Addio all'uomo che disse al mondo "Indignatevi!"
Stéphane Hessell è morto a 95 anni. Nel 2010 era diventato famoso con
il saggio che ha dato origine a movimenti e proteste.
(da la Repubblica / R2CULTURA - 28/02/2013 - di Anais Ginori)
"Mi permetta di recitarle una poesia". Nell'inverno della sua esistenza,
Stéphane Hessel assaporava un'impeovvisa primavera. Aveva interrotto la
conversazione, alzandosi in piedi per declamare i versi de 'Il cimitero ma-
rino' di Paul Valéry. L'amore per la poesia, combinato a una memoria
prodigiosa, erano il suo vanto. Qualche conoscente lo prendeva in giro
per il vezzo che esibiva spesso, preferibilmente con le signore. Eppure, in
quel febbraio di 2 anni fa, mentre parlava di giovani e politica, guerra e
coraggio, diritti umani e conformismo, aveva un'energia contagiosa, con
quel sorriso infantile che solo la vecchiaia restituisce a volte. A prima vi-
sta poteva sembrare puerile, naif. Come lo slogan Indignatevi!, e tutti
quei punti esclamativi, diventati il suo marchio di fabbrica. Impegnatevi!,
Vivete! Impossibile sottrarsi ai suoi ripetuti moniti a mezzo stampa.
"Finchè posso camminare, parlare, capire cosa sta succedendo - spiegava -
ho la responsabilità di esercitare la mia influenza". I suoi amici racconta-
no che ha continuato a progettare viaggi, adunate, pamphlet fino a poco
prima di morire, martedì notte, a Parigi, all'età di 95 anni. Non si ricorda,
in tempi recenti, un successo editoriale di tale portata: olgtre cinque milio-
ni di copie vendute in quasi cento paesi, movimenti di protesta, dagli Indi-
gnados ai ragazzi di Occupy Wall Street, che hanno usato come manifesto
quel libello scritto nell'ottobre 2010, quasi per caso.
L'editrice Sylvie Crossman aveva visto Hessel a una riunione di vecchi
combattenti, mentre recitava il programma del Consiglio della Resistenza.
Propose al diplomatico in pensione di scrivere un promemoria per i più
giovani, ricordando i valori della Resistenza e la loro importanza per il
presente. - Mancava un titolo, Indignez-vous! disse Crossman, fondatrice
di 'Indigene' dopo aver lasciato il lavoro di giornalista a Le Monde.
Pochi conoscevano allora l'autore, ebreo tedesco naturalizzato in Fran-
cia nel 1939, scampato per miracolo ai campi di concentramento, entrato
nella Resistenza, poi diventato diplomatico, tra i promotori della Dichia-
razione universale dei diritti dell'Uomo.
Nel 2006 aveva scritto la sua biografia "Danza con il secolo" (Addedito.
re). All'epoca, Libération fece un ritratto di lui intitolato 'Il figlio di
Jules e Jim'. Sua madre pittrice, Hélène, aveva infatti ispirato il perso-
naggio del romanzo di Henri-Pierre Roché dal quale Francois Truffaut
trasse il film. - Ora la peccaminosa Hélène,riscoperta in vari libri è di-
ventata piuttosto la "mamma di Hessel" e persino Franz, il padre, tra-
duttore di Proust in Germania e amico di Walter Benjamin, ha benefi-
ciato del successo ardivo del figlio. Le sue opere sono state ripubblica-
te anche in Italia. Hessel è diventato una sorta di passepartout dal pun-
to di vista editoriale. Ha accumulato negli ultimi tre anni di vita una
bibliografia che altri avrebbero impiegato decenni a mettere insieme.
Diversi pamphlet, raccolte di articoli o interviste, dialoghi a più voci,
una nuova biografia ("A conti fatti, o quasi", pubblicata da Bompia-
ni) e, ovviamente, un saggio sulla sua passione per la poesia.
Uno sfruttamento commerciale intensivo, e s'immaginano già titoli
postumi pronti a uscire. Dai temi dell'ecologia al disarmo nucleare,
dalle primarie del partito socialista fino al ruolo delle banche: non
c'è praticamente argomento che Hessel non abbia trattato, cercando
di distillare in pochissimo tempo un immenso capitale di esperienza.
Si concedeva a tutti, aveva inflazionato la sua immagine e il suo no-
me, senza timore del ridicolo. Sentiva di giocarsi tutto, ora e subito.
Aveva un senso di urgenza che rendeva più convincente ogni sua pa-
rola. Gran parte dei diritti d'autore dei suoi libri sono andati in be-
neficenza, in particolare ai progetti filantropici sviluppati dall'as-
sociazione fondata insieme all'ex primo ministro Michel Rocard.
Molti lo hanno criticato per questo ruolo di nuovo maitre à penser,
qualcuno è arrivato a dire che si era inventato parte della sua avven-
turosa vita. E' statocriticato per aver firmato una petizione in favore
del boicottaggio dei prodotti israeliani, accusato di "antisemitismo",
poi difeso da alcuni intellettuali amici. "Non m'importano più le
critiche - rispondeva - alla mia età si può finalmente essere liberi".
Molti gli hanno comunque riconosciuto un'onestà intellettuale di
fondo. "Un grande uomo" ha detto (ieri) il presidente Francois
Hollande. Fino all'ultimo ha continuato a rispondere a interviste,
partecipare a incontri pubblici, con un'inesauribile voglia di di-
battere. Ha dimostrato che si può parlare ai giovani, che la frattu-
ra generazionale, se esiste, è soprattutto tra padri e figli.
Continua...to be continued...
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