9 luglio '15 - mercoledì 9th July / Wednesday visione post - 17
(da 'la Repubblica' - lunedì 6 luglio '15 - IL RETROSCENA - Alberto D'Argenio / Bruxelles)
La pistola puntata di Berlino
Tutto si consumerà in pochi giorni e con la vittoria del "No" la matassa greca diventa
veramente difficile da sbrogliare. Quasi impossibile. Il tempo stringe, la sensazzione
che circolava ieri sera nella capitale europea e tra i governi è che questa volta serva
una soluzione rapida perchè l'Unione non può più permettersi incertezza sul suo futuro.
"E la palla ora è nel campo di Tsipras", concordavano i leader nel vorticoso giro di te-
lefonate serali a risultato del Grereferendum acquisito. Per capire la situazione è rive-
latorio il pensiero che andava esprimendo Guy Verhofstadt, ex premier belga con otti-
mi canali nelle cancellerie: "Ora spetta a Tsipras proporre un pacchetto serio di rifor-
me; ha vinto il referendum ma ha perso ogni credibilità in Europa, questa settimana
determinerà se è un leader o un falso profeta". Sequesto è il mood, ieri sera gli amba-
sciatori dei governi che hanno contattato il premier greco gli raccomandavano osses-
sivamente di tornare al tavolo negoziale "con una posizione morbida". Altrimenti tro-
verà una porta chiusa a Berlino e in tante altre capitali.
Gli europei dunque aspettano di conoscere come Tsipras interpreterà la vittoria del
referendum e cosa proporrà all'Europa e si preparano a serrare i tempi, come d'altra
parte chiedono i grandi partner internazionali, a partire da Usa e Cina, e i mercati.
D'altra parte se Atene andrà tecnicamente in default solo il 20 luglio, l'eventuale ter-
zo piano di salvataggio deve essere negoziato cin un certo margine su quella data per
poi implementarlo e farlo votare ai parlamenti nazionali di Atene, Berlino e degli al-
tri cinque paesi chiamati a farlo dalle loro costituzioni.
Proprio per questo, per accelerare, il calendario comunicato da Bruxelles ai governi
prevede che oggi si riuniscano gli sherpa dei ministri delle finanzde della moneta uni-
ca, domani in giornata l'Eurogruppo e domani sera i leader per un Eurosummit. Un
"la va o la spacca" che si consumerà in settimana. E non è un caso che le consulta-
zioni telefoniche siano già cominciate ieri (Renzi ha sentito Tsipras, Merkel, Tusk,
JUncker e Hollande) e che stasera la Cancelliera voli all'Eliseo per un confronto
con il presidente francese. - Se nel merito l'ultima proposta offerta ai greci merco-
ledì scorso ad Juncker andava molto vicino alle richieste di Atene, ora la partita
non è più tecnica, ma politica. Come sussurrava Renzi ai suoi collaboratori: "Biso-
gna vedere come la Merkel intende confrontarsi con la sua opinione pubblica e co-
sa l'Europa vuole fare delle sue regole". Insomma, non c'è una democrazia, quella
greca, che vale più delle altre e non si può lasciare che in futuro chiunque grazie al
mandato dei propri elettori tenga in ostaggio l'Unione. Pensiero condiviso da tutti i
leader. - Per questo è centrale quello che Tsipras, e i suoi sherpa al meeting di og-
gi, proporranno agli europei. Se sarà in linea con quanto detto ieri da Varoufakis,
che è tornato a chiedere la ristrutturazione del debito greco, sarà dura. I tedechi di
una sforbiciata non ne vogliono sentir parlare (al massimo sono pronti ad abbassare i tassi e
allungare i tempi del suo rimborso) così come altri governi, a partire da Spagna e Portogallo.
E se tra gli ufficiali di colegamento delle capitali ieri sera circolava l'ipotesi di un imminente si-
luramento di Varoufakis da parte di Tsipras - segnale che sarebbe graditissimo a tutte le Can-
cellerie - è il vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel a far capire alla Grecia che deve tornare
al tavolo con proposte ragionevoli. "Tsipras ha distrutto l'ultimo ponte verso un compromesso",
ha affermato il leader della Spd. Frase che fa il paio con quella pronunciata nei giorni scorsi dal-
la Merkel, ma uscita solo ieri, secondo la quale la politica "dura e ideologica" del leader greco
"lascia andare il paese a occhi aperti contro un muro".
Dunque la situazione è disperata e poco conta che la Francia, come l'Italia, sia decisamente
contraria al Grexit e che Juncker farà di tutto per mediare tra le parti. Coaì come non sembra
ammorbidire Berlino l'avvertimento del presidente della Bundesbank: Jens Weidmann: l'Uscita
della Grecia dall'euro costerebbe alle casse federali 14,4 miliardi. A questo punto forse biso-
gna prendere sul serio quanto ieri sera un diplomatico europeo spiegava mesto : "I giuristi stan-
no già leggendo i Trattati per trovare un modo per far uscire la Grecia dall'eurozona tenendola
nell'Unione.
Lucianone
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