mercoledì 8 luglio 2015

RiflessionI - IDEE / La ritirata dell'Occidente (e le nuove classi)

9 luglio '15 - mercoledì             9th July / Wednesday                         visione post - 14

La mobilità umana oppone nuove classi: una colpita da guerre e carestie,
l'altra spinta dalla voglia di conoscenza e vacanza. E sulla nostra carta
ridisegnata dalle violenze ora si cancellano le frontiere:  dalla Libia al
Corno d'Africa, dal Sinai fino al Mar Rosso. 

(da 'la Repubblica' - 27 giugno 2015 - Le idee /  Adriano Sofri)
La grande ritirata dai paradisi dei turisti;
il nostro mondo è sempre più piccolo

C'è un modo peculiare per tener dietro alla rocambolesca evoluzione della scena geopolitica: 
star connessi al sito "Viaggiare sicuri" del Ministero degli esteri. Quegli addetti, come gene-
rali di una ritirata militare presso a farsi rotta, spostano via via più a ridosso dei nostri confi-
ni le bandierine del territorio ancora accessibile. La ritirata riguarda noi, la parte privilegia-
ta, dalla quale si parte con documenti rispettabili, e un biglietto di andata e ritorno in tasca.
Dalla parte opposta si viene arrancando , con le tasche vuote di andata e ritorno. La sicurez-
za, da quell'altra parte, è la più ironica delle parole. Ci si mette in viaggio a rischio della vi-
ta. Se si sopravvive, se si tocca terra d'Europa, libertà  e  democrazia, comincia un'altra tra-
versata, altre soste immemorabili, sugli scogli di Ventimiglia e nei piazzali di Calais. Il vero
discrimine del mondo di oggi, dice Zygmunt Bauman - lo ridice nel dialogo con Ezio Mauro
- non corre più fra ricchi e poveri, ma fra mobilità e fissità, tra chi resta fermo e chi si sposta.
Lui parla soprattutto della finanza globale, che a differenza del capitalismo industriale non
sottostà a vincoli territoriali e si muove fulmineamente da un capo all'altro del pianeta, fino
ad annichilire la capacità negoziale di lavoratori e sindacati lasciati  a boccheggiare  su un 
loro suolo prosciugato.   MA è la mobilità umana, nella sua doppia faccia, a opporre nuove 
classi: l'una urtata dalle guerre e le carestie, l'altra spinta da vpglia di conoscenza e vacanza.
Il fantasma dell'invasione barbarica e il miraggio del turismo, intelligente o avventuroso, o
semplicemente piacevole. Quanto pesa nel nostro sentimento, anche il meno malintenziona-
to, la carta d'identità che ci fa attraversare con pioede leggero i confini di Schengen, il pas-
saporto che ci autorizza, tutt'al più con la seccatura d'un visto, a visitare il mondo pressochè
intero. Quando diciamo "extracomunitario" non pensiamo a cittadini con passaporto cana-
dese, o svizzero. Edecco che il mondo dei nostri dépliants ci si stringe sotto i piedi, nelle im-
pronte rovesciate delle stesse eruzioni che travolgono e cacciano i fuggiaschi. A marzo, do-
po il Bardo, era giusto proporsi di tornare, deprecare le grandi compagnie che cancellavano
quelle coste dagli itinerari, promettersi un'estate tunisina cola di bellezze archeologiche e
naturali e di dedizioone solidale. Ma la cosa era legata a un filo: bastava uno o due di que-
sti superstiziosi che infestano l'aria del tempo, col corredo di un kalashnikov e un paio di
calzoncini da spiaggia per dare il colpo di grazia all'economia e all'anima di un paese in-
tento a riscattarsi. Oggi è più difficile replicare gli impegni: non si chiede a bravi pensio-
nati di andare in vacanza per resistere al terrorismo. Sulla carta continuamente ridisegna-
ta dalla violenza contemporanea si allargano i territori su cui è scritto: Hic sunt leones; e
si cancellano le frontiere. Alla larga da quella fra Libia e Tunisia. Pericolante l'Algeria.
Alla larga dal Sinai e dal mar Rosso. I paesi del Golfo insidiati, il Corno d'Afriva al bando: 
nella fatale giornata di ieri all'eccidio tunisino si sono sommati la strage nella moschea sci-
ita del Kuwait e quella nella base dell'Unione Africana in Somalia. Gli shabab hanno por-
tato il terrore sempre più dentro un paradiso del nostro turismo come il Kenya. Luoghi ma-
terni del genere umano, l'Iraq, la Siria. lo Yemen, sono interdetti a un rischio peggiore del-
la vita, e così gran parte dell'Africa sotto il Sahara.  In Europa, a casa nostra dove temiamo
tanto l'avvento dei fuggiaschi del mondo invasato, fra poco commemoreremo i vent'anni di
Srebrenica con un'Ucraina che ripercorre la strada ex-jugoslava, e i jet militari che si sfio-
rano sul Baltico. Del resto, il fanatico assassino che va a conquistarsi il paradiso in calzon-
cini su una spiaggia di Susa non ci metterà molto  ad approdare  anche di qua dallo stesso
mare - arrivò già nel cuore dell'Europa, ed era casa sua. Bisognava saperlo, bisogna ancora.
Anche a non essere innamorati del prossimo e dei diritti umani, anche a essere solo gelosi 
di Palmira e di Ninive e di Timbuctu e di Sanna  e  della regina di Saba, e dei propri tour 
tutto compreso, bisognava capire che fra la nostra mobilità (provvisoriamente) di lusso  e 
la loro mobilità  (perennemente) sventurata c'era e c'è uno scambio ineguale, ma inesora-
bile: e che l'una, affondando, si porta dietro l'altra.

Lucianone

Nessun commento:

Posta un commento