24 marzo '14 - lunedì 24th March / Monday visione post - 3
Partendo dall'Ucraina, esame della situazione europea
(da 'la Repubblica' - 21 marzo 2014 - L'analisi / Martin Schulz)
Quello che sta succedendo ai confini dell'Ucraina ci spinge a riflettere sul significato
dell'identità europea, sul nostro progetto politico e sul futuro comune che vogliamo co-
struire. Il caso del voto Svizzero contro l'immigrazione è sintomo di un chiaro allontana-
mento da una delle conquiste fondamentali per l'Unione: la libera circolazione delle per-
sone e dei lavoratori, non certo quella dei capitali. Dall'altra parte, l'Ucraina.
Per i cittadini ucraini scesi in piazza a Majdan, l'Unione rappresenta tutto ciò che è loro
negato: stato di diritto, democrazia, libertà civili, benessere, stabilità. Per molti cittadini
dell'Unione invece, la rivoluzione ucraina pro-europea e allo stesso tempo il voto svizze-
ro sono stati un piccolo shock. Com'è possibile che gli ucraini abbiano dimostrato tanta
voglia di avvicinarsi a un'Unione ancora in crisi, a bassa crescita, alta disoccupazione e
che impone un fardello di regole e burocrazia ai suoi cittadini? E dall'altra parte, com'è
possibile che i cittadini Svizzeri, con il loro benessere, con la loro bassissima disoccupa-
zione, abbiano invece voluto mettere in pericolo la loro relazione con il loro pià importan-
te partner commerciale, e la partecipazione a programmi culturali e di ricerca comuni?
Svizzera e Ucraina obbligano noi cittadini dell'Unione a una riflessione sulla nostra iden-
tità, sui nostri valori, sullen fondamenta su cui si poggia la nostra Unione. Su cosa voglia-
mo salvare e cosa invece vogliamo riformare, su come vogliamo affrontare le sfide che
abbiamo davanti, dal riscaldamento globale ai movimenti migratori, dal sistema economi-
co ai nuovi diritti. Come vogliamo affrontare queste sfide? Uniti o divisi? Conservando o
avanzando? Inseguendo o mostrando la nostra leadership come europei?
Mentre gli Stati Uniti a inizio crisi davano vita a un sostanzioso pacchetto di stimolo per
l'economia, noi siamo rimasti alla finestra e abbiamo aspettato che la crisi si materializ
zasse in tutta la sua forza prima di intervenire. E' vero che la governance economica è
stata rafforzata, e che siamo ora meglio equipaggiati per prevenire crisi future Il quadro
normativo è ora molto più forte e veramente europeo. - Grazie soprattutto all'azione del
Parlamento europeo sono state create regole per mettere fine ai comportamenti più no-
civi del settore finanziario.
Ciononostante non possiamo non ammettere che l'jntervento dell'Unione in materia ma-
croeconomica è stato - per utilizzare un lesico caro agli economisti - pro-ciclico: chieden-
do agli Stati membri maggiori sforzi nel consolidamento di bilancio, tagli, austerità, sen-
za dall'altra parte creare uno strumento per rilanciare una domanda interna depressa e
investimenti al palo. - Mentre dall'altra parte dell'Atlantico si creavano strumenti e po-
litiche innovative per il rilancio dell'economia, sia a livello di politica economica federa-
le, sia a livello di banca centrale, l'Europa si è concentrata soprattutto a estinguere le
fiamme. Vediamo ora i segnali di una debole ripresa, ma ancora troppo debole per ab-
bassare significativamente l'alto tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile, e per
fermare l'emorragia nella chiusura di piccole e medie imprese. L'Europa ha bisogno di
un cambiamento radicale. I partiti euroscettici, e anche alcune voci a sinistra, guardano
all'euro come la causa di tutti i mali: una moneta troppo forte che non riflette il differen-
ziale di competitività tra i vari paesi della zona euro. Rifiuto fermamente queste critiche
alla moneta unica, una delle conquiste più importanti dell'Unione europea dalla sua crea-
zione. - L'Euro e la Banca Centrale Europea hanno garantito nei loro primi 15 anni di
vita un rafforzamento del mercato unico, hanno eliminato le incertezze legate alle fluttua-
zioni del mercato della valuta all'interno della zona euro, hanno semplificato la vita a chi
voleva fare impresa e garantito una stabilità di prezzi anche nei Paesi come l'Italia in cui,
prima, l'inflazione intaccava i risparmi delle famiglie. E' vero, è scomparso lo strumento
della svalutazione competitiva, ma non siamo più negli anni '80. L'euro ha funzionato co-
me cuscinetto anti-shock (la Grecia senza l'euro sarebbe direttamente fallita, scenario
che abbiamo evitato) e la Banca Centrale con la sua autorevolezza è intervenuta laddove
i governi avevano esitato, garantendo l'unità della zona euro.
CONTINUA... to be continued...
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