(da 'la Repubblica' - 16 febbraio '15 - La storia / Anais Ginori)
Créteil - Francia
Alla fine, è un bambino che ha dato scacco matto alla destra populista, ai nostri quotidiani egoismi, all'irresistibile tentazione dei proclami xenofobi. La Francia che s'interroga sulle
frontiere e sull'immigrazione, che a parole vuole rimanere la patria dei diritti dell'uomo ma
nei sondaggi fa volare le idee del Front National, ha scoperto di essere salita sul podio grazie
a un sans papier, l'ultimo tra gli ultimi, un bambino che non aveva casa, documenti, ma una
straordinaria capacità di giocare agli scacchi. Fahim Mohammad è diventato il campione francese del torneo mondiale studentesco di scacchi. Un simbolo che ha vinto non solo una
gara internazionale ma anche la partita della vita.
"Se la mia storia può dare speranza ad altri ben venga" si schermisce Fahim, seduto nel giar-
dino di una villetta a Créteil. Anche se oggi non è più un "Re clandestino", titolo della sua au-
tobiografia pubblicata da Bompiani, il ragazzo mantiene la timidezza di chi ha attraversato umiliazioni e sconfitte. E' in questa banlieue sud di Parigi che è approdato alla fine di una
lunga odissea cominciata a Dacca, Bangladesh. Fahim abitava in una casa "grande" di due stanze, si sentiva "ricco" rispetto alla povertà di quel paese. Tutto è precipitato nel 2008
quando l'attivismo politico del padre ha provocato minacce alla famiglia Mohammad e al
piccolo campione in erba. "Lo rapiremo" avevano scritto gli avversari politici di Nura. Al
padre Nura e al bambino non resta che scappare. Un lungo viaggio che fa tappa a Calcutta,
Roma, Budapest e termina a Créteil, dove c'è la sede dell'associazione Terre d'Asile, ma an-
che una delle migliori scuole di scacchi di Francia. Fahim ha imparato a giocare trascinato
dalla passione del padre. Una folgorazione a soli cinque anni. "D'un tratto la scacchiera si
anima - racconta nel libro - i pezzi si alzano e si dispongono in bell'ordine, le torri si muovo-
no in avanti sul campo avverso, gli alfieri in diagonale, i cavalli scavalcano gli altri pezzi, i
pedoni obbediscono senza digrignare i denti. Il re si mostra docile come un bambino e mi
supplica di proteggerlo, e la regina, la mia regina, forte, rapida, intelligente, dilaga a tutto
campo. Per Fahim ogni partita è una battaglia, una guerra. "A me piace giocare per vin-
cere", spiega con accanto Xavier Parmentier, da vent'ammi allenatore della squadra fran-
cese giovanile di scacchi. Il maestro che ha portato alla gloria il piccolo campione riassume
le sue capacità: "Ha facoltà di concentrazione formidabili, eccezionali capacità di calcolo,
percezione geometrica dello spazio e ottima memoria gli consentono di prevedere una gran
quantità di varianti, di coniugare in anticipo moltissime mosse e di proiettarsi verso quelle
successive". Parmentier ha fatto lavorare Fahim sulle partite dei grandi campioni: Garry
Kasparov, Anatolij Karpov, Bobby Fisher. Al ragazzo però piace soprattutto Alexander
Alekhine perchè è un "vero attaccante".
L'incredibile talento di Fahim si scontra con una politica del governo sempre più dura
con i nuovi immigrati. Il bambino non ha una casa, è costretto a chiamare ogni sera il 115,
il numero che dà rifugi provvisori ai senza fissa dimora. E' finalmente inserito a scuola,
imparando in pochi mesi il francese. A Créteil tutti ammirano il piccolo giocatore benga-
lese superdotato ma sempre clandestino. Fahim rischia l'espulsione e soprattutto teme che
non potrà mai concretizzare il suo sogno segreto. "La prima volta che ero in cima alla Tour
Eiffel - racconta - ho fatto una promessa a me stesso: un giorno parteciperò ai campionati
europei. IUn ragazzo del Bangladesh ai campionati europei, che forza sarebbe!".
Mossa dopo mossa, Fahim costringe alla resa il governo di destra che ha fatto della lotta all'immigrazione clandestina una bandiera. Il 4 maggio 2012, due giorni prima del ballot-
taggio alle presidenziali, un'ascoltatrice parla alla radio di un bambino sans papier che ha
appena conquistato il titolo di campione di scacchi. Il premier di allora, Francois Fillon,
promette di regolarizzare la situazione. Oggi Fahim ha 15 anni, si sente pienamente fran-
cese anche se ha nostalgia della madre, la sorella e il fratellino che vivono ancora a Dacca.
La sua favola diventerà presto un film. Ma lui gioca meno a scacchi. "Stenta a ritrovare lo
slancio che lo animava all'arrivo in Francia" racconta Sophie Le Callennec, antropologa
che ha scritto con lui l'autobiografia. "Alla sua età, tre anni e mezzo d'inferno non si can-
cellano facilmente - conclude - , Non è più un re clandestino, ma è ancora un re convale-
scente".
Lucianone
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