lunedì 19 maggio 2014

SOCIETA' / moderna - Il nuovo popolo globalizzato (e rivoluzionario)

19 maggio '14 - lunedì           19th May / Monday                    visione post - 31

(da la Repubblica - 15/05/2014 - di Thomas L. Friedman, Hanoi/Vietnam)

IL POPOLO DELLA PIAZZA
Penso proprio che inizierò a viaggiare più spesso da Kiev a Hanoi.  E' soltanto quando hai
la possibilità di recarti in due luoghi apparentemente così tanto privi di connessione alcuna
che ti rendi conto davvero dei big trend.   E uno dei  big trend  di cui  mi sono  accorto  è
l'affermarsi del "Popolo della Piazza".
Nel 2004 il politologo di Harvard Samuel Huntington  parlò  di una "superclasse"  globale
che si andava affermando, quella degli "Uomini di Davos". Si riferiva a chi prendeva parte al
Forum economico mondiale di Davos: un'élite transnazionale e cosmopolita, formata da appar-
tenenti  al mondo dell'hitech, della finanza, delle multinazionali, del mondo accademico e delle
Ong. Gli uomini di Davos avevano "scarso bisogno di lealtà nazionale"  e più in comune tra loro
dei loro concittadini, sosteneva Huntington. Oltretutto, avevano anche le competenze giuste per
trarre beneficio in modo sproporzionato dalla nuova globalizzazione dei mercati e dal diffonder-
si delle tecnologie dell'informazione.
Beh, a distanza di dieci anni, mentre la rivoluzione dell'Information Technology e la globalizza-
zione sono state democratizzate  e  si sono espanse, e siamo passati  dai laptop  per le élite agli
smartphone per tutti, dai network  per i pochi fortunati di Davos a Facebook per tutti, e dai ric-
chi che potevano parlare dalle stanze del potere in esclusiva, a chiunque oggi può rispondere su
Twitter ai propri leader - sta vedendo la luce una nuova forza politica globale, più grande  e più
importante degli uomini di Davos. Io la chiamo il Popolo della Piazza. -  E' formato per lo pià
da giovani , che aspirano a standard di vita migliori e a una maggiore libertà, che perseguono le
riforme o la rivoluzione (a seconda del governo che si ritrovano), e sono collegati  gli uni agli al-
tri dal fatto di ammassarsi nelle piazze o ritrovarsi in massa in qualche piazza virtuale o in en-
trambe, e sono uniti più da una direzione comune nella quale vorrebbero avviare le loro società
che da un programma comune.  Questo Popolo  ormai l'abbiamo visto  nelle piazze  di Tunisi,
del Cairo, di Istanbul, Nuova Delhi, Damasco, Tripoli, Beirut, Sana'a, Teheran, Mosca, Rio,
 Tel Aviv, e Kiev, come pure nelle piazze virtuali di Arabia Saudita, Cina e Vietnam.
Questi tre ultimi paesi hanno un numero insolitamente grande di utenti di Facebook, Twitter o
YouTube, o dei loro equivalenti cinesi, che complessivamente formano una piazza virtuale nel-
la quale ritrovarsi , entrare in contatto , promuovere il cambiamento, e sfidare l'autorità.
Il blogger più popolare in Vietnam, Nguyen Quang Lap, ha più follower  di qualsiasi giornale
governativo qui a Hanoi.   In Arabia Saudita  uno degli hashtag più popolari  di Twitter  è "If I
met the King I would tell him" (se iincontro il re, glielo dico).
Ma il Popolo della Piazza non sta soltanto addensando le sue file  e appropriandosi di sempre
maggior potere. "Il nostro obiettivo è che entro tre anni ogni vietnamita possegga uno smartpho-
ne", mi ha detto Nguyen Manh Hung, a capo del Viettel Group, una società di telecomunicaziio-
ni vietnamita. "Stiamo mettendo a punto uno smartphone che costi ,meno di 40 dollari, ma il no-
stro obbiettivo è scendere sotto i 35. Facciamo pagare due dollari al mese per Internet, per la
connessione a un pc, e 2,50 per i servizi voice da smartphone". Dato che i media vietnamiti so-
no soggetti a una rigida censura, non è un caso se 22 su 90 milioni di vietnamiti hanno una pagi-
na Facebook. Soltanto due anni fa erano otto milioni. Il Vietnam ha centomila giovani che stu-
diano all'estero: dieci anni fa erano un decimo. E sono tutti Popolo della Piazza del futuro.
Certo, il Popolo della Piazza rappresenta politichediverse, compresi i Fratelli musulmani in Egit-
to e gli ultranazionalisti a Kiev. Ma il trend dominante che pervade tutti loro è uno solo: "Ades-
so abbiamo gli strumenti per vedere come vivono tutti gli altri, comprese le opportunità che ci
sono all'estero e quanto sono corrotti i nostri leader in patria. E non tollereremo all'infinito di vi-
vere in un posto nel quale non possiamo realizzare il nostro pieno potenziale. Oltretutto, adesso
abbiamo gli strumenti per partecipare e fare qualcosa in proposito".
Come dice un esperto vietnamita di politica estera, in un modo o in un altro il Popolo della Piaz-
za "chiede un nuovo contratto sociale" con la vecchia guardia che ha dominato la politica.   "La
gente vuole fare sentire la propria voce in ogni dibattito importante", per non parlare della richie-
sta di scuole migliori, strade e legalità. Il Popolodella Piazza fa anche presto a instaurare parago-
ni con gli altri. "Perchè quei thai escono a manifestare e noi non possiamo?".
Il Popolo della Piazza in Ucraina vuole associarsi all'Unione europea  non soltanto perchè crede
che essa sia la chiave per la prosperità, ma anche  perchè  crede che le leggi europee, le norme
giudiziarie, gli standard richiesti e il requisito della trasparenza forzeranno quei cambiamenti che
vogliono a casa loro ma che non possono essere generati nè dall'alto nè dal basso. E i riformisti
vietnamiti vogliono per gli stessi motivi entrare a far parte del Partenariato transpacifico.
A differenza degli Uomini di Davos, il Popolo della Piazza vuole sfruttare  l'economia globale per
riformare i propri paesi, non per innalzarsi sopra di essi.
A Hanoi ho tenuto un discorso sulla globalizzazione all'università. Poi ho chiacchierato con Anh
Nguyen, una giovane studentessa di 19 anni che mi ha rivolto alcune domande interessanti.  La
sua conversazione era inframmezzata dalle espressioni tipiche della Piazza:"Sento di avere più
potere... Penso che il Vietnam possa cambiare...  Per favore racconti a tutto il mondo l'enorme
caso di appropriazione indebita (in una società statale di spedizione) portato alla luce qui. Prima
la gente se ne sarebbe rimasta zitta, ma adesso è arrivata la sentenza con la condanna a morte
dei responsabili. Questo ha stupito moltissimo la popolazione...  Adesso non tutti i grossi boss
si sentiranno protetti dal governo.... Riceviamo molte informazioni da fonti diverse di tutto il mon-
do. E questo ci apre gli occhi". Anh Nguyen ha aggiunto anche: Rispetto ai miei genitori, sento
di avere molte più possibilità di perseguire il mio pieno potenziale, ma non ancora quanto vorrei".
(traduzione di Anna Bissanti)

Continua... to be continued...

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