosto 2017
Appuntamenti / Brescia - La rassegna rock 'Onda d'Urto'
14 agosto '17 - lunedì 14th August / Monday visione post - 10
(da la Repubblica - 9 agosto '17 - Milano / Spettacoli - Luigi Bolognini)
Due giudici di XFactor, un santone del rock indipendente americano, heavy metal, punk,
pop, una spruzzatina di teatro. Senza perdere la tenerezza, ovvero lo sguardo antagonista
e critico sul mondo. Ecco servita anche quest'anno, ed è il ventiseiesimo, la festa di Radio
Onda d'Urto, un caposaldo dell'estate non solo a Brescia, ma anche in tutta la Lombardia.
Centomila spettatori ogni anno ovviamente non si ottengono solo dalla sinistra, con 10 ri-
storanti che servono dalla salamella ai cibi etnici, e con stand che propongono offerte eque
e solidali e ospitano collettivi e realtà sociali del territorio (uno significativo è dellaVal
Trompia, dove l'anno scorso ci furono rivolte anti migranti).
Certo, aiutano i prezzi calmierati: nessun concerto sopra i 15 euro, e c'è anche un abbona-
mento per 16 delle 18 serate a 40 euro. "E un'altra carta vincente è organizzare iniziative
anche per bambini e ragazzi, dai gonfiabili su cui tuffarsi ai laboratori, così da diventare
un appuntamento per famiglie", spiega Umberto Gobbi, coordinatore della redazione del-
l'emittente. Ma il segreto per raggiungere anche quest'anno quota 100mila è un cartellone
davvero di qualità dove non manca niente, messo assieme dal direttore artistico Luciano
Taffurelli, che quest'anno ha voluto esagerare: in tante serate il concerto sarà doppio, se
non triplo. In totale da oggi al 26 agosto in 18 serate ci saranno 40 concerti.
"Abbiamo verificato - spiega Gobbi - che alcuni gruppi trovano forza nelle abbinate, e i
costi sono sopportabili". A proposito di costi, gran ruolo l'ha ovviamente il volontariato:
lo staff di 400 persone lavora per la causa.
Si è partiti quindi mercoledì 9 agosto all'insegna del rap con Coez, uno che per la verità
dall'hip hop sta allontanandosi sempre più, e Willie Peyote. Lo stesso genere che chiude-
rà il 26 agosto con Bassi Maestro, Enigma, e Mistman l'ultima sera.
Il nome più grande di tutto il festival è sicuramente Thurston Moore. Fondatore del So-
nic Youth, band leggendaria del noise rock anni Novanta, intellettuale, gran chitarrista:
il 24 agosto proporrà il nuovo disco, Rock'n'roll consciousness. Il 25, per stare sull'indie
rock, ecco Afterhours ("Manuel Agnelli ci tiene a fare una data da noi ogni anno") e
Paolo Benvegnu'. Poi il 19 agosto l'accoppiata bomba Lo stato sociale e Management
del dolore post-poeratorio; Nada con la Toys Orchestra il 20 agosto e Brunori Sas e La
rappresentante di lista arrivano il 22.
Grande spazio al reggae, con quattro serate: la sudafricana Nkulee dube, affiancata da
Junior sprea (10 agosto), i franco-tedeschi Irie révoltés, all'ultima data prima di scio-
gliersi (17), il giamaicano Don Carl.os (18) e la kenyota treesha, insieme ai Patois bro-
thers (23).
Come sempre, infine, tanti suoni hard: per il metal Suffocation e Powertrip a Ferrago-
sto e Terror il 16, per il punk Derozer e Punkreas il 21 agosto.
Lucianone
(da la Repubblica - 9 agosto '17 - Milano / Spettacoli - Luigi Bolognini)
Due giudici di XFactor, un santone del rock indipendente americano, heavy metal, punk,
pop, una spruzzatina di teatro. Senza perdere la tenerezza, ovvero lo sguardo antagonista
e critico sul mondo. Ecco servita anche quest'anno, ed è il ventiseiesimo, la festa di Radio
Onda d'Urto, un caposaldo dell'estate non solo a Brescia, ma anche in tutta la Lombardia.
Centomila spettatori ogni anno ovviamente non si ottengono solo dalla sinistra, con 10 ri-
storanti che servono dalla salamella ai cibi etnici, e con stand che propongono offerte eque
e solidali e ospitano collettivi e realtà sociali del territorio (uno significativo è dellaVal
Trompia, dove l'anno scorso ci furono rivolte anti migranti).
Certo, aiutano i prezzi calmierati: nessun concerto sopra i 15 euro, e c'è anche un abbona-
mento per 16 delle 18 serate a 40 euro. "E un'altra carta vincente è organizzare iniziative
anche per bambini e ragazzi, dai gonfiabili su cui tuffarsi ai laboratori, così da diventare
un appuntamento per famiglie", spiega Umberto Gobbi, coordinatore della redazione del-
l'emittente. Ma il segreto per raggiungere anche quest'anno quota 100mila è un cartellone
davvero di qualità dove non manca niente, messo assieme dal direttore artistico Luciano
Taffurelli, che quest'anno ha voluto esagerare: in tante serate il concerto sarà doppio, se
non triplo. In totale da oggi al 26 agosto in 18 serate ci saranno 40 concerti.
"Abbiamo verificato - spiega Gobbi - che alcuni gruppi trovano forza nelle abbinate, e i
costi sono sopportabili". A proposito di costi, gran ruolo l'ha ovviamente il volontariato:
lo staff di 400 persone lavora per la causa.
Si è partiti quindi mercoledì 9 agosto all'insegna del rap con Coez, uno che per la verità
dall'hip hop sta allontanandosi sempre più, e Willie Peyote. Lo stesso genere che chiude-
rà il 26 agosto con Bassi Maestro, Enigma, e Mistman l'ultima sera.
Il nome più grande di tutto il festival è sicuramente Thurston Moore. Fondatore del So-
nic Youth, band leggendaria del noise rock anni Novanta, intellettuale, gran chitarrista:
il 24 agosto proporrà il nuovo disco, Rock'n'roll consciousness. Il 25, per stare sull'indie
rock, ecco Afterhours ("Manuel Agnelli ci tiene a fare una data da noi ogni anno") e
Paolo Benvegnu'. Poi il 19 agosto l'accoppiata bomba Lo stato sociale e Management
del dolore post-poeratorio; Nada con la Toys Orchestra il 20 agosto e Brunori Sas e La
rappresentante di lista arrivano il 22.
Grande spazio al reggae, con quattro serate: la sudafricana Nkulee dube, affiancata da
Junior sprea (10 agosto), i franco-tedeschi Irie révoltés, all'ultima data prima di scio-
gliersi (17), il giamaicano Don Carl.os (18) e la kenyota treesha, insieme ai Patois bro-
thers (23).
Come sempre, infine, tanti suoni hard: per il metal Suffocation e Powertrip a Ferrago-
sto e Terror il 16, per il punk Derozer e Punkreas il 21 agosto.
Lucianone
sabato 12 agosto 2017
Ultime notizie - dall'Italia e dal mondo / Latest news
11 agosto '17 - sabato 11th August / Saturday visione post - 10
Stati Uniti
Virginia - Scontri durante la matcia dei suprematisti bianchi: un morto.
Italia - Problema profughi
Medici Senza Frontiere sospende i salvataggi nel Mediterraneo:
"La Libia spara. E' troppo pericoloso"
Kenya
Scontri dopo il voto / La denuncia dell'opposizione: "Almeno 100 morti"
Venezuela
Trump rifiuta la telefonata con Maduro e non esclude l'opzione militare
Puglia / Foggia
"Mafia del Gargano": arrestato appartenente al clan Libergolis
Nepal
Il bilancio delle inondazioni causate dalle piogge battenti monsoniche: 49 morti e 36 dispersi.
Piogge che da venerdì flagellano il Nepal meridionale.
Lo riferisce il quotidiano Republica di Kathmandu. Nella sua pagina online il giornale precisa che gli smottamenti del terreno e gli straripamenti di vari fiumi hanno causato anche 17 feriti.
Lucianone
Stati Uniti
Virginia - Scontri durante la matcia dei suprematisti bianchi: un morto.
Italia - Problema profughi
Medici Senza Frontiere sospende i salvataggi nel Mediterraneo:
"La Libia spara. E' troppo pericoloso"
Kenya
Scontri dopo il voto / La denuncia dell'opposizione: "Almeno 100 morti"
Venezuela
Trump rifiuta la telefonata con Maduro e non esclude l'opzione militare
Puglia / Foggia
"Mafia del Gargano": arrestato appartenente al clan Libergolis
Nepal
Il bilancio delle inondazioni causate dalle piogge battenti monsoniche: 49 morti e 36 dispersi.
Piogge che da venerdì flagellano il Nepal meridionale.
Lo riferisce il quotidiano Republica di Kathmandu. Nella sua pagina online il giornale precisa che gli smottamenti del terreno e gli straripamenti di vari fiumi hanno causato anche 17 feriti.
Lucianone
venerdì 11 agosto 2017
INTERVISTA / attualità profughi - Una volontaria ostetrica si racconta a Roberto Saviano
11 agosto '17 - venerdì 11th August / Friday visione post - 12
( da la Repubblica - 29 aprile '17 - Roberto Saviano)
... ONG che, come Medici Senza Frontiere, nei territori di guerra sono unici luoghi di
soccorso. Ho incontrato una persona che ha deciso concretamente di aiutare a casa loro.
Si chiama Ileana Boneschi, ha 28 anni, è un'ostetrica di Medici Senza Frontiere e fa na-
scere bambini in zone di guerra, dove esistono emergenze sanitarie che non riusciamo
nemmeno a immaginare, dove ogni parto è un miracolo. "Non si parla mai delle donne
incinte quando si pensa a una guerra", dice. Ed è proprio così. Ileana ha partecipato a
due missioni in Sud Sudan dove è in atto una guerra etnica.
R. Saviano - Come hai deciso di diventare un'ostetrica? Hai detto che studiavi danza...
poi cos'è successo?-
- "Ho studiato danza da quando ero piccina, dai tempi dell'asilo. Ero uno scricciolo...
Mi piaceva da morire, era bellissimo. Poi sono cresciuta e ho fatto il liceo artistico.
Tra le cose più importanti che l'artistico mi ha dato c'è l'aver allenato la mia sensibi-
lità a meravigliarsi del mondo. Ricordo che in quegli anni, che erano già gli anni Due-
mila, la mia attenzione cadeva su storie che arrivavano da mondi lontani. Storie di in-
sofferenza e ingiustizia. Ed è lì che ho cominciato a percepire questo stato di debito
che avevo nei confronti della vita: da una parte io, più che fortunata, dall'altra gente
che non aveva niente, nemmeno mezza delle fortune che avevo io, ogni giorno. E quel
debito lo soffrivo, come lo soffro ora e quindi l'unico modo che ho trovato per riusci-
re a gestirlo è stato chiedermi: cosa faccio per combatterlo?".
R. Saviano - E cosa hai fatto?
"Sapevo che saldare quel debito era impossibile, però potevo fare qualcosa per bilan-
ciare un pò la fortuna che mi accompagna da sempre".
R. Saviano - E quindi...
" Pensai che diventare medico fosse il modo migliore per riuscire a fare questa cosa, e
non un medico a caso, ma un chirurgo di guerra, proprio perchè la chirurgia non è so-
lo di testa ma è anche di mani, di pratica, e io sentivo il bisogno di fare qualcosa.
Quando ho compiuto i 18 anni i miei genitori mi regalarono Pappagalli verdi di Gino
Strada e nella dedica mi scrissero: 'Temiamo che ci stiamo facendo un autogol rega-
landoti questo libro'. Sapevano che mi avrebbe portato lontano da loro...".
R. Saviano - Ma non sei diventata chirurgo però.
"No! Feci il test per Medicina, ma non lo passai per un quarto di punto, un maledetto
- o benedetto, chi lo sa? - quarto di punto. Però avevo provato anche l'ingresso al cor-
so di laurea in Ostetricia, ed entrai. Iniziai e presto mi appassionai perchè è un lavoro
meraviglioso. Durante il corso di studio avevo bisogno di dirmi; 'ho fatto questa scelta
per poi lsvorare là' ".
R. Saviano - Là dove?
"Là in Africa, dove c'è bisogno".
R. Saviano - Poi arrivò la laurea, le prime esperienze di volontariato all'estero. Quindi
facesti l'application per Medici senza frontiere.
"Sì! era il Ferragosto del 2013. Scelsi Mfs perchè la sentivo assolutamente vicina alla
mia idea di assistenza medica in certi contesti. Essendo un'associazione gigante non
davo affatto per scontato che mi prendessero. Ma a ottobre 2013, mentre ero in repar-
to, mi arrivò una chiamata da Roma: ricordo la frase 'Benvenuta in Msf!, mi sciolsi".
R. Saviano - Dove ti mandarono?
"Sarei dovuta partire per il Myanmar, principalmente per dare assistenza ai Rohin-
gya, ma poi per problemi di sicurezza la missione viene ridotta e non partii più".
R. Saviano - Prima missione subito fallita. Ci sei rimasta male?
"No, capisco subito che in Msf il primo requisito è la flessibilità perchè come è natura-
le per territori dove c'è instabilità, i piani possono cambiare all'iòtimo minuto. Poi pe-
rò sono partita davvero".
R. Saviano - Per dove?
"Per il Sud Sudan dove l'unico modo per spostarsi sono questi piccoli aerei caravan di
Msf. Arrivo a Nasir, nell'Upper Nile State e inizio a capire come vanno le cose. Dopo 48
ore mi dicono che la linea del fronte si sta spostando verspo l'ospedale - noi eravamo in
zona ribelle - e quindi era il caso di ridurre il numero di espatriati (gli espatriati, nelle
missioni, sono le persone dello staff internazionale, ndr.) del progetto. Ero l'ultima arri-
vata e mi chiedono se posso tornare a Juba. rientro successivamente a Nasir e abbiamo
informazioni che i soldati stanno avanzando molto velocemente verso la zona dove si tro-
va l'ospedale, quindi tutto il nostro team deve mettere in pratica il piano di evacuazione
attraverso il fiume Sobat, direzione Etiopia. E' buio, prendiamo la barca e percorriamo
per un pezzo il fiume. Sbarchiamo e dormiamo nel nulla; nella direzione opposta vedia-
mo uomini e ragazzi ubriachissimi che sfrecciavano verso il fronte sparando a salve per
gasarsi".
R. Saviano - Che ne fu dell'ospedale a Nasir?
"Completamente distrutto".
R. Saviano - Hai avuto paura?
"Può sembrare strano, ma mai. Msf ha una gestione della sicurezza che secondo me è
fenomenale ed è lo strumento essenziale per fare missioni in posti remoti mettendoti
nelle condizioni di sentirti sicuro".
R. Saviano - E qual è il tuo lavoro lì?
"Quando si fugge, quando la popolazione resta per settimane lontana dai villaggi la
prima emergenza è la malnutrizione. Poi bisogna allestire una sala operatoria, cosa
fondamentale per salvare le donne, quando i tagli cesarei sono indispensabili. I trasfe-
rimenti all'ospedale di Bentiu a 130 chilometri di distanza erano difficilissimi, questo
vuol dire che le donne che non sono riuscite a trasferire le ho perse davanti ai miei oc-
chi. E poi le trasfusioni: se c'è bisogno di una trasfusione trovare un donatore compa-
tibile tra HIV e malattie sessualmente trasmissibili è come vincere alla lotteria".
R. Saviano - Come vedi la situazione in Sud Sudan?
"Drammatica. Se si pensa, ad esempio che la violenza sessuale è usata come arma di
guerra. Io avevo a che fare con vittime abusate da gruppi rivali ma il giorno dopo po-
teva accadere il contrario"..
R. Saviano - Qui non si fanno più figli, invece là se ne fanno moltissimi.
La differenza credo risieda nella possibilità di poter fare delle scelte. Se non vedi alter-
native riproduci i modelli che hai. L'hai visto fare a tua nonna, a tua madre, a tua so-
rella...".
R. Saviano - Ma la contraccezione?
"Anche chi conosce i metodi contraccettivi fa molti figli perchè considerano i bambini
sempre un dono e perchè sanno che un'alta percentuale di loro non sopravviverà".
R. Saviano - Che ne pensi dlle polemiche di questi giorni sulle ong? Ti sei fatta un'idea
del perchè siano partite e quale sia il loro scopo?
Se tutti quelli checommentano e aliomentano questa polemica avessero visto una mam-
ma o un bambino in difficoltà, nessuno avrebbe più parole, ma tutti si metterebbero a
fare"._
_________________
Ileana è una delle moltissime anime di Msf che come altre Ong organizza la solidarietà
non rendendola una parola sospetta. Ho voluto che si raccontasse perchè il racconto è la migliore risposta, forse l'unica, alle insinuazioni di questi giorni. Persone come Ileana
hanno trasformato l'aiutiamoli a casa loro nella più umana delle declinazioni: aiutiamoci.
Lucianone
Continua... to be continued...
( da la Repubblica - 29 aprile '17 - Roberto Saviano)
... ONG che, come Medici Senza Frontiere, nei territori di guerra sono unici luoghi di
soccorso. Ho incontrato una persona che ha deciso concretamente di aiutare a casa loro.
Si chiama Ileana Boneschi, ha 28 anni, è un'ostetrica di Medici Senza Frontiere e fa na-
scere bambini in zone di guerra, dove esistono emergenze sanitarie che non riusciamo
nemmeno a immaginare, dove ogni parto è un miracolo. "Non si parla mai delle donne
incinte quando si pensa a una guerra", dice. Ed è proprio così. Ileana ha partecipato a
due missioni in Sud Sudan dove è in atto una guerra etnica.
R. Saviano - Come hai deciso di diventare un'ostetrica? Hai detto che studiavi danza...
poi cos'è successo?-
- "Ho studiato danza da quando ero piccina, dai tempi dell'asilo. Ero uno scricciolo...
Mi piaceva da morire, era bellissimo. Poi sono cresciuta e ho fatto il liceo artistico.
Tra le cose più importanti che l'artistico mi ha dato c'è l'aver allenato la mia sensibi-
lità a meravigliarsi del mondo. Ricordo che in quegli anni, che erano già gli anni Due-
mila, la mia attenzione cadeva su storie che arrivavano da mondi lontani. Storie di in-
sofferenza e ingiustizia. Ed è lì che ho cominciato a percepire questo stato di debito
che avevo nei confronti della vita: da una parte io, più che fortunata, dall'altra gente
che non aveva niente, nemmeno mezza delle fortune che avevo io, ogni giorno. E quel
debito lo soffrivo, come lo soffro ora e quindi l'unico modo che ho trovato per riusci-
re a gestirlo è stato chiedermi: cosa faccio per combatterlo?".
R. Saviano - E cosa hai fatto?
"Sapevo che saldare quel debito era impossibile, però potevo fare qualcosa per bilan-
ciare un pò la fortuna che mi accompagna da sempre".
R. Saviano - E quindi...
" Pensai che diventare medico fosse il modo migliore per riuscire a fare questa cosa, e
non un medico a caso, ma un chirurgo di guerra, proprio perchè la chirurgia non è so-
lo di testa ma è anche di mani, di pratica, e io sentivo il bisogno di fare qualcosa.
Quando ho compiuto i 18 anni i miei genitori mi regalarono Pappagalli verdi di Gino
Strada e nella dedica mi scrissero: 'Temiamo che ci stiamo facendo un autogol rega-
landoti questo libro'. Sapevano che mi avrebbe portato lontano da loro...".
R. Saviano - Ma non sei diventata chirurgo però.
"No! Feci il test per Medicina, ma non lo passai per un quarto di punto, un maledetto
- o benedetto, chi lo sa? - quarto di punto. Però avevo provato anche l'ingresso al cor-
so di laurea in Ostetricia, ed entrai. Iniziai e presto mi appassionai perchè è un lavoro
meraviglioso. Durante il corso di studio avevo bisogno di dirmi; 'ho fatto questa scelta
per poi lsvorare là' ".
R. Saviano - Là dove?
"Là in Africa, dove c'è bisogno".
R. Saviano - Poi arrivò la laurea, le prime esperienze di volontariato all'estero. Quindi
facesti l'application per Medici senza frontiere.
"Sì! era il Ferragosto del 2013. Scelsi Mfs perchè la sentivo assolutamente vicina alla
mia idea di assistenza medica in certi contesti. Essendo un'associazione gigante non
davo affatto per scontato che mi prendessero. Ma a ottobre 2013, mentre ero in repar-
to, mi arrivò una chiamata da Roma: ricordo la frase 'Benvenuta in Msf!, mi sciolsi".
R. Saviano - Dove ti mandarono?
"Sarei dovuta partire per il Myanmar, principalmente per dare assistenza ai Rohin-
gya, ma poi per problemi di sicurezza la missione viene ridotta e non partii più".
R. Saviano - Prima missione subito fallita. Ci sei rimasta male?
"No, capisco subito che in Msf il primo requisito è la flessibilità perchè come è natura-
le per territori dove c'è instabilità, i piani possono cambiare all'iòtimo minuto. Poi pe-
rò sono partita davvero".
R. Saviano - Per dove?
"Per il Sud Sudan dove l'unico modo per spostarsi sono questi piccoli aerei caravan di
Msf. Arrivo a Nasir, nell'Upper Nile State e inizio a capire come vanno le cose. Dopo 48
ore mi dicono che la linea del fronte si sta spostando verspo l'ospedale - noi eravamo in
zona ribelle - e quindi era il caso di ridurre il numero di espatriati (gli espatriati, nelle
missioni, sono le persone dello staff internazionale, ndr.) del progetto. Ero l'ultima arri-
vata e mi chiedono se posso tornare a Juba. rientro successivamente a Nasir e abbiamo
informazioni che i soldati stanno avanzando molto velocemente verso la zona dove si tro-
va l'ospedale, quindi tutto il nostro team deve mettere in pratica il piano di evacuazione
attraverso il fiume Sobat, direzione Etiopia. E' buio, prendiamo la barca e percorriamo
per un pezzo il fiume. Sbarchiamo e dormiamo nel nulla; nella direzione opposta vedia-
mo uomini e ragazzi ubriachissimi che sfrecciavano verso il fronte sparando a salve per
gasarsi".
R. Saviano - Che ne fu dell'ospedale a Nasir?
"Completamente distrutto".
R. Saviano - Hai avuto paura?
"Può sembrare strano, ma mai. Msf ha una gestione della sicurezza che secondo me è
fenomenale ed è lo strumento essenziale per fare missioni in posti remoti mettendoti
nelle condizioni di sentirti sicuro".
R. Saviano - E qual è il tuo lavoro lì?
"Quando si fugge, quando la popolazione resta per settimane lontana dai villaggi la
prima emergenza è la malnutrizione. Poi bisogna allestire una sala operatoria, cosa
fondamentale per salvare le donne, quando i tagli cesarei sono indispensabili. I trasfe-
rimenti all'ospedale di Bentiu a 130 chilometri di distanza erano difficilissimi, questo
vuol dire che le donne che non sono riuscite a trasferire le ho perse davanti ai miei oc-
chi. E poi le trasfusioni: se c'è bisogno di una trasfusione trovare un donatore compa-
tibile tra HIV e malattie sessualmente trasmissibili è come vincere alla lotteria".
R. Saviano - Come vedi la situazione in Sud Sudan?
"Drammatica. Se si pensa, ad esempio che la violenza sessuale è usata come arma di
guerra. Io avevo a che fare con vittime abusate da gruppi rivali ma il giorno dopo po-
teva accadere il contrario"..
R. Saviano - Qui non si fanno più figli, invece là se ne fanno moltissimi.
La differenza credo risieda nella possibilità di poter fare delle scelte. Se non vedi alter-
native riproduci i modelli che hai. L'hai visto fare a tua nonna, a tua madre, a tua so-
rella...".
R. Saviano - Ma la contraccezione?
"Anche chi conosce i metodi contraccettivi fa molti figli perchè considerano i bambini
sempre un dono e perchè sanno che un'alta percentuale di loro non sopravviverà".
R. Saviano - Che ne pensi dlle polemiche di questi giorni sulle ong? Ti sei fatta un'idea
del perchè siano partite e quale sia il loro scopo?
Se tutti quelli checommentano e aliomentano questa polemica avessero visto una mam-
ma o un bambino in difficoltà, nessuno avrebbe più parole, ma tutti si metterebbero a
fare"._
_________________
Ileana è una delle moltissime anime di Msf che come altre Ong organizza la solidarietà
non rendendola una parola sospetta. Ho voluto che si raccontasse perchè il racconto è la migliore risposta, forse l'unica, alle insinuazioni di questi giorni. Persone come Ileana
hanno trasformato l'aiutiamoli a casa loro nella più umana delle declinazioni: aiutiamoci.
Lucianone
Continua... to be continued...
martedì 1 agosto 2017
ARTE / Grandi mostre - Il pittore della montagna: Giovanni Segantini
1 agosto '17 - martedì 1st August / Tuesday visione post - 26
(da la Repubblica - 18 settembre '14 - Milano-Cultura / Chiara Gatti)
Il pittore della montagna che sognava di salire in vetta per essere sempre più vicino al cielo.
E' un Giovanni Segantini (1858 - 1899) pieno d'aria e di vento quello arrivato ieri sera a Pa-
lazzo Reale (Milano) per un'antologica incantevole. Centoventi le opere firmate dal maestro
dell'Ottocento italiano, signore delle Alpi e dei prati rigogliosi, della neve e del silenzio. Sce-
nari entrati nell'immaginario comune per gli orizzonti immensi che abbracciano le catene
dell'Engadina con la potenza di un grandangolo in pittura. Proprio zoomando sul sentimen-
to panico del creato, sulla sintonia del suo cuore silvestre con le forze della natura, il percor-
so propone una lettura ragionata che non si limita a mettere in fila capolavori, ma ne spiega,
la genesi, i simboli, l'evoluzione, complice un fondo di disegni testimoni di ogni fase di stu-
dio, di ogni dettaglio costruito in autonomia prima di ricomporsi, come un mosaico, in una visione totale. - Un lavoro di analisi reso possibile grazie alla curatela scientifica di chi Se-
gantini l'ha esplorato per decenni: Annie-Paule Quinsac, autrice del catalogo generale, e
Diana Segantini, la pronipote, che come lui ha le vette nel sangue. Insieme hanno coordi-
nato l'esposizione prodotta da Skira con la Fondazione Mazzotta (il catalogo è una favola);
la più grande da quella di Trento dell'87 e la più importante insieme con quella recente al-
la Fondazione Beyeler di Basilea. Pochi precedenti per un nome che meritava un "ritorno
a Milano", come recita il titolo sui manifesti, pensando alla sua lunga assenza dal sistema
delle mostre in città - l'ultima in Permanente negli anni Settanta, ma molti quadri oggi e-
sposti si possono apprezzare in pianta stabile alla Gam di via Palestro - e che allude an
che a un ritorno ideale nella città che lo accolse da ragazzo, dopo il suo arrivo orfano e di-
sperato dal Trentino allora austriaco tirolese, che lo vide crescere sui banchi di Brera, tra-
sferirsi in Brianza e poi scappare tra i boschi e le cime lontane. Via, per sempre.
... Segantini e il suo inno a un'armonia superiore fanno fare pace con Palazzo Reale e il suo
trend esterofilo. Subito, dalla prima sala, dagli autoritratti magnetici che bucano la carta,
si capisce che il viaggio è iniziatico; le nature morte giovanili mescolano scuola barocca
e senso di precarietà, i primi scorsi campestri, i temporali, la fatica di vivere dei contadi-
ni gravano come macigni fino al momento in cui la fuga gli spalanca i polmoni e intona la
sua ode epica alla valle e al mondo. Se l'istinto, davanti a soggetti come Riposo all'ombra
o Mezzogiorno sulle Alpi, è quello di osservarli da vicino per contare le schegge di colore
della sua maniera "divisa" per poi indietreggiare e vedere i toni fondersi, la sorpresa vie-
ne dall'incontro con opere ipnotiche come A messa prima, dove una scalinata grigia inghiot-
te un parroco strizzato dalla melanconia, o Ave Maria a trasbordo col suo senso del sacro al-
le stelle, arrivata al Museo Segantini di St. Moritz insieme con altri pezzi importanti.
Tranne il celebre Trittico delle Alpi, che non esce mai, ma è evocato dagli studi che lo gene-
rarono, lasciati incompiuti quando Giovanni, rapito dalla sua montagna incantata, a picco
su Pontresina, morì quarantenne per un attacco di peritonite, troppo lontano dal mondo
perchè il mondo potesse salvarlo.
Mezzogiorno sulle Alpi - Giovanni Segantini / 1891
Lucianone
(da la Repubblica - 18 settembre '14 - Milano-Cultura / Chiara Gatti)
Il pittore della montagna che sognava di salire in vetta per essere sempre più vicino al cielo.
E' un Giovanni Segantini (1858 - 1899) pieno d'aria e di vento quello arrivato ieri sera a Pa-
lazzo Reale (Milano) per un'antologica incantevole. Centoventi le opere firmate dal maestro
dell'Ottocento italiano, signore delle Alpi e dei prati rigogliosi, della neve e del silenzio. Sce-
nari entrati nell'immaginario comune per gli orizzonti immensi che abbracciano le catene
dell'Engadina con la potenza di un grandangolo in pittura. Proprio zoomando sul sentimen-
to panico del creato, sulla sintonia del suo cuore silvestre con le forze della natura, il percor-
so propone una lettura ragionata che non si limita a mettere in fila capolavori, ma ne spiega,
la genesi, i simboli, l'evoluzione, complice un fondo di disegni testimoni di ogni fase di stu-
dio, di ogni dettaglio costruito in autonomia prima di ricomporsi, come un mosaico, in una visione totale. - Un lavoro di analisi reso possibile grazie alla curatela scientifica di chi Se-
gantini l'ha esplorato per decenni: Annie-Paule Quinsac, autrice del catalogo generale, e
Diana Segantini, la pronipote, che come lui ha le vette nel sangue. Insieme hanno coordi-
nato l'esposizione prodotta da Skira con la Fondazione Mazzotta (il catalogo è una favola);
la più grande da quella di Trento dell'87 e la più importante insieme con quella recente al-
la Fondazione Beyeler di Basilea. Pochi precedenti per un nome che meritava un "ritorno
a Milano", come recita il titolo sui manifesti, pensando alla sua lunga assenza dal sistema
delle mostre in città - l'ultima in Permanente negli anni Settanta, ma molti quadri oggi e-
sposti si possono apprezzare in pianta stabile alla Gam di via Palestro - e che allude an
che a un ritorno ideale nella città che lo accolse da ragazzo, dopo il suo arrivo orfano e di-
sperato dal Trentino allora austriaco tirolese, che lo vide crescere sui banchi di Brera, tra-
sferirsi in Brianza e poi scappare tra i boschi e le cime lontane. Via, per sempre.
... Segantini e il suo inno a un'armonia superiore fanno fare pace con Palazzo Reale e il suo
trend esterofilo. Subito, dalla prima sala, dagli autoritratti magnetici che bucano la carta,
si capisce che il viaggio è iniziatico; le nature morte giovanili mescolano scuola barocca
e senso di precarietà, i primi scorsi campestri, i temporali, la fatica di vivere dei contadi-
ni gravano come macigni fino al momento in cui la fuga gli spalanca i polmoni e intona la
sua ode epica alla valle e al mondo. Se l'istinto, davanti a soggetti come Riposo all'ombra
o Mezzogiorno sulle Alpi, è quello di osservarli da vicino per contare le schegge di colore
della sua maniera "divisa" per poi indietreggiare e vedere i toni fondersi, la sorpresa vie-
ne dall'incontro con opere ipnotiche come A messa prima, dove una scalinata grigia inghiot-
te un parroco strizzato dalla melanconia, o Ave Maria a trasbordo col suo senso del sacro al-
le stelle, arrivata al Museo Segantini di St. Moritz insieme con altri pezzi importanti.
Tranne il celebre Trittico delle Alpi, che non esce mai, ma è evocato dagli studi che lo gene-
rarono, lasciati incompiuti quando Giovanni, rapito dalla sua montagna incantata, a picco
su Pontresina, morì quarantenne per un attacco di peritonite, troppo lontano dal mondo
perchè il mondo potesse salvarlo.
Mezzogiorno sulle Alpi - Giovanni Segantini / 1891
Lucianone
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