Da un bel pò di tempo mi mancava un post riguardante una critica/commento su un
film. Ecco ora l'occasione con il film che ha vinto quest'anno la Palma d'oro al Festival
di Cannes . E' oltretutto una pellicola d'attualità, in quanto affronta l'argomento profu-
ghi ma in modo del tutto particolare in cui realismo, lirismo e sogno onirico sono fusi
e sviluppati in uno stile molto preciso. E poi comunque c'è dentro il sogno del protago-
nista, profugo, di cambiare vita, inclusa la parabola finale di redenzione.
(Lucianone)
(da la Repubblica - 22/10/'15 - Al cinema / Roberto Nepoti)
Così Dheepan profugo dello Sri Lanka
inventa la sua nuova vita
ORA che il film vincitore della 58^ edizione di Cannes arriva nelle nostre sale, anche lo
spettatore italiano potrà dire la sua sulle polemiche che accompagnarono la Palma d'oro
assegnatagli dalla giuria dei fratelli Coen. A legittimarle fu almeno in apparenza il sogget-
to, che secondo alcuni rimanda ai film di giustizia privata in voga negli anni 70, con rela-
tivo sottofondo reazionario declinato in cinema di genere (la serie del Giustiziere della
notte, per intendersi). Il protagonista si chiama Dheepan ed è un profugo dello Sri Lanka,
dove è stato soldato nelle tigri Tamil durante la guerra civile. Per poter espatriare l'uomo
simula di costituire una famiglia con la giovane Yalini, che è più una rifugiata economica,
e l'orfana di nove anni Illayaal. Dopo l'arrivo in Francia Dheepan fa il venditore ambulan-
te di gadget miserandi, poi ottiene un posto di guardiano in un complesso di condomini del-
la periferia di Parigi, dove si trasferisce con la finta famiglia. Luogo e mestiere umili che
però gli sembrano un angolo di paradiso. E invece la banlieue da gang di spacciatori vio-
lenti in lotta tra loro, che ne fanno una diversa ma assai pericolosa zona di guerra.
Tra Dheepan e Yalini sboccia un'inattesa storia d'amore, mentre la bambina "adottata"
per interesse somiglia sempre più a una figlia. Per difendere quel che ha conquistato, l'uo-
mo tenta prima di recintare uno spazio protetto; ma inutilmente. Allora in lui si risveglia
l'antico soldato, che impugna le armi, per difendere sè e le persone amate. socio
Ora, se si crede che un film coincida semplicemente col suo soggetto, i detrattori di quello
di Jacques Audiard, ossessionati dall'ideologia del politically correct, potrebbero anche
avere ragione. Non è così, naturalmente. Il regista francese non mette affatto in scena un
dramma sociale per poi appiccicargli un finale da cinema di genere alla Golan&Globus:
porta invece la storia alle sue estreme conseguenze, evitando sia le ovvietà socio-demogra-
fiche dei film "sociaòlmente impegnati", sia la tirata reazionaria sui pregi della violenza
autogestita. I tipi come lui si contano sulla punta delle dita: quelli capaci di sposare cine-
ma d'autore (con un punto di vista e uno stile precisi) e spettacolo popolare, rivolgendosi
al pubblico nella sua totalità senza prendere lo spettatore per un idiota beato o volergli
imporre una lezione di sociologia per principianti.
Certo, Dheepan è un film costruito in maniera insolita,articolando un finale violento in-
torno a una bella storia d'amore e alternando brani di realismo con altri di lirismo
struggente (che ricorda un altro bel titolo controverso di Audiard, Un sapore di ruggine
e ossa). Non mancano neppure le scene oniriche, nel sogno ricorrente dell'ex-soldato
che allude alle sue origini: un elefante, simbolo di saggezza cui l'uomo si appella incon-
sciamente. Soprattutto, però, Dheepan è un film raccontato benissimo; una parabola di
redenzione il cui protagonista reagisce a un'aggressione che è sì fisica, ma che minaccia
soprattutto il suo sogno di una vita diversa. E c'è una bella differenza tra la storia di un
vigilante urbano e quella di una famiglia finta che vuol diventare vera. Vedere per giu-
dicare.
Dheepan
Regia di Jacques Audiard
Con Vincent Rottiers, Marc Zinga, Jesuthasan Antonythasan, Kalieaswari Srinivasan
Lucianone
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