giovedì 26 gennaio 2023

Spettacoli tv - Intervista / Francesco Pannofino e la serie "Boris" (su Disney +)

26 gennaio '23 - giovedì                              26th January / Thursday                        visione post - 4

(da la Repubblica - 24 ottobre '22 / di Arianna Finos)

Pannofino: "Boris è cult ma restiamo
 scorretti.  Devo  tutto  a  Renè"  
(Su Diney+ dal 26 ottobre '22 le nuove puntate della serie)  

Videochiamate oltreoceano a scandire la giornata, una piattaforma americana, una serie biblica da 
"sbloccare", algoritmi tirannici a dettare le trame  e i nuovi codici  del politicamente corretto  che 
declinano aggettivi e sostantivi in un inclusivo "u".  A dodici anni dalla terza stagione e a undici
dal film, Bris è tornato e graffia insieme a noi, "sennò non sarebbe Boris", avverte Francesco Pan-
nofino al telefono da Prato, in tournèe con le Mine vaganti ma di rientro oggi per l'anteprima dei
due episodi di Boris 4, evento finale della Festa di Roma e Alice nella città.  
La serie (prodotta da The apartment), prodotta da Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, sarà
su Diney+ dal 26 ottobre '22.  L'assaggio presentato convince assai: il prim'attore Stanis La Ro-
chelle (Pietro Sermonti) ha sposato Corinna-Cagna maledetta (Carolina Crescentini), la loro casa
di produzione dopo un Gengis Khan fallimentare punta a una serie su Gesù cinquantenne, "una
teoria di studiosi israeliani", con cui Stanis ha convinto la dirigente d da qui scaella Piattaforma. Arruolati in fretta tutti i protagonisti storici, Arianna (Caterina Guzzanti) e Alessandro (Alessan-
dro Tiberi), l'ex stagista ora dirigente della piattaforma e l'elettricista Biascica (Paolo Calabresi).
E torna Paolo Guzzanti: "Mariano era  uno psicopatico  di insuccesso, ora è di successo", una  
sorta  di predicatore americano legato agli assalti di Capitol Hill.  Al centro di tutto Renè Ferret-
ti, tra sogni e fallimenti, e il suo pesce Boris, più vivo che mai: "Gli do i gamberetti".
Intervista -
- Finalmente "Boris 4"
"Dopo tanti anni abbiamo realizzato il sogno di noi tutti. Una gioia grande.  Perchè  c'è un testo 
scritto benissimo, per l'armonia e la complicità tra noi. Quando è scomparso Torre abbiamo pen-
sato che  questa avventura  fosse finita, ma Mattia ci ha lasciato tanto, abbiamo lavorato  anche
sulle sue idee".

- La serie si apre su Ferretti in un crepuscolo metropolitano, una passante sciroccata lo insulta.
"L'avevamo lasciato alle prese con la Rete, coi direttori e i funzionari. Oggi c'è la piattaforma. 
Ci siamo adeguati, anche se i personaggi sono rimasti gli stessi, come nei fumetti renè non riesce 
a liberarsene. Un gruppo di boomer che si ritrova ad affrontare nuove tecnologie e codici compor-
tamentali, maneggiare l'inclusione, cose a cui non erano abituati. Da qui scaturiscono una serie di equivoci e paradossi che sono quelli di Boris, rivisti e modernizzati".
- La serie resta scorretta assai.
"Questo è l'obiettivo. Non possiamo essere buoni. E noi ironizziamo su una piattaforma che è
quella a cui dobbiamo il lavoro, che ci ospita. Ma c'è anche l'intelligenza della Disney di ca+
pire che si può essere autoironici rispetto a regole e regolette che a noi incuriosiscono".
- L'emozione sul set?
"La prima scena, il funerale d'Itala, Roberta Fiorentini: anche lei non è più con noi. Era sempre 
seduta vicino a me, avevamo un rapporto speciale.  In quel primo giorno c' è stata la commozio-
ne ma anche l'emozione nel ricominciare, scoprire che i rapporti tra noi non erano cambiati.  E
poi, il divertimento e la fatica: abbiamo trottato per portare a casa questo risultato".
- Tornano i vecchi personaggi e i nuovi ospiti.
"Mi ha fatto tenerezza Edoardo Pesce (farà Giuda ndr.), un bravissimo attore, arrivato come un 
fan. Alle prove di lettura rideva come un matto, sul set era emozionato, felice".
- E nuovi tormentoni.
"Gli autori sono stati bravi a non appoggiarsi ai vecchi in modo spropositato: 'Cagna maledetta',
'smarmella tutto', 'a cazzo di cane', 'dài,dài,dài'.  Li usiamo ma non troppo e ne sono venuti fuori
nuovi. Uno di questi gira intorno all'algoritmo, che è come fosse un altro personaggio, che nes-
suno sa bene che cazzo è".
- Quello di Renè Ferretti è stato per lei un ruolo regalo.
"Una fortuna che capita raramente nella carriera di un attore, l'occasione non basta, ci devi met-
tere del tuo. Ricordo che quindici anni fa lessi la puntata pilota da girare per capire se il progetto
sarebbe partito e pensai subito che era un capolavoro, perchè raccontava attraverso questi perso-
naggi , come lo fa oggi, l'Italia. La serie è una bellissima metafora del Paese, non è una storia cir-
coscritta agli addetti ai lavori di cinema e televisione. Qui si parla dei rapporti tra le persone, c'è
molto di più. E poi soprattutto lo si fa facendo ridere".
- Cosa le ha regalato negli anni la popolarità di Renè?
"Tantissimo. Tra quelli che vengono a teatro e mi aspettano fuori riconosco dallo sgaurdo gli ap-
passionati di Boris, mi guardano come fossi Sant'Antonio".
- Cosa le piace di lui?
"Il suo lottare contro tutto per avere un risultato artistico personale, anche se poi tutto finisce in
vacca". La forza di questo personaggio è che davvero ci prova ed è convinto che finalmente fa-
rà una cosa bella".
- " 'Boris' per lei è un album dei ricordi.
"Sì. La quarta serie è stata girata a Cinecittà ma le altre tre e il film da Cartocci, uno stabuilimen-
to più piccolo, due teatri di posa sul Raccordo Anulare, all'altezza di Ciampino.  Noi personaggi
fissi avevamo i camerini in muratura, che per mesi sono stati la mia casa. Ero convocato a tutte
le ore e nelle pause suonavo la chitarra, ho composto anche delle canzoni... ". 
- La serie si vedrà in tutto il mondo, c'è anche un trailer in inglese.
"Anche le altre stagioni sono state amate all'estero. E' una storia italiana ma certe cose succedono ovunque. Soprattutto c'è una nuova generazione  che ha scoperto Boris  durante la pandemia. Me
ne accorgo da mio figlio, che ha 24 anni. Quando da bambino lo portavo sul set di Boris dopo cin-
que minuti se ne voleva andare. Crescendo l'ha amato e ora sa tutte le battute a memoria. Da que-
sta esplosione di popolarità è nata l'idea di un ritorno vero".
- E ora?
"Spero in un'altra serie. Adesso Boris bisogna conoscerlo per partecipare alle conversazioni: "Non
lo hai mai visto? Ma sei un coglione!".  Anzi, per rispettare il codice del politicamente corretto, sei
un coglion-u".

Lucianone

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