sabato 6 giugno 2020

Cultura / ARTE - "Un artista chiamato Banksy": mostra a Ferrara (fino al 27 settembre)

6 maggio '20 - sabato                                6th May / Saturday                               visione post - 3

(da laLettura / del Corriere della Sera - 31 maggio '20 - di Stefano Bucci)
Banksy all' assalto di Ferrara
Le opere degli inizi e gli stencil di oggi: 130 pezzi raccontano
l'artista senza volto. Aperta a Palazzo dei Diamanti di Ferrara,
l'esposizione attinge a collezioni private.

Un artista chiamato Banksy
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Imperscrutabile e irraggiungibile come Greta Garbo: di lui si sa solo che potrebbe essere nato a Bristol, nel Sudovest    
dell'Inghilterra, forse nel 1974. Un maestro senza volto: anche se qualcuno lo identifica di volta in volta  con Robert
Cunningham, già studente della Bristol Cathedral Choir School, o con Robert Del Naja, musicista  e  performer dei 
Massive Attack. Una griffe dell'Srte contemporanea capace  di raggiungere quotazioni iperboliche : 11,1 milioni di 
euro era stato pagato nel 2019 da Sotheby's a Londra il suo grande dipinto a olio Devolved Parliament  (un Parla-
mento con gli scimpanzè al posto dei deputati del regno Unito); 1,25 milioni di euro aveva invece incassato lo scor-
so 27 marzo l'asta (sempre da Sotheby's) delle sue stampe.
Tra gesti estremi (la distruzione in diretta  dopo l'ennesima quotazione record  della sua Girl with Balloon, secondo
un sondaggio "l'opera d'arte contemporanea più amata in Gran Bretagna") e tracce disseminate con perizia (lo stencil
creato alla vigilia dell'apertura della Biennale di Venezia nel 2019), il mito di Banksy non sembra conoscere crisi.

Così, mentre si è appena chiusa al Palazzo Ducale di Genova la mostra Il secondo principio di un artista chiamato
Banksy (con una proroga andata esaurita in pochi minuti), il Palazzo dei Diamanti di Ferrara ospita ora Un artista 
chiamato Banksy.   L'esposizione, da tempo in programma ma slittata a causa dell'emergenza Covid, aperta al pub-
blico fino al 27 settembre ("fortemente consigliata" la prenotazione sul sito), è curata da Stefano Antonelli, Gianlu-
ca Marziani e Acoris Andipa, ideata e prodotta da MetaMorfosi Associazione Culturale, in collaborazione con la
Ferrara Arte del presidente Vittorio Sgarbi, che assicura: "sarà la più bella mostra della riapertura". Quella che (tra
l'altro) sigla il ritorno alla "normalità" del Palazzo dei Diamanti (in attesa dei previsti interventi di restauro)  e  del
sistema museale di Ferrara. - Un ritorno che, oltretutto, segna anche un cambio di passo nel progetto culturale: dal-
le mostre evento dedicate a Chardin (2010-2011), a Zurbaràn (2013-2014), a Boldini (2015-2016), all'Orlando Fu-
rioso e all'Ariosto (2016-2017), a Courbet e la natura (2018-2019) a De Nittis (2019-2020) fino, appunto, alla con-
temporaneità secondo Bansky (con tanto di citazione nel manifesto del fantastico bugnato della facciata rinascimen-
tale di Biagio Rossetti).
Un artista chiamato Banksy

Dunque un omaggio appassionato non tanto a un generico street artist ma al più grande artista globale del nuovo millennio. E al geniale modello
di tutta una nuova generazione (ispirata ma anche consapevolmente impegnata nel sociale) di giovani urban artist. Proprio a Banksy fa, ad esem-
pio, esplicito riferimento Lockdown / Social, il nuovo intervento appena inaugurato a Forio d'Ischia da Mimmo Di Caterino.
Soltanto il ben più mediatico e glamorous Damien Hirst può oggi reggere il confronto con Banksy, mentre la popolarità e le quotazioni di Banksy 
sembrano piuttosto ispirarsi al "maestro " Andy Warhol: anche lui fulminante esempio di celebrità di un autore vivente sia pure, per quel che ri-
guarda Andy, molto più presente e visibile tra vernissage, cocktail, mondanità. Per Pietro Folena, presidente di MetaMorfosi, la mostra di Palaz-
zo dei Diamanti è comunque molto di più: "Produrre, aprire e visitare  questa esposizione dedicata all'approfondimento  e  alla conoscenza del-
l'artista più controcorrente  su scala globale, proprio nei primi giorni della fase 2, rappresenta un atto di amore, di coraggio e di speranza nei con-
fronti dei valori dell'arte e della cultura, dopo mesi di dolore e di difficoltà".
Ancora una volta a parlare, al posto dell'artista inglese (che nessuno ha mai visto e di cui nessuno conosce il viso), saranno le sue opere. Anche
se, spiegano i curatori, "Banksy non è in alcun modo coinvolto in questa mostra e il materiale per questa esposizione  proviene interamente da
collezioni private". Precisazione ulteriore: "Il suo ufficio è stato comunque informato".  Il motivo di questo gran rifiuto  dell' art system da par-
te di Banksy, che al momento non risulta rappresentato da nessuna galleria? "Infrangere le regole, smascherando i meccanismi del mercato". 
Con le sue opere "di inaudita potenza etica, evocativa", Banksy rappresenta la miglior evoluzione della Pop Art originaria (e Warhol compare 
ancora una volta tra i suoi possibili modelli). L'unico che ha saputo mettere in connessione le migliori radici del pop, la cultura hip hop più d'a-
vanguardia, il graffitismo anni Ottanta e i nuovi approcci del tempo digitale. In un immaginario semplice  ma  non elementare  (Gangsta Rat,
2004; Grannies, 2006) che racchiude messaggi "popolari" e senza tempo sui temi del capitalismo, della guerra, del controllo sociale  e della
libertà, insomma "sui paradossi del nostro tempo". E che arriva direttamente al cuore delle persone, mettendo in discussione concetti "di classe"
come l'unicità, l'originalità, l'autorialità.
L'opera raffigura un bambino che gioca con dei fiocchi di plastica fusa

Centotrenta tra opere e oggetti (dalle t-shirt alle copertine dei vinili, dalle banconote Banksy of England ai poster) in un percorso 
espositivo che di fatto dà conto della sua intera produzione. Vent'anni di attività, dai dipinti  della primissima  fase  della carriera
(Lab Rat del 2000 realizzato in spray e compensato è una delle riscoperte della mostra) alla recentissima scultura Mickey Snake
con Topolino inghiottito da un pitone. E poi gli stencil e le serigrafie "che Banksy considera vitali per diffondere i suoi messaggi"
e che spesso riproducono i suoi interventi all'aperto. -  Per qualcuno sono veri e propri affreschi popolari.  Come Love is in the Air che riproduce lo stencil apparso nel 2003 a Gerusalemme sul muro costruito per separare  israeliani e palestinesi. O come
quella Virgin Mary (o Toxic Mary) sempre nel 2003 che rielabora "cultura rinascimentale e concetto di religione".  Altro che
street art: oltre la street art.
Banksy Love is in the Air (Flower Thrower)
Love is in the Air

Lucianone

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