Italia - Roma
Arrestato Fiorito: comprò Jeep
da 35mila euro per neve a Roma
L'ex capogruppo del Pdl alla Regione Lazio Franco Fiorito è stato arrestato in mattinata. Le motivazioni della magistratura: pericolo di fuga, dell'inquinamento delle prove e reiterazione del reato. Oltre al "depistaggio mediatico" tramite dichiarazioni e interviste.
- Chi è Fiorito "er Batman" della Ciociaria.
DOSSIER: Cene, gioielli e hotel | MAIALI E FESTINI DEL PDL
Portato in carcere dal nucleo di polizia Valutaria della Guardia di Finanza, l'ex capogruppo del Pdl laziale Franco Fiorito dichiara che in prigione troverà gente “meglio che nel Pdl”. Si proclama innocente mentre spese di ogni sorta e bonifici lo inchiodano. Con i soldi pubblici si è comprato perfino una jeep da 34mila euro per affrontare Roma innevata, ceramiche per il bagno e altre cosucce personali come una caldaia nella sua villa al Circeo: fondamentali, per la cosa pubblica laziale? Secondo i pm ha pure buttato nel tritacarne fatture compromettenti. Accompagnato dalla Finanza va a Regina Coeli indossando il suo gessato, lo affianca l'avvocato Taormina. Per il gip Stefano Aprile che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, sollecitata dalla Procura di Roma, Fiorito andava arrestato per il rischio di «inquinamento delle prove, di fuga e di reiterazione del reato»: andava fermato perché il Batman di Agnani, accusato di peculato, è di «notevole pericolosità sociale».
IL GIP: PERICOLOSO, FA DEPISTAGGIO MEDIATICO
Il giudice in 29 pagine motiva la decisione dell'arresto demolendo la strategia difensiva del Batman di Anagni. Per il gip «concreto ed attuale è il pericolo che Fiorito possa tornare a compiere, se in libertà, delitti contro la pubblica amministrazione». E aggiunge un nuovo capitolo: l'uso spregiudicato dei mass media e il tentativo di scaricare su tutti le colpe per una gestione dei fondi usati solo per tornaconto personale. C'è anche il fiume di parole e la massiccia presenza in tv dietro la decisione di arrestare Fiorito. L'ex capogruppo «continua a ricoprire la qualifica di pubblico ufficiale, come anche a disporre del denaro pubblico»: quindi è nelle condizioni di poter replicare la «spoliazione» dei fondi destinati al gruppo. Insomma, può ancora depredare il Batman ciociaro che, per l'accusa, ha messo in atto un «inquinamento probatorio» con un «depistaggio mediatico nei confronti dei testimoni a suo carico». Come la lettera del 18 luglio scorso in cui Fiorito denunciava «l'uso improprio dei fondi da parte dei consiglieri» proprio nel giorno in cui si registrava il picco massimo dei trasferimenti dal conto del gruppo Pdl ai suoi. O come le tracce di fatture trovate nel tritacarte o nella pattumiera di casa Fiorito, fatture alterate per una guerra politica sanguinosa.
193 BONIFICI
Una sorta di avvelenamento dei pozzi per mascherare i 193 bonifici fatti per far confluire sui conti in Italia e all'estero 1 milione e 380 mila euro, parte dei 6 milioni movimentati da Fiorito nei due anni da capogruppo. Secondo l'ex capogruppo quei soldi gli erano dovuti in base al cumulo di cariche che ricopriva alla Pisana. Per i pm (e la logica) Fiorito non aveva alcun diritto a quel fiume di soldi. Sui bonifici – dicono i magistrati - l'ex sindaco di Anagni fornisce giustificazioni «del tutto pretestuose e illogiche» quando parla di «scelta del gruppo di attribuire» alla sua «persona un'indennità doppia oltre a quella che già godevo».
I 34MILA EURO PER LA JEEP
Fiorito era ossessionato dai soldi: il solo 2 luglio, attraverso 6 bonifici nazionali e 7 esteri, ha versato centomila euro provenienti dai conti del gruppo sui suoi conti correnti. Tra le tante spese documentate nell'ordinanza del gip, anche i 34 mila euro per l'acquisto di una Jeep il 13 febbraio nel giorno in cui nevicava su Roma. O la caldaia per la sua villa al Circeo. Sostengono gli inquirenti che il Batman anagnino ha fatto un «utilizzo incontrollato» di carte di credito, bancomat e assegni quasi mai per «fini politici» e senza «giustificazione contabile». L'indagine prosegue e si incentra su circa 4 milioni e 600 mila euro: in primo luogo sui 2,6 milioni di euro in bonifici diretti a terzi e su altri due milioni fuoriusciti dai conti attraverso assegni, contanti e carte di credito. Il prossimo confronto tra i magistrati e Fiorito è fissato per giovedì, quando verrà sottoposto ad interrogatorio di garanzia.
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Lucianone
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