martedì 1 agosto 2017

ARTE / Grandi mostre - Il pittore della montagna: Giovanni Segantini

1 agosto '17 - martedì                       1st August / Tuesday                      visione post - 26

(da la Repubblica - 18 settembre '14 - Milano-Cultura / Chiara Gatti)
Il pittore della montagna che sognava di salire in vetta per essere sempre più vicino al cielo.
E' un Giovanni Segantini (1858 - 1899) pieno d'aria e di vento  quello arrivato ieri sera a Pa-
lazzo Reale (Milano) per un'antologica incantevole. Centoventi le opere firmate dal maestro
dell'Ottocento italiano, signore delle Alpi e dei prati rigogliosi, della neve e del silenzio. Sce-
nari entrati nell'immaginario comune  per gli orizzonti immensi  che abbracciano le catene
dell'Engadina con la potenza di un grandangolo in pittura. Proprio zoomando sul sentimen-
to panico del creato, sulla sintonia del suo cuore silvestre con le forze della natura, il percor-
so propone una lettura ragionata che non si limita a mettere in fila capolavori, ma ne spiega,
la genesi, i simboli, l'evoluzione, complice un fondo di disegni testimoni di ogni fase di stu-
dio, di ogni dettaglio costruito in autonomia prima di ricomporsi, come un mosaico, in una visione totale. -  Un lavoro di analisi reso possibile grazie alla curatela scientifica di chi Se-
gantini l'ha esplorato per decenni:  Annie-Paule Quinsac, autrice del catalogo generale, e
Diana Segantini, la pronipote, che come lui ha le vette nel sangue.  Insieme hanno coordi-
nato l'esposizione prodotta da Skira con la Fondazione Mazzotta (il catalogo è una favola);
la più grande da quella di Trento dell'87 e la più importante insieme con quella recente al-
la Fondazione Beyeler di Basilea.  Pochi precedenti per un nome che meritava un "ritorno
a Milano", come  recita il titolo sui manifesti, pensando alla sua lunga assenza  dal sistema
delle mostre in città  -  l'ultima in Permanente negli anni Settanta, ma molti quadri oggi e-
sposti si possono apprezzare  in pianta stabile  alla Gam di via Palestro  -  e che allude an 
che a un ritorno ideale nella città che lo accolse da ragazzo, dopo il suo arrivo orfano e di-
sperato dal Trentino allora austriaco tirolese, che lo vide crescere sui banchi di Brera, tra-
sferirsi in Brianza e poi scappare tra i boschi  e le cime lontane. Via, per sempre. 
... Segantini e il suo inno a un'armonia superiore fanno fare pace con Palazzo Reale e il suo
trend esterofilo. Subito, dalla prima sala, dagli autoritratti magnetici  che bucano  la carta,
si capisce che il viaggio è iniziatico; le nature morte giovanili  mescolano  scuola barocca 
senso di precarietà, i primi scorsi campestri, i temporali, la fatica  di  vivere  dei  contadi-
ni gravano come macigni fino al momento in cui la fuga gli spalanca i polmoni e intona la
sua ode epica alla valle e al mondo.   Se l'istinto, davanti a soggetti come Riposo all'ombra 
o Mezzogiorno sulle Alpi, è quello di osservarli  da vicino  per contare  le schegge di colore
della sua maniera "divisa" per poi indietreggiare  e  vedere i toni fondersi, la sorpresa vie-
ne dall'incontro con opere ipnotiche come A messa prima, dove una scalinata grigia inghiot-
te un parroco strizzato dalla melanconia, o Ave Maria a trasbordo col suo senso del sacro al-
le stelle, arrivata al Museo Segantini di St. Moritz insieme con altri pezzi importanti.
Tranne il celebre Trittico delle Alpi, che non esce mai, ma è evocato dagli studi che lo gene-
rarono, lasciati incompiuti quando Giovanni, rapito dalla sua montagna incantata, a picco
su Pontresina, morì quarantenne  per un attacco  di peritonite, troppo lontano  dal mondo 
perchè il mondo potesse salvarlo.

Risultati immagini
Mezzogiorno sulle Alpi   -  Giovanni Segantini / 1891

Lucianone

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