24 marzo '14 - lunedì 24th March / Monday visione post - 13
Una mostra a Roma è un percorso nella memoria per raccontare
atmosfere e cenacoli, amicizie e "correnti".
Anni '70: tra gallerie e cantine nella stagione dell'impegno.
(da la Repubblica - 9 gennaio 2014 - R2Cultura / Alberto Arbasino)
Peccato davvero che manchi un indice dei nomi, nel catajogo degli an-
ni '70 con l'Arte a Roma. Malgrado quel cupo decennio del "caso"
Moro - forse l'unico episodio di un sovrano moderno rapito e giusti-
ziato sul suo stesso territorio, e ne scrissi In questo Stato - una mode-
sta quotidianità continuava a occuparsi di arti considerate ormai piut-
tosto minori. Ma con un collezionismo che sconfinava talvolta nell'ar-
redamento. Or ora celebrate alla Cà d'Oro veneziana atavica, le rac-
colte di Giorgio Franchetti fra i paraggi di Via Monserrato efinalmen-
te agli Orti d'Alibert, con soste per mostre nei Castelli Romani. Non-
chè un famoso matrimonio di Paul e Talita Getty con juke-box da Ta-
tia Franchetti e Cy Twombly, in vaste sale frananti, e in ciascuna un
mobile solo... Le collezioni di Luisa Spagnoli ai Tre Orologi, con un
George Segal di gesso in grandezza naturale sulla sua corda... I bel-
lissimi Schifano raccolti all'Olgiata da Pupa Raimondi, poi de Conciliis,
e infine donati alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna... Quando ci si
divertiva ancora a disputare se fosse più "artista" Fabio Mauri. la sua
compagna fotografa Elisabetta Catalano.
Epoche fors strane, soprattutto perchè artisti generalmente bellissimi -
Mario Schifano, Franco Angeli, Eliseo Mattiacci, Cesare Tacchi, Gio-
setta Fioroni... - si reclamavano contrari nelle loro opere ad ogni distin-
zione fra Bello e Brutto. Dunque, allestimenti di ritagli, campioncini, fo-
tine, tagliandini, trasparenze. Sassi per terra. "Senza titolo" (spesso con
niente sotto). Lotte, conflitti, controversie, pessimi carceri, brutte novità,
bambini cattivi, scontri, zuffe e sbaffi in esterni ed interni, città o campa-
gna. Comunque IMPEGNO, a tutto campo e tutto sesto, mentre però
intanto a Varese con i proventi delle cantine ataviche e con una immensa
passione Giuseppe Panza di Biumo acquistava una quantità di espressio-
nisti astratti american di ben più vasta portata. Meno locale? Meno pro-
vinciale?
Alighiero Boetti : 'Da uno a cento' - 1976
Un lutto o guaio tipicamente romano viene qui rappresentato molto spesso:
il gusto cristiano della sofferenza e del dolore, con sacrifizi e penitenze e ri-
nunzie e punizioni, mortificazioni, privazioni, contrizioni (e via coi sinonimi),
per far piacere a Qualcuno che forse chissà ne gode. Contrariamente a quel-
le vecchie divinità pagane che badavano specialmente ai piaceri, alla caccia,
alla sapienza, alle Muse. O addirittura al vino. Così, per i nostri poveri di-
sgraziati anni Settanta, sembra inevitabile ricadere nelle memorie dirette.
Quando fuori da Cesaretto, in via della Croce, e in compagnia di Flaiano,
si poteva incontrare Delfini, o Comisso, o De Chirico che lì mi regalò un
suo Ebdomero edito "presso l'Autore", con dedica e correzioni a mano.
Mentre nel pomeriggio, secondo Luisa Spagnoli, sedeva al Caffè Greco
e rispondeva col popolare slogan "chiamami Peroni, sarò la tua birra"
alle signore che domandavano se chiamarlo Maestro. In seguito, si dice-
va preoccupato per i depositi bancari in Piazza di Spagna. (Ove ci fu inve-
ro un colpo, giorni fa). Escluso poi a una Biennale, davanti alla Canottie-
ri Bucintoro: "Qui si entra e non si paga".
Mario Schifano e Alberto Moravia
E Burri! Altro che sacchi o cretti. Lo si può ricordare vispo e affabile, nel
1983, per la sua mostra "Sestante", piena di colori squillanti, alla Giudec-
ca veneziana. Invece, Fausto Melotti, lo si vedeva sempre abbigliato così
formalmente, ai pranzi con Toti e Gabriella Scialoja, che misi anch'io un a-
bito blu e camicia bianca e cravatta scura. E venni approvato.
Ah, quei memorabili cavalli scatenati da Jannis Kounellis in una cantina di
Fabio Sargentini dove c'è adesso una discoteca per piccini. Praticamente
sotto casa, in via Beccaria. Lì si guardavano col vecchio amico Alexander
Iolas, che poi venne di sopra, si guardò in giro, e mi donò un album di pre-
ziosi disegni di Max Ernst..Lieux communs. Lo disfeci, e ne combinai vari
quadretti, poi alternati a trouvailles indiane: pagine di miniature. E lui: co-
sì hai distrutto un patrimonio. E io: non venderei mai un tuo regalo. (Alla
sua grandiosa galleria milanese, per un festino, Valentina Cortese arrivò
in taxi, con un gran grappolo d'uva. E salendo le gradinate lo addentò dal
basso, come nei migliori peplum)- - Va ricordato anche qui un pranzo da
Baruchello per Duchamp, ove l'interessato se ne stava zitto sul suo diva-
no, mentre Argan voleva attrarre ogni attenzione. Ci riuscì, ricorrendo a
certi confessionali rinascimentali da lui compulsati, ove se nell'atto con-
tronatura i due interessati invocassero la nascita d'una creatura (eviden-
temente improbabile), eccoli per la gran Fede salvi dal Peccato.
Eccoci qui dunque col catalogo ancora specchiante di Vitalità del negativo,
la gran mostra epocale curata da Achille Bonito Oliva e da Piero Sartogo
appunto nel 1970. In questo medesimo Palazzo delle Esposizioni . E vi si
apprende che i presidenti erano allora Saragat e Colombo, con Moro agli
Esteri, e Darida sindaco, Sponsor la bellissima Graziella Lonardi, e il suo
amico Francesco Aldobrandini. Fior di sede in Palazzo Taverna. Come
strategia/tattica per l'Artista, certamente una presa di coscienza. Indub-
biamente alternativa. Evarie metafore, tipo Sistema, Fenomeno, Politica,
Labirinto, qui sull'ingresso per le sale o sezioni, e forse già alla mostra
Contemporanea, nel parcheggio nuovo di Villa Borghese. Ufficio vendite:
Claudio Bruni. - Riecco le plastiche di Gino Marotta, la barbonaggine
estrosa di Tano Festa, gli incontri in polaroid con Andy Warhol (che bel-
le foto insieme con Graziella), gli strappi di Mimmo Rotella, i gessi di
Giulio Paolini, le vestizioni di Luigi Ontani, l'emersioone della Transa-
vanguardia... E intanto, I pittori dell'Immaginario di Giulio Briganti, 1977...
E fantasioso, ma esattissimo, Gian Tomaso Liverani, fra San Sebastianello
e Torre Astura e qualche bar a Sabaudia.
Di sala in sala, un "grande trasparente" di Carla Accardi, voltato contro la
parete, può ricordare Gastone Novelli che a una Biennale dissenziente vol-
tava appunto i quadri verso il muro. E Gian Enzo Sperone forse ricorda che
nel suo studio in via Quattro Fontane proponevo una non-azione: tanti spor-
telli chiusi mentre facevo ostinatamente segno di no.
CONTINUA,,, to be continued...
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